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Conferenza ministeriale europea della OMS sulla salute mentale

Raccogliere le sfide, trovare delle soluzioni
Piano d'azione sulla salute mentale per l'Europa

Helsinki (Finlandia) 12-15 gennaio 2005
________________________________________________________________________________________________
( traduzione a cura di Alleanza per la Salute Mentale- Brescia )

Questo piano d'azione è adottato nell'ambito della Dichiarazione sulla salute mentale per l'Europa dai ministri della Sanità degli Stati membri della Regione europea della OMS, che sostengono la sua attuazione in funzione dei bisogni e delle risorse di ciascun paese.

Le sfide per i cinque-dieci anni a venire, consisteranno nell'elaborare, attuare e verificare le politiche e le legislazioni che sfoceranno in azioni tali da permettere di migliorare il benessere della popolazione, di evitare i problemi di salute mentale e di favorire l'integrazione e le opportunità per le persone afflitte da problemi di questo tipo. Le priorità per il prossimo decennio sono state, perciò, così sintetizzate:

I. far meglio capire l'importanza del benessere mentale;
II. lottare tutti insieme contro lo stigma, la discriminazione e la disuguaglianza; coinvolgendo e sostenendo coloro che sono afflitti da problemi di salute mentale e le loro famiglie, in modo che possano partecipare attivamente a questo processo;
III. programmare e realizzare dei sistemi di salute mentale esaustivi, integrati ed efficienti, che includano la promozione, la prevenzione, il trattamento e la riabilitazione, le cure ed il reinserimento sociale;
IV. dare una risposta all'esigenza di disporre di personale competente ed efficace in tutti questi settori;
V. riconoscere l'esperienza e la perizia dei pazienti e di chi li assiste ( un membro della famiglia, un amico e ogni altra persona che agisca a titolo personale e privato), traendone ampi spunti per pianificare e sviluppare i servizi.

Questo Piano di azione espone le modalità di elaborazione, di messa in opera e di consolidamento delle politiche globali di salute mentale nei Paesi della Regione europea della OMS, facendo un appello ad agire sui dodici punti di seguito specificati. I Paesi terranno conto di queste politiche per le loro strategie e piani pluriennali, al fine di definire ciò che dovrà essere realizzato nei prossimi cinque e dieci anni.

1. Promuovere il benessere mentale per tutti

La sfida
La salute mentale ed il benessere mentale sono due condizioni essenziali per la qualità della vita: dando un senso alla nostra esistenza e permettendoci di essere dei cittadini contemporaneamente creativi e attivi. La salute mentale, elemento necessario alla coesione, alla produttività, alla pace e alla stabilità nell'ambiente in cui si vive, contribuisce allo sviluppo del capitale sociale e dell'economia delle società. La salute mentale pubblica e gli stili di vita propizi al benessere mentale sono determinanti se vogliamo raggiungere questa meta. Con la promozione della salute mentale, si può migliorare la qualità della vita ed il benessere mentale di tutta la popolazione, principalmente delle persone affette da malattie psichiche e del loro entourage. L'elaborazione e la realizzazione di efficaci piani di azione permetterà di ottenere un migliore benessere mentale per tutti.

Le azioni da intraprendere
I. Elaborare strategie globali per la promozione della salute mentale nel contesto di politiche di salute mentale, di salute pubblica e di altre politiche di pubblico interesse che trattino la promozione della salute mentale in tutte le tappe della vita.
II. Considerare la promozione della salute mentale come un investimento a lungo termine e
sviluppare dei programmi di sensibilizzazione e di informazione di lunga durata.
III. Elaborare e offrire, fin dalla fase prenatale, programmi efficaci di aiuto e di sensibilizzazione destinati ai genitori.
IV. Elaborare e proporre dei programmi basati su evidenze scientifiche miranti a rafforzare le conoscenze, a fornire informazioni e ad accordare la priorità alla resilienza, all'intelligenza emotiva e all'agire psicosociale nei fanciulli e negli adolescenti.
V. Offrire agli anziani maggiori possibilità di alimentarsi in modo sano e di svolgere un'attività fisica.
VI. Promuovere interventi di comunità articolati su differenti livelli (campagne di sensibilizzazione destinate al pubblico, mobilitazione del personale preposto alle cure primarie e partecipazione a livello locale dei formatori e dei facilitatori quali gli insegnanti, i sacerdoti, i rappresentanti dei media, ecc.)
VII. Integrare i diversi aspetti della promozione della salute mentale nelle politiche e nei programmi generali di promozione della salute pubblica esistenti, come quelli sostenuti dalle reti di promozione della OMS.
VIII. Incoraggiare il consumo dei prodotti che contribuiscono a migliorare la salute riducendo quello di sostanze che, al contrario, possono nuocere.
IX. Creare ambienti di lavoro salubri, introducendo misure contro la sedentarietà eccessiva, modificando i ritmi di lavoro, adottando orari flessibili e ricorrendo a modelli che garantiscano la “migliore occupazione”.
X. Proporre delle attività efficaci per la promozione della salute mentale ai gruppi a rischio, ad esempio le persone con problemi di salute mentale o fisica cronici, e a chi li aiuta.
XI. Individuare dei meccanismi semplici che permettano alla popolazione di sentirsi maggiormente responsabile di fronte a obiettivi di promozione della salute e di prevenzione delle malattie, dimostrando, per esempio, l'importanza di alcune scelte di vita.

2. Far capire il ruolo essenziale della salute mentale

La sfida
La salute mentale giuoca un ruolo essenziale nell'edificazione di una società in buona salute, aperta a tutti e produttiva. L'elaborazione di politiche di interesse pubblico razionali e globali, per esempio in materia di lavoro, di urbanistica e di questioni socioeconomiche, ha ugualmente delle ripercussioni positive sulla salute mentale e riduce i rischi di problemi in questo campo. E' quindi importante considerare le implicazioni di tutte le politiche pubbliche sulla salute mentale, e in particolare il loro potenziale impatto sulle persone a rischio. Nel campo della salute mentale, conviene elaborare politiche fondate sulle relazioni intersettoriali e su delle strategie multisettoriali e pluridisciplinari.

Le azioni da intraprendere
I. Fare della la salute mentale una parte imprescindibile della salute pubblica.
II. Includere il valore della salute mentale e le azioni che vi si riferiscono nelle politiche e nella legislazione nazionale esistente e futura.
III. Includere la salute mentale nei programmi riguardanti sicurezza e salute sul lavoro.
IV. Valutare, prima della sua introduzione, le probabili ripercussioni di ogni nuova politica sul benessere mentale della popolazione, verificandone successivamente gli effetti.
V. Prestare particolare attenzione all'impatto prodotto dalle politiche sulle persone a rischio o già sofferenti per problemi di salute mentale.

3. Lottare contro lo stigma e la discriminazione

La sfida
L'elaborazione e la realizzazione di politiche in materia di salute mentale non devono essere penalizzate da pregiudizi verso i problemi di salute mentale, che sono molto frequenti e giungono a una vera e propria discriminazione. Molto spesso, tale discriminazione è all'origine della disparità di opportunità di cui sono vittime le persone affette da patologie mentali. Al riguardo i diritti umani e il rispetto di coloro che presentato questo tipo di problema sono dei valori che conviene proteggere. La responsabilizzazione è una tappa determinante verso la realizzazione di questi obiettivi, nella misura in cui permette un migliore inserimento e una più riuscita integrazione sociale. Il non assegnare responsabilità alle strutture che rappresentano i pazienti e i loro entourage, come pure un'insufficiente sensibilizzazione, costituiscono un ostacolo all'elaborazione e alla messa in opera di politiche e di azioni rivolte ai bisogni e alle aspirazioni di queste persone. L'esclusione di cui sono vittime gli utenti dei servizi di salute mentale, sia che siano all'interno di ospedali psichiatrici o in ambiente extra-ospedaliero, deve essere combattuta in vari modi.

Le azioni da intraprendere
I. Incoraggiare le azioni di lotta allo stigma e alla discriminazione, mettendo l'accento sull'ampia diffusione dei problemi di salute mentale, il loro esito generalmente favorevole, l'esistenza di trattamenti ed il fatto che questi problemi raramente si accompagnano con la violenza.
II. Adottare una legislazione relativa ai diritti delle persone con disabilità, o riesaminare quella esistente, affinchè anche la salute mentale vi figuri in modo equo e giusto.
III. Elaborare e mettere in opera, a livello nazionale e settoriale e all'interno delle imprese, delle politiche miranti a porre fine allo stigma e alla discriminazione oggi presenti in norme e comportamenti riguardanti l'impiego.
IV. Favorire la partecipazione della popolazione ai programmi locali di salute mentale sostenendo le iniziative delle organizzazioni non governative.
V. Elaborare un programma coerente di politica e di legislazione destinato a lottare contro lo stigma e la discriminazione, inserendovi le norme internazionali e regionali in materia di diritti dell'uomo.
VI. Instaurare un dialogo costruttivo con i media, tenendoli sempre informati.
VII. Definire le norme per la presenza di pazienti, familiari e prestatori di assistenza non professionisti [ “carers”] nelle commissioni e gruppi preposti alla pianificazione, la messa in opera, la valutazione e il controllo delle azioni in materia di salute mentale.
VIII. Incoraggiare la creazione e lo sviluppo a livello locale e nazionale di organizzazioni non governative gestite dai pazienti, che rappresentino gli ammalati, chi li assiste e le comunità in cui queste persone, con sofferenza mentale, vivono.
IX. Incoraggiare l'integrazione dei fanciulli e degli adolescenti, che manifestano disabilità causata da problemi di salute mentale, nel normale sistema scolastico e di insegnamento professionale.
X. Permettere la formazione professionale a coloro che presentano problemi di salute mentale e adeguare i luoghi di lavoro e delle attività professionali alle loro necessità, con lo scopo di garantirne il normale ingresso sul mercato del lavoro.

4. Promuovere azioni favorevoli ai soggetti in età vulnerabile

La sfida
I neonati, i fanciulli, gli adolescenti e le persone anziane sono particolarmente esposte a fattori di rischio sociali, psicologici, biologici e ambientali. Tenuto conto della loro vulnerabilità e dei loro bisogni, queste fasce di età dovrebbero costituire gli obiettivi prioritari delle azioni in materia di promozione della salute mentale, e di prevenzione e cura dei problemi connessi. Tuttavia, al riguardo, numerosi paesi non dispongono di mezzi sufficienti; i servizi sono carenti e il personale impreparato ad affrontare i problemi legati allo sviluppo dell'individuo e specifici per le diverse fasce di età. Nell'infanzia, in particolare, la comparsa di alcuni disturbi può significare un segnale precursore di cattiva salute mentale nell'età adulta. Le azioni in favore di fanciulli e adolescenti vanno considerate come un investimento strategico, in grado di determinare benefici a lungo termine per individui, popolazioni e sistemi sanitari.

Le azioni da intraprendere
I. Vigilare affinchè le politiche in materia di salute mentale considerino una priorità la salute e il benessere mentale di fanciulli, adolescenti e anziani.
II. Includere i diritti internazionali di fanciulli, adolescenti e anziani nella legislazione in materia di salute mentale.
III. Coinvolgere al massimo i giovani e le persone anziane nei processi decisionali.
IV. Prestare particolare attenzione agli emarginati, soprattutto a bambini e anziani di famiglie immigrate.
V. Creare dei servizi per la salute mentale consoni ai bisogni dei giovani e degli anziani, operanti in stretta collaborazione con le famiglie, la scuola, i centri diurni, i vicini, la famiglia allargata e gli amici.
VI. Incoraggiare l'apertura di centri e strutture per gli anziani, che permettano loro di beneficiare maggiormente del supporto sociale e delle iniziative a loro destinate.
VII. Fare in modo che dei servizi per la salute mentale che tengano conto dei bisogni dei due sessi e dei differenti gruppi di età, siano offerti, volta per volta, per mezzo di servizi di cura primaria, specialistica o di sostegno sociale, e che questi servizi funzionino nel quadro di una rete integrata.
VIII. Eliminare il più possibile l'istituzionalizzazione per la cura dei minori e degli anziani, in quanto produce esclusione sociale e abbandono.
IX. Migliorare la qualità dei servizi della salute mentale utilizzando o incrementando i mezzi necessari per eseguire interventi specialistici e per dispensare cure a fanciulli, adolescenti e anziani, ma anche formando e reclutando un numero adeguato di specialisti.
X. Migliorare il coordinamento tra le organizzazioni che partecipano ai programmi di lotta all'alcoolismo e alla droga e ai programmi rivolti alla salute (principalmente mentale) dei fanciulli e degli adolescenti a livello nazionale e internazionale, così come la collaborazione tra le loro rispettive reti.
XI. Garantire dei finanziamenti pari a quelli erogati ad altri servizi sanitari comparabili.

5. Prevenire i problemi di salute mentale e il suicidio
La sfida
In numerosi paesi la popolazione è esposta a cambiamenti sociali che causano stress ed effetti negativi sulla coesione collettiva, la sicurezza e l'impiego, e che determinano un aumento dell'ansia, della depressione, dei disturbi connessi all'abuso di alcool e di altre sostanze psicoattive, della violenza e dei comportamenti suicidi. I fattori sociali all'origine di problemi di salute mentale sono molteplici: si può trattare di motivi personali di sofferenza oppure di questioni aventi una incidenza sull'insieme di una comunità o di una società. Questi problemi possono apparire o aggravarsi nei più diversi contesti: da quello domestico, a quello scolastico o lavorativo, come pure all'interno di istituti. I gruppi emarginati o vulnerabili quali sono i rifugiati, gli immigrati, i disoccupati, i carcerati o gli ex detenuti, le persone con orientamento sessuale differente, quelle colpite da disabilità fisica o sensoriale, o che hanno avuto problemi di salute mentale: possono essere particolarmente esposte a questi rischi.

Le azioni da intraprendere
I. Sensibilizzare maggiormente su prevalenza, sintomi a possibilità di cura dello stress patologico, dell'ansia, della depressione e della schizofrenia.
II. Prendere in carico i gruppi a rischio, offrendo dei programmi di prevenzione -della depressione, dell'ansia, dello stress patologico, del suicidio e di altri manifestazioni di questo tipo-, che siano concepiti in funzione dei bisogni, dell'ambiente sociale e della cultura degli interessati.
III. Creare gruppi di auto-aiuto, linee telefoniche e siti Web per ridurre i suicidi, soprattutto tra i gruppi ad alto rischio.
IV. Introdurre norme che riducano la disponibilità di strumenti e prodotti che agevolano il suicidio.
V. Predisporre visite di routine sulla salute mentale delle giovani madri con personale ostetrico e con infermiere al domicilio e intervenendo, se necessario.
VI. Riguardo alle famiglie a rischio, proporre sedute domiciliari di informazione e prevenzione, per migliorare i metodi educativi verso i giovani, l'atteggiamento in materia di salute e il dialogo tra figli e genitori.
VII. Programmare, in collaborazione con altri ministeri, incontri di sensibilizzazione e basati su evidenze scientifiche, sui problemi del suicidio, della depressione, dei disturbi causati dall'abuso di alcool e di sostanze psicoattive, destinati agli studenti di ogni ordine e grado, e coinvolgendo personalità e giovani nell'elaborazione di questi programmi.
VIII. Incoraggiare programmi locali di sviluppo nelle zone ad alto rischio, rafforzando la posizione degli organismi non governativi, in particolare di quelli che rappresentano gli emarginati.
IX. Assicurare aiuto e adeguata assistenza professionale alle persone che hanno vissuto situazioni di crisi e di violenza (guerre, catastrofi naturali e attentati terroristici in particolare), al fine di scongiurare disturbi post-traumatici da stress.
X. Sensibilizzare maggiormente gli operatori dell'assistenza sanitaria e dei settori collegati affinchè prendano coscienza dei loro atteggiamenti e pregiudizi verso il suicidio e i problemi di salute mentale.
XI. Instaurare il monitoraggio della salute mentale nei luoghi di lavoro, grazie allo sviluppo di indicatori e di strumenti appropriati.
XII. Accrescere i mezzi necessari alla protezione e alla promozione della salute mentale nei luoghi di lavoro grazie alla valutazione dei rischi, alla gestione dello stress e dei fattori psicosociali, alla formazione del personale e a delle misure di sensibilizzazione.
XIII. Fare partecipare il settore scuola e le principali agenzie per l'impiego e l'alloggio all'elaborazione ed esecuzione dei programmi di prevenzione.

6. Garantire l'accesso alla cura di salute primaria di qualità alle persone afflitte da problemi di salute mentale.

La sfida
Nella maggior parte dei Paesi della Regione europea i medici di medicina generale e gli altri operatori dei servizi di assistenza primaria, costituiscono la prima e la principale fonte di aiuto per le persone con i problemi più comuni di salute mentale. Tuttavia, avviene spesso che questi problemi non vengano accertati a questo livello, o che quando sono diagnosticati la cura prescritta non risulti sempre adeguata. Un buon numero di persone colpite da patologie mentali, in particolare quelle vulnerabili o emarginate, incontrano difficoltà nell'accedere e nel mantenete i contatti con i servizi di cura. I medici di medicina generale e i prestatori di cure sanitarie primarie devono disporre di mezzi e di competenze maggiori per poter individuare e curare in loco le persone con sofferenza mentale, eventualmente con l'aiuto dei centri per la salute mentale con cui collaborano.

Le azioni da intraprendere
I. Garantire che tutta la popolazione possa accedere facilmente ai servizi della salute mentale nel quadro dell'assistenza sanitaria di base.
II. Accrescere i mezzi di cui dispongono i servizi delle cure primarie per individuare e trattare i problemi di salute mentale, in particolare la depressione, l'ansia, i disturbi da stress, la tossicodipendenza e i disturbi psicotici, rafforzando le competenze del personale curante e potenziandone gli effettivi.
III. Permettere alle persone non istituzionalizzate che presentano dei problemi mentali lievi o gravi per disturbi cronici e stabilizzati, di disporre di farmaci psicotropi e di beneficiare di interventi psicoterapeutici nell'ambito dei servizi di assistenza primaria.
IV. Incoraggiare il personale dei servizi di assistenza primaria a dedicarsi ad azioni di promozione e di prevenzione della salute mentale, insistendo particolarmente sui fattori che provocano la malattia o che contribuiscono al suo persistere.
V. Elaborare ed attuare dei protocolli di trattamento e di orientamento rivolti ai servizi specialistici a livello di cura di salute primaria, stabilendo delle buone pratiche e definendo chiaramente le rispettive responsabilità nelle reti dei servizi di cure primarie e in quelli specialistici per la salute mentale.
VI. Creare in ogni regione centri di competenza e sostenere reti che consentano a operatori, utenti, familiari, volontari e media di chiedere consiglio.
VII. Assicurare la prestazione e la piena integrazione delle cure di salute mentale negli altri servizi di assistenza primaria, in luoghi di facile accesso, quali i servizi territoriali e gli ospedali generali.

7. Offrire alle persone con gravi problemi di salute mentale delle cure di qualità nell'ambito dei servizi di comunità

La sfida
La riforma dell'assistenza nel settore della salute mentale progredisce attualmente in tutta la Regione europea. E' essenziale riconoscere e sostenere il diritto degli individui di beneficiare dei trattamenti e dei più efficaci interventi esponendoli al minor rischio possibile, in funzione dei desideri e delle necessità personali e nel rispetto della cultura, della fede religiosa, del sesso e delle aspirazioni di queste persone. In numerosi paesi, i dati raccolti e l'esperienza vanno nella direzione della creazione di una rete di servizi di comunità includendo anche i posti letto in ospedale. Nel XXI° secolo non può più essere una questione di trattamenti e cure inumane e degradanti nei grandi stabilimenti psichiatrici: sempre più numerosi sono i paesi che hanno chiuso la maggior parte dei loro manicomi e ad avere realizzato servizi di comunità con elevate prestazioni. E' opportuno tenere in maggior considerazione le necessità economiche e psicologiche della famiglia e dell'entourage del paziente, informandoli in modo chiaro e corretto, dato che spesso si fanno carico del sostegno e delle non facili e prolungate cure, e che sovente hanno loro stessi bisogno di aiuto.

Le azioni da intraprendere
I. Dare agli ammalati e ai familiari la possibilità di accedere ai servizi della salute mentale e ai servizi delle cure primarie e di assumere delle responsabilità in materia di cure, in collaborazione con i professionisti coinvolti.
II. Programmare e aprire sul territorio dei presidi psichiatrici specialistici, con personale multidisciplinare, accessibili 24 ore su 24, sette giorni su sette, rivolti agli ammalati con problemi seri quali la schizofrenia, il disturbo bipolare, la depressione grave o la demenza.
III. Assicurare delle cure in caso di crisi - per mezzo di assistenza domiciliare e sul luogo di lavoro- per contenere la fase di acuzie, e ricorrendo alla degenza ospedaliera solo in presenza di alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, non accettati però dall'infermo. [ preferito il testo della legge 180/78 anzichè : “ qui représentent un danger pour eux-memes ou pour autrui”- “those who are a risk to themselves or others”]
IV. Proporre dei trattamenti completi ed efficaci , delle psicoterapie e dei farmaci con limitati effetti collaterali e nel quadro dei servizi territoriali, soprattutto ai giovani al primo contatto per problemi di salute mentale.
V. Garantire agli ammalati la disponibilità dei farmaci di cui necessitano con costi/benefici favorevoli per il servizio sanitario e non onerosi per gli utenti , nell'ottica di pianificarne la prescrizione e l'uso.
VI. Creare sul territorio dei centri di riabilitazione che contribuiscano a un buon reinserimento delle persone nella vita civile, ferma restando la consapevolezza dello svantaggio legato alla malattia mentale.
VII. Offrire dei servizi alle persone che necessitano di cure per patologie mentali e che si trovano in un ambiente non specializzato ( per esempio in carcere o in un ospedale generale privo di un S.P.D.C).
VIII. Proporre di valutare i bisogni psicologici ed economici delle famiglie e dei “carers”, oltre che a renderli partecipi dei programmi di cura.
IX. Elaborare programmi atti a migliorare le competenze e le capacità di cura e sostegno delle famiglie e dei “carers”.
X. Verificare se i sussidi programmati comprendono anche il costo economico delle cure.
XI. Pianificare e sovvenzionare del programmi pilota che possano essere successivamente diffusi.
XII. Scegliere e utilizzare personaggi autorevoli e da tutti rispettati per poter divulgare le pratiche innovative.
XIII. Stabilire linee guida per le buone prassi e controllare la loro attuazione.
XIV. Riconoscere tutela giurisdizionale alla persona che viene sottoposta a un trattamento sanitario obbligatorio, anche tramite una persona di fiducia che può richiederne la sospensiva.
XV. Emanare leggi o regolamenti ( o modificare quelli esistenti) che salvaguardino la qualità delle cure, vietando pratiche e trattamenti disumani e degradanti.
XVI. Mettere in atto delle misure di controllo miranti a consolidare le buone pratiche e a porre fine alla carenza di cure e alle cattive pratiche in materia di salute mentale.

8. Stabilire una collaborazione intersettoriale

La sfida
Certi servizi essenziali che un tempo venivano erogati nei grandi ospedali psichiatrici o non erano considerati importanti per le vita di coloro che soffrivano di disturbi mentali, sono oggi spesso suddivisi tra numerosi organismi. Per cui la mancanza di cooperazione e di coordinamento tra dei servizi gestiti e finanziati in questo modo è all'origine di una cattiva qualità delle cure, di sofferenze e di inefficacia. Tenuto conto della grande varietà dei servizi in questione, i compiti attribuiti a questi organismi esigono un coordinamento e una direzione efficace, e ciò fino al livello dei pubblici poteri. E' necessario aiutare i pazienti e il loro entourage a beneficiare dei servizi in materia di sussidi, di alloggio e vitto, di impiego e di trattamento delle affezioni fisiche, come, ad esempio, è il caso della tossicodipendenza.

Le azioni da intraprendere
I. Organizzare dei servizi di prevenzione e di cura globali, centrati sui bisogni dei pazienti e in stretta collaborazione con questi ultimi.
II. Creare delle reti di collaborazione tra i diversi servizi essenziali per la qualità della vita dei
pazienti e delle loro famiglie, come i servizi sociali, il lavoro, l'istruzione, la giustizia, i trasporti e la sanità.
III. Incaricare gli operatori dei servizi per la salute mentale di individuare i bisogni legati alla vita quotidiana delle persone assistite, sostenendole direttamente o attraverso il coordinamento con altri servizi.
IV. Insegnare al personale degli altri servizi i bisogni e i diritti delle persone con sofferenza mentale e di coloro che rischiano di esserne colpiti.
V. Individuare e rimuovere gli ostacoli finanziari e burocratici che precludono la collaborazione , compresi quelli ad ogni livello di governo della cosa pubblica.

9. Avere a disposizione un organico sufficiente e competente

La sfida
La riforma della salute mentale esige che vengano definiti nuovi compiti e funzioni tra il personale, cosa che comporta una evoluzione dei valori, ma anche della mentalità, delle conoscenze e delle competenze. I metodi seguiti dai numerosi attori della salute mentale e dal personale di altri settori quali gli insegnanti, i lavoratori dell'assistenza sociale, i membri del clero e i volontari devono essere modernizzati se si vogliono offrire delle cure utili ed efficaci. Le nuove opportunità formative devono permettere di disporre delle capacità richieste per tutti i ruoli e compiti da intraprendere.

Le azioni da intraprendere
I. Riconoscere l'esigenza di definire nuovi ruoli e compiti da assegnare al personale, specializzato e non, operante nei diversi servizi sanitari e negli altri settori coinvolti quali la protezione sociale e l'istruzione.
II. Prevedere, nella formazione di tutti gli operatori per la salute mentale, tirocini in strutture residenziali psichiatriche e un lavoro di equipe multidisciplinare.
III. Organizzare periodi di addestramento in materia di identificazione, prevenzione e trattamento dei problemi mentali, rivolti a tutti i prestatori di cure sanitarie primarie.
IV. Pianificare e finanziare, in collaborazione con gli istituti scolastici, dei programmi di studio e di formazione che rispondano alle esigenze del personale in servizio e dei nuovi assunti.
V. Incoraggiare l'assunzione di nuovi operatori di salute mentale, conquistando la fedeltà di quello già in forza.
VI. Assicurare un equilibrato rapporto tra il numero degli operatori e gli abitanti, principalmente presso le persone a rischio, mettendo a punto misure incentivanti.
VII. Risolvere il problema legato alla scarsa preparazione degli attuali formatori in materia di nuove tecnologie, e sostenere la pianificazione di programmi di “formazione dei formatori”.
VIII. Sensibilizzare il personale dei servizi della salute mentale sui legami tra promozione, prevenzione e trattamento, organizzando dei corsi formativi sull'argomento.
IX. Fare meglio capire all'insieme degli agenti del settore pubblico l'impatto delle loro politiche e delle loro azioni sulla salute mentale della popolazione.
X. Utilizzare del personale altamente qualificato concependo e realizzando programmi di formazione specialistica per tutto il personale che opera nel campo delle cure di salute mentale.
XI. Mettere a punto delle filiere di formazione specializzate nei campi che esigono livelli di competenza elevati, quali le cure e i trattamenti elargiti ai bambini, agli anziani e alle persone che presentano contemporaneamente disturbi mentali e disturbi legati all'utilizzo di sostanze psicoattive (comorbilità) .

10. Raccogliere informazioni di qualità sulla salute mentale

La sfida
Se si vogliono attuare delle politiche e delle pratiche efficaci nei paesi e nell'insieme della Regione, è necessario avere informazioni sulla situazione attuale in materia di salute mentale e sulle attività in questo ambito. Conviene inoltre osservare l'impatto conseguente alla messa in opera di nuove iniziative. Sarebbe ugualmente opportuno misurare lo stato di salute mentale delle popolazioni, di certi gruppi e degli individui, così come il loro comportamento in termini di richiesta di assistenza, per poter poi procedere a delle comparazioni nella Regione europea della OMS. E' auspicabile, infine, di uniformare gli indicatori e di fare in modo che questi consentano dei confronti a livello locale, nazionale e internazionale: cosa che permetterà di pianificare, realizzare, sorvegliare e valutare più facilmente e più efficacemente una strategia e un piano di azione per la salute mentale basati su evidenze scientifiche.

Le azioni da intraprendere
I. Concepire un sistema nazionale di monitoraggio e dei sistemi di raccolta dei dati basati su indicatori standard, armonizzati e comparabili su scala internazionale ( o consolidare i sistemi esistenti), in modo di poter seguire i progressi compiuti in rapporto agli obiettivi locali, nazionali o internazionali in materia di miglioramento della salute mentale e del benessere mentale.
II. Elaborare dei nuovi indicatori e nuovi metodi di raccolta dei dati non ancora disponibili, in particolare gli indicatori riguardanti la promozione della salute mentale, la prevenzione e il trattamento dei problemi di salute mentale ed il reinserimento sociale delle persone che ne sono colpite.
III. Sostenere l'organizzazione di indagini periodiche sulla salute mentale nella popolazione, che si basino sull'utilizzo di una metodologia adottata in tutta la Regione europea della OMS.
IV. Misurare il tasso base sia dell'incidenza e sia della prevalenza di malattie chiave, compresi i fattori di rischio, nella popolazione e nei gruppi a rischio.
V. Mettere in essere un controllo periodico dei programmi, servizi e sistemi di salute mentale esistenti.
VI. Incoraggiare, nella Regione europea della OMS, la creazione di un sistema integrato di dati base contenente delle informazioni riguardanti la situazione della salute mentale, in particolare sulle politiche e le strategie in materia, la messa in opera e l'organizzazione di una promozione basata sulle evidenze scientifiche, la prevenzione, i trattamenti, le cure e il reinserimento sociale.
VII. Favorire la diffusione di informazioni sull'impatto delle buone politiche e delle buone pratiche su scala nazionale e internazionale.

11. Assicurare un finanziamento sacrosanto e sufficiente

La sfida
Le risorse indirizzate alla salute mentale sono spesso inadeguate e quindi ingiuste in rapporto a quelle assegnate ad altre componenti del settore pubblico. La cosa produce difficoltà di accesso alle cure, scarso impegno e pregiudizio. In alcuni sistemi sanitari, le coperture assicurative delle cure e i diritti al trattamento subiscono una marcata discriminazione quando si occupano di problemi di salute mentale. Nel bilancio di previsione della salute mentale, l'assegnazione delle risorse deve
risultare equa e proporzionata: la quota ed i relativi vantaggi più consistenti devono spettare a coloro che ne hanno maggior bisogno.

Le azioni da intraprendere
I. Determinare se la quota del budget sanitario destinata alla salute mentale sia all'altezza dei bisogni e del grado di priorità delle persone che ne necessitano.
II. Ottenere che le persone più gravemente colpite e meno abbienti beneficino dei
maggiormente dei vantaggi relativi.
III. Verificare se i fondi stanziati hanno comportato, per la popolazione, i vantaggi previsti, e in particolare quelli risultanti dalla promozione, dalla prevenzione e dalle cure.
IV. Disporre che gli istituti previdenziali pubblici e i fondi di assistenza sanitaria privati offrano una copertura nello stesso tempo ampia e adeguata per entrambi i contraenti, e a un livello pari a quello garantito per gli altri tipi di malattie, senza comportare esclusioni e discriminazioni, ma cercando soprattutto di proteggere i gruppi più vulnerabili.

12.. Valutare l'efficacia dei sistemi e produrre nuove evidenze scientifiche

La sfida
La ricerca conosce attualmente una importante evoluzione, ma per alcune strategie e interventi, i dati scientifici sono ancora insufficienti, per cui è utile destinarvi maggiori risorse. Conviene ugualmente assegnare più fondi per la diffusione delle informazioni, dato che numerosi politici, dirigenti, assistenti e ricercatori non sono al corrente delle informazioni esistenti e riguardanti le nuove misure efficaci e gli esempi di buone prassi su scala nazionale e internazionale. I ricercatori europei devono collaborare per stabilire le basi di azioni in materia di salute mentale fondata su dati probanti. La ricerca deve concentrarsi prioritariamente sull'analisi delle politiche di salute mentale, sulla valutazione dell'impatto delle strategie generali in materia di salute mentale, sulla valutazione dei programmi di promozione della salute mentale, l'utilizzo di dati scientifici più solidi in materia di azioni di prevenzione, su dei nuovi modelli di servizi e sugli aspetti economici della salute mentale.

Le azioni da intraprendere
I. Sostenere le strategie nazionali in materia di ricerca miranti a individuare, arricchire e mettere in atto buone pratiche che permettano di soddisfare i bisogni della popolazione, in particolare dei gruppi a rischio.
II. Valutare l'impatto a lungo termine dei sistemi per la salute mentale e trarre profitto dalle esperienze acquisite per stabilire nuove priorità e avviare i programmi di ricerca che si impongono.
III. Sostenere le iniziative di ricerca che facilitino l'elaborazione di programmi di prevenzione destinati all'insieme della popolazione, soprattutto ai gruppi a rischio. Se si vogliono mettere a punto dei programmi e delle politiche di prevenzione efficaci, è necessario eseguire delle ricerche sugli effetti dell'interdipendenza tra dei numerosi problemi di salute di tipo mentale, fisico e sociale.
IV. Promuovere attività di ricerca rivolte a stimare le conseguenze sulla salute delle politiche condotte da settori diversi da quello sanitario, nella misura in cui queste politiche possono evidenziare effetti positivi sulla salute mentale.
V. Ridurre lo scarto di conoscenze tra la ricerca e la pratica, favorendo la collaborazione e i partenariati tra i ricercatori, i responsabili politici e i professionisti, organizzando dei seminari e la diffusione delle pubblicazioni.
VI. Vigilare affinchè i programmi di ricerca includano delle valutazioni a lungo termine del loro impatto non solo sulla salute mentale, ma anche sulla salute fisica, e dei loro effetti socioeconomici.
VII. Stabilire dei partenariati duraturi tra chi esercita e i ricercatori in vista della messa in atto e della valutazione delle misure esistenti o nuove.
VIII. Investire negli studi di ricerca in salute mentale nelle diverse discipline universitarie, soprattutto antropologia, sociologia, psicologia, economia e gestione aziendale, incentivando partenariati universitari duraturi.
IX. Sviluppare la collaborazione europea in materia di ricerca sulla salute mentale, migliorando i contatti tra i centri di cooperazione della OMS e gli altri centri che effettuano delle attività di ricerca nel campo della prevenzione.
X. Investire nella collaborazione regionale in materia di informazioni e sulla loro diffusione,
per evitare inutili duplicazioni di attività di ricerca di comune interesse, facendo conoscere l'esistenza di quelle che, altrove, si sono sviluppate.



La salute mentale per l'Europa : raccogliere le sfide

Tappe importanti

Gli Stati membri si impegnano sia con la Dichiarazione sulla salute mentale per l'Europa e sia con il presente Piano di azione, ad affrontare le sfide che li attendono, impegnandosi a completare il percorso per giungere entro il 2010 al termine delle seguenti tappe fondamentali:
1. predisporre delle politiche e mettere in atto delle azioni destinate a lottare contro lo stigma e la discriminazione e a promuovere il benessere mentale, soprattutto in ambienti scolastici e professionali sani;
2. valutare l'impatto della politica pubblica per la salute mentale;
3. includere la prevenzione dei problemi di salute mentale e del suicidio nelle politiche nazionali;
4. sviluppare dei servizi specialistici in grado di prendere in carico i problemi propri di giovani e anziani, ed endemici nei due sessi;
5. accordare la priorità ai servizi che si occupano principalmente dei problemi di salute mentale dei gruppi emarginati e vulnerabili, compresi i casi di comorbilità ( per esempio la coesistenza di problemi di salute mentale con altri problemi quali la tossicodipendenza o una malattia fisica);
6. stabilire azioni di partenariato che eliminando gli ostacoli alla collaborazione, favoriscano la cooperazione intersettoriale;
7. adottare delle strategie nel campo delle risorse umane che permettano di schierare un numero sufficiente di personale, dotato delle competenze necessarie in materia di salute mentale;
8. definire una serie di indicatori sui determinanti e l'epidemiologia della salute mentale, permettendo la creazione e la fornitura di servizi in collaborazione con altri Stati membri;
9. garantire un finanziamento, dei regolamenti e una legislazione sanitaria equi e che tengano conto della salute mentale;
10. porre fine a trattamenti e cure inumane e degradanti ed emanare leggi in materia di diritti della persona e di salute mentale che siano conformi alle convenzioni delle Nazioni Unite e alla legislazione internazionale;
11. migliorare l'integrazione sociale delle persone con problemi di salute mentale;
12. garantire la presenza degli ammalati e dei loro “carers” nelle commissioni e nei gruppi incaricati della pianificazione, della realizzazione, della valutazione e del controllo delle azioni in materia di salute mentale.





La rubrica realizzata in collaborazione con
Associazione Laura Saiani Consolati - BRESCIA

http://www.psichiatriabrescia.it


COLLABORAZIONI

Poche sezioni della rivista più del NOTIZIARIO possono trarre vantaggio dalla collaborazione attiva dei lettori di POL.it.  Vi invitiamo caldamente a farci pervenire notizie ed informazioni che riteneste utile diffondereo farconoscere agli altri lettori. Carlo Gozio che cura questa rubrica sarà lieto di inserire le notizie che gli farete pervenire via email.

     
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Carlo Gozio, psichiatra e psicoterapeuta, lavora a Brescia ed è responsabile del Centro Residenziale Terapeutico e del Centro Diurno degli Spedali Civili di Brescia.
Cura per conto dell'Associazione Laura Saiani Consolati il sito www.psichiatriabrescia.it. e le News Territorio di Pol.it

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