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PSICOFARMACI AI BAMBINI? SE NECESSARIO, PERCHE' NO?.


Riportiamo di seguito sul tema del ADHD e più in generale sul tema della cura delle patologie mentali nei bambini il seguente articolo, a cura della "Campagna per la Salute Mentale" di Milano, sezione Età Evolutiva.



Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD): proviamo a mettere un po’ d’ordine?



Negli ultimi mesi, data la prossima reintroduzione in commercio del Metilfenidato, si è acceso un forte e doveroso dibattito che ha visto coinvolti tutti i soggetti che si occupano della crescita e dell’educazione dei bambini (famiglie, istituzioni scolastiche, operatori della neuropsichiatria infantile ecc. ). Un confronto spesso a tinte forti che ha visto moltiplicarsi le polemiche relative al disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e all’uso di psicofarmaci nei bambini, con il rischio di schiacciare bambini e famiglie tra crociate di opposti pareri.

Crediamo sia fondamentale partire da informazioni scientifiche attendibili, mantenendo la consapevolezza che come sempre in psichiatria, anche con l’ADHD può esservi il rischio di scivolare nella direzione di un uso strumentale di diagnosi, terapie e farmaci al fine di esercitare un controllo sociale verso tutto quello che non rientra nei canoni prestabiliti, a maggior ragione in un periodo di diffusa scarsità di risorse.

A tale scopo proponiamo questo contributo, frutto delle esperienze e della riflessione delle realtà aderenti alla Campagna per la Salute Mentale, documento col quale vogliamo fornire informazioni e considerazioni per affrontare con la necessaria chiarezza le problematiche riguardanti la cura e la presa in carico dei bambini con disturbo ADHD.

Esiste l’ADHD?

L’ADHD è una delle sindromi psichiatriche infantili descritte in letteratura.

È caratterizzata da una serie di sintomi ben definiti, che sono l’iperattività motoria, l’impulsività e l’inattenzione. E’ vero che apparentemente possono sembrare comportamenti che hanno tutti i bambini, ma per poter parlare di ADHD non solo i sintomi devono essere gravi, ma devono essere presenti in più ambienti di vita contemporaneamente e soprattutto tali da impedire al bambino di "funzionare" come dovrebbe (non solo a scuola, ma con gli amici, da solo, a casa ecc), e devono avere avuto inizio prima dei 7 anni di età, insomma non basta essere "molto vivaci". La diagnosi è codificata, cioè non può essere fatta se non ci sono gli elementi richiesti dalle classificazioni internazionali, e può avvenire solo in seguito a una valutazione clinica approfondita da parte di uno specialista neuropsichiatra infantile. La compilazione da parte dei genitori e/o degli insegnanti di questionari di qualunque tipo non è sufficiente per fare diagnosi, mentre può essere utile per chiedere in modo più mirato un parere ad uno specialista.

Spesso oltre alla diagnosi di ADHD vi sono altre diagnosi contemporaneamente presenti nello stesso bambino (comorbilità).

Quali sono le cause dell’ADHD?

Come nella maggior parte dei disturbi, sembra esserci una predisposizione costituzionale (c’è chi è più a rischio degli altri, ma non è detto che si ammali), che si intreccia con l’effetto dell’ambiente (il rischio di ammalare aumenta se alla predisposizione si aggiungono fattori di rischio ambientali, mentre diminuisce in presenza di fattori protettivi ambientali). I bambini ADHD fanno oggettivamente molta più fatica dei propri coetanei a fare cose apparentemente normali, e per riuscire a farle possono avere bisogno di precise modifiche dell’ambiente che li circonda, soprattutto scolastico (attività didattiche strutturate e prevedibili, organizzate su tempi brevi e alternati a pause; organizzazione facilitante degli spazi nella classe; forte sottolineatura degli aspetti positivi ecc). Non vi sono "colpe" della famiglia (come non ve ne sono nell’autismo ecc), ma molte fatiche a trovare modi adatti all’interazione e all’educazione di bambini che hanno bisogni molto specifici e diversi da quelli che hanno avuto altri figli nella stessa famiglia. L’ambiente scolastico "classico", con lezioni frontali e bambini fermi nei banchi è ovviamente esplosivo per i bambini ADHD (come per gli autistici, gli spastici e tutti gli altri con difficoltà especificità di qualunque genere). In un ambiente che richiede molto movimento e rapidità estrema di associazioni e azioni, un ragazzo con ADHD lieve spesso funziona molto meglio dei suoi coetanei…

Quanti sono i bambini con ADHD?

Le due classificazioni internazionali, quella americana (DSM IV) e quella europea (ICD-10) sono leggermente diverse nella codifica dell’ADHD, e infatti i dati epidemiologici sono differenti. In base alla classificazione americana, si valuta che vi sia circa il 4% dei bambini tra 7 e 15 anni affetti da ADHD, mentre per la classificazione europea, più restrittiva, si parla dell’1,5%. E’ sempre evidenziata una maggiore frequenza nei maschi rispetto alle femmine.

Quali sono gli interventi che si sono dimostrati efficaci per i bambini e i ragazzi con ADHD?

Tutta la letteratura è concorde nel dire che gli interventi cardine sono quelli sull’ambiente di vita, quelli cioè che da un lato portano l’ambiente a modificarsi per meglio rispondere alle necessità del bambino, e dall’altro supportano il bambino nello sviluppo di strategie che gli permettano di aggirare il problema (interventi informativi, formativi ed educativi per genitori, insegnanti e bambini/ragazzi, interventi psicoterapici ecc).

Solo in una piccola percentuale dei casi è necessario affiancare a questi interventi un trattamento farmacologico. Il farmaco di prima scelta è il metilfenidato, che non "miracola" i bambini né risolve il problema, ma "toglie un po’ di sassi dallo zaino" dalle situazioni di gravità e consente agli altri interventi di funzionare meglio e forse con un livello di fatica un po’ meno drammatico per tutti.

Il metilfenidato è una "droga"?

Il metilfenidato è uno psicofarmaco, come peraltro lo sono diversi altri farmaci usati a scopo terapeutico. E’ dimostrato che benché sia uno psicofarmaco di potenziale abuso (ovvero chi abusa di sostanze "se lo fa" volentieri), chi lo usa a scopo terapeutico (come i ragazzi ADHD) non lo fa, esattamente come avviene per chi è in terapia con morfina per il dolore. I ragazzi che assumono metilfenidato per l’ADHD interrompono inoltre senza particolari problemi il trattamento quando non è più necessario (ad esempio nella pausa estiva, in alcuni casi nel week end, in adolescenza etc).

Cosa succedeva fino ad oggi?

Fino ad oggi il metilfenidato non era in commercio in Italia. Ovviamente ciò non significava che in Italia non ci fossero persone che ne avevano bisogno o che lo assumevano. Significava solo che ciò avveniva attraverso vie complicate e non controllate, andando a recuperare il farmaco in altri stati vicini nei quali era commercializzato, spesso senza la conferma della diagnosi e dell’indicazione terapeutica da parte dello specialista che dovrebbe essere competente a questo riguardo, cioè il neuropsichiatra infantile, e con costi e fatiche aggiuntivi notevoli per le famiglie. Dato il bassissimo costo del farmaco, non vi è stata alcuna pressione da parte delle aziende farmaceutiche per la sua reintroduzione in Italia, e sono state invece le famiglie che si sono messe in movimento.

Cosa succederà nei prossimi mesi?

Il metilfenidato sarà reintrodotto in Italia, con dei vincoli molto precisi alla prescrivibilità (solo da centri di riferimento regionali) e l’inserimento delle informazioni cliniche (garantendo la tutela della privacy) di tutti i ragazzi in trattamento in un registro nazionale, che ha la funzione di monitorare l’uso del farmaco e di tutto quel che ne consegue.

ADHD, controllo sociale e sottrazione di risorse ai servizi….

Nell’attuale situazione di scarsità di risorse destinate ai servizi di salute mentale per l’infanzia e l’adolescenza, è forte la preoccupazione che la reintroduzione del metilfenidato possa divenire motivo di ulteriori riduzioni, essendo il costo della sola terapia farmacologia assai minore di quello necessario per la presa in carico. Se il farmaco associato ad una adeguata presa in carico può essere un utile supporto clinico in alcune situazioni, il suo uso strumentale sul sintomo senza altri interventi diviene di controllo sociale, con tutto quello che ne consegue.

Purtroppo di servizi si parla troppo poco, e quasi mai si parla del problema fondamentale, ovvero del tempo che è necessario per prima valutare e poi seguire in modo adeguato i bambini e i ragazzi. La sezione per l’Età Evolutiva di Campagna Salute Mentale, anche alla luce del documento redatto nell’autunno 2003 sulla situazione dei Servizi di NPIA della Lombardia (http://www.caritas.it/templates/23/homexsottoaree.asp), ritiene opportuno attivare un forum sullo stato dei servizi per la salute mentale dell’infanzia, ed in questa ottica vuole lanciare una prima iniziativa di approfondimento e discussione sul tema ADHD e servizi per maggio-giugno 2005.


gennaio 2005                                                                          

CAMPAGNA PER LA SALUTE MENTALE                                  
Via Copernico,1 - 20125 - Milano
Tel. 0266719170 - Fax. 0267385521
E-mail: salutementale.ambrosiana@caritas.it

La rubrica realizzata in collaborazione con
Associazione Laura Saiani Consolati - BRESCIA

http://www.psichiatriabrescia.it


COLLABORAZIONI

Poche sezioni della rivista più del NOTIZIARIO possono trarre vantaggio dalla collaborazione attiva dei lettori di POL.it.  Vi invitiamo caldamente a farci pervenire notizie ed informazioni che riteneste utile diffondereo farconoscere agli altri lettori. Carlo Gozio che cura questa rubrica sarà lieto di inserire le notizie che gli farete pervenire via email.

     
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Carlo Gozio, psichiatra e psicoterapeuta, lavora a Brescia ed è responsabile del Centro Residenziale Terapeutico e del Centro Diurno degli Spedali Civili di Brescia.
Cura per conto dell'Associazione Laura Saiani Consolati il sito www.psichiatriabrescia.it. e le News Territorio di Pol.it

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