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Immagini della melanconia dall'Antichità all'Età Moderna

di Antonella Mancini

Indice:

1. Introduzione

2. L'ambiguità originaria della melanconia

3. La melanconia nella medicina medievale

4. La melanconia come Vizio

5. La melanconia nella poetica cavalleresca e nella cultura folklorica

6. La melanconia nella nuova pastorale cristiana

7. La melanconia come "male di vivere"

5. La melanconia nella poetica cavalleresca e nella cultura folklorica

Vorrei toccare altre due facce, ancora diverse, attraverso cui la melanconia si è offerta alla cultura occidentale, presentandosi - almeno all'inizio - sotto vesti secolari.

1) La cultura della cavalleria. Qui narratori e trovatori cantano la sofferenza struggente per l'amore irragiungibile - la malattia d'amore - fino all'esplosione della follia., che può arrivare alla forma estrema di degrado con la perdita degli attributi di nobiltà e l'assunzione dei tratti ferini del selvaggio. [vedi immagine n° 5: Nabucodonosor? s. XII ] La fuga nella foresta dei Tristano, dei Lancillotto, degli Ivano rappresenta il luogo simbolico della perdizione, ma altresì la possibilità di rinascita spirituale (paradigmaticamente, la <<selva oscura>> di Dante). Nella poetica cavalleresca lo stato melanconico equivale a una riflessione già tutta soggettiva sui propri affetti, emozioni, passioni legati alla nostalgia e alla perdita, con un significato prossimo a quello che gli attribuiamo oggi, nel nostro linguaggio comune.

2) Non così in un altro dei molti volti della melanconia, quello assunto nella tradizione non scritta dalla cultura popolare e folklorica. Qui la melanconia segna lo spartiacque tra sano e malato, tra civile e selvaggio, tra natura e cultura. La ritroviamo nei panni allegorici di figure di emarginati, di devianti straccioni e deformi, i quali prendono a prestito i connotati saturnini per raccontare la loro deformità psichica (come già il cavaliere inselvatichito). Questa galleria di personaggi contempla appunto il selvaggio e poi il viandante, il misero, lo stolto, il giullare. [vedi immagine n° 6: Misero dei Tarocchi Mantegna ] Più tardi, con intenti ormai moralizzanti, si aggiungeranno l'eremita e figure di santi come Giovanni Battista e la Maddalena, in vesti selvagge.

Il manifestarsi della melanconia nella cultura cosiddetta bassa abbraccia anche le feste. Le feste, coi loro rituali comunitari, costituiscono da sempre un modo istituzionale per incanalare e contenere la devianza, lo scontento sociale, la follia. Nelle feste medievali la melanconia è protagonista, ma "alla rovescia", secondo il "principio del capovolgimento" che governa la mentalità del mondo medievale. Essa presta i suoi connotati per rappresentare parodisticamente il male di vivere e la miseria quotidiana. Ed ecco le "feste dei pazzi", i Carnevali, le "feste dell'asino", i pellegrinaggi "terapeutici" e i miti come quello del paese di Cuccagna. [vedi immagine n° 7: Brant, Stultifera Navis ]


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