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editoriale APRILE 1998
convegno di Genova

Fin dalla sua nascita, come ipotesi di lavoro, POL.it ha appoggiato la realizzazione del primo Congresso Internazionale "INTERNET & SALUTE MENTALE" che si è chiuso con un ottimo successo di pubblico e soddisfazione intellettuale per i partecipanti lo scorso Mese di febbraio.
Ricordiamo ai lettori che gli atti del congresso sono disponibili on line presso il sito appositamente creato dal Dipartimento di Scienze Psichiatriche dell'Università di Genova che ha patrocinato l'iniziativa.

L'indirizzo è :
spazio bianco http://www2.psichiatria.unige.it

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( Il testo che segue rappresenta la riproduzione dell'intervento effettuato venerdi' 3 aprile presso il FUTUR SHOW di Bologna, nell'ambito del convegno organizzato da Massimo Digiannantonio per conto della S.I.P. Potete leggere l'intervento di Fabio Canegalli cliccando qui.)

Fondamentalmente per me INTERNET rappresenta una grande occasione da cogliere.
Si fa tanto rumore oggi intorno alle tecnologie di rete, non a torto: esse rappresentano realmente, alle soglie del terzo millennio, quello che Thomas Kuhn chiama un salto di paradigma nella storia dell'organizzazione della umana conoscenza.
E' una rivoluzione che coinvolge praticamente tutti gli aspetti della nostra vita e sempre più lo farà in un futuro ormai prossimo che eventi come questo FUTUR SHOW in cui siamo ospiti non fanno altro che anticipare, anche se io credo che la realtà potrà forse essere ancor più sconvolgente di quanto oggi possiamo provare ad immaginare.
Uno degli ambiti in cui più radicalmente la Rete trova e troverà sempre più spazio di utilizzo è certamente quello dell'istruzione; proverò in questo mio intervento a porre le basi per un dibattito su questo argomento, su di un tema cioè che io credo cruciale in questa fase di sviluppo della società.
Sono contento di farlo qui a Bologna, in quella che può essere considerata la capitale italiana della rete e per la presenza del CILEA e per una serie di iniziative, prima fra tutte il progetto IPERBOLE, che la pongono all'avanguardia non solo in campo nazionale nell'uso democratico di queste nuove risorse tecnologiche, sono contento di farlo arrivando io da Genova, città che della rete, in Italia, è stata per così dire mamma con le prime pionieristiche esperienze fatte dalla nostra facoltà di Ingegneria.

In un articolo che scrissi l'anno scorso per "LE SCIENZE" dicevo che più che un computer su ogni banco mi auguravo che il Ministro Berlinguer fornisse un server per ogni scuola, intendendo con questo che l'uso della rete è ora mai una necessità in prospettiva futura e la scuola deve farsene carico in termini sia didattici che educativi: il lavoratore di domani ( lo studente di oggi cioè) avrà sempre di più a che fare con questi strumenti del comunicare ed imparare a lavorare con queste tecnologie è come imparare a tenere in mano la penna del prossimo millennio.
Pochi giorni fa in margine alla presentazione del sito didattico Eurolandia il Ministro ha parlato degli sviluppi del progetto di telematica nella scuola annunciando che entro il 1999 almeno 12000 delle 17323 scuole di ogni ordine e grado avranno un accesso alla rete, sembra una buona notizia, un cambio di rotta anche se la commissione ministeriale sulla riforma della scuola coordinata dal pedagogista Roberto Maragliano sembra privilegiare (nel documento pubblicato proprio in questi giorni e ovviamente disponibile in rete) un approccio al problema più di tipo "multimediale", inteso come fruizione di CD-ROM, piuttosto che enfatizzare le possibilità offerte dall'uso della rete in campo didattico.
Il problema è sempre lo stesso: scegliere se "governare" o amministrare il cambiamento, scegliere cioè di provare ad indirizzare con decisioni coraggiose, di fondo, lo sviluppo futuro o scegliere di andare al traino di una rivoluzione tecnologica che corre più veloce delle nostre capacità di gestione di un quotidiano cangiante e in continua evoluzione.
Per altro, ad oggi, ci troviamo in Italia in una situazione per quanto riguarda la scuola molte diseguale in cui accanto ad isole "felici" come Bologna con il suo progetto ScuoLan preparato dal locale C.N.R. e Genova con i programmi didattici dell'IRRSAE e dell'ITD del C.N.R., troviamo realtà totalmente escluse da ogni connessione non solo fisica ma anche e soprattutto culturale.
Credo in ogni caso che, alla luce delle esperienze fatte a Genova, anche nella prospettiva di sviluppo proposta dal Ministro, alcune considerazioni sull'uso di INTERNET nell'ambito della scuola possano e debbano essere fatte allo scopo precipuo cui accennavo all'inizio del mio intervento di aprire una discussione e di porre "dei paletti" indispensabili per favorirne uno sviluppo armonico e realmente utile.
Proverò a dare delle indicazioni "di governo" non di amministrazione:

1) a oggi, dalle elementari all'Università non esiste una normativa che introduca "ufficialmente" l'attività telematica all'interno di un quadro orario corricolare, per cui tutto è affidato alla "buona volontà" ( per altro spesso apprezzata) dei docenti. Come pure non esiste al momento un progetto organico di formazione all'uso di queste nuove tecnologie per il corpo insegnante, se non per aspetti meramente tecnici che, come vedremo, rappresentano solo uno e non certo il più importante dei problemi connessi con l'uso della rete;

2) si continua a puntare sugli aspetti tecnologici ( connettività, hardware, etc) e troppo poco sui contenuti ovvero quando saremo tutti on line che cosa pensiamo di fare? cosa passerà sulle linee? dovremo tutti diventare anglofoni per trovare delle informazioni di qualità in rete? Vogliamo dire con chiarezza che, per ora, come dice Beppe Caravita, in Italia abbiamo un INTERNET di cartone, fatto fondamentalmente di dépliant che ripropongono sulla rete stilemi mutuati da altri media senza alcuna reale capacità di innovazione?

3) INTERNET può rappresentare il collante tecnologico reale di quel collegamento da tutti auspicato tra la scuola, l'università ed il mondo del lavoro, ma non vedo la momento altro che progetti di cavi a fibre ottiche già superati dallo sviluppo tecnologico, sparsi su di un territorio reale e virtuale in cui non si è ancora imparato a collaborare e al lavorare in gruppo, al di là delle facili fascinazioni tecnologiche.

4) e proprio a proposito di fascinazioni tecnologiche io credo che la scuola più che insegnare ad usare INTERNET ( spiegando tecnicamente l'impiego dei vari software) debba occuparsi di "educare" all'uso della rete le nuove generazioni, solo così sarà possibile un reale salto di qualità nell'uso di strumenti che in sé per sé non sono altro che un mezzo di comunicazione per quanto evolutissimo in cui l'unica cosa che conta è ciò che ci metti dentro e non è detto che chi ci mette dentro molte cose lo faccia perché ha molte cose importanti da dire, può accadere che lo faccia soltanto perché ha molto tempo da perdere.

Proprio in relazione a quest'ultimo punto proprio perché siamo qui a parlare di menti in formazione che possono e debbono crescere in rete e con la rete, alcuni miti della rete vanno demoliti per sgomberare il campo da equivoci e ottimistici entusiasmi:

A) il primo è un mito diciamo così “epistemologico”: non è vero che la rete autogeneri cultura, se è facile immettere informazione in rete e ciò e' reale, ciò non significa che quello che troviamo sia necessariamente valido, visto che dietro servizi e risorse complessi c'è tanto lavoro e tanta fatica come è logico che sia;

B) il secondo è il mito dell'eguaglianza: INTERNET offre un'occasione unica di “parità di condizioni” , ma è specchio fedele del mondo reale in cui né siamo tutti uguali né abbiamo tutti le stesse capacità. Dietro l'angolo in altre parole corre il rischio dell'autoreferenzialità e tanto più è presente quanto più parliamo di adolescenza, in cui la fratellanza, la retorica della condivisione nasconde spesso la fantasia grandiosa di essere soli ed incontrastati

C) non esiste in rete una “mente di gruppo” se non patologica ed in assunto di base, esiste semmai il faticoso lavoro di cooperazione e condivisione delle risorse, che deve per svolgersi in maniera matura superare le difficoltà di cui al punto precedentemente esposto.

D) l'accumulo dei dati la disponibilità immediata non è di per sé “cultura”, come ha detto Romolo Rossi nell'introduzione al Convegno di GenovaINTERNET & SALUTE MENTALE”: “l'accumulo dei dati può divenire detrito senza adeguata sintesi e possiamo pensare che l'intuizione, la critica, la meditazione e l'invenzione rimangano risorse vere e insostituibili”.

E) c'è infine il mito dell'asetticità della tecnologia, INTERNET è bene ripeterlo è uno strumento di comunicazione ma come tutti gli strumenti di comunicazione va studiato e capito per l'impatto anche emotivo che può provocare in chi lo usa. Sherry Turkle, con il suo libro “ La vita sullo schermo” ha aperto in questo senso la strada per un approfondimento dei temi dell'identità nel virtuale che non può essere trascurato né da noi che ci occupiamo della patologia della mente né da chi nella scuola vuole introdurre strumenti così complessi, mettendoli alla portata di fasce di età così esposte, by default, a problematiche psicopatologiche di varia natura.
No è questa la sede per parlare di adolescenza, ma il mio essere prima di tutto psichiatra per quanto pesantemente coinvolto nel lavoro on line, non mi permette di non proporre una riflessione anche su questo.
Di adolescenza si parla ( o si vorrebbe parlare) molto, è un passaggio della vita che sempre più si impone alla nostra attenzione.
Si teme che gli adolescenti abusino o mal usino INTERNET, che si perdano in una navigazione solitaria e quasi autistica a discapito della vista di relazione.
Questi rischi esistono, il discorso è complesso.
L'adolescente è sostanzialmente impegnato in due compiti evolutivi: separarsi dagli oggetti di origine ( i genitori) e individuarsi attraverso nuovi investimenti.
Chiamiamo questo processo "separazione-individuazione", caratterizzato tra le altre cose da quel tipico narcisismo che l'adolescente "necessariamente" manifesta: il proprio sé diventa per un certo periodo l'unico suo interesse.
La domanda è:
INTERNET può disturbare questo processo?
Non abbiamo, al momento, elementi sufficienti per una risposta, essendo il fenomeno troppo giovane.
E' una questione aperta che andrà approfondita negli anni a venire.
Possiamo limitarci ad ipotizzare che, da un lato, INTERNET può favorire la curiosità e stimolare l'impulso "esplorativo" dell'adolescente verso oggetti diversi dal proprio sé, dall'altro, può invece favorire il ripiegamento narcisistico e l'isolamento.

Ciò detto anche per "delimitare" il campo in cui operare, torno a ribadire che INTERNET è una grande occasione da non perdere, anche e soprattutto a livello scolastico.
Esaminiamo brevemente i tre ambiti in cui questo strumento può validamente essere usato:
a) a livello didattico la rete può rappresentare uno straordinario supporto alla ricerca, resa più viva più attualizzata e più personale.
Si può ipotizzare ( il giorno in cui le risorse italiane raggiungeranno il livello dell'area linguistica anglosassone) uno studio “senza libri” e senza penna come è stato sperimentalmente fatto in Svezia nell'autunno scorso nell'ambito del programma “The Swedish School Computer Network”;
b) a livello di sviluppo della creatività, l'uso della rete può rappresentare un valido supporto.
La creatività non si insegna ma si può stimolare e le possibilità di libera e facile espressione sul NET possono rappresentare una occasione valida ed importante;
c) a livello pedagogico infine la rete può dare i risultati migliori sia come apprendimento “della penna da scrivere del terzo millennio”, ovvero delle tecnologie che in futuro faranno necessariamente parte della quotidianità del nostro vivere, sia, lo ribadisco, come educazione all'uso corretto ( non soltanto in termini di modalità tecniche).
Insegnare a lavorare in gruppo, a collaborare, a condividere, a convivere con la problematicità e la dialetticità di opinioni divergenti e confrontabili, ecco la nuova frontiera della pedagogia di fine secolo.

Essere in rete significa accettare una sfida più che tecnologica, mentale e culturale, significa avere l'occasione di smontare il verticismo del sapere fino ad oggi considerato come consolidato, significa divenire soggetti attivi e non oggetti passivi visto che, come dice il mio amato De Tocqueville, "...tali imprese non si consigliano: si è adatti a compierle quando si è capaci di concepirle."

firma di Bollorino


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