nanni2.htm@@/a'@@TEXTJyWsDH[D[©1996 POL.it: I due volti dell'alcoolista/2

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Vol.2 Issue 5 Maggio 1996

La tesi che qui ( nota 1 ) voglio sostenere (e che mi é stata suggerita da un caso clinico che ho seguito per alcuni anni e dalla rilettura di "Delitto e Castigo" di Dostoewsky) é che l'alcolista oscilla tra due posizioni: la de-differenziazione e somatizzazione alexitimiche degli affetti (soprattutto dell'aggressivita') oppure l'espressione agita di essi. Solo quest'ultima puo', in alcuni casi, essere utilizzata a scopo terapeutico attraverso un lungo e paziente working-through che porti all'espressione verbale di un "matricidio" simbolico vissuto nel rapporto transferale.

Dostoewsky deve aver intuito l'esistenza di un'affinita' significativa tra la psicologia del bevitore e quella del delinquente. Infatti in "Delitto e Castigo" egli fuse due romanzi che erano stati originariamente progettati come distinti: "Gli Ubriachi" e "Confessione", i cui temi principali sono il dramma dell'alcolista nel primo e, nel secondo, quello del criminale (2). Inoltre, sin dall'inizio del romanzo, fra l'alcolista Marmedalov ed il futuro assassino Raskolnikov si crea un immediato e spontaneo rapporto di reciproca comprensione, come se ciascuno riconoscesse istintivamente qualcsa di se stesso nell'altro. Infine il lungo discorso sulla propria vita che Marmeladov pronuncia nell'osteria (dove egli e Raskolnikov si sono incontrati) sembra anticipare alcuni aspetti della vita di Raskolnikov che emergeranno nelle sue successive vicende.

Rivediamo, ora, un'analisi di R. Rossi e M. Guli' sulle dinamiche inconscie del comportamento di Raskolnikov nel caso del romanzo (6). Gli Autori, considerando le sue ben note vicende (l'assassinio della vecchia strozzina, la sua inconsapevole ricerca di una punizione, la crisi dalla quale emergera' comletamente rinnovato, ecc....) pongono al centro di esso il rapporto del personaggio con la madre. La donna, "innamorata" del figlio, tende a suscitare in lui un esaltante ed "onnipotente" sentimento di totale possesso della famiglia e di lei stessa. Per esempio, nella lettera che gli invia, ella gli scrive: "....tu sei tutto per noi.....solo se tu sei felice, lo saremo anche noi...". Tuttavia, dicendogli, nel contempo, che proprio per la sua stessa importanza sia lei che la sorella sono pronte a sacrificarsi per il suo bene (per procurargli di che vivere), ella sottolinea paradossalmente la "colpevole" inadeguatezza e l'impotenza di suo figlio. Ponendo sulle spalle di Raskolnikov il peso di responsabilità e colpe insopportabili per lui, ella dimostra una totale incapacita' di comprendere la debolezza e, in ultima analisi, la reale natura di suo figlio. La madre di Raskolnikov e' un'"anima Schilleriana" indifesa di fronte alla malvagita' umana e, riguardo al figlio, incapace di percepire e tollerare non solo gli impulsi distruttivi del giovane, ma anche l'intenso bisogno di lei legato a quegli impulsi. Di fronte ai sentimenti fortemente ambivalenti che la madre suscita in lui, Raskolnikov reagisce scindendo dall'immagine idealizzata di lei (che egli preserva dai suoi stessi attacchi) un'altra immagine su cui proietta gli spettri persecutori della genitrice: quella della vecchia strozzina che uccidera'. La madre e', per Raskolnikov, anche, simbolicamente, un'"avida usuraia" perche', a causa dell'intensa dipendenza da lei, perdere anche solo temporaneamente l'amore della donna e' per lui come essere derubato di un prezioso "tesoro" cui non puo' rinunciare. In un rozzo tentativo di recuperare la propria liberta', egli cerchera' di annullare il trauma della separazione commettendo un simbolico "matricidio oresteo" e seppellendo il "tesoro" materno a lui promesso e poi sottratto (rappresentato dagli oggetti da lui rubati alla strozzina) sotto un pesante masso, per poterlo dimenticare per sempre (6).

Considerando, ora, la psicologia del profondo di Marmeladov, la natura dell'affinita' tra lui e Raskolnikov risulta piu' chiara. Anche al centro della vita soggettiva di Marmeladov c'e' una donna (un evidente sostituto materno): la moglie Katerina. Costei, come la madre di Raskolnikov al figlio, tende ad "aggrapparsi" al marito (sebbene in modo piu' labile) per il bisogno narcisistico di un oggetto idealizzato. Anch'ella, quindi, non e' in grado di comprendere e neppure di percepire la debolezza del marito e i conseguenti sentimenti di impotenza e di rabbia cui egli é soggetto. A causa del carattere arcaico, profondo ed esclusivo del rapporto tra Raskonikov e la madre e di quello tra Marmeladov e il sostituto materno, questi due personaggi sono inclini a vivere come incontenibili (e quindi come traumatici, 7) i loro sentimenti di impotenza (soprattutto quelli suscitati dalle loro donne) perche' questi affetti non incontrano l'empatia o il "contenimento" dei loro oggetti-se' materni. Consideriamo, ad esempio, Raskolnikov quando ha appena appreso il contenuto della lettera che lo pone traumaticamente di fronte alla mancanza di empatia della madre: "....Adesso poi la lettera della madre l'aveva colpito tutt'a un tratto come un fulmine. Era chiaro che ora bisognava non angosciarsi, non soffrire passivamente, limitandosi a ragionamenti sull'insolubilita' dei problemi ma, senza falla far qualcosa, e subito, e prontamente. A qualunque costo bisognava risolversi a qualche cosa oppure a ... Oppure rinuncire alla vita del tutto! - grido' all'imporvviso con frenesia - accettare docilmente il destino com'e' una volta per sempre, e soffocare in se' tutto, rinunciand ad ogni diritto di agire, vivere e amare! 'Capite, capite voi egregio signore quel che significa non saper piu' dove andare?' gli torno' ad un tratto in mente la domanda fatta il giorno prima da Marmeladov, 'giacche' bisogna pur che ogni uomo possa andare da qualche parte....." (2).
Qui Raskolnikov sta chiaramente vivendo uno stato traumatico; il sio Io rischia di essere sopraffatto e non puo', percio', tollerare di accettarlo passivamente. Questo vissuto si collega immediatamente ed in modo spontaneo alle parole di Marmeladov che dipingono un'immagine evidente e vivace di espulsione. ( nota 2 )

Raskolnikov tentera' di annullare retroattivamente questo sentimento traumatico di espulsione quando, dopo aver ucciso la strozzina (cioe', simbolicamente la madre arcaica divenuta separata da lui ed estraniata) egli si rifugiera' e indugiera' per frugare in uno scrigno, sotto il letto della vecchia (cioe', sempre in termini simbolici, ritornando nel ventre materno) (6).
Marmeladov, il giorno prima, aveva colegato la stessa immagine del "non saper piu' dove andare" al suo vizio di bere.

Dopo aver paragonato cio' che egli cerca nell'alcool alla riciesta di un prestito in denaro che egli sa fina dall'inizio gli verra' negato, quando l'interlocutore, stupito, gli chiede perche' allora continua a bere, Marmeladov risponde: "....E se non c'e' da chi andare, se non si sa piu' dove andare! Vedete, occorre pure che ogni uomo possa almeno rivolgersi da qualche parte....."(2).
Anche nel suo caso, il vissuto di espulsione e' traumaticamente evocato dalle manifestazioni di mancanza di empatia della sua donna. L'incapacita' di Katerina di comprendere la reale natura, essenzialmente debole, del marito ci fa capire come questi viva come rifiuto ed espulsione anche, paradossalmente, il momento in cui la molgie lo premia in tutti i modi per il suo ultimo tentativo di riscattarsi: il sentirsi considerato e amato per quello che fondalmentalmente non e' (un buon marito e un buon padre) equivale, per Mrmeladov, a non sentirsi amato affatto e per questo si ribella. Anch'egli, come Raskalnikov, si appropria simbolicamente con un furto del "tesoro" materno (la comprensione, l'amore che ritiene gli siano stati negati) quando ruba il denaro alla moglie per poter bere.
Inoltre, nel danno che egli, bevendo, infligge alla moglie, c'e' un evidente aspetto delinquenziale di tipo simbolicamente matricida. Egli (come molti tossicodipendenti) agisce in questo modo per un'irrefrenabile "rabbia narcistica" (1,3).

Considerando, oltre che le affinita', anche le differenza tra Marmeladov e Raskolnikov, possiamo forse comprendere la diversita' delle loro manifestazioni cliniche e dei loro destini. Colpisce, innanzi tutto, il fatto che tutto cio' che nello studente e' chiaramente scisso e distinto appare, invece, in Marmeladov confuso ed espresso prevalentemente dall'assunzione di alcool: i rapporti con gli oggetti idealizzati e quelli persecutori (bevendo, attacca le stesse persone che egli ama); la rappresentazione di se' e quella dell'oggetto (egli danneggia nello stesso tempo se' e gli altri); infine (e questo mi pare decisivo per il suo destino) il delitto e il castigo. Riguardo a questo e' evidente che l'alcool, per Marmeladov, e' nello stesso tempo un mezzo di trasgressione e di espiazione. Parlando della moglie, egli dice: "...Sapete, sapete voi, signor mion che persino le sue calzemi son bevuto?... Il suo scialletto di pelo di capra me lo son bevuto.... Katerina Ivanovna lavora da mattina a notte, stropiccia e lava i panni e lava i bambini....e pure ha il petto debole e predisposto alla tisi, e io questo lo capisco. Bevo appunto perche' in questo bere cerco compassione e sentimento..... Bevo perche' voglio soffrire doppiamente....." (2).
Egli dice anche: "....Pensi tu, vinaio, che questa tua mezza bottiglia mi si sia tramutata in delizia? Tristezza, tristezza cercavo io in fondo ad essa, tristezza e lacrime e l'ho assaggiata e le ho trovate.....". Bevendo egli commette un delitto e con lo stesso mezzo, degradandosi sempre di piu', egli ifligge a se stesso un castigo. Penso vi siano soprattutto due differenze fondamentali fra Marmeladov e Raskolnikov: l'incapacita' del primo di isolare o scindere alcuni aspetti realmente buoni nell'oggetto esterno e la sua assoluta incapacita' a separarsi da esso. La conseguente mancanza di una precisa distinzione fra il soggetto (il suo Io e il suo Es), da un lato, e, dall'altro, l'oggetto introiettato con funzioni superegoiche e il carattere arcaico di quest'ultimo (la condanna all'impossibilita' di riscattarsi) danno luogo ad una confusione fra delitto e castigo. Per questa ragione, Raskolnikov (benche' usando meccanismi primitivi come la scissione, l'identificazione proiettiva, l'espressione agita degli affetti, ecc....) riesce a compiere un matricidio simbolico ed, attraverso di esso, dopo aver seppellito il "tesoro" materno, riesce a liberarsi dalla dipendenza da sua madre, pur salvando un'immagine scissa di lei che ne rappresenta gli aspetti piu' buoni. Dopo aver compiuto questa separazione, sorvegliato e protetto dai muri della prigione, egli riuscira' anche ad elaborare il lutto e la colpa e ad avvertire desideri e sentimenti riparativi verso Sonja, il suo sotituto materno.
Al contrario Marmeladov, pur compiendo un tentativo del tutto simile di emanciparsi, fallisce perche', nello stesso momento in cui cerca di separare e differenziare se stesso dall'oggetto d'amore, egli si sente costretto a ripiegare su un oggetto-se' inanimato o oggetto transizionale anomalo (l'alcool) e ad incorporarlo. Questo accade per la mancanza, nella sua percezione dell'oggetto esterno, di aspetti buoni che potrebbe scindere e proiettare in un oggetto buono e su cui potrebbe continuare ad appoggiarsi mentre si sta separando dall'oggetto persecutorio risultante dalla scissione.
Percio' l'alcool e', per Marmeladov, sia la condizione per lui necessaria per emanciparsi dall'oggetto esterno, sia la causa del fallimento dei suoi sforzi.
Egli incorpora il "tesoro" materno che ha rubato ("bevendoselo"), invece di seppellirlo; cosi' la separazione non avverra' mai e il suo se', anziche' trovare i mezzi per esprimersi e differenziarsi, sara' nuovamente soffocato dalla de-differenziazione e dalla somatizzazione alexitimica degli affetti (5).

Alla luce di quanto ho detto, penso che la capacita' di tollerare l'aggressivita' del paziente e di prendere adeguata distanza da essa sia fondamentale nella cura degli alcolisti simili a Marmeladov. Infatti, solo per mezzo di questa capacita' il terapeuta puo' (a differenza della madre di Raskolnikov e della moglie di Marmeladov) offrire al paziente la possibilita' di arrivare a compiere nel rapporto transferale un matricidio simbolico (anziche' agirlo nella vita abituale o rimuoverne il desiderio) liberandosi dalla dipendenza dall'oggetto arcaico. Questo puo' essere raggiunto solo quando il paziente e' certo che il terapeuta e' sufficientemente forte da tollerare i suoi attacchi. Dopo che il paziente ha rafforzato la sua fiducia in un oggetto esterno affidabile, abbastanza buono e abbastanza forte, puo' essere possibile per lui fare a meno dell'alcool quale oggetto-se' inanimato alternativo a quello esterno e vivo (4).

Debbo alla cortesia del Prof. Romolo Rossi la seguente nota da lui aggiunta a margine di questo scritto: "Casi diversi, di diversa natura ed espressione stilistica e di differenti condotte hanno la caratteristica comune dele dipendenza narcisistica o "sindrome" del bisogno anomalo.
Le vie sono tre:
- nostalgia perversa narcisistica dell'oggetto primariamente amato, con sostituzione (principio transizionale)
- progetto fallico-narcisistico dell'onnipotenza idealizzante
- meccanismo alexitimico (abolizione del funzionamento preconscio - salto del linguaggio). Questa "sindrome" contiene ampie aree della patologia psichiatrica.


Note

1) Relazione presentata in lingua inglese (di cui qui viene riportata la traduzione italiana) al 2^"Regional Symposium" annuale della World Psychiatric Association svoltosi a Colonia dal 30!9 al 3/10/1993

2) Questo stesso vissuto di separazione intollerabile, di espulsione avvertita come "catastrofe" e i vari modi con cui ciascuno cerca di prevenirlo o annularlo accomunano tutti i personaggi di "Delitto e Castigo" e rappresentano, a mio avviso, il tema principale del romanzo. Oltre che Marmeladov e Raskolnikov, consideriamo, ad esempio, Katerina Ivanovna: la sua continua e angosciosa di un genitore ideale cui affidarsi (insieme alla sua orgogliosa e inautentica proclamazione di autosufficienza quando si sente rifiutata) e' un tentativo di evitare quel vissuto di deprivazione di cure materne che (com'e' tipico di questi malati) la portera' alla tisi e alla morte. Oppure Ividrigailov: l'identificazione con l'aggressore ed il capovolgimento dei ruoli (tipico della pedofilia di cui soffre) gli consentono permolti anni un illusorio controllo sull'oggetto arcaico. Il crollo di questa struttura difensiva, quando essa gli si rivela con tutto il suo carattere delinquenziale, lo condurra' al suicidio. Oppure, ancora, i pur "normali" Luzin e Lebesiatnikov: il rpimo penosamente sicuro di poter comprare tutto cn il denaro, anche l'amore di una donna; il secondo, un socialista utopista, ottusamente convinto di poter piegare e controllare la natura umana con un sitema politico che "ingabbia" gli esseri umani in falansteri. Le descrizioni dei modi di essere di tutti costoro possono essere intese come altrettanti illustrazioni cliniche delle varie forme di una patologia il cui nucleo centrale e' il trauma dell'espulsione (o "angoscia senza nome" o "catastrofe").



Bibliografia


- 1) Dodes L.M. (1990): "Addiction, helplessness and narcissistic rage", Psychoanal. Quaterly, LIX, p.398

- 2) Dostoewsky F.: "Delitto e Castigo" (con introduzione di C.S.Janovic), Rizzoli Ed, Milano, 1951

- 3) Kohut H. (1972): Thoughts on narcissism and narcissistic rage" (da "The search of the self - selected writings of H. Kohut, vol. II, I.U.P. 1978)

- 4) Kohut H. (1977): "La guarigione del se'", Boringhieri Ed, Torino, 1980

- 5) Krystal H. & Raskin H.A. (1970): Drug dependence: aspects of ego function", Wayne State University Press, Detroit

- 6) Rossi R. & Guli M. (1985): "A country psychiatrist. Depression and its doctor", Analytic psychotherapy and psychopathology, vol.2, 1

- 7) Socarides D.D & Storolow R.D. (1984, 1985): "Affects and self- objects", Annual psychoanal. 12-13, pp. 105-119


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