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Ecco l'ambulatorio di “etnopsichiatria”
dal sito Vita non profit on-line


È nato nel 1996 all'interno della Asl 1 di Torino per iniziativa di psicologi e medici di varie nazionalità. Si parlano correntemente oltre 10 lingue e si assitono quasi mille extracomunitari.

Le sedie disposte in cerchio e uno psichiatra che ragiona di jinn (una specie vivace di “spiritello” arabo) che determina vari malesseri e depressioni nella testa dei presenti. Succede al Centro “Franz Fanon” di Torino è un servizio di counselling, di supporto psicologico e di psicoterapia per gli immigrati e le loro famiglie, nato nel 1996, all'interno del settore di Educazione sanitaria della Asl 1 di Torino: il nome è quello di uno psichiatra martinicano che in Algeria aveva lavorato sul complesso rapporto tra società europee e africane, sui problemi psicologici dell'identità etnica e nazionale e sulle conseguenze dei conflitti sulla salute mentale.

Il responsabile del Centro Fanon, il medico psichiatra Roberto Beneduce, 42 anni, con alle spalle esperienze di lavoro in Africa dove ha familiarizzato con diversi sistemi di espressione e di cura della malattia mentale, spiega a “Vita”: «La strada dell'emigrazione è certo fra le più difficili, è irta di difficoltà - dalla mancanza di casa a quella del lavoro - che mettono a durissima prova la tenuta mentale delle persone. Per questo gli immigrati sono dei soggetti particolarmente esposti alle diverse forme di disagio mentale, soprattutto se falliscono. Emigrano per lavorare, lavorano per fare soldi, fanno i soldi per tornare a casa. A volte questo non succede e gli immigrati entrano in crisi, anche molto drammatiche, emarginati pure dalle loro stesse comunità in Italia». Come nasce il Centro “Franz Fanon”, che ogni anno aiuta circa 900 immigrati e al quale si rivolgono comunemente anche i Servizi psichiatrici della Asl torinese per affidare il caso di qualche paziente anche grave? Fra il 1993 e il 1994, per iniziativa di un gruppo misto di psichiatri, psicologi, sociologi, mediatori culturali e storici dei processi di migrazione che decise di iniziare ad affrontare la malattia mentale utilizzando strumenti di analisi culturalmente “sensibili”. Poi nacque l'idea di aprire, all'interno di uno spazio pubblico come la Asl 1 di Torino, il servizio che è oggi offerto dal Centro per i problemi di disagio psichico della popolazione immigrata dai Paesi del Sud del mondo e dalle aree di guerra.

«Fra i nostri pazienti, originari per lo più di Perù, Marocco, Senegal, Nigeria, Moldavia, Romania e Bosnia» è ancora il dottor Beneduce a parlare «ci sono anche vittime di torture che provengono soprattutto dall'area latino-americana e africana. Ci sono poi molte donne africane legate alla tratta della prostitute che manifestano i loro disturbi mentali parlando di fortissime possessioni da parte di forze maligne che le hanno spinte lontano dall'Africa prima, poi sulla strada, poi a impazzire. Noi del Centro “Franz Fanon”, che cerchiamo di limitare all'essenziale l'uso di psicofarmaci, prendiamo molto sul serio questo loro modo di comunicare il proprio disagio mentale, perché è la vera unica base di partenza per curarle». Nella sua attività di consulenza etnopsichiatrica, il Centro utilizza alcuni “mediatori etnoclinici”, quali psicologi, psicopedagogisti e sociologi provenienti dai Paesi stranieri e capaci di dialogare con il paziente nella sua lingua madre.
«Parlare la loro lingua» aggiunge Beneduce, «fare esprimere la sofferenza psichica che sentono nella loro lingua è il primo importante passo per poter entrare in una relazione positiva con gli immigrati che si rivolgono a noi».

Così al Centro “Franz Fanon”, dove si parlano anche il berbero, l'edo e il wolof, operano una psicologa peruviana, un sociologo magrebino, una psicopedagogista brasiliana, una legale nigeriana e un'insegnante cinese. Il Centro cerca inoltre di promuovere spazi di salute e socialità tra gli immigrati.

L'associazione “Franz Fanon” (che è una Onlus creata qualche anno dopo il Centro), organizza anche incontri formativi per operatori sociosanitari, studenti e immigrati, accanto a interventi di educazione sanitaria e attività di ricerca. Accanto alle attività di psicoterapia e counselling, il Centro organizza, infatti, incontri con le comunità e i gruppi di immigrati considerati come portatori di culture e di saperi, nel tentativo di scavalcare lo stereotipo dell'immigrato portatore esclusivamente di bisogni nella società italiana.

Centro Franz Fanon, via Bertola 53, 10123 - Torino (aperto dal lunedì al giovedì, dalle ore 14 alle 19,30) Tel. e fax: 011/5623325
E-mail: fanon@lycos.mail

Rubrica realizzata in collaborazione con

Associazione Laura Saiani Consolati - BRESCIA
http://www.psichiatriabrescia.it

COLLABORAZIONI

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