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LuigiAntonello Armando    
Storiadella psicoanalisi in Italia dal 1971 al 1996, Roma, Nuove EdizioniRomane, 1989, seconda edizione riveduta e  ampliata 1997, pp. 585,£. 60.000* 
  
*Un particolare ringraziamento al dott. Pier FrancescoGalli con cui ho discusso i contenuti di questo articolo. 
 

 

Per la storiografiapsicoanalitica, ormai c'è un consenso unanime sul fatto il corpusdi varie dottrine noto come psicoanalisi si sta avvicinando ormaial compimento del centesimo anniversario. Il punto di riferimento per questacelebrazione è rappresentato dalla pubblicazione dell'Interpretazionedei sogni del 1900, caposaldo della teoria freudiana. E' ormai evidenteche nel corso del ventesimo secolo la letteratura che ha come oggetto lapsicoanalisi ha avuto un incremento esponenziale, sino al momento attualedove ad esempio il numero di riviste psicoanalitiche non ha eguali rispettoad epoche precedenti. Analogamente si registra un notevole incremento dellepersone che praticano la psicoanalisi dando vita a gruppi e associazioniautonomi. 
(Si vedaal riguardo: Paul Roazen, La storiografiadella psicoanalisi, in "Psicoterapia e Scienze Umane", n. 4, 1995).E non di meno la storia della psicoanalisi dovrebbe comprendere non solole vicende legate al suo legittimo fondatore  Sigmund Freud e deisuoi seguaci più fedeli - penso all' opera  di Ernest Jones-  ma anche alle vicende legate alle persone che litigarono con lui,e che si distaccarono dando luogo a vicende separate.  
Come sottolineaRoazen é infatti sorprendente che, una volta lanciata da Freudl'invettiva contro i suoi eretici seguaci, nessuno di essi abbia capitol'importanza che fosse in qualche modo necessario consegnare ai libri distoria un resoconto realistico di quello che era avvenuto 
La versionedi Freud di ciò che era accaduto nel corso di quelle lotte, ormaiepiche, ha finito per trionfare in buona parte grazie alla latitanza dellaversione della controparte.  
Da questibrevi accenni si comprende che il lavoro dello storiografo della psicoanalisiè irto di difficoltà. 
Inoltre sonomolti oggi a rivendicare l'innovazione del pensiero freudiano sul pianoteorico. E Fagioli in qualche modo rivendica l'originalità dellapropria elaborazione teorica a partire dalla nascita dell'individuo,dal superamento dell'istinto di morte e dalla definizione di inconsciomare calmo come potenzialità mentale già presente allanascita. 
Questiaspetti teorici del lavoro di Fagioli, sono stati riproposti e discussinel convegno di Napoli del 1996 Fantasiadi sparizione formazione dell'immagine idea della cura, organizzatonell'occasione del venticinquesimo anno dall'uscita del libro di FagioliIstinto di morte e conoscenza, nel quale venivano proposti concettiper così dire trasgressivi rispetto alla teoria psicoanaliticatramandata dai legittimi eredi di Freud. Sul piano simbolico l'intuizionedi Fagioli della possibilità che viene data di riferirsi - con laconoscenza diretta delle immagini dell'inconscio - a dei principi senzapadre, rimanda sul piano mitologico all'eroe prometeico, che si riappropriadel destino individuale in quanto capace di vivere la propria nascita. 

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Lalettura del libro di Armando, mi ha indotta quindi a riflettere su alcunevicende originarie della  istituzione psicoanalitica fondata da Freud,e sulla eredità che ha lasciato nel corso degli ultimi decenni.  
Le vicendericostruite con grande puntigliosità e dovizia di citazioni da Armando,delle  vicende di Fagioli e della loro successiva espulsionedalla società psicoanalitica italiana, sono sicuramente solo unpiccolo tassello del vasto puzzle incompiuto della storiografiapsicoanalitica.  Ciò non di meno sono significative e forsemeritano di essere riconsiderate, nel tentativo di interpretare in modolaico il grande e variegato mondo dei movimenti ispirati alla psicoanalisi,che hanno forse - nel bene e nel male - un unico punto in comune universalmentericonosciuto: il padre fondatore Sigmund Freud. 
Il librodi Armando Storia della psicoanalisi dal 1971 al 1996, si presentacon un titolo in parte fuorviante per il lettore, che può pensaredi trovarsi di fronte ad un testo che proponga una delle tante storie chesi possono scrivere oggi sulla psicoanalisi italiana. Questa Storiadella psicoanalisi appare dichiaratamente in contrapposizione al lavorostoriografico certamente 'ufficiale' di Silvia Vegetti Finzi (S. VegettiFinzi, Storia della psicoanalisi, Mondadori, Milano, 1986) ove vienedato solo un sintetico resoconto dell'attività dei seminari di MassimoFagioli e dove viene citata la sua espulsione dalla SPI per aver "duramentecriticato l'analisi didattica". Nonvoglio addentrarmi in questa vicenda, ampiamente documentata con citazionidi lettere e documenti nel libro da Armando, in tutti i suoi passaggi contradditori,e rimando direttamente all'articolo  
"Freudè morto nel 1971: modalità, implicazioni ed antecedenti diun'estromissione dalla SPI e dall'IPA avvenuta nel 1976" in cui Armandoe altri, commentano l'accaduto. 
Questa complessavicenda di Fagioli mi sembra, accanto insieme  - il più famosoè senz'altro il caso Masson - segno di una inequivocabile crisidella istituzione psicoanalitica, che potrebbe forse essere letto con untaglio diverso se  immaginiamo di riscrivere la storia della psicoanalisi 'in negativo' ovvero  partire dalle scissioni e contrapposizioni chel'ha attraversata sin dalle origini, già a partire dalla rotturadrammatica del rapporto tra Freud e Jung. E' quindi una storia che ha moltilati oscuri, con segreti conservati gelosamente negli archivi, fatta anchedi menzogne e falsificazioni (come Masson ha cercato di svelare) che inevitabilmenterivela come sia difficile progredire sulla strada della conoscenza dellavita psichica, nel suo complesso. Sembra di assistere, in questa travagliatafine di millennio, ormai al disvelamento di innumerevoli menzogne e mistificazioni,nascoste dalle grandi ideologie che hanno caratterizzato in particolarequesto ultimo secolo, e la psicoanalisi in questo senso non poteva fareeccezione. 

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Ma non possiamosottrarci all'esercizio critico di analizzare i fatti per quelli che sono:probabilmente un'altra possibile lettura delle vicende di Fagioli e diArmando è quella che la loro espulsione per l'istituzione psicoanaliticaha funzionato come dice il filosofo Renè Girard,  in vesteforse inconsapevole di capri espiatori per riconsolidare l'economiamentale interna del gruppo istituzionale.  
Vittimesacrificali dunque,  secondo quel meccanismo arcaico, come ricordasempre Girard, che ha funzionato sin dalle origini dei gruppi umani, eche ancora oggi trasformato ed esasperato ancora sopravvive nelle nostrecomunità  cosiddette 'civilizzate'. Ovvero un sorta di rovesciamentodel parricidio (l'orda primaria che distrugge il padre) esorcizzatacon l'espulsione di membri deviati del gruppo che contestano proprioun cardine dell'istituzione : l'analisi didattica. (Per l'approfondimentodi questo tema rimando all'articolo di J. Cremerius, Analisi didatticae potere, in Psicoterapia e  scienze umane, n. 3, 1989) 
Come sottolinea anche Albertina Seta , coautrice insieme ad Armando e coll., del giàcitato articolo "Freud è morto nel 1971...",  forse èutile  mettere in rilievo la particolarità  di questoepisodio della vicenda di Fagioli, che a differenza di altre espulsioniavvenute nell'ambito della Società Italiana di Psicoanalisi, tuttelegate a questioni per così dire di carattere disciplinare, éunico perché connesso con precise questioni teoriche 
Ma contrariamentea ciò che si potrebbe immaginare, questa  estromissionedall'Istituzione psicoanalitica produceva un fenomeno nuovo e pensato comeinnovatore e rivoluzionario da Fagioli: l'analisi collettiva. 
All'inizioveniva praticata con intenti fortemente provocatori e polemici nei confrontidella tecnica freudiana che prevede come dispositivo fondamentaledella cura un setting privato, a porte chiuse che deve favorireil libero accesso all'inconscio e la relazione terapeutica. Dato l'afflussodi persone interessate al suo lavoro (era l'inizio degli anni '70 e ilperiodo storico era favorevole in tal senso) Fagioli organizzò diversiseminari, prima nell'ambito dell'università all'interno dell'Istitutodi Psichiatria rivolto al pubblico sempre più vasto dei cultoridella psicoanalisi, ancora nell'alveo istituzionale. In seguito poiad una successiva 'espulsione' nel febbraio 1979, l'attività proseguìin una sede privata (si veda il cap. 7,  Da via di Villa Massimoa via Roma Libera: la definizione delle condizioni di base dell'analisicollettiva). 

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Come puntualmenteriferisce Armando nel testo, questi incontri di analisi collettivaattirarono sin dall'inizio l'attenzione dei giornalisti e anche di intellettualidella sinistra. Di questo fenomeno e di Fagioli stesso vengono date visionidi volta in volta demoniache, seduttive: viene descrittocome guru,  una sorta di pifferaio magico che attiraa sé un pubblico vario di persone in qualche modo interessate allapsicoanalisi, ed evidentemente niente affatto disturbate dall'esternarela loro vita psichica all'interno di un gruppo vasto ed eterogeneo. Dadiverse parti però questa pratica di Fagioli viene bollata con iltermine di analisi selvaggia. E questo viene ancor più resoevidente dall'estromissione della sua attività nell'istituzione,che viene poi ripresa nell'ambito di un contesto privato. Armando infattisostiene che l'effettiva separazione dall'Istituto, che avvenne il 10 novembredel 1980 è solo la rappresentazione più generale ed esternadella realizzazione, o del suo essere in fieri, di un setting non identificabilecon lo spazio psichiatrico. 
Su questaparticolare idea della cura elaborata da Fagioli, A. Poggiali mosseuna drastica critica nell'articolo Le malie della strega (in Psicoterapiae scienze umane, aprile-giugno 1979) in cui l'autore criticava Fagiolicontestando la validità del suo concetto di guarigione come ideapossibile,  seguita dalla risposta di Fagioli Biancaneve ei sette anni, sempre sulla stessa rivista.  
Nonostantele critiche mosse da varie parti, ancora oggi questa esperienza analisicollettiva continua, grazie all'adesione di numerosi partecipanti che siavvicendano,  liberi di partecipare agli incontri e non vincolatida un preciso contratto economico o terapeutico. Gli unici punti fermirimangono la presenza dell'analista e l'orario d'appuntamento. Come sivede si tratta di una  condizione molto diversa per questi aspettianche dal setting utilizzato dagli analisti di gruppo, che prevedeben altre regole. 
Non possopoi qui addentrarmi nella articolata vicenda del rapporto con il registaBellocchio e del problema della formazione delle immagini mentali. 
Per concluderequesta avventura narrata in oltre seicento pagine, ricorro alle paroledello stesso Armando la scienza  mostra oggi che l'uomo, in un'alienazioneben più radicale di quella colta nella metà dell'Ottocento...pur di avere un simulacro di nascita, ovvero di immagini da usare comeponti per attraversare le ineluttabili trasformazioni, manifesta dirinunciare alla capacità di creare immagini e sembra piùche mai correre incontro alla tragedia di questa perdita annunciandoil dominio delle 'immagini piatte' proprie della realtà virtuale,nella quale tende a trovare coronamento il sogno del costruttivismo. 
E' moltodifficile trarre conclusioni da queste vicende: certo è che l'esperienzadi Massimo Fagioli e dei suoi collaboratori, forse mantiene aperti moltiinterrogativi sulla psicoanalisi e sulla idea della cura, che ancoraoggi, nonostante ormai un secolo di pazienti sforzi teorici di diversegenerazioni di analisti  che si sono avvicendati dopo Freud, sonoben lungi dall'essere risolti. 

 
 


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