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Nota della traduttrice

di Abertina Seta

I due lavori di A.Grunbaum che vengono qui presentati, sono stati tradotti cercando quanto più possibile di rispettare gli originali in inglese. Dalla loro lettura, infatti, traspariva - e credo che questo sia ancora evidente nella versione italiana - una grande attenzione dell'autore alla precisione filologica delle proprie citazioni, oltre a un'accuratezza estrema nelle scelte terminologiche, il che suggeriva, e quasi imponeva, il rispetto letterale del testo.

Mi sono comunque dovuta prendere non poche libertà perchè la versione italiana risultasse leggibile, e le numerose metafore, spesso improntate a un gusto classicheggiante, divenissero in qualche modo fruibili.

In alcuni punti, ho evidenziato le mie variazioni aggiungendo, tra parentesi, la dizione "ndt", in altri punti ho lasciato stare per non appesantire la scorrevolezza - già difficile da ottenere - del testo.

Inoltre, la trattazione di Grunbaum poggia su alcune differenziazioni linguistiche, come quella tra reason e cause, che non corrispondono all'uso della lingua italiana: in questi casi, soprattutto nel primo dei due articoli, ho indicato tra parentesi il termine originale.

I corsivi appartengono tutti all'autore, che invece non usa il corsivo per locuzioni ricavate da altre lingue, per esempio il francese, che sono state comunque il più delle volte tradotte in italiano.

Infine ho unificato l'uso di parentesi quadre e tonde, utilizzando solo queste ultime, che, quando sono incluse in un testo citato dall'autore, rappresentano, se non indicato altrimenti, aggiunte al testo originale proposte dall'autore stesso.

Due parole sul linguaggio di A.Grunbaum, che può essere di per sé indicativo della sua impostazione di pensiero.

Il primo dei due articoli è risultato molto impegnativo da tradurre, ma entrambi, bisogna dire, presentano un linguaggio assai complesso, insolito per la lingua inglese: per i lunghi periodi e per il frequente ricorso a parole di origine latina. L'uso di termini arcaici è rilevante anche nella traduzione italiana, tanto da indurre a molte sostituzioni.

Si tratta, tra le altre cose, di un linguaggio filosofico, quindi piuttosto ostico per il lettore non cultore della materia, ma soprattutto estremamente puntiglioso nelle argomentazioni, che vengono condotte dettagliatamente e con il ricorso a continue reiterazioni.

In sintesi, nel tradurre, ho dovuto cercare un difficile equilibrio tra un rispetto del testo che consentisse, tra l'altro, un'appropriata valutazione degli scritti e le modifiche che permettessero una lettura agevole.

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