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"Outsideof a dog, a book is a man's best friend.
Insideof a dog, it's too dark to read."
GROUCHOMARX
 

Leterapie cognitivo-comportamentali  
Dallateoria alla pratica clinca 


  • Kingdon,Turkington,Psicoterapia della schizofrenia.
  • AA.VV.,Il disturbo borderline di personalità.
  • FalloonI., Intervento psicoeducativo integrato.


  •  
    Tra i diversiapprocci psicoterapeutici in questo periodo c'è grande interessee attenzione, in campo psichiatrico, per líindirizzo cognitivo-comportamentale,che può trovare indicazioni nel trattamento di patologie come laschizofrenia o i disturbi tipo borderline. I testi che qui presento sonosignificativi in questo senso, poiché sintetizzano parte della vastaletteratura reperibile in questo campo. Per  
    l'approfondimentodel dibattito sulle differenze tra psicoanalisi e terapia cognitiva, edeventuali possibilità di integrazione,  rimando al libro diPaolo Migone Terapia psicoanalitica, giàrecensito in questa rubrica.  
    Alcuni autori, anche italiani come Liotti e altri si stanno  cimentandonell'arduo compito, forse necessario,  di tradurre nei paradigmicognitivisti aspetti centrali della teoria psicoanalitica. Ricordo a questoproposito il lavoro di  M. Miceli e  C. Castelfranchi (Ledifese della mente. Profili cognitivi, Roma, La Nuova Italia Scientifica,1995) in cui gli autori puntualmente analizzano alcuni meccanismi di difesaclassici della teoria psicoanalitica, nel tentativo di tradurli nella concezionecognitivista della mente. Il presupposto fondamentale del cognitivismoè che la mente umana è un costrutto razionale e quindi intelligibile.
     

    In generale,per quello che concerne i punti chiave del cognitivismo, che concepiscela mente non come un semplice recettore passivo delle informazioniche giungono dagli stimoli ambientali, ma come un elaboratore attivoche di il cui interesse rinnovato è anche legato ai modelli informaticie cibernetici della mente, ricordo lo schema di H. Gardiner tratto da Lanuova scienza della mente. Storia della rivoluzione cognitiva del 1985. 

    1) Rappresentazione:"Innanzi tutto c'è la convinzione, che parlando delle attivitàcognitive umane, sia necessario parlare di rappresentazioni mentali e porreun livello di analisi del tutto separato da quello biologico e neurologicoda un lato e da quello sociologico o culturale dall'altro.  
    La ragioneè nel fatto che la rappresentazione si trova in una posizione intermediatra input e output, e come tale si presta allo studio delleoperazioni di unione, trasformazione, selezione, scelta del materiale rappresentato". 
    2) Computer:"Il computer assolve in primo luogo la funzione di una prova di esistenza;se di una macchina costruita dall'uomo si può dire che ragiona,che ha obiettivi, che è in grado di correggere il proprio comportamento,di trasformare la propria informazione e simili, senza dubbio gli esseriumani meritano di essere caratterizzati nello stesso modo"; 
    3) Ridimensionamentodelle emozioni: "Il terzo carattere della scienza cognitiva èla decisione deliberata di mettere tra parentesi certi fattori chepossono essere importanti per il funzionamento cognitivo, ma la cui discussionecomplicherebbe oggi senza necessità l'impresa della scienza cognitiva.Questi fattori comprendono l'influenza di fattori affettivi o emozionali,il contributo di fattori storici o culturali e il ruolo del contesto generalein cui particolari azioni o pensieri si verificano; 
    4) Interdisciplinarietà:"Attualmente la maggior parte degli scienziati cognitivi provengono dairanghi di discipline specifiche: in particolare filosofia, psicologia,intelligenza artificiale, linguistica, antropologia e neuroscienze. sispera che un giorno i confini fra queste discipline possano essere attenuatio magari scomparire del tutto, fornendo una sola scienza cognitiva unificata". 
    5) Lafilosofia classica è per  H. Gardiner la matricedella scienza cognitiva: "Le discussioni di problemi compiute dai filosofigreci, così come quelle dei successori del periodo illuministico,hanno un posto di rilievo in molte pagine della letteratura della scienzacognitiva. Non intendo dire con questo che tali problemi tradizionali sianostati espressi necessariamente nel modo migliore, o addirittura che possanoessere risolti, ma piuttosto che servono come logico punto di partenzaper investigazioni nel campo della scienza cognitiva. 
    A chiusuradi questa brevi annotazioni, e nell'impossibilità di riassumereil vasto dibattito ancora in corso, desidero  
    citare leilluminanti parole  del filosofo  J. R. Searle  (La riscopertadella mente, Torino, Bollati Boringhieri, 1994): 
    A dispettodell'arroganza con cui noi ostentiamo le nostre sterminate conoscenze,a dispetto della certezza e dell' universalità della nostra scienza,lo studio della mente ci confonde e ci divide. Annaspiamo nel buio comeciechi, aggrappandoci a presunte proprietà che identifichiamo conl'essenza del mentale 
    E come suggerisceil filosofo dovremmo  almeno poter riconoscere che fin'ora nessuna teoria è in grado di proporre un metodo efficace per lo studio rigorosamentescientifico della coscienza umana e della mente.  
    In definitiva,la possibilità di accedere alla conoscenza rimane una prerogativadi colui che sa di non sapere. 



    Unparticolare ringraziamento ai colleghi Alessandro Guidi e GennaroEsposito per la collaborazione alle schede bibliografiche.  

    Percollaborare alla rubrica, inviate una mail al mio indirizzo: bob1664@iperbole.bologna.it

     
      


    InformazioniEditoriali: http://www.ie-online.it/ 

    Case Editricion-line: http://alice.it 


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