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Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (D.O.C.) e la sua influenza sui processi di apprendimento e sullo sviluppo della persona

di Rosa Maria Lombardo

Presentazione

Il lavoro nasce dall’esigenza di creare un discorso pedagogico intorno ad un disturbo che ha un grande impatto sui modi e sui tempi dell’apprendimento ma primariamente sull’intera vita della persona.

Per quanto si parli pochissimo di studenti con Disturbo Ossessivo Compulsivo fra i banchi ce ne sono tanti, molto spesso non riconosciuti perché il D.O.C. è ancora una di quelle "malattie" scomode di cui si sa pochissimo e si parla pochissimo.

Come insegnante mi sono trovata spesso di fronte ad alunni molto intelligenti, svegli, capaci di intuizioni e ragionamenti che si scontravano con prestazioni scolastiche spesso insoddisfacenti, soprattutto relativamente agli ambiti della letto-scrittura e del calcolo. Non so quanti di questi alunni avessero sviluppato un disturbo specifico ma so che in alcuni di essi ho potuto osservare atteggiamenti palesi di azioni ripetute, eseguite al rallentatore con una meticolosità esagerata, complicate da azioni e sotto-azioni non necessarie al raggiungimento dell’obiettivo.

Una certa esperienza, maturata come moderatore-volontario di un sito che offre possibilità di scambio on line a persona che soffrono di disagi esistenziali, mi ha permesso di fare collegamenti, di avere un occhio più attento, di vedere un po’ oltre lo scontato e di non fermarmi alle prime impressioni.

Che di piccole manie tutti ne abbiano avuto esperienza è un dato di fatto anche molto riconosciuto dal senso comune ; credo però che in certi casi si debba essere in grado di interagire con un bambino che presenta tendenza alla ritualità seppure in modo limitato a momenti ( all’arrivo ad esempio o all’uscita) o che ha superato la fase della piccola mania e del breve rituale ed è entrato in una spirale di gesti e pensieri ossessivi.

Sono tante le ragioni per cui una persona, che è anche un alunno , incontra difficoltà nel suo processo di crescita, fra questa una è certamente il D.O.C.

Un approccio più umano e meno scolastico ad alunni che apparivano ansiosi quando impediti nel realizzare il loro piccolo rituale, mi ha consentito di individuare comportamenti , di cui a volte i bambini hanno parlato spontaneamente, che potessero ricondurre ad un elemento di disturbo, intrusivo e non volontario, ma capace di rallentare o mortificare il rendimento di questi alunni.

Di qui l’esigenza di formalizzare, in uno studio, le competenze pedagogiche da rivolgere a questi alunni che mostrano un intelligenza nella norma a cui non corrispondono prestazioni che confermino il livello intellettivo, la cui osservazione clinica può portare ad una diagnosi oppure no. Ritengo giusto però sottolineare che accanto alla diagnosi, importante per delineare progetti di intervento adeguati e a più livelli, conti la conoscenza di procedure di intervento adatte, altrimenti si correrebbe il rischio che la diagnosi serva solo a confinare l’alunno nella condizione di disabile di cui si fatica ad avviare una lettura in chiave di processualità dell’essere disabile per dare alla condizione di disabilità una lettura in termini di staticità e di accettazione rassegnata.

Al pedagogista e all’educatore , all’insegnante si richiede una conoscenza ad ampio raggio dei processi di sviluppo e di ciò che può intervenire a rallentare, deviare o invalidare tali processi; la conoscenza e la capacità di attivare strategie nuove, anche in terreni non ancora percorsi, richiama in causa una professionalità che ha nella continua ideazione e creazione di strumenti e procedure nuovi una finalità in sintonia con la continua mutevolezza dell’essere umano.

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo, come avrò modo di argomentare nei paragrafi successivi, rientra a pieno titolo fra quei disturbi di natura psichiatrica che hanno un’incidenza importante nel rendimento scolastico e che attiene alla funzione del pedagogista per gli aspetti evolutivi,educativi e rieducativi riferiti al bambino, alla famiglia e ai docenti che con lui interagiscono, al fine di evitare che le cure specifiche al sintomo , di competenza dello psicologo e dello psicoterapeuta, vengano vanificate da interventi inappropriati dei genitori o dei docenti di classe, e che il recupero di funzioni dello sviluppo sia seguito con professionalità e competenza permettendo al bambino di archiviare l’incontro con il D.O.C. come un ricordo.

Il lavoro svolto non ha la pretesa di avere esaurito quanto esiste come sapere condiviso sul disturbo; più che altro è una carrellata che può essere ulteriormente sviluppata e direzionata. Anche i centri e i professionisti citati sono solo rappresentativi dell’impegno profuso da parte di professionisti in questo settore; chiaramente riunire tutto sarebbe stato arduo, ho preferito muovermi lungo i canali che la stessa utenza privilegia e da cui mi sono lasciata guidare nella ricerca di materiale e testi informativi. Il mio obiettivo era infatti quello di creare un sapere attorno al problema condivisibile da un pubblico anche di non addetti ai lavori e quindi di facile accesso e socializzazione.

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LINKS CORRELATI

Vengono proposti qui di seguito una serie di documenti e siti il cui contenuto rappresenta un approfondimento dell'argomento trattato nell'articolo.

www.aidoc.it

http://www.tourette.it/

http://perso.club-internet.fr/aftoc/accueil.htm

www.isoladellasperanza.it

http://www.nimh.nih.gov/publicat/ocd.cfm

www.fondazionesanraffaele.it


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