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II SEMINARIO - 28-02-2007

PLENARIA CONCLUSIVA

 

Report secondo gruppo, a cura del dottor Giuseppe Licari

Il gruppo, condotto dal dottor Vittorio Valenti, è costituito da 17 partecipanti rappresentati da neuro-psichiatri, pediatri, psicologi e da alcune associazioni a tutela dell’utente.

E’ un po’ difficile riportare quello che è l’esperienza di due ore e più del gruppo per cui molto probabilmente ometterò qualcosa di quello che si è detto, ma avendo registrato il materiale prodotto questo potrà essere consultato qualora se ne presentasse la necessità.

Rispetto alle relazioni stimolo della mattinata possiamo dire che sono state discusse e affrontate in gruppo ampiamente e da più direzioni.

In questo mio report vi presenterò dapprima alcune descrizioni sintetiche di quello che si è detto nel gruppo e, verso la fine vi dirò alcune mie impressioni dalla posizione di osservatore.

All’inizio il gruppo ha affrontato in termini generali la posizione strategica della N.P.I. nella salute degli infanti e degli adolescenti e i diritti dei soggetti più deboli facendo attenzione alle condizioni generali dove si collocano i minori e gli adolescenti.

Si è molto discusso sulla estrema necessità di fare attenzione alla tendenza a psichiatrizzare sempre e comunque i percorsi di promozione della salute e, maggiormente, con questo tipo di utenza. Emerge una posizione alquanto critica sui ricoveri e sulla medicalizzazione.

In questa fascia di età è spesso trascurata la prevenzione anche se non si può generalizzare questo aspetto in tutto il territorio nazionale. In questo senso si è parlato della necessità di potenziare i presidi territoriali.

Dalla voce di una rappresentante delle famiglie viene espresso l’accordo alla diagnosi e alla cura, ma allo stesso tempo viene sottolineato che le famiglie chiedono che si faccia più attenzione ai contesti relazionali in generale, alla realtà socio-economica delle famiglie, alla loro cultura e al contesto sociale più ampio, oltre a puntare il dito sulla persona. È stato proposto in questo senso di modificare la normativa vigente e introdurre il diritto di curarsi in anonimato.

È stato proposto di promuovere un intreccio positivo dei servizi articolato in Accompagnamento — Sostegno — Controllo e di approfondimento delle relazioni fra i vari setting di presa in carico e di cura, ma anche formativi e culturali come la scuola.

I luoghi di cura per gli adolescenti non devono essere troppo deterministici, ma un po’ aperti alle novità e ai tempi che cambiano. Devono essere dei terreni d’integrazione e non, come capita spesso, solo d’interazione fra specialisti. Proporre un nucleo di programmazione che tenga conto della complessità della relazione. Proporre attività formative che coinvolgono anche le famiglie.

Fare attenzione alle aree della disabilità. Fare attenzione ai diversi piani della comunicazione e ai diversi linguaggi non sempre accessibili a tutti gli utenti. Proporre la relazione di rete e costruire reti di cura assieme agli utenti e alle loro famiglie: più che lavorare sul soggetto-bambino lavorare sulla famiglia. In questo senso mappare le iniziative al di fuori dei servizi che si occupano delle stesse problematiche e promuovere tavoli di coordinamento assieme può divenire una buona strategia di d’intervento.

Si è parlato del progetto "Mattone" come esperienza di promozione di un sistema informativo nel e per l’infanzia.

Distinguere il ruolo della neuropsichiatria infantile dalla psichiatria e promuovere progetti integrati per sviluppare una visione globale delle problematiche che investo l’infanzia e l’adolescenza.

Nello sviluppo della comunità si deve fare molta attenzione a non ridurre la vita dell’adolescente problematico ai servizi socio-sanitari.

Alcuni ragionamenti sulla costruzione dell’identità sono stati spesso assorbiti da discorsi sulle normative e sui regolamenti che portavano ad affermare che la salute mentale dei minori appartiene principalmente alla neuropsichiatria infantile. In questa direzione qualche rappresentante degli utenti faceva notare come era importante ribaltare questa prospettiva; all’estremo l’intenzionamento dovrebbe essere quello di arrivare non avere più bisogno di neuropsichiatria infantile.

Si è fatto riferimento in maniera approfondita ai servizi sociali, a cosa sia la scuola e a come la scuola sia il primo punto di riferimento dove sono attenzionate le problematiche e come poi, però, manchi spesso un raccordo tra la scuola e altre strutture più specializzate. In questo senso ha impressionato molto una frase di un rappresentante delle associazioni che affermava l’importanza di catturare l’attenzione del minore, dell’adolescente, di non ridurre la sua vita ai soli servizi sanitari, ma di cercare di individuare nel territorio quelle che possono essere mancanze e/o distrazioni e fare in modo che lì dove ci siano problematiche legate alla malattie mentale non ci siano solo figure specialistiche ad occuparsene.

Si è accennato ai trattamenti sanitari obbligatori (T.S.O.) ed ai rischi legali quando si ha a che fare con i minori; in questa direzione è stato molto importante il discorso basato sulle diversità e sulle specificità di tutte le discipline che si trovano a contatto col minore in questi momenti problematici. Tuttavia sembra che le maggiori difficoltà siano spesso legate alle nuove patologie emergenti che stentano ad avere risposte diversamente orientate rispetto al TSO.

Si è passati poi a rivedere la legge 328 e alla possibilità di dare senso alle relazioni e alle interazioni tra le figure professionali e qualcuno sottolineava l’importanza di prendere in carico il contesto del minore più che focalizzarsi solo sulla persona.

Un altro tema affrontato è stato quello dell’organizzazione dei servizi che, nelle parole di alcuni partecipanti, si dovrebbe avvicinare di più alla necessità degli utenti mentre spesso sono più orientati alla tutela dell’operatore.

Come si può notare da questa serie di frasi sintetiche il gruppo è stato molto ricco e abbastanza orientato a fare attenzione sulla facilità a sviluppare discorsi sulla salute mentale spesso solo a partire dalla malattia mentale.

Concludo con una riflessione che riguarda l’assetto del gruppo, alla fine il gruppo mi è sembrato che si attestasse troppo su richieste di tipo economico al Ministero, lasciando forse troppo sullo sfondo il fatto che in questa fase il Ministero della Salute sta attivando dei processi di ascolto con la finalità di evidenziare e mettere in rete le diverse esperienze pratiche che danno risultati positivi fra operatori, associazioni e utenti che si occupano di salute mentale sull’intero territorio nazionale.

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