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LETTERA DA MOSCA

Scrivo queste note da Mosca. Seduto alla finestra della mia camera al ventesimo piano dell'Hotel Intourist, a due passi dal Kremlino.
Da quassù si domina tutto il centro di questa strana, affascinante, bifronte metropoli: di fronte illuminata la struttura neoclassica del Bolscoi, a destra la porta di accesso alla Piazza Rossa sul cui lastricato è immersa la rosa dei punti cardinali messa lì ad indicare che quello "è" il punto di partenza, l'ombelico del mondo: nei giorni di festa le giovani coppie di sposi vengono qui, si piazzano su questo ottone lucidato a farsi fotografare, prima di spostarsi per le foto di rito nei giardini delle Regina Alessandra sotto le rosse mura merlate con i soldatini a guardia del milite ignoto sull'attenti immobili nelle garitte riscaldate prima di diventare cadaveri noti nell'infermo della Cenenia, di fronte le luci dei Fast Food dell'irreversibile occidentalizzazione della città, dove una vasta gioventù dorata si mischia ai turisti in riti alimentari a prezzi da capogiro per un comune mortale abitante della Federazione, mentre sopra sulla Piazza Manezhnaya, plotoni di ragazzi e ragazze meno dorati ma non per questo meno partecipi dei luoghi dell'aggregazione consumano ettolitri di birra acquistati per pochi rubli dalle bancarelle premeditate e riversati poco dopo nei cessi pubblici altrettanto premeditati e strategicamente predisposti alla bisogna. In basso sulla Tevrskaya il traffico è caotico come lo può essere in una capitale recentemente convertita alle meraviglie dell'economia di mercato, vecchie Lada, eterne Volga, arruginite Zigulì si mischiano alle Audi, alle Mercedes, alle BMW, simboli, uniformemente e democraticamente ricoperti della fanghiglia salata delle strade dell'inverno moscovita, delle due anime della metropoli, in cui la più efficiente metropolitana del mondo sembra adatta solo alla moltitudine dei vecchi poveri che la affollano anche per scaldarsi un po' e non pare rispondere alle esigenze di mobilità o di apparenza di un popolo di nuovi ricchi che, dimenticate in fretta le sue radici, vive in un eterno presente nella tragica consapevolezza della fragilità dei suoi futuri possibili.
I rumori arrivano quassù attutiti, sembra di essere a chilometri di distanza e non a pochi attimi di lift da una hall occupata manu militari da un esercito di puttane che concludono le loro serate la mattina alle 6 al bar dell'albergo bevendo vodka con i loro protettori, bellissime ed irreali sui loro tacchi a spillo, nel silenzio di una sala non più interrotto dal suono altrettanto irreale del pianoforte della piccola fiammiferaia della notte precedente.
Basta uscire dal centro, sbucare fuori da una delle tante stazioni del Metro per leggere l'altra faccia della realtà di questo popolo orgoglioso e affabile: le strade sono dissestate e impantanate non come in centro, dove, nottetempo un'esercito di formichine arancioni combatte la sua ordinata battaglia per lo sgombero della neve dai marciapiedi dello shopping dei turisti e della nomenklatura non più di partito ma non meno di regime (politico-economico-mafioso); lunghe file di donne che vendono "un calzino", "un gattino", "un frutto", persone e case di cui si percepisce la povertà sempre dignitosa ma non per questo non palpabile; più ci si allontana dal centro, più la differenza, il "social divide" si fa marcato e Mosca resta pur sempre una realtà privilegiata rispetto alla provincia, rispetto ai nuovi stati nati dalla disgregazione dell'Impero................

Kremer e Cole in concerto

Sono reduce da uno straordinario concerto del violista Gidòn Kremer nalla nuova sala da Concerto del Museo Pushkin.
Quasi tre ore di straordinaria musica di fronte ad un pubblico attento e competente, nessun turista tranne un gruppetto di tedeschi altolocati accopagnati da una distintissima guida: qui a Mosca, per il viaggiatore occasionale, la pur ricchissima offerta culturale sembra obbligatorialmente concentrarsi in una serata d'ordinanza al Bolscioi.
Kremer ha il senso magico del "sospeso" e dell' "interrotto" nel suo modo di interpretare il testo musicale: credo sia per questo che sa tanto ben leggere lui, lettone, la malinconia di un argentino come Piazzolla, credo sia per questo che il suo strumento sa parlare al cuore di chi ascolta più che nei pieni nei pianissimo e nelle note isolate ricercati e valorizzati all'interno della sua altissima arte di interprete.

Kremer  in concerto a Palermo

E' con questi pensieri nella mente e queste sensazioni in cuore che stendo le mie considerazioni di fine anno sulla "vita on line" della rivista.
Che dire? Le cose a POL.it vanno molto bene: nel corso del corrente anno abbiamo "letteralmente" raddoppiato i nostri lettori, abbiamo sviluppato nuove iniziative, molte ne abbiamo in cassetto e, credo, con il contributo fondamentale dei miei collaboratori della Redazione, ampliatasi in questi mesi con l'inserimento di molti nuovi colleghi la maggior parte dei quali molto giovani, abbiamo mantenuto alto il livello qualitativo della nostra proposta culturale in un regime di indipendenza che credo sia una delle chiavi di lettura del nostro lavoro on line di cui vado sinceramente più fiero.
La Rivista si propone ai suoi lettori come una risorsa generalista che "tenta" nei limiti di un'impresa basata sul puro volontariato di tutti i suoi attori, di coprire tutti gli aspetti del sapere psichiatrico affiancando ove possibile i contenuti scientifici ad una attenta offerta di informazione nella logica che vede la rete anche e a volte soprattutto usata in questa funzione dai suoi utilizzatori.
Se mi chiedete se sono soddisfatto non posso che rispondere: SI e NO.
SI, perchè, in coscienza, non credo che avremmo potuto fare di più con le forze che abbiamo a disposizion; NO se penso a tutto quello che in potenza si potrebbe fare con questo strumento straordinario di comunicazione che si chiama INTERNET, quel che è certo è che i lettori debbono sapere che ogni sillaba presente su POL.it è frutto del lavoro delle persone che da anni dedicano una parte rilevante del loro tempo alla costruzione di questa risorsa e che per la sua natura eminentemente volontaristica la nostra presenza in rete può crescere solo ed unicamente se chi ci legge prende in seria considerazione l'ipotesi di divenire un nostro collaboratore in quella logica di "giochi a guadagno condiviso" che sono una delle fonti principali di diversità di INTERNET rispetto agli altri media tradizionali e che solo se conservati e vivificati dalla partecipazione potranno consentire alla rete di conservare quegli spazi di indipendenza e di libertà che sono tanto cari a molti, che non dovrebbero però dimenticare MAI da dove queste possibilità arrivano e come è possibile mantenerle in vita in una società dell'informazione sempre più a rischio di processi monopolistici più o meno manifesti.
Internet sta esplodendo anche in Russia, un po' come in Italia parallelamente allo sviluppo, almeno nell'area della Capitale, l'unica realmente "coperta" dal servizio, della telefonia cellulare: è un fenomeno di elité per ora che si sta caratterizando soprattutto per aspetti commerciali, ma in un paese enorme come questo può rappresentare una grande occasione forse mai vissuta di rapida e si spera libera diffusione dell'informazione come mai è potuto accadere in passato.

MOSCOWTIME

arte della pittura di vermeer

E' in questi giorni "ospite" di Mosca uno dei più straordinari dipinti di Jan Vermeer, "L'arte della pittura".
Il dipinto, patrimonio della pinacoteca del Kunsthistorisches Museum di Vienna dal 1946, è esposto in una sala del Museo Pushkin e da solo merita una visita alla città.
La riproduzione fotografica proposta qui accanto non rende che in parte l'algida magia di questo capolavoro assoluto della pittura fiamminga da cui l'Autore non volle mai separarsi per tutta la sua breve vita.
Misterioso personaggio questo Vermeer, amatissimo non casualmente da Proust, che considerava la celeberrima "Veduta di Delft" (davanti alla quale muore, nella "Prisonnière", lo scrittore Bergotte) il più bel quadro del mondo, di lui si sa poco e poche sono le sue opere, realizzate con una tecnica straordinaria, soffuse di una luce particolarissima ed unica che le rende inconfondibili nel loro "atroce" realismo.
Nato e sempre vissuto a Delft in Olanda ha percoso l'intera sua carriera praticamente in una stanza.
In quest'epoca di INTERNET quante "avventure" di rete sono nate e sono cresciute "in una stanza", passando in breve tempo dall'anomimato al successo spesso planetario?
Esiste, però, un lato subdolo del "digital divide" che non riguarda il famoso divario tra inforicchi ed infopoveri bensì l'essere "dispersi nella rete...........Quante iniziative meritevoli sul NET, lungi dal sempre in agguato rischio dell'autoreferenzialità, in realtà non hanno "referenza" presso il pubblico dei navigatori, semplicemente per il fatto che "nessuno le trova", nessuno le conosce?
Io credo che uno dei maggiori meriti di POL.it sia quello di avere fin dalla sua nascita dato spazio alla presentazione delle realtà italiane e straniere in campo psichiatrico presenti in rete cooperando credo in una qualche misura alla visbilità di tali risorse.
E' un lavoro importante quello fatto, in questi anni, da Raffaello Biagi coadiuvato ora da un gruppetto di giovani collaboratori che è stato spesso segnalato nelle recensioni che abbiamo avuto l'onore di ricevere come una delle iniziative più importanti della rivista.
Nell'augurare ai lettori un felice nuovo anno voglio quindi per l'ennesima volta invitarli ad un rapporto cooperativo con la redazione: segnalateci i vostri siti o siti che avete scoperto ci aiuterete a fare una rivista migliore e farete sì che l'anno prossimo mi dichiari completamente soddisfatto del nuovo cammino percorso assieme.......................

firma di Francesco Bollorino, Editor di Psychiatry on line Italia
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(Psychiatry on line Italia è costantemente tesa al miglioramento dei suoi contenuti non solo dal punto di vista della sostanza ma anche da quello della sua fruibilità, ma è fondamentale avere il parere dei lettori per orientare le scelte verso le soluzioni migliori e più gradite)

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