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titolo elzeviro

L'espansione logaritimica delle M-List ed il moltiplicarsi delle adesioni ha portato alla luce un fenomeno, quello della comunicatività, che, fino ad oggi era stato sostanzialmente precluso agli psichiatri italiani, istituzionalizzati nelle varie scuole e nei vari ospedali.
L'entusiasmo (e la diffidenza) per il nuovo mezzo tecnologico ha permesso di scoprire e mettere in luce ciò che fino ad ora tutti sapevano, ma nessuno aveva avuto il coraggio di focalizzare e denunciare, vale a dire una diminuzione dell'egemonia culturale delle Università.
Lo psichiatra italiano che , nella sua stragrande maggioranza, vive (vorrei dire sopravvive) ora nelle ULSS, è sempre stato intimorito dal feudalesimo, talora illuminato, talora meno, delle istituzioni universitarie. Ne conseguiva che la sua partecipazione alla discussione si svolgeva fino ad ora solo secondo un ruolo passivo, limitandosi egli a sentire, quando vi andava, le dissertazioni dei Convegni od a leggere le elucubrazioni tortuose di quelle quattro o cinque riviste italiane che hanno distribuzione nel paese.
Grazie all'accordo Università/Industrie Farmaceutiche, rivelatosi fruttuoso su molti piani (non escluso quello economico) negli ultimi dieci anni i Congressi non sono stati solo nazionali. Le Industrie Farmaceutiche hanno permesso o stimolato molti psichiatri a partecipare a Convegni Internazionali, anche se, una parte di essi non riusciva a seguire quanto vi veniva detto a causa di difficoltà linguistiche. Assieme a queste possibilità le Industrie Farmaceutiche hanno sponsorizzato numerosi piccoli Convegni o tavole rotonde centrati su temi di interesse, che, indubbiamente hanno favorito l'espansione della cultura ed hanno anche introdotto il modello anglosassone/statunitense di discussione/interazione. Il crearsi di sedi regionali della S.I.P. che hanno, a loro volta, stimolato una partecipazione attiva, valorizzando il processo di espansione culturale in atto ,ha avuto anch'esso un ruolo non indifferente.
Buona testimonianza di questa crescita culturale è stata l'ampia diffusione delle vendite del “Trattato Italiano di Psichiatria”, opera commendevole, benché ampiamente disomogenea, e che ha rappresentato uno sforzo di adeguamento della psichiatria italiana ai modelli stranieri. Altre iniziative, come quella dei “Quaderni Italiani di Psichiatria”, hanno stimolato degli ingegni isolati a produrre ed a pubblicare le loro esperienze.
Nel suo complesso, rispetto a trent'anni fa, la partecipazione e l'aggiornamento culturale degli psichiatri italiani si è notevolmente elevata. La grande scoperta, la rivelazione dell'accrescersi di questa nuova cultura, è stato che molti di loro, che non avevano avuto alcun accesso o credito all'Università erano persone brillantissime e di grande levatura culturale. Cito ad esempio Antonio Alberto Semi, coordinatore del “Trattato di Psicoanalisi” o Vittorino Andreoli, autore di numerose monografie anche a contenuto divulgativo o gli psicanalisti Salomon Resnik ed Elvio Facchinelli.
L'emergere di questi nomi (e di molti altri che qui non posso citare per esigenze di tempo) è stato anche, a dire il vero, facilitato dalla piatta burocratizzazione dell'Università Italiana, burocratizzazione che ne ha impedito un suo sviluppo e che ha limitato o costretto la produttività e la creatività di chi vi lavorava.
Tutto questo si avverava sullo sfondo di una crescente ed oppressiva presenza dei partiti politici, che, incuranti delle reali qualità professionali dei loro adepti, approfittando dell'espandersi del mosaico psichiatrico imponevano ( ed impongono) ad di là di un minimo di verifica delle qualità professionali, sia negli Ospedali che nelle ULSS, i loro adepti.
Ne conseguiva una situazione pubblica e di facciata, un falso Io, per intenderci, collegato all'uso spregiudicato dei mezzi di informazione, giornali e televisione, che davano o toglievano spazio ai non inseriti, parlando (o tacendo) delle attività lodevoli (e tacendo di quelle meno lodevoli) degli uomini da essi inseriti in posizioni chiave. Né è da meno, in questo campo, l'influenza di grossi interessi, quelli della Case Farmaceutiche, che disponendo di grandi possibilità di manovra economica riuscivano a gonfiare questo o quel personaggio.
La psichiatria italiana nella sua facciata risultava così ufficialmente costituita da tre orientamenti, suddivisi in scuole e scuolette : l'orientamento biologico, quello sociale e quello psicoanalitico. Li ho elencati in ordine di importanza nel loro impatto sul pubblico. Non ho citato l'orientamento fenomenologico perché la sua presenza, pur validissimamente sostenuta da personaggi brillanti (cito solo Eugenio Borgna), non ha avuto gran rilievo nella costituzione dell'immagine pubblica, sia per le intrinseche difficoltà di linguaggio sia perché legata ad una cultura, quella tedesca, ampiamente ignorata in Italia.
Questi tre orientamenti venivano ad essere rappresentati ognuno, grosso modo, da un gruppetto di leader , circondati da uno stuolo di vassalli e valvassori.
La presenza di psichiatri con posizioni critiche o, comunque, personali, era ed è accuratamente evitata per la mancanza di una dialettica democratica e per l'intrinseca debolezza del sistema che non tollera critiche, obiezioni od oppositori.
Le diatribe e le polemiche venivano e vengono consumate all'interno di conciliaboli congressuali, di concorsi ospedalieri, di spartizione di cattedre. Il loro contenuto - ed i conseguenti rapporti con i politici - era ben conosciuto ai più, ma di esso se ne parlava e se ne parla tra pochi in un'atmosfera di soggezione che è quella che impera, oggi, in Italia, ove dire la verità corrisponde o ad una dimostrazione di psicosi o ad una arrogante sfacciataggine che deve essere punita.
L'ingresso ( sostanzialmente privato dacché le Istituzioni Pubbliche temono il diffondersi delle notizie, come accade in ogni buon Stato ove la democrazia sia stata rimpiazzata dal totalitarismo) di numerosi psichiatri in Internet ha permesso un iniziale capovolgimento della situazione.
L'espandersi di siti WEB e di Mailing List ha permesso a molti validi psichiatri un colloquio più ampio e continuo che tende a corrodere l'immagine ufficiale della psichiatria italiana, restituendo, in cambio, un'immagine più aderente alla realtà.
Si sono così affermati i siti di Salvatore Manai (Appunti di Psicologia lista psicologia@caen.it), le numerose liste di Psychomedia di Marco Longo (Handicap e riabilitazione motoria, PM-HRP ; Disordini Alimentari, PM-EATDIS; Coppia e Famiglia,PM-CF; Psicoterapia, PM-PT; ) e la lista psic-ita del Dipartimento di Scienze Psichiatriche di Genova, che ha in programma proprio in questi giorni l'apertura sul proprio server di diverse altre liste, che saranno come già accade per psic-ita sottoscrivibili dalle pagine della rivista.
Psic-ita, come mailing list, è divenuta, in questo genere, l'esempio paradigmatico della complessità culturale e delle sofferenze degli psichiatri italiani.
A differenza di altre mailing list straniere ( ad esempio FORUM IJPA, Forum Acheronta, Forum ATC, BBS ApsA, Bion 97, Group Psychotherapy, Transcultural Psychology) e seguendo una caratteristica nazionale - quella dell'emotività e della spontaneità - psic-ita non si è configurata come uno spazio istituzionale privato, assumendo, invece una valenza composita che ha sconcertato diversi Colleghi stranieri. La passione che ha spinto molti psichiatri italiani, terminato il lavoro istituzionale, a collaborare sia a psic-ita che al giornale telematico POL.it, può essere equiparata al desiderio di libertà che connotava gli italiani alla caduta del fascismo. E, conseguentemente, ne condivide anche le ingenuità e le aspettative.
Questa M-List è divenuta così in poco tempo (circa due anni) non solo il luogo ove si possono richiedere od attingere informazioni cliniche o bibliografiche, ma anche il sito ove ci si scambiano opinioni sui casi clinici, dove vengono espresse “apertis verbis” opinioni talora sconcertanti (alcune anche offensive, com'è giusto), un conciliabolo ove si parla di tutto ciò che “non deve essere menzionato” dai rapporti con le Amministrazioni Locali agli sfoghi nevrotici di chi si trova ad esercitare una professione da meretricio (senza averne i vantaggi economici) all'esibizione di muscoli culturali all'autoreferenzialità di chi, isolato, pensa di essere nell'ombelico del mondo. Un luogo affascinante e pericoloso ove non esistono nette barriere di separazione e dove il Collega serio e preparato, moralmente rigoroso, si trova a scontrarsi con il Collega fortemente ideologizzato ed acritico e dove può non essere facile mantenere un ruolo.
Non a caso alcuni hanno preferito ritirarsi in un ferreo silenzio con preciso e circostanziato riferimento all'inutilità di parlare in un mondo ove la parola è distorta, come accadeva durante un'altra crisi, quella dell'Impero Austroungarico.
Raffaello Biagi parla di “un incredibile ibrido tra una gigantesca “Lettere al direttore”, una “bustina di Minerva”, una terza pagina, una “Corrida” ed un Intranet tra redattori”.
La definizione di Raffaello Biagi è calzante ed adatta perché la M-List italiana è anche di più perché serve di supporto vivo e fermentante al giornale internetico, letto in tutto il mondo e che presto sarà edito in inglese. La M-List mantiene il suo ruolo di intranet nazionale, la sua espressione “ufficiale” assume una dimensione internazionale fermo restando che non addiverrà mai alla staticità ieratica delle riviste in carta stampata.
Cosa ci dà ora, come immagine, la M-List, della psichiatria italiana ?
Anzitutto una dimensione provinciale (e non è un epiteto) ove molti ingegni sono affogati in situazioni di lavoro e culturali poco gratificanti e, privi di continue e valide connessioni, tendono a sprofondare in un pessimistico solipsismo che è quello, dopo tutto, che ha colpito l'intera categoria medica italiana. Questi ingegni hanno delle esplosioni, dei rigurgiti, degli interessi in maniera discontinua, mancando all'italiano quella virtù teutonica e ridicolizzata delle perseveranza e partecipano alla list ora in maniera appassionata ora in modo scettico (“cche ce vuoi fa'?”) per ritirarsi a periodi in lunghi silenzi. Un prototipo può essere Giovanni De Girolamo, scienziato di fama internazionale, ma di emotività tutta campana, che alterna interventi alla Giordano Bruno (dopo tutto anche lui era di Nola!) a lunghe assenze dal video.
In secondo luogo la diffidenza dei luoghi culturalmente più qualificati come le Università e gli Istituti di ricerca che, nel migliore dei casi, stanno alla finestra e, interpellati, si riservano, esprimono dubbi, apprensioni sull'uso del mezzo, dando l'evidente impressione di una classe aristocratica che vorrebbe rimanere chiusa nei propri decadenti palazzi, mentre vengono venduti, pezzo a pezzo, i loro latifondi. Si tratta in sostanza di una replica di quanto descritto in “Mastro don Gesualdo” o “Il gattopardo” che consente agli interessati di evitare un confronto con una realtà non sempre interpretabile, ma, allo stesso tempo di dare al popolo quella impressione di grandezza e di superiorità che il popolo apprezza.
Vi è poi una fascia, prevalentemente giovane, di Colleghi che, vera borghesia commerciale, utilizza e metabolizza le idee adattandole, di volta in volta, al dibattito e apportando comunque nuova linfa all'aggiornamento, evitando nel contempo rigorosamente, di entrare in conflitto vuoi con la vecchia aristocrazia che con le mutevoli fortune politiche, limitandosi a commerciare ideologicamente i prodotti più utili, spesso con una visione che trascende i confini nazionali, ma che non è neppure priva di una sua moralità, pur nel suo, fondato, timore, di venire danneggiata.
Un altro strato della popolazione internetica della M-list psic-ita aderisce invece, toto corde, all'una od all'altra ideologia e si limita a riportare in maniera più o meno fedele il credo ufficiale, nella speranza di averne un riconoscimento altrettanto ufficiale.
La politica, grosso nodo della medicina e della psichiatria italiana, i rapporti economici, l'assetto legislativo, il crescente sfascio delle Aziende Ospedaliere, l'inconciliabilità tra il criterio aziendale del risparmio e quello politico della cura ed assistenza a tutti, non hanno trovato se non limitatissimo spazio nella M-List. E ciò può dipendere vuoi dalla mancanza di una preparazione politica di base agli psichiatri italiani che vi partecipano vuoi, anche, come ho detto prima, della innata paura ad esporsi, essendo virtù dell'italiano l'adattabilità ed il voltagabbanismo, già documentato dalle condotte dei Capitani di Ventura. Lo psichiatra italiano si esprime politicamente - a mezzi termini - in luoghi circoscritti e sicuri, le Associazioni di categoria, i Sindacati, luoghi in cui la sua voce si confonde con quella degli altri ed in cui egli può subito percepire la risposta e la conseguente sua cooptazione o non cooptazione. La M-list, sotto questo punto di vista copre, con i suoi lazzi ed i suoi berteggi, non già, probabilmente, solo una ereditata diseducazione al politico, ma anche un'atavico uomo di corte, che lascia la parte del “morditore” , così si chiamava, ai personaggi pubblici, già troppo ed abbastanza preso dai suoi impegni professionali.
Il livello di informazione tecnica, di questa popolazione composita, risulta, ai miei occhi, buono, anche se non originale.
La M-List psic-ita dimostra che sono passati i tempi in cui le nozioni di psicofarmacologia o i fondamenti della psicoanalisi venivano ad essere appannaggio di pochi ed in cui l'informazione viaggiava solo per virtù degli Informatori Scientifici. Internet, largamente utilizzata dai fruitori della lista (grazie anche ai numerosi siti siti) si è dimostrata, sotto questo punto di vista, un grande stimolo all'aggiornamento scientifico, così come la tentazione di scrivere qualcosa di pubblicabile rapidamente e che venisse trasferito su POL.it.
Il che ha costretto molti a rivedere, in senso positivo, non tanto e solo le loro idee, ma anche la loro capacità di espressione, dacché l'italiano “è lingua duretta” e non proprio, come molti pensano, quell'ampollosità ferrigna che viene ancora insegnato nei Licei.
Che il quadro offerto dalle M-List possa essere uno specchio veridico della vera realtà psichiatrica italiana, al di là della pagine patinate e patinose delle Riviste o delle lepide esibizioni alla TV di alcuni suoi rappresentanti non v'e' alcun dubbio. E' un quadro interessante, pieno di spunti, di gaiezza, di intemperanze, un quadro vivo, che riflette in misura molto maggiore di altri la reale natura della psichiatria italiana e che, sotto questo profilo, meriterebbe un'analisi più approfondita (anche sotto il profilo commerciale, suggerimento alle Ditte).
(Ringrazio Francesco Bollorino e Marco Longo per le stimolanti discussioni ed i suggerimenti)
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