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titolo elzeviro

Violence shapes and obsesses our society, and if we do not stop being violent we have no future
(Edward Bond, 1934, in “Lear”)


Ho letto che SERGIO CUSANI, dal carcere di San Vittore, ha edito una nuova edizione del libro di CESARE BECCARIA. E vi ha scritto una prefazione.
CUSANI ha scoperto che la violenza, di vario grado e di varia misura, esiste anche ai nostri giorni. Mi sembra, a giudicare dalle recensioni, che la sua opera non sia stata particolarmente apprezzata. Forse CUSANI non era proprio la persona adatta a parlarci di violenza, egli che, come fu dichiarato in sentenza, violentò e forzò dei meccanismi sociali con scopi non propriamente umanitari.
Il gelo della sua persona, come ci apparve in televisione, mi sembrava l'emblema della violenza politica. Silenziosa, inesorabile, e fuori legge.
La violenza politica, in varia misura, coinvolge quotidianamente lo psichiatra.
Esiste ancora violenza nel mondo della psichiatria: esistono ancora i manicomi, le case di riposo, l'emarginazione sociale. Esiste la violenza che esercita lo psichiatra sul paziente ed esiste la violenza che esercita il paziente (ed i suoi familiari) sullo psichiatra.
Ma, con rari casi, la violenza odierna dell'Italia psichiatrica non è ancora quella che fu descritta da SOLZENITSYN in "Arcipelago Gulag" né quella descritta da ANATOLE KORYAGIN, lo psichiatra che fu internato per sette anni nei campi di lavoro dell'URSS come "persona ideologicamente instabile". Forse, non ancora..
Quella era una violenza bruta (la si esercita ancora in molte parti del mondo) di un sistema terroristico e totalitario.
La violenza più eclatante e meno accettata dell'Italia psichiatrica è la violenza politica.
La violenza politica impedisce allo psichiatra di poter esercitare il suo mestiere secondo "scienza e coscienza" nel pieno rispetto della dottrina che egli ha scelto. Il condizionamento avviene, soprattutto nel pubblico, attraverso le istituzioni, i concorsi, l'assegnazione dei fondi. In un prossimo futuro, già iniziato, essa si avvarrà dell'orientamento “panpenalistico”, oggetto di un brillante saggio di ANTOINE GARAPON e DENIS SALAS. Il Diritto Amministrativo e la lentezza dei Tribunali (per non dire altro) sono strumenti utili alla repessione ideologica.
Lo psichiatra che cerchi di essere indipendente, che cerchi di distaccare il suo giudizio da quello, spesso banale e triviale, dell'opinione pubblica diventa anch'egli, agli occhi del diffuso potere "politicamente instabile" e, perciò, automaticamente, "non credibile". Egli diviene, allora, oggetto di aperta critica e dissenso, capro espiatorio della contraddizioni sociali. Se gli va bene può darsi alla letteratura e diventa uno dei tanti pensionati che portano a passeggio il cane. Come farò io che non so scrivere ed ho un gatto ? Se gli va male va a fare compagnia a CUSANI.
Un esempio dei condizionamenti del pubblico nei confronti della medicina è la famosa querelle sul caso Di Bella. Liberi i cittadini di curarsi come vogliono, alcuni decreti pretorili (che non ho letto), sanciscono che la cura la deve pagare lo Stato. Il miglior risultato, almeno il più appariscente, è stato che le azioni della ditta che produce la somatostatina sono salite di quotazioni più di dodici volte. Mi sa che qualcuno deve averlo capito, se quelle azioni, da più di due mesi, sono introvabili sul mercato. Che, poi, qualche paziente sia guarito con la cura Di Bella, è anche possibile. Se così fosse, meglio per lui e per noi, io glielo auguro.
L'adeguamento è divenuto imperativo ed il conflitto scientifico, esistito fin dalla notte dei tempi, assume rilievo di conflitto ideologico o politico. La valutazione dell'effetto delle terapie viene fatta con a posteriori, ma a priori. L'Elettroshock ne è un esempio lampante : anziché ritenerlo una delle misure possibili nel trattamento delle depressioni croniche, psicotiche e resistenti, si è preferito demonizzarlo aprioristicamente e dichiarare, come fece una sorta di capitano Nemo di un Nautilus psichiatrico dichiarando che egli non avrebbe mai preso in condizione questa terapia
Sottrarsi ai condizionamenti, in un periodo di informazione diffusa, ma dai contorni incerti e spesso fondati su approssimazioni scientifiche, è assai difficile.
Passi per l'uomo della strada, detto altresì, utente.
Ma lo è anche per gli psichiatri. Lo schizofrenico disorganizzato da me visitato l'altro ieri e detenuto per reati contro la proprietà età usciva da un agguerrito servizio di psichiatria ove era stato diagnosticato come "Marginalità sociale in debole mentale".
Sulla marginalità sociale, nulla da dire, considerando tutte le teorie schizofrenogenetiche sulla deriva dei malati mentali, sulla debolezza mentale, non testata, costituita da paralogismi, stereotipie, confabulazioni, risposte a coté, avrei qualche ragionevole dubbio.
Che è successo : il povero paziente (ora detenuto, ma con destinazione probabile il Manicomio Giudiziario) era stato ricoverato in una regione forte orientamento "sociale", ove far diagnosi di psicosi equivale a farsi considerare un pericoloso sovversivo. Al punto tale che i Giudici di questa Regione, quando non sanno proprio dove battere la testa perché si sentono minacciati da fior di paranoici vanno a cercare i Periti d' Ufficio in qualche altra parte d'Italia, forse meno avanzata economicamente e socialmente, ma un pò meno influenzabile dal punto di vista del giudizio clinico.Il primario di quel servizio, imbottita di psicanalisi, mi rise fatuamente in faccia quando le comunicai la mia stupefazione. Psicanalisi nel privato, cinismo nel pubblico.
La psicanalisi è considerata una cosa da ebrei (la parola “ebreo”, una volta, si diceva sottovoce). Letto il suo libro “Venezia in fumo”, amabile presa in giro delle nefandezze veneziane, un notabile barbuto si irritò con ANTONIO ALBERTO SEMI e chiese di lui ad un interlocutore giudeo “E' ebreo?”. Io stesso, quando entrai nella gloriosa Clinica delle Malattie Nervose e Mentali di Padova avevo letto FREUD per puro spirito di contraddizione (come vedete mi è rimasto). Quando anticipando VITTORINO ANDREOLI, ma con molto meno lustro di lui, me ne andai negli Stati Uniti a studiare i neurotrasmettitori (figuratevi, al ritorno, quando dissi che avevo studiato l'acido glutammico i padovani, anime belle, si scompisciarono dal riso), fui considerato una abbietto reietto da quella gloriosa Alma Mater che pure scambiava la psichiatria con la neurologia ed in cui si praticavano lobectomie temporali (il primo caso umano della sindrome di Klüver-Bucy fu creato lì, alla faccia dell'etica). E, del resto, la psichiatria biologica, checché ne dica GERARDO FAVARETTO ( di cui, ho molta stima) è volata, a Padova, con la leggerezza e la spinta di un'anatra di piombo.
I condizionamenti, per lo psichiatra, contano sempre. Figuriamoci in che modo e con quale coraggio debba aver combattuto JOHANN WEYER (1515-1588) quando difese delle donne accusate di stregoneria, condannando l'empia superstizione della Chiesa di Roma ed il cumulo di baggianate scritte da due domenicani pazzi, quali JAKOB SPRENGER ed HEINRICH KRAMER nel "Malleus Maleficarum". Il clima era quello dei "Diavoli di Loudun" di HUXLEY.
E, tanto per andare lontani, quale fu lo spirito che animò indomito ROBERT GAUPP (1870-1953) a salvare dalla forca il folle omicida di Degerloch, ERNST WAGNER, dichiarando che egli era un perfetto esempio di paranoia pura e non un delinquente ? Aveva tutta la Germania contro. Ce la fece a stento.
Oggi : non più. Ocien opasnoie, molto pericoloso. Lo psichiatra deve essere ben inserito nei ranghi, militante in qualche gruppo, ben coperto, ferreo nelle sue convinzioni, pronto a ripetere i dogmi, obbediente, e, soprattutto, schierato. Deve essere, come dice VITTORINO, un “cantore dei potentati economici”. Deve essere insomma un dottor NULLIA. Questo prototipo di negazione della corticalità sta facendo fortuna. La Repubblica panpenalista lo copre bene.
Vi è in atto, in maniera progressiva e crescente, un cupo irrigidimento culturale che porta all'azzeramento delle libertà, soprattutto di quella di pensare e di non essere d'accordo. Ma è difficile essere d'accordo con certi personaggi, più pazzi e fuori di senno dei due domenicani sopra citati e che pure occupano posti rilevanti. Fin che li occupano.
La pena per un isolarsi intellettuale, per un giudizio non corrivo, per uno scetticismo circa l'una o l'altra validità, la pena, soprattutto, per la cultura (se sfortunatamente ne se ne possiede una) è stata prefigurata nel vecchio libro di quel reazionario di ELEMIRE ZOLLA : "L'eclissi dell'intellettuale" (Bompiani, 1965). Naturalmente, se l'isolato è fortunato.
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