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titolo ELZEVIRO

La psichiatra italiana al di là del bene e del male

 

 

"Una donna non muore d'amore,

ma se le manca l'amore si spegne"

Lou Andreas Salomé

Lou (all'angrafe Louise) Andreas Salomé (http://sol.uvic.ca/german/cautg/las.html) è un nome celebre nella psicanalisi. Freud la cita sette volte nella sua opera omnia. (http://freud.t0.or.at/freud/chronolg/1921-d.htm )

Ho tirato fuori una sua biografia, comprata vent'anni fa.

L'ho letta a metà alternandola alle avventure di Yemelian Pugaciòv, anche perché Aleksandr Serghievic Puskin (http://www.stolaf.edu/people/robinso/russ261/aspbio.html) scrive meglio di H.F. (suppongo High Fidelity) Peters, l'autore di questa biografia ,"Mia sorella, mia sposa". So che la Cavani ne ha tirato fuori un film.

Lou usò, nella prima metà della vita, un trucchetto che funziona anche al giorno d'oggi: era una "allumeuse" e proprio non la dava via. Nella seconda metà della vita - verso i trentaquattro anni - iniziò a concedersi e, una volta iniziata la serie, non finì proprio più (quando le aggradava).

Si guardò bene dal concedersi anche al dott.Friedrich Carl Andreas, professore di lingue orientali a Göttingen, che, appunto, se la sposò. Come tutti sanno Lou rifiutò Nietzsche (a ventun anni) (http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/981223.htm) e divenne l'amante di Rainer Maria Rilke (un poeta amato dalle donne) all'età di trentasei (e Rilke ne aveva quattordici di meno).

Lou era russa - non caso alterno la lettura della sua sua biografia a "La figlia del capitano", era figlia di un generale dello Zar - e questo pone un problema interpretativo alle sue vicende , dacché l'anima russa è "sui generis" ed ha un respiro molto ampio, particolarmente nelle faccende amorose, ciò che chiamano "il fascino slavo".

Poi Lou incontrò Freud, che la predilesse, e gli dirà "Quello di cui finalmente prendevo coscienza seguendo il vostro insegnamento si rivelò come il senso ed il valore delle mie aspirazioni dell'inconscio". Per Lou la spiegazione del valore dell'Eros data da Freud, alla luce di quanto aveva scoperto assieme a Nietzsche (che la filosofia di un filosofo dipendeva dalla sua vita), agì in lei come catalizzatore.

Scrisse diversi articoli dedicati a sessualità, desiderio e felicità raccolti in un'antologia dal nome evocativo "La materia erotica", nei quali si spinge là dove Freud si era fermato, in particolare analizzando la posizione edipica della figlia (abbozzata solo da un poco convincente complesso di Elettra). L'articolo ha il titolo "Cosa consegue dal fatto che non sia stata la donna ad ammazzare il padre", ed è del 1928. In esso Lou dimostra che il complesso di colpa del figlio maschio per l'aggressività nei confronto del padre è quasi completamente assente nel caso della figlia: figli e figlie hanno quindi un diverso destino, non solo per vicende biologiche , ma soprattutto per gli aspetti pulsionali.

Lou scrisse anche due libri ("La mia gratitudine per Freud" e "Alla scuola di Freud").(http://www.webmart.net/~anderfam/fp21.htm)

Lou, nella castità e nella sessualità, nella letteratura e nella psicanalisi, non fece alcuna distinzione tra vita e dottrina. Si permise di essere integralmente sé stessa trovando una spiegazione del suo agire nella psicanalisi.

Lou non aveva problemi di sussistenza, grazie all'assegno che le arrivava da Pietroburgo, né problemi di avvenenza, essendo dotata di una bellezza media, che essa riusciva a sfruttare egregiamente.

Ebbe anche la fortuna, o la furbizia, di uscire da Pietroburgo e di vivere a Roma, Parigi e Vienna. In questi ed altri luoghi riuscì a fare conoscenza con una quantità di personaggi interessanti che essa stimolò e da cui fu stimolata, tra cui Wedekind e Tolstoj (ma a quest'ultimo non piacque troppo).

Una figura controversa ed affascinante, anche se romantica e un po' scontata, come la poesia di Rilke. (http://www.sfgoth.com/~immanis/rilke/index.html).

Certo una figura impensabile al giorno d'oggi.

Scrissi un Elzeviro, nel Maggio 1997 (http://www.publinet.it/pol/ital/rizzoli5.htm), dedicato alle donne in psichiatria.

Leggendo la biografia di Lou mi sono chiesto quante psichiatre italiane perdano la loro vita in un tran tran professional/domestico o domestico/professionale (è lo stesso). Quante, potenzialmente creatrici e produttive, manchino d'afflato e vengano spoetizzate dall'educazione e dall'istituzione. Quante, pur analizzando con molta chiarezza i meccanismi politici ed organizzativi, abbiano il coraggio di mettersi in discussione come persone e come figure professionali e di mettere in discussione gli altri.

L'integrazione passa per la via dell'adattamento e l'adattamento porta all'accettazione delle idee e delle norme. Una gran parte delle psichiatre acute e sensibili che ho conosciuto, pur di non soffrire e di non essere umiliate intellettualmente, ha lasciato le istituzioni e si è indirizzata alla pratica privata. Quelle che sono rimaste, con le debite eccezioni, sono universitarie e hanno grandi curiosità intellettuali. Ma nessuna è in cattedra. La psichiatria italiana è decisamente maschile.(http://www.psych.org/pract_of_psych/women.html ).

Presa da vicende personali ed umane la donna psichiatra italiana sembra abbia poco slancio, poca inventiva, poca passionalità e si sia ridotta a fare la vestale delle istituzioni e del loro graduale declino ritirandosi in una dimensione personale in cui il lavoro è una parte necessaria, ma non attraente, della propria vita.

La presenza sempre maggiore di donne in psichiatria si correla positivamente con il ricomparire della violenza, fuori e dentro i Reparti, quasi che una presenza femminile stimolasse il paziente violento ad esibirsi ed espone, sempre di più, le psichiatre a subire aggressioni. Il fallimento della psichiatria del territorio ha riportato, in realtà, la richiesta di un principio d'autorità che agisca per contenere il paziente.

 

La donna psichiatra, che vive le contraddizioni del suo essere e del suo operare, è spesso ed oggi giorno isterilita in pratiche ripetitive che le danno sicurezza, conscia di costituire una mano d'opera più docile e meno prona alla contestazione attiva. Spesso questo suo ruolo, volutamente subordinato, le pesa e la fa sfociare in attività di contestazione parziale contro falsi bersagli all'interno delle molte beghe che alimentano gli ospedali. (http://www.feminist.org/research/ewm_res.html )

La stessa professionalità passa allora in secondo piano, poiché una vera professionalità non può non mettere a nudo le numerose pecche dell' odierno agire psichiatrico e le ragioni del loro esistere, in una critica che è certamente poco accetta anche al pubblico.

Reprimendo la sorgente dell'Eros, limitando e frammentando la cathexis, la psichiatra italiana assume, dopo qualche anno di attività, un ruolo simile a quello della suora ospedaliera, nel bene e nel male. Forse favorita in questo da un orientamento caratteriale iperrigido ed similmaschilista (sullo stile delle femministe arrabbiate) che sembra accomuni le psichiatre, portate più all'analisi raziocinante che all'empatia.

Come dice Anna Grazia (bob1664@iperbole.bologna.it) "Ciò che manca oggi alle donne (collettivamente, non individualmente) è la capacità di "pensare da sé", come affermava Hanna Harendt, senza pagare pedaggi inutili al logos maschile."

E' difficile andare, nietzschanamente ,"al di là del bene e del male" in una nuova dimensione. Né, in questo quotidiano appassire, hanno ruolo secondario i mariti, spesso distratti e poco pronti alle sottigliezze. Non mi addentrerò nel delicato argomento delle coppie di psichiatri e del loro funzionamento : non ne ho la più pallida idea non essendo mai riuscito ad entrare in comunione di amorosi sensi con qualche affascinante e desiderata - ma, evidentemente, anche temuta - Collega.

L'attuale ordinamento della società italiana e la dipendenza economica non danno molte alternative di liberazione. Le sopraggiunte maternità costringono ancor più la psichiatra ad una vita vegetativa e ripetitiva in cui gira, a mo' di trottola, per i Reparti ed il Territorio dando il mangime neurolettico ed ascoltando le solite canzoni della psiche, che, dopo un poco, divengono indistinguibili una dall'altra.

L'odierna tendenza sancisce non tanto l'agognata inutile parità dei sessi, né la feconda disparità, ancor più desiderabile, ma solo una situazione economica e sociale per cui, in Medicina, le Specialità meno appetibili economicamente vengono riservate alle donne, come scrivevo nel mio già ricordato Elzeviro. Le donne psichiatra italiane sono, in questo, il sifone di un sistema perdente.

(Ringrazio Anna Grazia per aver discusso con me questo Elzeviro)

RICORDIAMO AI LETTORI CHE I PRECEDENTI ELZEVIRI SONO RECUPERABILI NEGLI ARCHIVI DI POL.it
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