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Riccardo Dalle Luche continua la sua regolare collaborazione a questa rubrica. L'autore, psichiatra, da molto tempo impegnato in una ricerca su psicopatologia e cinema, ha prodotto su questo tema, insieme alla collega Alessandra Barontini , un "saggio di psicopatologia dal cinema di Cronenberg "( R. Dalle Luche, A. Barontini, Transfusioni. Baroni Editore, Viareggio-Lucca 1997.) Lo spazio dedicato al cinema di POL.it è aperto a suggerimenti e contributi.


“Romance”, di Catherine Brillat (Fra) 1999

Dopo lunga meditazione mi sono deciso a segnalare al pubblico psicocinefilo questa pellicola pubblicizzata soprattutto per una consona partecipazione del superdotato pornodivo Rocco Siffredi ad un film d'autore, anzi, d'autrice.

Il film narra le avventure di una nouvelle Justine dei nostri tempi alle prese con un marito bello, bullo ma pressochè impotente ed una serie di amanti più o meno occasionali dai quali si fa “montare”, stuprare, legare secondo una logica apparentemente anonimo-indifferenziata e masochistica.

Nonostante la banalità dei temi (la solita ricerca anticonvenzionale di un'identità sessuale femminile) il film ha qualcosa che lo fa ricordare: innanzitutto la sobria recitazione della protagonista, Caroline Ducey, che ha la stessa angosciata espressione nel volto e nei genitali che ostenta con straordinaria naturalezza; in secondo luogo la tranquillita' esemplare con cui questa maestrina attraversa quelle che sembrano tra le avventure erotiche meno auspicabili; infine il fatto che tutto questo si risolve con una normalissima maternità, salvo il fatto che il padre, e probabilmente tutti i maschi con lui, vengono fatti fuori. (Tra parentesi i ginecologi universitari nel seguire la gravidanza e la maternità nel quale questa iniziazione sfocia trattano il corpo della ragazza con una freddezza da far invidia ai suoi piu' sadici amanti, confermando la ben nota affinita' essenziale tra scienza e pornografia).

Il film si lascia così apprezzare per essere una specie di impietosa, ma tutt'altro che “perversa”, ed in fondo perfino “normale” educazione sentimentale per le ragazze di questo fine millennio, dove tutto il peggio che puo' capitare loro viene mostrato anticipatamente, quasi volendo inviare il messaggio rassicurante “se va bene a lei andra' sicuramente bene anche a voi”, realizzata da una zia postsessantottina che evidentemente, dopo aver radicalmente attraversato l'esperienza femminista, la sa lunga in questioni di sesso e sentimenti.

Riccardo Dalle Luche


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