logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina


spazio bianco

titolo elzeviro

Le corps est un des noms de l'.âme, et non pas le plus indécent
(Marcel Arland)

Mi trovavo, molti anni fa, nel Giugno 1966, in un ristorante giavanese, "The Wayang" ad Earl's Court. Come voi sapete i wayang sono le rappresentazioni con le ombre che si fanno a Giava.
Ordinai un ikan-assen-garem (pesce agro-salato) e attaccai bottone con una coppia di giovani britannici, nonostante il mio inglese (allora giudicato buono, dai benevoli ma, secondo me, ora, del tutto sommario). Lui era un giovanotto alto e biondo, sui trentacinque anni, vestito in blazer, atletico, molto cordiale, piuttosto alla mano. Lei era una donna vivace e colta, con cui era piacevole conversare. Ambedue rivelavano un notevole grado di disponibilità ed un'ottima cultura. Mi sentii a mio agio. Scoprii che il mio interlocutore era neurologo, mestiere che io facevo, allora (lo faccio anche ora per diletto, e dispetto dei colleghi psichiatri che affettano di ignorare la neurologia).
Mi disse il suo nome.
Mi suonava familiare e gli chiesi di cosa si interessasse. Mi rispose di tempi di circolazione mano/cervello. Forse, gli dissi, avevo letto qualche suo lavoro perché il suo nome non mi era del tutto nuovo. Mi rispose che il suo nome era noto perché era stato il primo a correre il miglio in meno di quattro minuti, tempo ritenuto fino ad allora impossibile (6 Maggio 1954, tempo 3:59.4) Era, a quei tempi , studente di Medicina ad Oxford. Poi seppi che era stato finalista ai giochi Olimpici di Helsinki nel 1952 nei 1490. ROGER BANNISTER .
Mi invitò nel posto dove lavorava a Queen Square, l'Olimpo della Neurologia mondiale, assieme alla Salpetrière. Andai a trovarlo e fu estremamente cordiale a dispetto della fama che vuole gli anglosassoni un popolo timido e riservato, se non chiuso.
Al Medical Research Council di Carshalton (Surrey), ove lavoravo, i miei Colleghi si stupirono molto dell'invito, in particolare l'allora mio Direttore, il dott. DEREK RICHTER (1907-1995), che viveva la sua posizione direttoriale con flemmatico, ma rigido, sussiego. Il dott. RICHTER, per tutta la vita studiò i metabolismi proteici nel S.N.C. e per tutta la vita sognò, senza mai confidarlo, di essere nominato Sir. Alla fin fine era anche il Senior Editor della prima rivista di neurochimica, il “Journal of Neurochemistry”.
Ora quel simpatico e cordiale campione è diventato SIR ROGER BANNISTER , ha 67 anni ed è una celebrità mondiale. Non lo rividi più, ma conferii per telefono con lui una decina di anni fa a proposito di un caso raro di sindrome di Shy-Drager con una compartecipazione psichiatrica.
Fu un caso che pubblicai (Psychiatric Disturbances In The Shy-Drager Syndrome, Brit. J. Psichiat., vol. 148, 484 (1985).

Ricordo con immenso ed amaro piacere la Londra degli swinging years che sapeva ancora di carbone e non era stata toccata dai restauri thatcheriani, i laboratori dell'MRC che utilizzavano mano d'opera indiana e dell'Est Europeo, in cui si palpava l'orgoglio dell'ingegno britannico e la frustrazione innanzi alla tecnologia americana.
Neurologia e psichiatria, a quegli anni, tentavano ancora di andare a braccetto e, vicino a Carshalton, lavorava il grande studioso dei Disturbi Bipolari, egli stesso, a mio avviso, un pochettino maniacale (non guasta mai in un ricercatore, è così esposto alle frustrazioni!), il dott. ALEC COPPEN, che fu, poi, Presidente del C.I.N.P. (Collegium Internationale Neuro-Psychopharmacologicum).
Mancai, per poco, Sir ROGER GADDUM, lo scopritore della serotonina, che spirò pochi giorni prima di un appuntamento che mi aveva dato, né ebbi la possibilità di conoscere Lord CURZON, che aveva individuato la carenza di ceruloplasmina quale causa principale nel morbo di Wilson. Non starò a sottolinearvi l'importanza della serotonina nei fenomeni psichici, ma vi ricorderò che anche nel morbo di Wilson v'è una notevole sintomatologia psichiatrica.
Anche in Italia, trent'anni fa, non v'era psichiatra che non sapesse almeno una neurologia di base. A Padova, in Clinica, si coltivava la neurologia al primo piano e la psichiatria al secondo : era un bene ? era un male? Ricordo che vi era sempre una certa tensione tra neurologi e psichiatri. Fui confortato quando scoprii che KARL PRIBRAM e MERTON GILL avevano scritto “Freud Neurologo”, in cui esaminavano un manoscritto inviato da FREUD a WILHELM FLIESS.

La psichiatria, dall'amicizia con la neurologia, non ne usciva certo svantaggiata, basti ricordare, solo a Padova, i nomi di BARISON, GOZZETTI e BASAGLIA. Della dualità si interessarono a lungo RAFFAELLO VIZIOLI ed ANTONIO BALESTRIERI. Quando la neurologia non era ancora nata ufficialmente faceva parte della medicina interna.
WILHELM ERB, (1840-1921), che era considerato il massimo neurologo del tempo, era infatti Docente di Medicina Interna ad Heidelberg: nel 1900 si tenne un Convegno addirittura per stabilire se la sua produzione scientifica in neurologia fosse superiore a quella in psichiatria.
E, infatti, a suo tempo PAUL JULIUS MOEBIUS, l'ho citato nel mio elzeviro di Aprile (come sapete era un vecchio matto misogino e cinofilo)], disse “L'elettroterapia è per quattro quinti psicoterapia” e scandalizzò tutti quei barboni impettiti che scrivevano trattati sulle proprietà delle stimolazioni elettriche (pensate, le ho viste fare anch'io!).
I neurologi sapevano, dunque, il confine tra neurologia e psichiatria, ma lo passavano con la facilità dei contrabbandieri di Lillas Pastia (voce recitante, Carmen, atto secondo).
Ora, addirittura, persa di vista la neurologia, inabissatasi assieme ai martelletti ( ricordo che ve n'erano due tipi, di Dejerine e di Klumpke) si affetta e si presume di “demedicalizzare” la psichiatria. Il che, sia ben chiaro, nei suoi aspetti positivi non è certo né un male né una jattura, se per “medicalizzazione” si vuol vedere tutto in termini di organo e funzione lesa. Ma, come tutte le cose, la “demedicalizzazione” porta al pratico misconoscimento pure delle malattie psichiatriche stesse, chiamate “disagio” , dai più disinvolti, e del malato, chiamato “utente” dai politici che si accompagnano ai disinvolti.
Succede, nei casi estremi, per fortuna rarissimi (sic), che si stia dentro negli Ospedali per imbottire il paziente di psicofarmaci e fuori dell'Ospedale, nel “territorio”, a fare vaghi, sovente goliardici, discorsi antropologici più o meno assaporati di psicanalismo o di fenomenologismo. La psichiatria del futuro sembra essere senza mente, così come la psichiatria dell'Ottocento (ed in questo fu lo sforzo della neurologia) sembrava essere senza cervello.
Chi ha tempo potrebbe leggersi qualcosa, in proposito, degli scritti di HAROLD L. KLAWANS il neurologo e farmacologo di Chicago.

Non si può comprendere la mente senza conoscere il cervello, a meno di non ritornare nel dualismo cartesiano [confutato da ANTONIO DAMASIO nel suo famoso libro del 1994 (“Descartes'Error, Emotion, Reason and the Human Brain”, Putnam, New York).]
L'Io, la coscienza e l'intenzionalità affondano le loro radici nel linguaggio ed il linguaggio è ancorato a tutta una serie di moduli non verbali e verbali che costituiscono “l'anima” ovvero la funzione.
MICHAEL GAZZANIGA in “The Social Brain” affidò all'ipotetico modulo verbale una funzione di raccordo e di direzione della, ancor più ipotetica, sottomodulistica cerebrale.
Ritornando all'argomento del titolo, ovvero la diatriba neurologia/psichiatria v'è da dire che, anzitutto, la neurologia che ci insegnavano si fermava, ai tempi miei, un poco sotto il talamo. La psichiatria che insegnano oggi si ferma, invece, al di fuori della scatola cranica in quel mondo categoriale che appartiene più alla scienze umanistiche che alle neuroscienze.
Se si fosse presa la strada di McDONALD CRITCHLEY e di ALEKSANDR LURIA che si davano la pena di integrare i loro Esami Neurologici con tutta una serie di prove per testare funzioni corticali e sottocorticali, come mi raccontava ERMENEGILDO GASTALDI, il neurologo di Milano, forse la neurologia e la psichiatria avrebbero trovato un punto d'incontro, pur conservando ognuna la loro autonomia funzionale e gli spunti di crescita in diverse ed opposte direzioni, dacché l'uomo è l'animale più integrato socialmente.
Ma di questo debbo informarmi presso DANILO MAINARDI , che abita vicino a casa mia e che incontro ogni giorno : forse egli non sarebbe d'accordo.
Resta il fatto che il pensiero è influenzato dalle emozioni, anzi nasce assieme alle emozioni e non abbiano ancora una neurobiologia delle emozioni, nonostante i tentativi di JOSEPH LEDOUX (“The Emotional Brain: The Mysterious Underpinning of Emotional Life”, Simon & Schuster, New York, 1996) .
Le cortecce frontali ventro-mediane e l'amigdala giocano un ruolo formidabile, ma ancora sconosciuto. Perché ignorarlo? Questa non è una riduzione ontologica (in cui le qualità di un livello elevato sono riportate ad un livello più basso), ma una riduzione epistemologica (il cercare di comprendere alcuni aspetti di un fenomeno in termini di affermazioni neurofisiologiche). Dire che l'acqua è H2O è riduzione epistemologica, ma nulla toglie alla natura dell'acqua ed alle sue proprietà.
Ma che dico ? Tutte cose già scritte da VITTORINO ANDREOLI diciotto anni fa, prima ancora che iniziasse la sua carriera di scrittore, e riproposte in chiave epistemologica da LAURO GALZIGNA (“La ragione impura”,1989 e "Barlumi da Mondi Lontani", 1997.).
Mi sembra che si stia virando verso un mondo categoriale e, permettetemi, un po' becero in cui qualsiasi giovinotto, di quelli che a Napoli chiamerebbero “cafunaccio, bestione, pacchianiello, munnezzaro, lefrecuso, jeattacantere, bazzariota” e a Roma semplicemente “stronzo” (dal longobardo “strunz”), riposte in un angolo tutte queste elucubrazioni che, tra l'altro, hanno visto intervenire anche WILLIAM JAMES (fu proprio lui a coniare il termine ” mind-body-loop”) discetti sulla malattia mentale sparandole più grosse di quel famoso Barone raccontato da RUDOLF ERICH RASPE e GOTTFRIED BÜRGER.
Per lo meno questa è la mia esperienza in loco.
In rete ho, invece, incontrato molti personaggi arguti e colti cui ripropongo il quesito : qual'e' il ruolo in psichiatria del “body-loop” e dell'”as-if-body-loop”?.

spazio bianco
spazio bianco
Priory lodge LTD