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titolo elzeviro

Mia nonna era una signora
Mia madre era la più bella della classe
Io sono una donna
Mia figlia è un medico
Natasha Josefowitz


Paul Julius Möbius, che trovò uno dei segni dell'ipertirodismo ( il difetto di convergenza facendo fissare un oggetto vicino) non ebbe una vita amorosa molto felice. Ci racconta Strümpell (autore a sua volta di un celebre "Trattato di Medicina" su cui studiarono i nostri nonni) che, dopo essersi divorziato dalla moglie, egli prediligesse la compagnia di un cane barbone (un "must" nella letteratura tedesca, da quando Cornelio Agrippa, l'ispiratore della figura di Faust, si scaldava i piedi con un "pudel", cane barbone, di nome “Monsieur”).
Sono molto orgoglioso di aver posseduto per 17 anni un cane barbone, che mi morì di emorragia cerebrale e che ho sepolto a Mantova, vicino al palazzo Tè. Ho gli stessi desideri di Faust?
Paul Julius Möbius, oltre che teologo e misogino, era anche uno scienziato e trovò modo di esporre il suo rapporto con il femminile in un libretto intitolato "Sull'inferiorità mentale fisiologica delle donne", che ha costituito oggetto di scandalo e di riprovazione per le mie amiche femministe. Se ben ricordo è stato edito molti anni fa anche in italiano con la prefazione di Franca Ongaro Basaglia, nota per la sua versatilità.
Ho mezionato Agrippa, che tra l'altro (si chiamava al secolo Heinrich Cornelius Agrippa di Nettesheim ), come Paracelso, e molti geni della medicina, morì povero e solo. Scrive di lui Gregory Zilboorg “Agrippa fu avversato, sospettato, diffamato”. Agrippa, fu maestro di Johan Weyer, fu uno dei primi psichiatri femministi. Egli stesso difese a Metz donne accusate di stregoneria (e si rischiava il rogo !!). E infatti morì povero e solo e fu diffamato.
Tornando a Paul Julius Möbius, Adolf Strümpell, di cui Möbius fu assistente, ci informa che quandogli fu chiesto perché questo titolo del libro, che aveva fatto scalpore anche nella Germania, anzi nella Vienna, dell'800, Möbius, che doveva essere un fior di provocatore, disse che era stato scelto dall'editore per farne vendere più copie.
A ben vedere, peraltro, l'agile libretto - di cui consiglio la lettura a tutti voi maschi feriti - non fa altro che porre in evidenza dei diversi meccanismi mentali, sanciti ora anche dalla moderna neuropsicologia, nei maschi e nelle femmine.
Insomma non è una provocazione, o, almeno, non è solo una provocazione o lo sfogo di uno scapolo di ritorno, si direbbe "un vieux garçon" come mi definì amabilmente una sgualdrinella di Parigi cui avevo fatto proposte indecenti.
La donna, incontestabile, usa dei meccanismi mentali diversi da quelli dell'uomo.
Le donne, secondo un'anglogiapponese, Doreen Kimura, (“Scientific American, September 1992, special issue) effettuano meglio i test di rapidità percettiva, hanno una maggiore fluenza verbale (e chi non lo sa?), svolgono meglio i compiti di precisione e sono più portate ai calcoli matematici (avete presente quella che vi vende le verdure?).
Ed ora ci ritroviamo, visto il mutare di luogo sociale della posizione medica, sempre più a confronto con le donne in psichiatria.
Ricordo che a Padova, quando ero una matricola, su circa 300 iscritti al Primo Anno vi saranno state una ventina di donne al più, guardate con famelica bramosia . Una percentuale del 6%. Le situazioni sono cambiate : nel 1995 nell'Università di Lubecca le donne iscritte a Medicina sono il 51%. E non ho statistiche dal pianeta Russia, ma, se vi leggete Solgenitsyn, troverete che le donne medico sono un fracco.
E in psichiatria ? Non abbiamo ricerche in Italia. Io ho conosciuto solo una Cattedratica, Nereide Rudas, una gran signora di Cagliari, poi le altre donne che stimo sono tutte Associate (non ve ne faccio l'elenco perché sono molte, ma amo soprattutto la Maria Del Zompo, vedi, anche lei è cagliaritana, che mi rimprovera quando dico le brutte parole).
Statistiche ve sono, invece, dagli U.S.A. (paese dedito alla statistica per eccellenza) (Penelope Krener "Academic Psychiatry" 18:1-21,1994) e dalla Germania (teutonica esattezza) (Angela Schürman "Psychiatrische Praxis" 262-265,1996). Queste statistiche vengono interpretate con tre chiavi : teorie che si basano sulle differenze sessuali e di genere, teorie che si basano sulle barriere di accesso e teorie che si basano sull'organizzazione discriminante. Le prime, che considerano soprattutto lo stress dovuto al doppio lavoro ed alla maternità, non hanno dato una risposta soddisfacente. Le teorie sulle barriere di accesso, denegate come vedremo più oltre proprio da coloro che le attuano, ci danno maggiore informazione ed ancora più ce la danno quelle basate sull'organizzazione discriminante, dacché la donna necessita e desidera un lavoro meno totalizzante anche accettando di essere meno pagata. Thomas H. Dial, usando dati del 1988, scrisse nel 1994 ("American Journal of Psychiatry", January, 151:96-101) che, al lordo delle tasse, gli psichiatri guadagnavano, negli U.S.A. in quegli anni (aggiungete quindi un tasso inflativo medio di 6-7% l'anno) tra i 370 e 141 milioni di lire per anno, mentre le psichiatre tra i 160 ed i 108 milioni di lire per anno (togliendo dall'inchiesta otto psichiatri, su 15.490 intervistati, che guadagnavano più di 850 milioni all'anno !!). Le tariffe medie per un'ora di psicoterapia erano 160mila lire (psichiatri) e 150mila lire (psichiatre). Non c'è male, vero, considerato che le tasse ed il costo della vita in U.S.A. sono simili alle nostre. E poi venite a dirmi che, con gli stipendi che ci danno in Italia dobbiamo essere motivati! Alla faccia del budget! Chi mai in M-List parlò di pernacchioni ? Dovremmo veramente farli sa chi si compiace di avere aggiornato il nostro contratto!
In psichiatria le donne medico tendono ad essere in numero maggiore che nelle altre specialità, dacché costituiscono il 30% dei medici.
A ben vedere, però, molte di queste donne o sono occupate part-time (specie negli U.S.A. ove vi è maggiore flessibilità di lavoro rispetto all' assurdo "tempo pieno" [spesso utilizzato come "tempo vuoto"] imposto negli Ospedali Italiani da quella furiosa demagogia che ha devastato il Paese e la medicina) o si dedicano, in misura preponderante, alla psicoterapia, all'insegnamento, alla riabilitazione.
Se andiamo a vedere nelle Università la quota delle donne che praticano la ricerca è miserevolmente bassa, esattamente la metà di quella degli uomini, mentre vi è una sostanziale eguaglianza uomo/donna sia nelle Cliniche Specializzate che negli Ospedali Generali. Anche qui, però, casca l'asino. Secondo i ricercatori tedeschi i posti di Primario sono occupati per il 64% dai maschi nelle Cliniche Specializzate e per il 56% negli Ospedali Generali. All'Università le cose vanno ancora peggio : il 78% dei posti di cattedra sono occupati, in Psichiatria, da uomini.
Perché? Gli attuali cattedratici di Psichiatria in Germania sono divisi sul motivo (sono in maggioranza maschi, peraltro!) : il 54% di loro ritiene che le donne abbiano una seria motivazione, il 44 %, all'opposto è dell'opinione che ad esse, questa motivazione alla carriera universitaria, manchi.Ci si è posto il problema delle selezione a questi posti : secondo la più parte dei Direttori di Clinica - che forse cade in un benevolo giudizio maschile - non mancano in esse buone aspirazioni (il 60%), mentre il 36% ritiene che alle donne manchino di serie aspirazioni qualitative.
Sono, invece, tutti, convinti che vi debba essere una buona componente femminile all'interno delle équipes psichiatriche (87%).In altre parole le donne sono bene accette in Psichiatria, a patto, però che svolgano un lavoro, più che subordinato, dedicato sostanzialmente all'attività sul paziente ed alla riabilitazione dello stesso. Vi è l'opinione che le donne non svolgano bene un lavoro di ricerca. Questo nel Paese di Cecile Vogt : proiezione del fantasma edipico degli psichiatri ?
Sembra che nessuno (neanche i Direttori Generali, notoriamente aperti ed acculturati) prenda adeguatamente in considerazione la grande difficoltà che hanno le donne, con orari e ritmi di lavoro maschili (ritorno sul tempo pieno!), a conciliare interessi e doveri familiari con interessi e doveri universitari e di ricerca.
Mi chiedo se Rita Levi Montalcini (che avvicinai fugacemente nel 1970) fosse stata sposata ed avesse avuto figli avrebbe avuto la capacità di arrivare al Nobel?
Cosa ne dice l'antesignana delle donne in carriera Federica Olivares ? Chi ha letto le memorie e le lettere di Madame Sklodowska vedova Curie ?
È indubbio che l'apporto femminile in psichiatria sia stato per lo più quello apportato dalle donne psicanaliste che lavoravano lungi dalle istituzioni maschili. Lou Andreas Salomè, Anna Freud, Karen Horney, Melanie Klein, Helene Deutsch, sono i soli nomi che mi vengono in mente.
Ciò accade perché le istituzioni psichiatriche, ora anche il territorio, sono segreganti, sessiste, la donna viene vissuta come solo ricettiva, non avendo quelle caratteristiche - secondo “loro” - di manager che dovrebbero avere gli psichiatri, responsabili attualmente anche del “budget”.
Capirete che sono castronerie indecenti quando, in pratica, mi capita di vedere che inquadra meglio il caso clinico la psicologa specializzanda, che il mio pari grado ed età (ahimé sono un sfortunato Primarietto), che sfodera raffiche di illazioni e citazioni non vedendo e non sentendo ciò che gli dice il paziente.Ma taccio, dopo mi dicono che sono un vecchiaccio maligno.
L'istituzione psichiatrica è sessista, questa è la conclusione. E se è sessista in Germania o negli Stati Uniti in Italia è super sessista.
Vedo attualmente molte donne psichiatra che si sono dedicate al fare da sé ed hanno sviluppato la loro geniale autonomia nel campo della psichiatria privata, in analogia a quanto hanno già fatto molte donne manager (leggetevi "Niente paura", Mondadori, 1987 di Federica Olivares). L'unico campo, in qualche modo vicino e simile al nostro, campo istituzionale, ove le donne hanno assunto un ruolo di una certa importanza e più che egregio mi sembra sia quello della Magistratura. Ma per la donna magistrato vi è molto maggiore flessibilità di orario che per le psichiatre, il che consente loro di far fronte anche ai diversi ruoli e con eguale eccellenza. Nel del Consiglio Superiore della Magistratur non v'è alcuna donna. In Corte Costituzionale solo una donna (Fernanda Contri)..
Non ho mai capito quale sia il partner ideale per una psichiatra. Ovvero so con certezza quale sia il partner da escludere : lo psichiatra. Trent'anni fa, quando vivevo in U.S.A., fui colpito dall'elevata percentuale di separazioni e di divorzi che si verificavano tra coppie in cui ambedue i componenti si dedicavano alla psichiatria od alla psicologia. Ora, in Italia, mi rendo conto che un partner psichiatra (salvo rare eccezioni) è, in genere, detrimentale al buon funzionamento della psichiatra.
Di solito il marito non psichiatra di donne psichiatra o ha innata una certa indifferenza ai problemi psicologici (è, ad esempio, un ingegnere, un chimico, un matematico) o ha, nei confronti della moglie, la dipendenza del potenziale paziente (con le annesse e connesse ribellioni).
Credo che le contraddizioni e le difficoltà già presenti nella donna manager e nella donna medico si esasperino nella donna psichiatra che non può certo far propri gli stilemi e le proposte di stile behavioristico/industriale sciroppate da Federica Olivares nel già citato libro, come quella, grottesca, di fare una tre giorni di full immersion per sistemare, campo per campo, l'andamento familiare (dall'economia domestica, al lavoro, al sesso). Ahimé la donna psichiatra ha una modulazione un po' diversa dei suoi problemi e non credo proprio possa mai far parte di un network come quello proposto dalla Olivares. Essa, in genere, tende all'individualismo, alla sfera del privato e del confidenziale e non ama associarsi. Si dedica così al paziente, soffre e lavora ed assume, nel migliore dei casi, le fisionomie di una “suora laica”. Ho detto nel migliore dei casi? No, nel migliore dei casi diviene Orlando, l'androgino di Virginia Woolf. Simone de Beauvoir tentò, inutilmente, di dare, ancora cinquant'anni fa, un nuovo modello di professionale femminilità che, molto citato, come Marx, non potè mai essere applicato.

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