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titolo ELZEVIRO

Lo zoopsichiatra

Cats have enormous patience with the limitations of human mind

Cleveland Amory (1917-1998)

 

La recente morte di Cleveland Amory (http://arrs.envirolink.org/fund/amory.html), discendente di una ricca famiglia bostoniana, studente ad Harvard e noto difensore dei diritti degli animali ( il cui ricordo è nell'ultimo numero di "The Economist" (24th October 1998)) mi induce a delle riflessioni sull'animalismo. Come è noto Amory scrisse un celebre best seller: "The Cat Who Came for Christmas : The Cat and the Curmudgeon, the Best Cat Ever) oltre a "Ranch of Dreams : The Heartwarming Story of America's Most Unusual Animal Sanctuary". Egli, che riposa ora accanto a "Polar Bear" il gatto bianco che, abbandonato, affamato e fradicio, era comparso sulla sua porta di casa la notte di Natale, sulla cui pietra tombale v'è scritto "Fino a che ci incontreremo ancora" ,infatti, aveva creato un asilo per gli animali abbandonati e, in mezzo ai soliti ed usuali litigi che accompagnano l'attività degli animalisti, fondò nel 1967 il "Fund for Animal" (http://www.blackbeautyranch.org/). Pochi di Voi sapranno che anche in Italia esiste un aggiornato Notiziario Animalista (http://www.citinv.it/pubblicazioni/NOTIZIARIO_ANIMALISTA/sez1.html ). Da pochi giorni è attivo in RAI un servizio che riscuote molto successo "Io amo gli animali" : programma di Paolo Limiti e Paolo Martini con la collaborazione di Antonio Crapanzano regia di Giancarlo Nicotra, sebbene già molti anni fa Angelo Lombardi avesse iniziato a trasmettere "L'amico degli animali" che poi fu inopinatamente sospeso: anche questo è un risultato delle lunghe ( e derise ) lotte degli animalisti, tra i quali, ahimè, vi sono pochi medici, nessuno psichiatra

V'è il prof. Pietro Croce, v'è stato quel tropicalista romano che scrisse "Il mio cane non conosce Cartesio", Hans Ruesch che tra le altre cose, mi citò a pag.133 ed a pag. 284 del suo " Imperatrice Nuda" (anch'io ho avuto i miei guai nel difendere gli animali, e non solo gli animali…..). Albert Schweitzer, che, come sapete restaurava i vecchi negri e curava i vecchi organi, com'egli stesso ebbe a definirsi, scrisse quel famoso "Rispetto per la vita" che si trova riportato anche ne "I diritti degli Animali" del Centro di Bioetica di Genova. La giornalista Anna Mannucci che scrive anche su "Il Sole-24 Ore" è un'attiva propagatrice dell'interesse per gli animali.

Interessandomi non solo agli animali, ma anche alle persone che si interessano agli animali qualche anno fa pubblicai un lavoretto sulle caratteristiche psicologiche degli zoofili :" Personality Trends In Zoophiles : an Mmpi Research "- (Person.Individ. Diff., vol. 12, n.6, 595-598, 1991.)".Ne emersero dei dati abbastanza interessanti e, se avessi potuto, avrei proseguito questa ricerca.

Grandi nemiche degli animali sono le Ditte Farmaceutiche, alcune delle quali, come la "Fidia" avevano anche allestito allevamenti per la sperimentazione animale : l'iniziativa non portò fortuna alla Ditta, che, da poco, è uscita dall'amministrazione controllata.

L'uomo è largamente inconsapevole del linguaggio degli animali, nonostante l'opera di Nikolaas Tinbergen (http://nobelprizes.com/nobel/medicine/1973c.html), Konrad Lorenz (http://nobelprizes.com/nobel/medicine/1973b.html ) ed Irenäus Eibl Eibesfeldt (http://evolution.humb.univie.ac.at/officers/eibl.html) il cui l'ultimo libro è atto di speranza per l'umanità (Wider die Mißtrauensgesellschaft. Streitschrift für eine bessere Zukunft. 1994, 1995 München (Piper). Vi è, in Net, una interessante ricerca dal titolo "The benefit of pets to the human kind" (http://www.woofs.org/psychology/petstudy/index.html). e pure vi è in rete un manuale per la terapia degli animali (http://www.handilinks.com/cat1/a/34845.htm).

Si scopre ogni giorno che gli animali , pur mancando dell'espressione verbale elaborata dell'uomo, possiedono ottime possibilità comunicative, molte delle quali sono legate a sensi largamente atrofizzati nella specie umana (l'olfatto) o difettuali (la vista notturna).

Dicono gli psicanalisti che l'uomo proietta sugli animali la sua parte inconscia : di certo è che l'animale è largamente consapevole e percettivo dell'inconscio dell'uomo . Questa è la ragione per cui gli animali tendono ad assomigliare ai padroni ed a replicarne virtù e vizi.

Naturalmente ciò avviene all'interno delle diverse possibilità di decodificazione che ogni specie possiede e dalla consuetudine più o meno lunga che quella specie ha avuto con l'uomo e l'uomo con quella specie.

Poco ancora sappiamo della psiche degli animali, su cui sono stati proiettati simboli ed aspettative dell'uomo da quando egli iniziò ad avere la stazione eretta. Rileggendo Platone si scopre che egli assegnava, anche se in maniera contraddittoria, agli animali l'intelligenza, mentre fu Aristotele che infranse del tutto la barriera evolutiva tra uomo ed animali. Tommaso d'Aquino ristabilì questa barriera, riunendo alla mancanza di verbalizzazione anche l'incapacità di astrarre. René Descartes portò avanti una teoria assai dannosa per la conoscenza degli animali, quella di considerarli degli "automi". Nel 1700 fu Charles George Leroy a scrivere un libro sull'intelligenza degli animali (1771) e la nascita della psicologia nell'Ottocento assegnò incontestabilmente ad essi una psiche. Buytendijk, il grande psicologo olandese, precorse nel suo "Trattato di psicologia animale" (1952), l'opera degli etologi sopra citati, Tinbergen e Lorenz, ambedue premi Nobel.

Noi vediamo i disturbi psichici delle bestie come disturbi del comportamento: sono ben noti ai veterinari la catatonia del cavallo e la gravidanza isterica delle cagne. E, tuttavia, mentre nel primo caso l'omologia è perfetta, nel secondo si tratta solo di preparativi, come allestire la cuccia per i neonati. E, tuttavia, è ben assodato che gli animali possono soffrire di allucinazioni, reagendo a oggetti non presenti nel campo sensoriale, che esiste una anoressia animale, soprattutto nei cani e che, negli zoo, gli animali rinchiusi in gabbie troppo piccole impazziscono con comportamenti abnormi, come il dondolio, lo sbattere della testa contro il muro, l'assenza di desideri sessuali, le automutilazioni. Sarebbe giusto, a mio avviso, che gli zoo (ed i circhi) venissero vietati, quali relitti di un epoca incolta e brutale, la stessa che confezionò i manicomi.

I comportamenti stereotipati sono molto noti negli uccelli in gabbia, che, quando le dimensioni lo permettono, volano da una parete all'altra della voliera.

Il cane ed il cavallo sono animali eccezionalmente sensibili e perciò assai nevrotici : chi ha esperienze dell'uno o dell'altro sa come essi reagiscano in maniera particolarmente differenziata al rapporto con l'uomo. Andare a cavallo, come mi spiegava Cesare Navarotto, era la gestione di un rapporto psicologico (e citava quello, famoso, avuto da lui con Ibilo, alla scuola di Pinerolo). Mi pare vi sia ora un film con Robert Redford sul "Sussurratore di cavalli" : è evidente che si tratta di uno psicoterapeuta!!. Ed effettivamente se non si tiene presente il campo visivo e le sensazioni del cavallo si rischia, montandolo, di essere sgroppati davanti a ciò che a noi sembra un oggetto od un essere privo di significati paurosi. L'eccezionale sensibilità dei cavalli fu individuata meglio attraverso la seria analisi dei "cavalli sapienti" che rispondevano a tono percependo in realtà ogni piccolissimo movimento (anche la frequenza del respiro) del proprio allenatore. La storia di "der kluge Hans" (Anselmo l'intelligente) ne fu un esempio all'inizio del secolo. I cani hanno delle vere e proprie reazioni di isteria, dacché sviluppano una forte dipendenza nei confronti dell'uomo. Le malattie psicosomatiche negli animali domestici sono il pane quotidiano dei veterinari, e, di esse, le più frequenti sono l'asma e le malattie della pelle. Le alopecie dei cavalli sono famose tra gli allevatori, mentre, tutto sommato, a parità di costituzione nevrotica il cane ne sembra maggiormente protetto. Il gatto, poi, soffre assai raramente di alopecia (mentre è assolutamente prone al vomito) ingiustamente, gli si è creata la fama di essere un paranoide, come si esprimeva nel 1956 Paul Leyhausen (addirittura del Max Planck Institut), dato che vive da solo e cerca la compagnia dei suoi simili solo nel periodo dell'accoppiamento. Vecchia teoria che ha ripreso anche il buon Danilo Mainardi che vive sul rio della Madonnetta, a San Polo, a tre pisciate di cane da me, ma che mi lascia del tutto perplesso. In realtà il gatto ha delle intense storie amorose, che mal si conciliano con una struttura paranoidea, storie durante le quali cerca intensamente anche l'uomo ed instaura con la prole degli intensi rapporti di tipo schizofrenogenetico, le gatte, infatti, sono "superprotettrici". E, tra l'altro, quanto a crisi isteriche, non ha certo nulla da invidiare al cane.

Le scimmie, oltre che ottime masturbatrici (ma non è una malattia psichiatrica, anche se lo era al tempo in cui ricevetti un'educazione sessuofobica), fanno spesso quello che si è visto fare a molti schizofrenici : utilizzano le feci per coprire muri e pareti.

Secondo alcuni gli animali possono essere ipnotizzati : ne parlò niente popò di meno che Athanasius Kircher in uno scritto del 1646 "Experimentum mirabile de imaginatione gallinae". Nell'Ottocento si davano spettacoli pubblici durante i quali si ipnotizzavano, o meglio, venivano ridotti ad uno stato catatonico dalla paura. Vetta dell' antroporfismo, questa ipotesi fu combattuta da Domin Svorad, un ricercatore cecoslovacco della scuola di Pavlov, che spiegò "lo stato ipnotico" come un caso di inibizione parossistica. Queste reazioni animali di inibizione furono un cavallo di battaglia di scienziati russi, ora passati largamente in dimenticatoio.

Ciò che induce in errore sui comportamenti animali, infatti - come nel caso del malato psichiatrico- è la massiva proiezione di chi osserva, qui il cosiddetto "antropomorfismo", una sorta di innata codificazione che ha l'uomo paragonando il suo comportamento con quello degli altri. Sull'antropomorfismo è stata costruita la psicoterapia mediante gli animali, la "Pet Faciiltated Psychotherapy" (PFP). Per contro molti sono stati i tentativi di zoomorfismo, ovvero di vedere nell'uomo dei tratti animali: il precursore fu Giambattista Della Porta (1535-1615) che nella sua fisiognomica del 1600 avvicinò diversi tipi di caratteri alle sembianze di animali. Il libro è ancora consultato per la bellezza delle sue incisioni. E quante volte non vediamo qualcuno che ci richiama un serpente, un bue, una civetta, un leone ?

barbonico di casa RizzoliIo penso che, vista l'inflazione di psichiatri e considerato che tutti si reputano "totipotenti" passando con disinvoltura dalla gestione del gruppo a quella dell'interpretazione psicanalitica ed alla somministrazione farmacologica, una specializzazione promettente possa essere quella dello psichiatra/psicoterapeuta degli animali. Anche perché, e noi lo dimentichiamo, gli animali ci "sentono" attraverso l'odore e mentre si può mentire sull'espressione (sulle parole non se ne discute neppure), poco si può fare per modificare le nostre reazioni vegetative e, di conseguenza, la composizione dei nostri odori.
E, di converso, sarebbe interessante far stazionare nel nostro ambulatorio un animale che ci "percepisse" i pazienti e ci aiutasse a por diagnosi.
gatto di casa Rizzoli Penso alle fughe che fa il mio gatto Phil innanzi a persone che stimavo e rispettavo e si sono, poi, rivelati, ostili e ladri ed a come Bi, il mio barbone, rifiutava il cibo in ristoranti eleganti che poi lasciavano a me un pugno sullo stomaco. Vi era uno psichiatra tedesco, Julius Paulus Möbius, ne ho già parlato qui, che si accompagnava sempre al suo barbone, in analogia a quanto faceva, molti anni prima, il prototipo del Faust, Heinrich Cornelius di Nettesheim, detto latinamente Agrippa. Ignoro il rapporto di Freud ed Jung con gli animali, ma ricordo che il primo scrisse che "cane" era un'ingiuria perché questo animale non si vergogna delle sue funzioni sessuali e non ha schifo degli escrementi ("Il disagio della civiltà", cap.4). Jung , al contrario, dedicò molte pagine al significato antico del cane, psicopompo, del gatto come simbolo di saggezza, del cavallo, simbolo preferito dell'inconscio ("Psicologia ed alchimia").

Penso che ognuno di noi dovrebbe tenere, nel suo ambulatorio, almeno un animale, naturalmente adeguatamente, a sua volta, "analizzato".

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