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Informazioni sulla schizofrenia (8)

La scomparsa dell'ospedale psichiatrico
Ormai tutti sanno che dall'entrata in vigore della legge 180, avvenuta nel maggio 1978, la psichiatria italiana ha smesso di utilizzare l'ospedale psichiatrico. Di conseguenza, sono scomparsi i lunghi ricoveri che una volta rappresentavano quasi la regola per il malato di schizofrenia, e che spesso lo portavano al completo distacco dal suo ambiente sociale e familiare. All'estero gli ospedali psichiatrici sono ancora in funzione, ma comunque in tutto il mondo occidentale si è assistito negli ultimi anni a una netta diminuzione dei ricoveri lunghi e a un aumento all'assistenza sul territorio.
Anche in Italia, comunque, si continua ancora a ricoverare in ospedale i pazienti che soffrono di gravi disturbi psichici, ma si tratta di ricoveri che non hanno più le caratteristiche dell'internamento: la loro durata di solito oscilla attorno alle due-tre settimane, e l'obiettivo è quello di far superare al malato la fase più acuta, per consentirgli di continuare poi le cure ambulatorialmente.

In quali circostanze è necessario il ricovero di un malato di schizofrenia?
Sono pochi i malati di schizofrenia che nel corso della loro vita non hanno mai avuto bisogno di fare ricorso al ricovero in ospedale. Infatti, sebbene sia giusto cercare quanto più possibile di prevenire le ricaduta, alle volte non è possibile fare a meno del ricovero.
Vediamo alcune delle situazioni in cui più frequentemente il medico decide di ricoverare il malato:
- I sintomi positivi, come allucinazioni e deliri, si sono intensificati al punto da disturbare grandemente non solo la vita del paziente, ma anche la sua capacità di collaborare con continuità al programma terapeutico.
- Il riacutizzarsi della malattia ha reso difficile la convivenza in famiglia, per cui un breve periodo di ricovero può servire ad abbassare il livello di tensione generale.
- Le medicine che il paziente era abituato a prendere sembrano essere diventate inefficaci, per cui si vuole sperimentare un nuovo tipo di medicine. In certi casi questo passaggio va fatto sotto controllo medico più stretto, e allora può essere indicato il ricovero.
- Il comportamento del malato è alterato al punto da costituire un problema, e talora un rischio, per l'incolumità del malato stesso o di chi gli sta vicino. In questi casi un breve ricovero può svolgere un'importante funzione protettiva.

Ricovero volontario e Trattamento Sanitario Obbligatorio
Di norma, anche chi soffre di schizofrenia ha il pieno diritto di decidere se accettare o no la proposta di ricovero che gli viene fatta dal suo medico, e questa è in realtà la situazione più frequente: il medico rileva l'opportunità del ricovero e la comunica al malato, e, se questi è d'accordo, si decide per l'ingresso in ospedale. Di conseguenza, come avviene nel corso di qualsiasi altro ricovero, il malato può decidere a un certo punto di interrompere la propria degenza anche quando i medici non sono d'accordo.
Tuttavia, esistono alcune situazioni nelle quali le condizioni del malato possono essere così compromesse che le sue capacità di rendersi conto dell'opportunità di un ricovero risultano molto ridotte.
Quando il medico non riesce a convincere il malato, ma il ricovero è indispensabile, si può ricorrere al cosiddetto Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO). In sostanza, il medico può proporre il ricovero del malato anche contro la sua volontà, proposta che poi viene convalidata da un altro medico (che non può essere il medico privato, ma deve essere un dipendente pubblico).
Infine, quando ci sono sia la proposta che la convalida, il Sindaco (in qualità di autorità sanitaria locale) emette l'ordinanza di TSO. A questo punto intervengono i Vigili Urbani, assieme agli infermieri dell'ambulanza e agli operatori del Servizio di salute mentale, per accompagnare il malato in ospedale.
Per poter fare ricorso al TSO i medici devono verificare che il malato sia affetto da gravi disturbi psichici, che rifiuti le cure, e che non sia possibile mettere in atto adeguate misure terapeutiche extraospedaliere.

Le strutture nelle quali avvengono i ricoveri del malato di schizofrenia
I ricoveri volontari possono essere effettuati in varie strutture, sia pubbliche, sia private, sia convenzionate. In alcune città ricoveri avvengono anche in strutture che non sono ospedaliere, come le cosiddette residenze psichiatriche, all'interno delle quali la vita ha le caratteristiche del ricovero ospedaliero (con visita medica, somministrazione di farmaci, flebo etc.).
I ricoveri obbligatori possono invece essere effettuati solo presso specifici reparti psichiatrici che dovrebbero essere collocati all'interno dell'Ospedale genrale, anche se in molte realtà risultano avere collocazioni diverse. Questi ricoveri hanno una durata iniziale di sette giorni, che possono essere prorogati dai medici dal reparto, se le condizioni cliniche del malato lo richiedono.

Che cos'è l'Accertamento Sanitario Obbligatorio?
L'Accertamento Sanitario Obbligatorio (ASO) non ha propriamente a che fare con il ricovero, ma viene menzionato qui per differenziarlo dal TSO.
Infatti, l'ASO viene realizzato da un medico quando questi ritiene che il malato sia in condizioni psichiche alterate, ma non ha modo di verificarlo direttamente. Ad esempio, può succedere che i familiari segnalino al medico che il malato è molto disturbato da deliri e allucinazioni , ma che non vuole farsi visitare, né vuole visite a casa.
Allora il medico, se ritiene che in effetti esiste la possibilità che il malato possa essere in crisi, può scrivere al Sindaco una richiesta di ASO. In tal caso i Vigili Urbani si recheranno a casa del malato per accompagnarlo in ambulatorio affinché il medico possa visitarlo e decidere cosa è meglio fare.

Commenti e richieste possono essere inviati alla Redazione di POL.it

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