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Psichiatria: nasce MENS, un progetto delle Associazioni dei Familiari e delle Società Scientifiche

SALUTE MENTALE E ASSISTENZA PSICHIATRICA IN ITALIA

IL PUNTO IN 13 CONFERENZE REGIONALI FRA IL 12 E IL 16 MAGGIO

E’ la prima attività pubblica realizzata nell’ambito del Progetto MENS – Insieme per la salute mentale, nato con lo scopo di tutelare il diritto dei cittadini ad un’ottimale e uniforme qualità di cura per i disturbi psichici e per promuovere campagne di informazione e attività di ricerca sul tema della salute mentale. Il ciclo di conferenze, in occasione dei 25 anni della Legge 180, è organizzato da “MENS – Insieme per la salute mentale” in collaborazione con le Istituzioni Regionali.

Roma 6 maggio 2003 – “Un presidio super partes per tutelare chi soffre di disturbi mentali e informare correttamente e continuativamente i media e l’opinione pubblica. L’obiettivo è mettere fine ai pregiudizi e alla conseguente discriminazione delle persone con disturbi mentali e dei loro familiari. Questo è MENS” ha dichiarato oggi Ernesto Muggia, Presidente di una delle associazioni dei familiari delle persone con disturbi mentali (UNASAM), presentando alla stampa il Progetto nato dalla collaborazione tra la sua ed altre associazioni di familiari (ARAP, DI.A.PSI.GRA, AIUTIAMOLI, PSICHE LOMBARDIA, IDEA) con le Società scientifiche SIP (Società Italiana di Psichiatria), SINPF (Società Italiana di Neuropsicofarmacologica) e SIPB (Società Italiana di Psichiatria Biologica).

Durante la conferenza stampa, presieduta dal Sottosegretario di Stato On. Antonio Guidi, è stata presentata l’indagine MENS-DOXA “Gli Italiani e la Salute Mentale” sulle opinioni degli Italiani in merito ai disturbi mentali, alle cure e ai servizi sanitari disponibili.

Secondo l’indagine, il 92% degli adulti sa che esistono diversi tipi di disturbi mentali, ma oltre un terzo (36%) non è in grado di indicare spontaneamente malattie mentali (ed altri danno risposte errate). La stessa carenza di informazione si rileva nella definizione dei sintomi dei disturbi mentali e dalle percentuali molto basse (5-7%) di intervistati che associano con certezza alcuni sintomi a disturbi dell’area maniaco-depressiva.

In estrema sintesi, il sondaggio evidenzia non solo un vuoto di informazione, con tante risposte dubitative o imprecise e frequenti preconcetti, ma anche che il livello di disinformazione è quasi indifferenziato in tutti i gruppi del campione, cosa che assai raramente si riscontra in indagini di questo tipo” spiega il dottor Ennio Salamon, Presidente DOXA.

Poche informazioni per esempio si hanno su alcune patologie che la psichiatria attuale giudica gravi ed invalidanti e che invece gli intervistati giudicano solo stati di disagio mentale. Ciò vale per gli stati d’ansia e panico (64% degli intervistati che conoscono il disturbo), per le ossessioni e fobie (53%), per la depressione (52%).

Solo di recente è emersa l’informazione su disturbi mentali come le depressioni, il disturbo bipolare, i disturbi d’ansia, i disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia). Queste non sono affatto patologie “minori”, sottolinea Mario Maj, Presidente della Società Europea di Psichiatria e della SIPBUn quinto dei pazienti bipolari non trattati muore suicida, la mortalità dell’anoressia mentale non curata raggiunge, secondo alcune casistiche, il 20 % e le forme gravi di agorafobia e di disturbo ossessivo-compulsivo possono limitare in maniera estrema l’esistenza di un individuo. Di queste patologie si parla ancora troppo poco rispetto alla loro gravità e diffusione. Non stupisce che l’opinione pubblica abbia le idee confuse e che la maggior parte delle persone colpite rimanga senza terapie efficaci” conclude il professor Maj.

E’ opinione diffusa che dai disturbi mentali oggi si possa guarire, ma c’è confusione su chi debba dare assistenza ai malati (il 21% pensa allo psichiatra, termine considerato sinonimo del neurologo citato dal 9,4%; il 24% parla di persone esperte senza precisare; il 19,6% ritiene che debba farlo il medico di base). Il 77,4% del campione ritiene comunque che la terapia più adatta sia una terapia abbinata di farmaci e colloqui.

L’opinione sugli effetti dell’uso degli psicofarmaci vede posizioni equamente divise: il 31,8% attribuisce agli psicofarmaci prevalentemente vantaggi; il 34,4% ritiene che abbiano sia vantaggi che svantaggi; 24% giudicano superiori gli svantaggi e 10% non esprimono giudizi. Tuttavia la maggioranza del campione (71%) è compatta nel ritenere che l’uso prolungato di alcuni psicofarmaci dia dipendenza (29,5% ne sono sicuri, 41,7% crede che sia “difficile smettere” dopo un uso prolungato).

E’ necessario chiarire una volta per tutte che i farmaci antidepressivi e antipsicotici attualmente utilizzati per i trattamenti a lungo termine non danno dipendenza” afferma Giorgio Racagni, Presidente SINPFUn trattamento in psichiatria è eticamente accettabile solo quando funziona e i suoi obiettivi siano chiari e condivisi dal prescrittore e dal paziente, attraverso il consenso informato. Chi divulga o prospetta interventi terapeutici non basati su questi principi non solo fa falsa informazione, ma crea un allarmismo inutile fra i pazienti che ricevono terapie adeguate e comprovate da numerosi studi pubblicati su riviste scientifiche qualificate, sottoposte al vaglio di referee internazionali”.

Andando a valutare la propensione a parlare della malattia se un familiare ne manifestasse i sintomi, il 67% ritiene che pochi accetterebbero di parlarne fuori della famiglia. La percentuale sale al 69% fra quanti hanno avuto esperienze di familiari con disturbi mentali, poiché hanno provato il senso di isolamento e la discriminazione che queste malattie portano con sé.

Per quanto riguarda le fonti di informazione, gli intervistati pensano di doversi rivolgere ad uno specialista (35,4%) o al medico di famiglia (29,2%). Il 12% cercherebbe informazioni sui mezzi di comunicazione (4% televisione e radio, 3% stampa laica, 3% stampa specializzata, 2% Internet).

La famiglia, appena avverte i sintomi della malattia mentale in un familiare, avrebbe bisogno di informazione e naturalmente d’aiuto” spiega Maria Luisa Zardini, Presidente ARAPPoiché sono i medici di medicina generale i primi ai quali la famiglia si rivolge, essi potrebbero svolgere un ruolo importantissimo. Invece il corso di laurea in medicina dà scarse nozioni di psichiatria. L’assistenza psichiatrica richiede oggi un nuovo approccio culturale e una formazione adeguata del personale al rapporto empatico con il malato e i familiari” conclude.

L’ultima parte del sondaggio verifica le opinioni relative all’assistenza psichiatrica.

Oltre la metà degli adulti (51,5%) ne dà un giudizio negativo; un terzo (31%) ha un’opinione positiva, mentre il 17,5% non sa esprimere un giudizio.

La carenze che gli Italiani indicano con maggior frequenza sono: l’insufficiente presenza territoriale dei servizi (29%), la scarsa attenzione per alcune patologie (28%), il numero insufficiente di posti letto (18%), la scarsità di residenze per malati cronici (14%). Eppure in Italia ci sono 211 Dipartimenti di Salute Mentale, in linea generale uno in ogni Azienda USL; il tasso nazionale di posti letto nelle strutture residenziali rispetto alla popolazione è di 2,96 valore superiore allo standard (secondo dati del Ministero della Salute riferiti al 2001).

Considerando che i giudizi negativi sono sempre diffusi, quando si parla di assistenza sanitaria in generale, dall’indagine emerge tuttavia un serio problema di visibilità dei Centri di Salute Mentale, ormai diffusi e funzionanti su tutto il territorio” valuta Carmine Munizza, Presidente SIP Un buon servizio psichiatrico deve essere virtualmente invisibile, per evitare la stigmatizzazione dei pazienti e favorire il loro rientro nella normalità. Le residenze per i pazienti che hanno bisogno di sistemazione protetta sono volutamente indistinguibili dalle case dei vicini, per evitare la stigmatizzazione e favorire la normalità. I centri di salute mentale sono spesso collocati in edifici della zona di competenza con nulla che consenta di identificarli dall’esterno. Gli operatori psichiatrici non indossano divise. Quindi la drammatica presenza dei manicomi è stata sostituita da un’apparente assenza”.

Per promuovere campagne d’informazione che modifichino la sensazione della gente e dei media che l’assistenza territoriale sia fallita, il Progetto MENS ha deciso di porre, fra le priorità, una Ricerca Nazionale sui servizi psichiatrici, la cui bozza è già stata presentata al Ministro della Salute, per valutare la qualità dell’assistenza  nelle Regioni e tratteggiare la mappa delle eccellenze e debolezze a livello territoriale.

Consideriamo una priorità far sì che in ogni Regione d’Italia la presa in carico del paziente avvenga attraverso una rete di servizi articolati con interventi domiciliari, strutture semi-residenziali, residenziali terapeutico-riabilitative per raggiungere una qualità di vita che faciliti il paziente nei suoi rapporti con la società” chiede Anna Rosa Lugli Andretta, Presidente DI.A.PSI.GRA.

E’ necessario intraprendere campagne informative per evitare che i pazienti, le loro famiglie e noi stessi ci troviamo a far fronte ad una legislazione psichiatrica più restrittiva, forse indotta anche dalla necessità di mediare nei confronti di una opinione pubblica male informata” conclude il professor Munizza.

Per informazioni

Ketchum

Antonella Francone         02.624119.72      antonella.francone@ketchum.it

Eliana Tarantini     02/624119.22       eliana.tarantini@ketchum.it     

Rubrica realizzata in collaborazione con

Associazione Laura Saiani Consolati - BRESCIA
http://www.psichiatriabrescia.it

COLLABORAZIONI

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