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MEDIA FREEDOM

Richard Barbrook (Londra)

Traduzione dall'originale inglese di Anna Fata su gentile concessione dell'Autore.

I MEDIA TOTALITARI

La contraddizione tra la democratizzazione e la burocratizzazione dello stato contaminò la lotta per la libertà dei media. Durante la rivoluzione Francese del 1789-99, i Giacobini aprirono la strada ad una nuova definizione di libertà di comunicazione, che estendeva questo diritto oltre il piccolo numero di giornalisti-tipografi. Ironicamente, questa forma più democratica di libertà dei media venne sviluppata durante un periodo di governo di emergenza, che era stato imposto per lottare contro le insurrezioni monarchiche e le invasioni straniere. Secondo i capi dei Giacobini, l'instaurazione di una dittatura a breve termine era necessaria per creare le condizioni per la fondazione di una repubblica democratica nel lungo termine. Come conseguenza, i diritti di particolari individui potevano essere legittimamente violati dallo stato negli interessi dell'intera Nazione-Popolo. Utilizzando questo argomento, il governo Giacobino abolì la libertà dei media dei giornalisti-tipografi ed introdusse una stretta supervisione di stato su tutti i quotidiani e sulle altre pubblicazioni. Sebbene la censura sia stata tirannica sotto la monarchia assoluta, il governo repubblicano riteneva che la soppressione delle pubblicazioni che sostenevano il ritorno del vecchio ordine era completamente legittimo. Oltre queste misure restrittive, anche i Giacobini utilizzarono i media per l'educazione morale e politica delle persone nei valori repubblicani. Secondo loro, la guerra civile era stata causata prima di tutto dall'ignoranza dei benefici della democrazia tra la popolazione. Pertanto, insieme all'organizzazione dei festivals popolari e dell'educazione pubblica, il governo Giacobino sovvenzionò la propaganda repubblicana tramite gli editori di quotidiani e di libri.

Dopo la disfatta del governo Giacobino, i suoi sostenitori erano convinti che l'esperienza di queste misure di emergenza avessero posto le basi per un modello completamente nuovo di libertà dei media. Secondo Babeuf ed altri Giacobini radicali, la libertà delle comunicazioni per tutti i cittadini poteva essere raggiunta solo tramite la nazionalizzazione di tutte le macchine da stampa. Sebbene non possedessero più il diritto economico di possedere una macchina da stampa, i cittadini sarebbero stati in grado di determinare le opinioni espresse nei quotidiani e nei libri pubblicati dallo stato esercitando il loro diritto politico di votare per i loro rappresentanti parlamentari. Perciò, la libertà dei media, invece di essere ristretta ad un numero limitato di giornalisti-tipografi, tutti i cittadini avrebbero indirettamente espresso i loro punti di vista nei media posseduti dallo stato per mezzo del loro governo eletto. Tuttavia, questa nuova forma di libertà dei media ha anticipato le limitazioni dei media Fordisti. Nell'utopia di Babeuf, i cittadini potevano essere solo dei consumatori delle pubblicazioni delle macchine da stampa nazionalizzate.

Nonostante le sue aspirazioni democratiche, questa nuova forma di libertà dei media fu anche limitata dalla convinzione Giacobina della necessità di una dittatura rivoluzionaria a breve termine per creare una repubblica democratica a lungo termine. Durante la rivoluzione francese del 1848, Blanqui ed i suoi sostenitori chiesero che tutti i poteri politici fossero trasferiti temporaneamente nelle loro mani. Secondo questi Giacobini, una dittatura rivoluzionaria era necessaria per educare i Francesi ai valori del repubblicanesimo. Sotto il vecchio ordine, il punto di vista della maggioranza della popolazione è stato corrotto da false idee, specialmente leggendo i quotidiani posseduti dalla borghesia. Come conseguenza, essi non erano in grado di eleggere un nuovo governo nel periodo immediatamente successivo alla rivoluzione. Ispirato da Babeuf, Blanqui ed i suoi seguaci sostennero la nazionalizzazione di tutte le macchine da stampa. Sotto il controllo Giacobino, i quotidiani posseduti dallo stato ed i venditori libri avrebbero prodotto della propaganda a favore della costruzione della nuova società. Così, nella prospettiva di Blanqui, i cittadini avrebbero abdicato la loro libertà dei media per una dittatura temporanea rivoluzionaria, che avrebbe determinato il contenuto di tutti i giornali e dei libri nei loro interessi a lungo termine. Nel nome della democrazia, i media stavano per essere controllati da una casta di strani politici e burocrati.

Sebbene Babeuf e Blanqui abbiano influenzato i movimenti rivoluzionari attraverso l'Europa, questi due radicali Giacobini non furono mai stati in grado di mettere in pratica la loro versione della libertà dei media. In contrasto, dopo la rivoluzione del 1917, Lenin ed i comunisti furono in grado di realizzare il modello giacobino di libertà dei media nell'impero russo. Ispirato da Babeuf e da Blanqui, Lenin affermava che il vecchio ordine aveva corrotto ideologicamente i Russi, che erano, di conseguenza, incapaci di decidere chi avrebbe dovuto controllare la nuova repubblica. Pertanto, nella sua prospettiva, una dittatura rivoluzionaria a breve termine era necessaria per creare le condizioni per l'instaurazione della democrazia partecipativa a lungo termine. In modo decisivo, il leader Bolscevico riteneva che il compito principale della sua dittatura era l'eliminazione delle idee scorrette tra i lavoratori ed i contadini russi. Pertanto, dopo la conquista del potere, i Bolscevichi eliminarono sistematicamente tutti i giornali delle opposizioni, inclusi quelli diretti dai marxisti e dagli anarchici. Insieme a queste misure repressive, essi espansero anche ampiamente i loro media per indottrinare la gente russa nella loro ideologia. Durante i primi anni '20, la dittatura rivoluzionaria pubblicò giornali nazionali e locali, fondò le prime stazioni radio in Russia, creò un'industria nazionale del cinema, organizzò festivals rivoluzionari e distribuì manifesti per mezzo di artisti radicali. Seguendo il consiglio di Blanqui, i Bolscevichi furono spinti ad educare la popolazione ai valori del nuovo ordine sociale.

Secondo i Bolscevichi, la contraddizione tra i diritti politici ed economici nei media è stata risolta tramite la nazionalizzazione degli stessi. Nel modello di Lenin della libertà dei media, la maggioranza senza proprietà della popolazione aveva abdicato al loro diritto politico della libertà dei media ad una minoranza di rivoluzionari professionisti, che dirigevano i giornali nazionalizzati e le stazioni radio a loro vantaggio. In modo decisivo, i Bolscevichi trassero il loro diritto ad un potere politico assoluto dalla loro conoscenza della corretta ideologia rivoluzionaria. Dal momento che essi furono corrotti dalle false idee del vecchio ordine, i lavoratori ed i contadini russi non erano in grado di esprimere i loro interessi a lungo termine, tramite delle elezioni regolari. Come conseguenza, la cospirazione rivoluzionaria doveva utilizzare i media nazionalizzati per l'educazione della popolazione alle idee correte della nuova società. Pertanto, la maggioranza della popolazione era esclusa da qualsiasi partecipazione diretta o indiretta nei media. Allo stesso tempo, ai lavoratori nei media veniva impedito di esprimere le loro opinioni sulla stampa o tramite le onde radio. Al fine di garantire il contenuto ideologicamente corretto dei media, i Bolscevichi trasformarono tutti i giornalisti, i tipografi, i broadcaster e gli ingegneri in impiegati dello stato rivoluzionario. Così, nei primi anni '20, Lenin ed i suoi seguaci costituirono una nuova definizione della libertà dei media: il flusso ad una via della propaganda dai partiti che governano alla popolazione.

Sebbene si fosse creduto che fosse solo temporanea, la dittatura Bolscevica divenne presto la forma permanente di governo dell'impero Russo. Sotto Stalin, i pochi residui del controllo democratico sull'esecutivo furono definitivamente aboliti. Nei primi anni '30, il dittatore aveva creato un sistema completamente totalitario del regime politico, che dominava completamente le vite del popolo russo. Sebbene egli si affidasse al terrore di stato per mantenere il suo regime, Stalin utilizzava anche i media nazionalizzati per mobilitare il sostegno alle politiche del suo regime, specialmente per la rapida industrializzazione del paese. Impressionati dal successo dei Bolscevichi, i rivoluzionari da tutto il mondo imitarono i loro metodi di organizzazione, inclusi i loro punti di vista sul ruolo dei media. Come in Russia, i media furono utilizzati per l'ideologia a senso unico dalla cospirazione rivoluzionaria al popolo. Così, quando i Bolscevichi istituirono l'Internazionale Comunista, la prima condizione dei suoi membri fu che tutti i quotidiani rivoluzionari e gli altri media dovevano essere posti sotto il controllo completo dei leaders del partito Bolscevico locale.

Sebbene gli imitatori dei Bolscevichi trionfarono in alcuni paesi sottosviluppati o colonizzati, il revival del Giacobinismo radicale incontrò maggiori difficoltà negli stati con le costituzioni democratiche. Ironicamente, gli oppositori di estrema destra delle repubbliche democratiche applicarono i metodi dei Bolscevichi con maggiore successo rispetto ai loro oppositori dell'ala sinistra. Sia in Italia, sia in Germania, i partiti fascisti sconfissero i governi democratici ed instaurarono delle dittature totalitarie. Mentre i Bolscevichi locali furono sostenuti dai lavoratori radicali, questi partiti fascisti mobilitarono i membri scontenti della piccola borghesia e la gente di campagna, che erano o timorosi di perdere la loro proprietà privata sotto il governo della Sinistra o speranzosi di impieghi come funzionari del nuovo regime. Secondo i fascisti, la ‘volontà generale‘ del popolo non poteva essere creata da elezioni democratiche. Invece, i singoli membri della società civile avevano bisogno di essere uniti in una Nazione-Popolo singola da una dittatura totalitaria sotto il controllo di un leader carismatico. Sottomettendosi a questa leadership, la Nazione-Popolo sarebbe stata in grado di vincere i suoi nemici esterni ed interni, specialmente quelli associati alle idee dell'ala sinistra o da gruppi etnici differenti.

Non sorprendentemente, i fascisti credettero anche che gli individui dovessero rinunciare al loro diritto politico di libertà dei media per il leader carismatico del partito al potere, che avrebbe espresso le loro opinioni al loro posto sulla stampa o sulle onde radio. Dopo la conquista del potere nel 1933, i Nazisti realizzarono i loro progetti totalitari per i media attraverso il Ministero della Propaganda, che epurò tutti gli oppositori del regime dai quotidiani, le stazioni radio, e le istituzioni culturali. Allo stesso tempo, il Ministero organizzò anche la diffusione del credo Nazista alla popolazione tedesca, tramite i media e le arti. Soprattutto anche, i media controllati dallo stato diffusero i discorsi di Hitler alla popolazione. Ascoltando insieme il leader nazista alla radio, i fascisti credevano che i singoli tedeschi sarebbero stati trasformati in una Nazione-Popolo unificata. Come nella Russia Bolscevica, l'organizzazione totalitaria dei media nella Germania nazista assicurava la completa autonomia dei quotidiani e delle stazioni radio da ogni forma di controllo popolare.

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