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INTRODUZIONE di GEMMA BRANDI

In questo ultimo anno la Società Italiana di Psichiatria Penitenziaria ha lavorato a una serie di progetti a favore dell'applicazione del D.L. 230/99, che regolamenta il passaggio della Sanità Penitenziaria al Servizio Sanitario Nazionale, in collaborazione con l'Azienda Sanitaria di Firenze (ASF).

Le Regioni di sperimentazione della norma, prorogata al 31 Luglio 2002, sono attualmente sei: Toscana, Lazio, Puglia, cui si sono aggiunte Abruzzo, Molise ed Emilia-Romagna.

Non si può affermare che la sperimentazione abbia fatto passi da gigante, ma neppure sostenere, come risulta da alcuni organi di stampa, che niente sia stato realizzato nel frattempo.

L'ASF è apparsa particolarmente attiva nel settore, valutando fin dall'estate 1999 la realtà penitenziaria del suo territorio, sotto il profilo sanitario. Di questo lavoro figura, nel numero 15 della rivista Il reo e il folle, dal titolo Salute mentale p-reclusa 1, un documento relativo alla sola disamina dei problemi di salute mentale, che compare anche in questo sito.

La stessa Azienda aveva istituito nel 1996, all'interno del Dipartimento di Salute Mentale, il Gruppo di Lavoro Psichiatria e Giustizia, che ha sviluppato temi di confine tra le pratiche psichiatriche, giuridiche e penitenziarie, sia sul fronte civilistico che penalistico, come si evince dall'allegato articolo di presentazione, comparso nel numero Mensa sana in… carcere sano del quadrimestrale citato.

Questo organismo dipartimentale ha di recente avviato il primo progetto di ricerca epidemiologica in carcere, che attraversa una grande casa circondariale e un ospedale psichiatrico giudiziario e produrrà una scheda di rilevazione degli indicatori indiretti del disagio, oltre a valutare per sei mesi, sotto il profilo psicopatologico, tutti i nuovi giunti in un grande istituto di pena del Paese, calcolati tra i 1.500 e i 2.000 soggetti, e a definire l'incidenza dei disturbi di personalità in una popolazione psichiatrica penitenziaria riconosciuta.

Lo stesso gruppo ha definito, con il Progetto Eracle, progetto interregionale Toscana/Emilia-Romagna finanziato in parte dal Ministero della Sanità, con la Toscana come Regione capofila, un percorso praticabile, ma finora non praticato, all'interno della normativa vigente, che apre spazi di intervento nuovi a favore dei soggetti reclusi portatori di una sofferenza mentale. Tale percorso prevede l'applicazione di un protocollo di rapporto tra strutture sanitarie e strutture penitenziarie a favore dei soggetti residenti nel territorio coinvolto, quindi la realizzazione di aree a sorveglianza unicamente sanitaria all'interno delle strutture di internamento giudiziario e di strutture di transito residenziale sul territorio, dove siano ospitati soltanto, e per un periodo predefinito massimo, individui con obblighi giudiziari di soggiorno, ai fini della verifica della competenza sociale di costoro e della più agevole realizzazione di programmi di reinserimento esterno.

Il materiale relativo alle diverse iniziative, sarà pubblicato nel prossimo numero, 16-17, de Il reo e il folle, dal titolo Salute mentale p-reclusa 2.

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