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Cancro e cineterapia

Marco Migliozzi

 

 

"Fa stare meglio. Rilassa, ma quando serve è capace di eccitarti. E a volte ti offre il consiglio giusto per liberarti da una preoccupazione o da una fobia. Nessuno ha mai negato che il cinema abbia un potere suggestivo, capace di toccare la coscienza dello spettatore. Ora però si scopre qualcosa di più: i film potrebbero avere uno specifico effetto terapeutico. Curare la depressione, quindi aiutare ad uscire dall’ansia e da altri vicoli ciechi dell’anima. Negli Usa lo sostiene il dottor Gary Salomon, e il suo manuale "The motion picture prescription. Watch this movie and call me in the morning" è diventato un best seller. Adesso che la "cineterapia" si insegna all’università (a Pittsburgh), anche noi, in Italia cominciamo a farci delle domande. Il cinema può essere un’altra terapia?"

Gianni Canova

 

Il cinema, come la musica, ha il potere di portare la comunicazione direttamente alla parte emotiva di noi stessi e, oltre ad essere uno strumento di comunicazione di massa, è un modo per influenzare e modificare sia lo stato d’animo dell’utilizzatore che le sue convinzioni sul tema che tratta.

Obbiettivo di questa comunicazione è l’analisi del modo in cui il cinema ha trattato l’argomento del cancro: le difficoltà emotive che crea ed il modo di affrontarle. Si proporrà inoltre un possibile utilizzo terapeutico dell’arte cinematografica.

A questo scopo vengono di seguito riportate alcune possibili cine-prescrizioni suddivise per argomento.

 

La reazione alla diagnosi e alla terapia: le strategie di coping.

Alien di Ridley Scott (USA, 1979)

Trama: un alieno mostruoso prende possesso di un’astronave in viaggio nello spazio. Soltanto una donna, il tenente Ripley, riuscirà a sconfiggerlo.

Sintomo: strategia di risposta ad un attacco sconosciuto e potenzialmente mortale.

Terapia: osservare come Ripley reagisca sempre con spirito combattivo all’alieno. Manifesti un livello d’ansia e depressione congrue, risposte di confronto, convinzione di controllo (parziale) sugli eventi.

 

Scelta d’amore di Joel Schumacher (USA 1991).

Trama: Victor è da tempo affetto da una forma di leucemia che lo costringe a periodici trattamenti chemioterapici. Hilary è assunta per assisterlo. Tra i due si sviluppa una relazione sentimentale.

Sintomo: rifiuto della malattia e rifugio in una pseudo-normalità.

Terapia: osservare come Hilary affronta la situazione con dolcezza ma anche determinazione rispetto al risentimento e alla ribellione di cui è preda Victor, esasperato dalla lunga malattia e dai condizionamenti che questa crea. Osservare come Hilary riesca a mediare il conflitto tra Victor ed il padre che interpreta il rifiuto del figlio come un comportamento irresponsabile, anziché comprenderlo come una difesa nei confronti della sua angoscia di perdita.

La fase avanzata: reazioni e bisogni affettivi.

Dolce novembre di Pat O’Connor (USA 2001)

Trama: Nelson è un pubblicitario in carriera, mentre Sara è, solo in apparenza, una donna dallo strano comportamento. Entrambi nascondono un doloroso segreto. La loro relazione gli permetterà di superare il blocco emotivo.

Sintomo: Sara sta fuggendo dal cancro, mentre Nelson da un passato che sente umiliante.

Terapia: osservare come la relazione cresca d’intensità durante tutta la rappresentazione diventando via via più sincera e determinata, più che dai loro conflitti irrisolti, dalle reciproche volontà dei due protagonisti. Osservare come la sofferenza rappresentata, acquisendo sempre più spessore emotivo, al tempo stesso si stempera diventando più sopportabile.

La voce dell’amore di Carl Franklin (USA 1998)

Trama: Ellen, un’ambiziosa giornalista, è sospettata della morte della madre, malata terminale di cancro. Il padre, idealizzato da Ellen, è un docente universitario di successo, incapace però di affrontare la vita. Si scoprirà che non si tratta di eutanasia ma di suicidio.

Sintomo: l’orgoglio spinge a credere in falsi valori.

Terapia: osservare come Ellen imparerà dalla madre l’umiltà necessaria a rapportarsi alle emozioni e riprenderà contatto con i veri valori della vita.

Autunno a New York di Joan Chen (USA 2000)

Trama: Will è un raffinato ma annoiato chef molto di moda, mentre Charlotte è una giovane donna creativa e anticonformista. Charlotte, malata da tempo, morirà nonostante gli sforzi di Will e dei medici.

Sintomo: paura delle emozioni.

Terapia: osservare come Will che non crede ai sentimenti perché non accetta che possano finire, con l’aiuto di Charlotte, correrà il rischio di vivere, mentre lei troverà la motivazione per sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico.

Dad-Papà di Gary David Golberg (USA 1989)

Trama: Jack, un anziano padre di famiglia, sembra succube della moglie Bette che ci appare come una donna dura e tirannica. Jack, per difendersi dalla propria fragilità emotiva, si è costruito un mondo di fantasia che crolla dopo aver traumaticamente saputo (da un medico efficiente ma poco sensibile) di essere ammalato di cancro. La sua famiglia ed un altro medico lo aiuteranno ad affrontare questa dolorosa realtà.

Sintomo: per coloro che non credono che la dolcezza possa risolveri i problemi.

Terapia: osservare come Jack, pur essendo una persona dal carattere fragile, riesca ad ottenere dalla famiglia l’affetto di cui ha bisogno, a mediare i conflitti e a ricevere una soddisfacente assistenza sanitaria semplicemente esprimendo le sue emozioni.

 

Elaborazione del lutto

Viaggio in Inghilterra di Richard Attemborough (GB 1993)

Trama: Jack è un attempato professore di Oxford che vive con il fratello. Joy per conoscerlo si reca in Inghilterra con il figlio. Tra i due si sviluppa una relazione sentimentale che verrà interrotta per un tumore dalla prematura scomparsa di Joy.

Sintomo: il dolore rimette in discussione le certezze di Jack.

Terapia: osservare come Joy riesca a dare un significato alla propria vita nonostante le avversità e ad infondere nello spaventato compagno il coraggio di fare altrettanto. Osservare come Jack riesca a parlare e a fare accettare al figlio di Joy la perdita della madre.

La stanza del figlio di Nanni Moretti (Italia 2001)

Trama: Giovanni, uno psicoanalista discreto e sensibile, perde in un incidente il figlio maschio. Tutta la famiglia è sconvolta e minata dalla disgrazia. Giovanni, tormentato dai sensi di colpa, decide di smettere di lavorare dopo essersi accorto di darne la responsabilità ad un paziente.

Sintomo: difficoltà ad accettare il coping combattivo del paziente da parte di Giovanni a causa delle proprie difficoltà emotive.

Terapia: osservare come il clima emotivo familiare si modifica dopo che Giovanni accetta di lasciar partire Arianna, l’amica del figlio morto.

Considerazioni critiche

Sono state mosse da parte dello psicoanalista italiano Ignazio Senatore alcune osservazioni alla cineterapia. Esse sono riassumibili nei seguenti punti:

  • Eccessiva importanza attribuita alla sceneggiatura, che potrebbe condurre ad un’eccessiva intellettualizzazione dei temi trattati;
  • Terapeuti diversi potrebbero interpretare diversamente le trame dei film e quindi fare prescrizioni contrastanti (un esempio: "Perché mai consigliare la visione di Alien a chi soffre di disturbi ipocondriaci e/o somatoformi, come propone Salomon? La pellicola di Ridley Scott non è forse un film sulla "follia", sulla paura che parti scisse (aliene) della mente possano prendere il sopravvento sulla psiche del soggetto?");
  • "Abbandono" del paziente a se stesso durante il consumo del film-farmaco.

È possibile rispondere che qualunque forma di psicoterapia, se non è adeguatamente riconosciuta e valorizzata la centralità della relazione terapeutica, corre il rischio di diventare un’interessante quanto sterile scambio d’idee. Come ogni psicoterapia debba essere individualizzata e contestualizzata e tenere conto dell’individualità non solo del paziente ma anche del terapeuta. Che il contesto che sembra essere il più appropriato a quella variante qui proposta sia un gruppo di discussione di professionisti o di familiari (che subito dopo aver assistito alla rappresentazione inizia a parlarne) e che solo in casi particolari, attentamente selezionati, possa essere proposta a dei pazienti oncologici, motivati ad affrontare in modo critico il loro modo di rapportarsi a ciò che gli sta accadendo.

 

Conclusioni

Non è intenzione di questa comunicazione fare una panoramica esaustiva delle possibili interazioni fra cinema, cancro e psicoterapia ma solamente di proporre un modo pratico di affrontare le difficoltà che possono presentarsi nel parlare di un argomento che, a causa delle pesanti ripercussioni emotive, rischia di non essere adeguatamente elaborato.

 

Bibliografia

L. Grassi, M. Biondi, A. Costantini: Manuale pratico di psico-oncologia. Il pensiero scientifico ed. (Roma 2003).

I. Senatore: Curare con il cinema. Centro scientifico ed. (Torino 2001).

COLLABORAZIONI

Il tema del rapporto tra Cinema e psiche è molto intrigante sia sul versante specifico della rappresentazione sia sul versante della interpretazione dell'arte cinematografica. Come redazione anche alla luce della sempre maggiore concentrazione dei media saremmo lieti che questa sezione si sviluppasse in maniera significativa e in questa logica contiamo sulla collaborazione dei lettori da cui ci aspettiamo suggerimenti ma soprattutto collaborazione.

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