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Professor Mario Maj

Presidente Società Europea di Psichiatria

Presidente SIPB - Società Italiana di Psichiatria Biologica

Fino a pochi anni fa, nel nostro Paese, l’oggetto dell’intervento psichiatrico è stato individuato nella “malattia mentale”, essenzialmente identificata con “la follia”, “la pazzia” o, dai più informati, con “la schizofrenia”. Lo psichiatra è stato percepito come “il medico dei pazzi”. I luoghi dell’intervento psichiatrico erano nel frattempo cambiati, con la chiusura dei manicomi e lo sviluppo della psichiatria territoriale, ma gli “utenti” della psichiatria, per la gente comune (e, purtroppo, per non pochi operatori della salute mentale) rimanevano essenzialmente gli stessi: “i folli”, “gli psicotici”, “gli schizofrenici”.

Soltanto in questi ultimi anni, grazie agli sforzi di una minoranza degli psichiatri italiani, è emersa l’informazione sugli “altri” disturbi mentali, molto più diffusi nella popolazione rispetto alla schizofrenia: sulle depressioni, sul disturbo bipolare, sui disturbi d’ansia, sui disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia). Patologie niente affatto “minori”, ma spesso molto gravi ed invalidanti (un quinto dei pazienti bipolari non trattati muore suicida; la mortalità dell’anoressia mentale non curata raggiunge, secondo alcune casistiche, il 20%; le forme gravi di agorafobia e di disturbo ossessivo-compulsivo possono limitare l’esistenza di un individuo fino al punto di impedirgli di lavorare e di mantenere relazioni sociali significative). La gente ha cominciato a sentir parlare di questi disturbi soltanto da poco e, non raramente, in maniera inappropriata (la depressione presentata come un’esperienza a cui vanno incontro tutti gli esseri umani; la fobia sociale assimilata alla timidezza) o conflittuale (“la depressione è una malattia del cervello”; “no, è uno stato di disagio esistenziale”).

Non è affatto sorprendente, dunque, che la gente sappia tuttora poco di queste patologie ed abbia le idee piuttosto confuse. E le conseguenze di questa insufficiente informazione/disinformazione sono molto gravi: la grande maggioranza delle persone che oggi vivono nel nostro Paese con una condizione depressiva, un disturbo bipolare, un disturbo del comportamento alimentare, un disturbo d’ansia, soffre senza neppure conoscere il nome della sua patologia, e conduce un’esistenza dolorosa  o estremamente limitata senza neppure immaginare che basterebbe un’ora di colloquio con uno specialista per dare un nome e un rimedio alla sua sofferenza.

Di fronte a questa situazione, è urgente un’esame di coscienza, da parte sia degli operatori della salute mentale che dei professionisti dell’ informazione. Oggi si parla molto di conflitti di interessi, ma si fa in genere riferimento ad un unico tipo di conflitto, quello di natura finanziaria. Esiste invece anche un altro tipo di conflitto, forse più diffuso e pericoloso: quello tra l’interesse della gente (che tutti noi siamo tenuti a perseguire) e quella spinta viscerale e irresistibile che ci porta a schierarci a destra o a sinistra, a favore o contro il modello medico, a favore o contro i farmaci, e così via.

Chi deve dare informazioni alla gente e non le dà corrette perché la sua mente è annebbiata dal fumo dell’ideologia è vittima di un conflitto di interessi non meno di chi dà un’informazione non corretta perché ha preso dei soldi da un’industria. Le implicazioni sul piano morale possono essere diverse, ma le conseguenze sono esattamente le stesse.

La “malattia mentale” non esiste; esistono i disturbi mentali. Tutti questi disturbi causano sofferenza, a volte molto grave. I fattori di rischio per i disturbi mentali sono oggi solo parzialmente noti e, per quello che se ne sa, sono di varia natura: biologici, psicologici e sociali. I disturbi mentali sono oggi diagnosticabili precocemente e sono tutti curabili, a volte con farmaci, a volte con specifiche tecniche psicoterapeutiche, altre volte ancora con una combinazione di uno o più farmaci ed una psicoterapia. Questa è la realtà. Chi afferma il contrario, oggi, o è un ignorante o è in malafede.

Rubrica realizzata in collaborazione con

Associazione Laura Saiani Consolati - BRESCIA
http://www.psichiatriabrescia.it

COLLABORAZIONI

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