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A. Salvini, I. Testoni, A. Zamperini (a cura di), Droghe: Tossicofilie e Tossicodipendenza, UTET, Torino 2002, pp. 336, Lire 45000, EURO 23,24

Scritto per psicologi, medici e operatori del "settore" e destinato a chiunque desideri un’informazione scientificamente qualificata, questo libro offre una trattazione dettagliata delle sostanze psicoattive più frequentemente usate, di cui considerano gli effetti principali e collaterali, sotto il profilo psicofarmacologico, quello socio-culturale e clinico, nonché le strategie di intervento e le forme di trattamento.

Rispetto alla letteratura presente sull’argomento, il libro si caratterizza essenzialmente per tre sue diversità: 1) un’impostazione scientifica multifocale priva di qualsivoglia tentazione eclettica, libera da proposte morali e correzionali; 2) un’attenzione dedicata alle credenze, ai bisogni, alle illusioni e alle ragioni di coloro che fanno uso ed abuso di droghe, e ai loro rispettivi mondi culturali ed esistenziali; 3) una riflessione sulle "deformazioni" epistemologiche facilmente rintracciabili nei discorsi sulla "tossicodipendenza".

Il comportamento umano, e a maggior ragione quello che definiamo sommariamente tossicodipendente, appartiene a molti domini della conoscenza e nessuna disciplina, per quanto evoluta, può vantare un sapere prevalente, né imporre i suoi metodi come unici ed esclusivi. Questa convinzione potrebbe apparire superflua od ovvia per i consensi che suscita, ma poi nella pratica è dimenticata, in particolare dagli psicologi e dagli psichiatri: "ogni sapere deve guardarsi dai propri dogmi, altrimenti finisce per avere l’età dei propri pregiudizi", vi si sostiene. Difatti, cosa si vede o si valuta non solo è condizionato dalle convinzioni e dai procedimenti conoscitivi usati (il come), ma anche dall’esigenza di rispondere a una domanda normativa e correzionale precostituita (il perché), in cui i giudizi di valore prevalgono su ciò che si conosce o si sa.

In questo manuale viene dato particolare rilievo alle proprietà psicofarmacologiche delle droghe e alla loro capacità di attivare e di disattivare certi meccanismi neurochimici: meccanismi e processi che vengono descritti accuratamente, per la loro rilevanza neurofisiologica, anche grazie alle scoperte di settore più recenti ed accreditate, evitando sia una prospettiva psicologizzante ed unilaterale sia un eccessivo entusiasmo per l’approccio neuroscientifico.

L’uso e l’abuso delle droghe ci pone di fronte a problemi che non possono essere affrontati solo con il sapere del farmacologo o con le interpretazioni dello psichiatra e dello psicoterapeuta, né tantomeno con le volenterose opinioni prive di garanzie culturali e scientifiche di "direttori spirituali" o di operatori di comunità.

Nel coordinare e scrivere i contributi di questo volume, i Curatori hanno cercato di affrontare al meglio l’imbarazzante costrutto "Corpo-Mente", che sta dietro a molti dei problemi teorici attuali. Difatti, nonostante la crescita delle conoscenze, permane un’ampia zona in cui non è possibile trovare punti di corrispondenza tra i meccanismi neurofisiologici elementari e i comportamenti socialmente significativi. I costrutti mentali e culturali di chi assume una sostanza psicoattiva non solo motivano all’uso di un certo tipo di sostanze, ma influiscono in modo variegato sull’interpretazione dei loro effetti somatici. Per questo motivo, nel volume vengono differenziati due aspetti, da non considerarsi antitetici o integrabili, ma semplicemente complementari: la tossicofilia e la tossicodipendenza. Alla tossicofilia appartengono il valore e il significato che la droga e i suoi effetti assumono nella ricerca di una specifica percezione somatopsichica di Sé, adeguata alla produzione di un’identità personale socialmente situata e gratificante: identità psicologica talvolta motivata dalla ricerca di un particolare senso da attribuire all’esistenza. Alla nozione di tossicodipendenza appartiene invece la condizione psicobiologica di necessità indotta dall’uso di una qualche sostanza psicoattiva.

L’originalità di questo libro è anche dovuta all’attenzione data al "tossicomane", considerato non come tipo umano, come quadro nosografico o entità clinica, oggettivata nel suo "vizio", "sindrome" o "devianza", ma come protagonista di una particolare esperienza emotiva e cognitiva. Dal volume emerge infatti un’immagine del "drogato" che non è quella di un tipo umano necessariamente mosso da impulsi patologici, ma quella di una persona tra le tante. Infatti, la maggioranza degli esseri umani si concede, in modo occasionale o frequente, i servigi di qualche sostanza psicoattiva, alla ricerca di effetti stimolanti, sedativi, euforizzanti o analgesici. "Questa evidenza, spesso rimossa, ci rende consapevoli che non siamo circondati da marziani", affermano gli Autori, "né da riproduzioni di noi stessi riuscite meno bene".

Per capire i molti aspetti dell’uso ed abuso delle droghe, i Curatori di questo volume hanno privilegiato un paradigma pluralista, che li studia come un prodotto collettivo storicamente e variamente codificato, governato da regole e soggettivamente interpretato. Il ricorso ad una prospettiva antropologica, unitamente ad una più psicofisiologica, li ha condotti a valorizzare un punto di vista "semiotico": ottica che aiuta a capire quali significati possono essere introdotti dalle persone nella percezione di Sé, degli altri e del mondo, attraverso un gratificante stato di intossicazione.

In sintesi, questo manuale è stato suddiviso in tre parti. La prima focalizza l’attenzione sui processi di costruzione dei significati legati alle droghe e ai loro assuntori, indicando come questa "costruzione" riguardi non solo gli spettatori, ma anche gli attori, ossia i tossicomani. Attori capaci di manovrare gli effetti delle sostanze psicoattive al fine di dar vita a stati mentali corporei, adeguati all’identità e ai mondi che desiderano. A questo proposito viene accuratamente introdotto e analizzato il concetto di tossicofilia. La seconda parte, ove è stata privilegiata un’impostazione manualistica, è dedicata alle sostanze psicoattive. La terza parte è dedicata alle strategie di reazione sociale, ovvero alle forme di controllo e di prevenzione, alla valutazione critica delle possibili soluzioni, anche alla luce delle ricerche e delle esperienze disponibili e recenti. Il problema della "recidiva" e del "cambiamento" attraversa tutti i capitoli e viene considerato diffusamente.

Personalmente, ho trovato veramente di grande interesse la distinzione operata dai Curatori tra Tossicofilia e Tossicodipendenza. "Se con il concetto di tossicofilia si restituisce la dovuta rilevanza ai pensieri e alle azioni finalizzate e consapevoli del tossicomane motivato alla ricerca di una ricompensa fisica e psicologica", vi si sostiene, "con il concetto di tossicodipendenza si fa riferimento al bisogno incoercibile e compulsivo di una droga, necessaria a mantenere un equilibrio fisiologico e a evitare i sintomi dovuti all’astinenza". Inoltre, del tutto apprezzabili sono anche da considerarsi le riflessioni epistemologiche che sottendono i vari studi pubblicati: riflessioni e questioni metateoriche la cui esplicitazione costituisce un valore aggiunto particolarmente significativo di questo libro.

Marco Inghilleri

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