logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina
logo pagina


spazio bianco

SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN PSICHIATRIA - MILANO
GUARDIA SECONDA

CLINICA PSICODINAMICA NEL LAVORO ISTITUZIONALE

PRESENTAZIONE DEL CASO

Dr. Iraci

Tutto è cominciato nel luglio del '99 quando il collega e il gruppo degli operatori del CRT, dopo l'ennesimo ricovero della paziente, mi hanno chiesto aiuto, non sapendo più cosa fare per lei. Era, infatti, stata ricoverata molte volte quell'anno. Sfruttando l'occasione del fatto che sarei dovuto andare a coprire per 15 giorni il CRT, venendo a mancare il responsabile che era in ferie, ho deciso di iniziare a fare un lavoro su questa paziente che vedevo da qualche anno, per cercare di capire cosa stesse succedendo. Per prima cosa ho incontrato gli operatori del CRT; mi sono reso conto che, nonostante la paziente fosse inserita lì dal '95, c'erano grossi buchi nella sua storia clinica. Pertanto, la decisione è stata quella di effettuare un recupero della storia attraverso incontri con i familiari.

Lorena è nata nel '61 da una coppia di genitori che si era sposata quello stesso anno. E' nata prematura, prima di tre figli; i fratelli sono nati, uno nel '64 e l'altro nel '68. Attualmente il padre ha 70 anni, la madre 69. Il padre è un emigrato, arriva dall'Abruzzo; è un uomo che si è fatto da solo, uomo molto forte. Il titolo di studio è per entrambi i genitori la quinta elementare. La madre ha sempre fatto la casalinga e ai colloqui si presenta con un atteggiamento profondamente insicuro, incerto. Fa ogni affermazione guardando prima il marito con un atteggiamento molto ansioso. La madre racconta della gravidanza vissuta con ansia , con mille preoccupazioni. Lory mostra dei segni prodigiosi nel senso che a 9 mesi già camminava e parlava. E' stata presa come simbolo di perfezione in tutto il contesto allargato della famiglia, considerata sempre la più brava, la più saggia. Riusciva sempre a proteggere i fratelli dalle situazioni di pericolo, in assenza dei genitori.

Frequenta le scuole medie; c'è qualcosa di non chiaro in questa parte della ricostruzione, nel senso che il padre afferma che non è riuscita a diplomarsi a causa dei problemi che aveva, inerenti al rapporto con l'insegnante, iscrivendosi poi ad una scuola professionale di disegno per tessuti. Non si capisce, però, come abbia potuto iscriversi senza aver conseguito la licenza media. La questione è rimasta oscura. Alla scuola di disegno è bravissima; è una delle migliori, tanto da essere segnalata prima della fine della scuola come una delle due ragazze già pronte per andare a lavorare. Siamo nell'aprile del 1977; iniziano ad esserci alcuni segnali riconosciuti dai genitori. Qualche mese più tardi, in agosto, la madre nota un fatto strano, cioè che Lory nasconde la propria biancheria intima tra le gonne della mamma per paura che qualcuno possa sporcarla. Nell'ottobre emergono altri problemi: per timore che qualcuno possa sporcare i suoi disegni, li mette sul letto mentre lei dorme sotto. Questa viene considerata una condotta un po' bizzarra ma qualche giorno dopo la situazione diventa ancora più eclatante in quanto Lory non riesce più a toccare le maniglie per paura di essere contaminata dalla loro sporcizia. Allora i familiari decidono di portarla da uno psichiatra che fa un colloquio con la ragazza, le prescrive una terapia e rassicura moltissimo i genitori. Questa terapia viene sospesa due mesi più tardi da Lory perché il farmacista la convince a non prendere più i farmaci; lei si arrabbia con i genitori accusandoli di volerla drogare. La situazione peggiora e si ha un primo ricovero in SPDC a Como, della durata di un mese, al termine del quale viene trasferita in una casa di cura privata, dove permane per 40 giorni. Quando viene dimessa, i genitori decidono di andare al mare con lei ma le cose non vanno bene, prendono un appuntamento col medico anticipando il rientro. La terapia viene aggiustata e Lory viene mandata di nuovo a casa dove, dopo aver salutato tutti, si butta dal quinto piano; finisce su di una cascina costruita dal padre qualche tempo prima, riportando solo una frattura del bacino e qualche lesione alla milza. Viene ricoverata in medicina e poi nuovamente in SPDC. I genitori segnalano che Lory continua ad avere le sue ossessioni, oltre a sentirsi perseguitata e ad avere idee di suicidio. Inizia un periodo di tre anni di andirivieni dal reparto psichiatrico, richiedendo spesso lei stessa i ricoveri. Poco si è riuscito a ricostruire della storia di questi brevi ricoveri, essendo passati 20 anni. I ricoveri avvengono in varie parti d'Italia (Genova, Bologna) e i genitori tentano anche in Svizzera; Lory viene vista da moltissime persone, riceve molte proposte di terapia (persino da un mago). In Svizzera la dottoressa inizia a fare quella che i genitori definiscono una psicoterapia familiare che durerà 9 anni, tre volte alla settimana (in genere la scansione temporale di una terapia familiare è diversa). I genitori ricavano da ciò una riduzione dei loro sensi di colpa nei confronti di Lorena; lei non riesce a partecipare alle sedute, fermandosi per poco tempo. Questo periodo in Svizzera finisce nell'89 su richiesta esplicita di Lorena. Qualche anno prima, nel '79 il padre era stato uno dei fondatori di una associazione di famiglie di schizofrenici, diventando poi presidente, con un grosso potere contrattuale in riferimento al rapporto con la psichiatria. Lorena inizia a frequentare il CPS e inizia a stare bene, potendo ridere, scherzare, fare gite, senza più avere idee suicidarie e persecutorie, socializzando con le altre persone. Questo periodo di benessere dura 7 mesi, alla fine dei quali Lory ha una crisi importante per cui viene ricoverata per 4 anni e mezzo nell'SPDC di Como. Negli ultimi due anni viene contenuta al letto. Era una paziente che trascorreva buona parte della giornata gridando, se veniva slegata sbatteva contro la parete, contro le finestre; aveva dispercezioni uditive e visive molto angoscianti. Quando la dimettevano, riusciva a stare a casa solo per un giorno, poi tentava il suicidio. Si crea quindi un clima di difficile gestione, di impasse completo. L'intervento farmacologico era sempre più massiccio. Una delle prime terapie che noi a Menaggio abbiamo dovuto affrontare comprendeva: Aldol (150 mg ogni 28 gg), Entumin (200 mg al giorno), En (6 mg al giorno). Nonostante questa terapia, la paziente richiedeva altri farmaci, urlando, aggredendo gli altri, sbattendosi contro la parete. Nel 1994 il primario dell'U.O. di Como va in pensione insieme ad altri anziani della zona e prende il suo posto il primario di Menaggio. Il caso Lory coinvolge un po' tutti i sistemi psichiatrici della zona; si apre il CRT di Ossuccio e arriva l'indicazione da parte del primario di Como di valutare il trasferimento di Lorena dall'SPDC al CRT, una struttura quindi con un più basso grado di protezione. Lorena inizia a uscire dal reparto, attuando un inserimento graduale al CRT, assistita dai genitori finché poi un giorno viene lasciata al CRT. Anche i genitori decidono di tornare a casa propria. L'inserimento procede benissimo; Lorena inizia a partecipare a corsi di atelier e di disegno, ritorna ad essere una ragazza che si relaziona, socializza, si innamora di un altro paziente. Rientra qualche volta a casa accompagnata da una operatrice che rimane con lei la notte; durante tutta la giornata l'operatrice segnala che Lory l'ha sempre chiamata per nome. Al momento di andarsene però viene chiamata "cosa" come se Lorena avesse sentito in modo non piacevole questo distacco.

La continua richiesta di acqua, di bere è una caratteristica del suo star male, insieme all'iperfagia e alle grandi passeggiate nei corridoi durante i brevi ricoveri in SPDC; poi però tornava volentieri al CRT. I suoi erano ricoveri brevi e rari. Nel '97 si realizza la riconversione dell'ospedale psichiatrico; si ha la dimissione dei pazienti dell'OP e una parte viene distribuita nelle strutture territoriali. Il CRT di Ossuccio ne ospita 5 o 6 di questi pazienti con qualche elemento di disturbo; Lorena percepisce di non essere più al centro dell'attenzione. I ricoveri diventano più frequenti con esplosioni eteroaggressive o di tipo pantoclastico; appena però viene chiamata l'ambulanza, tutto cessa e lei manifesta contentezza per il fatto di essere ricoverata, anche se per pochi giorni. Il CRT, nel frattempo, si libera; i pazienti ricoverati vengono inviati in strutture più idonee; si ha però un grosso turnover di operatori. La situazione non muta ma peggiora diventando sempre più frequente il revolving-door dal reparto. Lory nel '98 fa 7 ricoveri brevi ed è in quel periodo che si decide di razionalizzare la terapia farmacologica riducendo tutti quei farmaci e lasciando 40 mg di Entumin, 8 mg di Serenase e 6 mg di En. La diagnosi fatta è quella di psicosi cronica.

Nel '99 i ricoveri diventano sempre più frequenti con un ricovero importante all'inizio dell'anno e poi nel mese di luglio. Quello di gennaio è un brutto ricovero; Lory rimane chiusa nella stanza tutto il giorno sotto le coperte, non vorrebbe andare a mangiare, continua a bere e a vomitare, passeggia nervosamente, parla come se ci fossero delle presenze, dichiara che ci sono persone che la picchiano. Si tentano altre strade terapeutiche; si prova con il Leponex che le viene somministrato fino a 200 mg ma non c'è nessun tipo di risultato sulle dispercezioni e sulla angoscia; si è tentato anche con lo Ziprexa ma senza alcun effetto. Poi la situazione è rientrata; Lory si è ricompensata e le terapie sono state somministrate alla solita maniera (Entumin, Serenase, En). A luglio si decide di sospendere ogni terapia farmacologica, considerata l'assenza di risultati; Lory quindi rimane senza terapia; di tanto in tanto è lei a chiederla per curare il suo senso di schizofrenia. Inoltre, visto che spesso chiede di essere contenuta, si è iniziato a dirle che non è più possibile farlo per legge. Questo messaggio, in qualche modo, è passato e Lory non ha più richiesto la contenzione; anche le altre richieste si sono notevolmente ridotte con un recupero della socialità ( è tornata a tavola con gli altri pazienti). Viene quindi proposto un reinserimento graduale al CRT; viene segnalato il caso agli operatori insieme al fatto che non assume più farmaci. L'inserimento avviene più rapidamente del previsto; nel giro di 15 giorni le cose peggiorano, vengono somministrati di nuovo i farmaci fino ad un nuovo ricovero. Viene in questo periodo stabilita una supervisione istituzionale; ad una prima supervisione viene suggerito che probabilmente l'SPDC ha lavorato male con la terapia farmacologica; la seconda supervisione, invece, incentra il discorso su una sorta di atteggiamento difensivo, come se il gruppo degli operatori del CRT dovesse giustificare il fatto di non poter far nulla per la paziente con la scusa che si era già tentato tutto il possibile. Mi sono reso conto allora di aver commesso un errore, di aver cioè fatto un lavoro troppo staccato con gli operatori del CRT; tutto il percorso, infatti, doveva essere svolto insieme, rispetto alla decisione di togliere la terapia. Si stabilì allora che qualsiasi decisione su Lorena sarebbe stata presa in gruppo. Lorena è ancora ricoverata. Il programma attualmente prevede tre rientri al CRT nell'arco della settimana. Sta accettando favorevolmente questa cosa; continua ad avere delle amiche virtuali con le quali discute ma nel complesso sta abbastanza bene. E' da notare che 15 giorni dopo averle tolto i farmaci i suoi disegni subiscono un cambiamento; prima infatti era solita disegnare dei fiorellini monocromatici con cui riempiva il foglio, oppure ne disegnava uno più grande, molto stilizzato. Successivamente i disegni sono diventati più ricchi e policromatici, pur trattandosi sempre dello stesso soggetto, i fiori.

Prima di presentare questo caso ne ho parlato con il Prof. Freni e il Dr. Viganò; è interessante notare come il giorno dopo Lorena è entrata nel mio studio in ospedale ( cosa che non aveva mai fatto prima) e ha detto che aveva fatto un sogno in cui un sacco di persone le dicevano di non parlare, di stare zitta e tra queste c'era anche uno psichiatra.

Altra cosa da segnalare è che è stato fatto un colloquio con tutta la famiglia, con Lorena presente per un'ora e mezza; il colloquio era incentrato sugli scenari futuri di Lorena con lei che affermava che "non poteva continuare a stare qui a fare la scema, a chiedere le 800 lire per la CocaCola, a continuare a bere". All'ipotesi di un rientro a casa o di trovare un appartamento Lory risponde che sarebbe molto bello.

Gli operatori del CRT hanno recuperato un senso nel loro lavoro, tornando ad essere un gruppo creativo; nell'ultimo incontro sono anche emerse delle proposte. E' certamente sulla base di questa creatività, di questo non pensare più ad un discorso di cronicità, che noi andremo avanti.


[ TORNA ALL'INDICE DEL SEMINARIO ]

spazio bianco


RED CRAB DESIGN



spazio bianco


Priory lodge LTD