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Videoconsulenza come strumento integrativo il setting psicologico tradizionale: verso un uso clinico degli "UMTS" e "Wi-FI"

Dott. Andrea Ronconi

Psicologo sessuologo psicoterapeuta

Rimini

info@psicologia-sessuologia.it

 

Sommario

L'autore introduce alle premesse teoriche e applicative degli UMTS, Universal Mobile Telecommunications Systems, come potenziali strumenti coadiuvanti, in specifiche situazioni, il lavoro dello psicologo clinico. Si accennano diversi ambiti di intervento psicologico, dalla cosiddetta psicologia dell’emergenza a quello centrato sulla crisi. L’uso sperimentale dei sistemi di comunicazione UMTS è considerato uno strumento integrativo dell’approccio psicologico tradizionale vis a vis realizzato nella stanza di consultazione. Vengono altresì pensate applicazioni terapeutiche e riabilitative dello strumento a specifiche situazioni di disagio psicologico, oltre a un suo eventuale impiego nella promozione della salute psicologica, sessuale e relazionale.

Infine, viene sottolineata la necessità di valutare, attraverso una sperimentazione controllata, gli esiti di utilizzo di questo nuovo strumento di lavoro a distanza.

Parole chiave: Videoconsulenza, Telepsicologia, Universal Mobile Telecommunications Systems.

 

 

Summary

The author introduces the theoretical and pratical background defining the operative context for psychological counseling on-line in direct audio-video connection by Universal Mobile Telecommunications Systems (UMTS). A highly technological context, where one can identify with various environments and a multitude of settings. The experimental applications of UMTS are conceptualized like integrative tools of traditional, vis a vis, psychological approach. Are hypothesized applications of this new tool in to rehabilitation programs and to promote sexual, relational and health education, crisis intervention and management, emergency telepsychology, and in psychological treatments of anxiety disease by a behavioural-cognitive perspectives.

Finally, the author emphasises the need for well-founded scientific experimentation designed to evaluate the application outcomes of remote psychological video-counseling by UMTS.

Key words: Videoconsulenza, Telepsychology, Universal Mobile Telecommunications Systems.

Introduzione

Nella storia sociale contemporanea, la modificazione di alcune dimensioni ambientali o l’ampliamento a scapito dei limiti intrinseci nell’uomo e nel suo ambiente di vita, nonché la possibilità di agire su di esso più liberamente, ha caratterizzato la ricerca di strumenti tecnologicamente sempre più avanzati (Wallace P.,1999; Young K., S.,1988). La comunicazione via onde radio e quella telefonica a distanza, ha segnato il passaggio dal parlarsi vedendosi al parlarsi immaginandosi. Nel corso del tempo, abbiamo assistito al progressivo consolidarsi della telefonia fissa e mobile come mezzi principali di comunicazione sincronica a distanza. I sistemi di comunicazione telefonica a distanza, sembra abbiano introdotto una sorta di "scissione" fra la naturale propensione dell’uomo a percepire in maniera integrata l’ascolto e la visione, privilegiando, per i suoi limiti tecnologici, il canale uditivo rispetto a quello visivo. Dopo aver assistito all’invenzione dei mezzi di comunicazione basati su un unico canale, quello uditivo, come le trasmissioni via radio e telefoniche, attualmente siamo testimoni dello sviluppo di nuovi sistemi di comunicazione a distanza che ripropongono l’integrazione dei processi uditivi e visivi in tempo reale. L’avvento dei nuovi sistemi UMTS ha introdotto e produrrà nuove possibilità di rapporto fra le persone modificando di fatto il loro repertorio di comportamenti comunicativi. A livello percettivo il cambiamento, che accompagnerà un uso quotidiano e sociale degli UMTS, faciliterà una re-integrazione parziale dell’udito con la vista nelle comunicazioni a distanza. Con l’integrazione sincronica dell’ascolto delle parole con la percezione visiva dell’interlocutore è possibile, attraverso i sistemi UMTS, farci riavvicinare, artificialmente e con grado approssimato alla realtà, alla percezione naturale e prossimale della comunicazione umana vis a vis. Senza dubbio i sistemi UMTS, rispetto ai precedenti e più antichi strumenti di comunicazione, sembrano favorire una percezione più realistica e meno intrisa di fantasia e immaginazione. La comunicazione in tempo reale con l’uso dell’UMTS, in modalità "videoconferenza", può ristabilire l’interazione visiva e vocale fra le persone in ogni momento e in ogni luogo. Qualche anno fa, (Ronconi A., 2001) introducevo le possibilità concrete di applicazione della videoconsulenza on line, sottolineando il fatto che gli strumenti di lavoro a disposizione degli psicologi possano essere considerati delle risorse relativamente all’utilizzo, motivo e scopo degli stessi. L’impiego di una consulenza on line in collegamento diretto audio-video può rivelarsi opportuno in diverse situazioni di disagio emotivo, se la distanza che separa il professionista dal consultante è tale da non permettergli di incontrarlo fisicamente. Essa infatti, potrebbe essere adottata dalle persone che vivono in ambienti rurali remoti, piccoli insediamenti urbani, contesti di lavoro ubicati lontano dai centri abitati; per esempio piattaforma petrolifera in mezzo al mare, località montana, ecc., (Delaplain, C. B., Lindborg, C. E., Norton, S. A. & Hastings, J. E.1993).

A mio avviso, attraverso la consulenza on line in collegamento diretto audio-video lo psicologo potrebbe essere abilitato a fare ciò per cui è stato legittimato a svolgere in qualsiasi altro contesto clinico di lavoro, in generale: prevenire e promuovere la salute psicologica, sessuale e relazionale, formulare ipotesi psicodiagnostiche, sostenere emotivamente, favorire l’abilitazione e la riabilitazione di persone che vivono un certo disagio. Passati quattro anni dall’attivazione del servizio privato di videoconsulenze, ritengo ancora che proporre una consulenza psicologica e sessuologica on line in diretta audio-video possa essere, purchè realizzata in modo deontologicamente corretto, una nuova ed importante opportunità sia per le persone che ne fanno richiesta che per i professionisti.

Con questo articolo introduco la possibilità di sperimentare l’uso degli UMTS come nuovi strumenti da aggiungere, eventualmente, al repertorio tradizionalmente impiegato in psicologia e sessuologia clinica. Sono state considerate solo le ipotesi di applicazione, presenti e future, nel contesto professionale dello psicologo, tralasciando quelli che sono e saranno gli usi extralavorativi e le modificazioni relazionali derivate da un uso comunitario di questi nuovi strumenti di comunicazione multimediale. La gamma delle possibilità di utilizzo degli UMTS, da parte di un utenza che non considera questi sistemi comunicazione degli strumenti per il loro lavoro, è rappresentata dalla vasta versatilità mediatica di queste nuove tecnologie digitali. Per fare solo alcuni esempi, gli UMTS possono essere impiegati come sistemi di comunicazione vocale, come radio mobili, come agende elettroniche, come registratori per inviare in diretta o in differita registrazioni audio-video di avvenimenti quotidiani; possono essere impiegati per ascoltare musica in qualità digitale scaricata dalla rete, per navigare in Internet, ricevere ed inviare e mail con o senza allegati file di immagini statiche o in movimento, e così via. L’impiego degli UMTS in psicologia viene considerato come parte di un processo e di un contesto di sviluppo tecnologico, che ha avuto inizio con l’impiego sociale prima, e clinico poi, dei sistemi di telecomunicazione, dalla telefonia fissa a quella mobile, da Internet in connessione fissa a internet sempre, ovunque e senza fili.

Definizione dello strumento e tecnologia

UMTS, acronimo che sta per Universal Mobile Telecommunications Systems, in Italia sono conosciuti anche come i "telefoni cellulari" di terza generazione (3G) o videotelefonini. Gli UMTS permettono di trasferire i dati visivi e acustici a una velocità di circa 2Mbit al secondo. Se confrontati con i telefoni cellulari di seconda generazione (GSM), gli UMTS mostrano una velocità di trasmissione dei segnali fino a 30 volte superiore. Questo significa che sono apparecchi dalle potenzialità multimediali non limitate al loro impiego telefonico. Con gli UMTS infatti, si può comunicare in collegamento diretto audio-video con immagini a colori ed in movimento, ascoltare musica di qualità digitale, navigare in internet a banda larga, organizzare gli appuntamenti quotidiani di lavoro e del tempo libero, ecc.. Tutte queste funzioni possono essere attivate ovunque e in qualsiasi momento del giorno e della notte. Si ha così una connessione in rete globale potenzialmente sempre on line (always on) e disponibile (on demand). Wlan o Wireless Local area Network indicano una specifica categoria di reti locali in cui i singoli nodi, i computer, gli UMTS, non comunicano attraverso cavi ma via etere. Con le Wlan le persone potranno liberamente connettersi dove e quando lo desiderano. L'adozione del protocollo standard internazionale per le trasmissioni Wireless è detto Wi-Fi cioè il wireless fidelity. Con una Wlan per collegarsi ad internet o alla rete aziendale non occorrono più cavi e modem, ma basta accendere il computer e scegliere il posto più comodo per lavorare (o semplicemente comunicare). La connessione avviene automaticamente tramite una PC card inserita nel laptop o nel palmare e dotata di un'antenna ricetrasmittente. Quest'antenna dialoga su onde radio ad alta frequenza (2.4 GHz) con un dispositivo di emissione in grado di coprire un'area geografica ben definita grande quanto un ospedale o un aeroporto.

 

Ipotesi applicative degli UMTS in psicologia e sessuologia clinica

Se il passaggio dalla stanza di consultazione psicologica al colloquio realizzato via Internet da due posizioni tra loro remote ha evidenziato (Ronconi A., 2001) delle diversità fondamentali a livello di setting, la proposta di sperimentare l’uso degli UMTS mostra l’amplificazione delle stesse differenze essendo estese a un contesto dinamico e, potenzialmente, in ogni momento disponibile.

Le funzioni ed i servizi UMTS possono essere attivate/disattivate in ogni momento e, compatibilmente con la disponibilità della rete, da e verso ogni luogo. La possibilità, per entrambi gli interlocutori, di accettare o rifiutare determinate funzioni e servizi costituisce un aspetto importante per un’adeguata gestione dello strumento, nel rispetto della propria ed altrui privacy, motivazione.

Quattro sono le modalità di utilizzo ipotizzate per i sistemi UMTS e Wi-Fi nella videoconsulenza psicologica. Ciascuna delle ipotesi applicative che seguono rispecchiano i limiti e le possibilità che sono intrinsecamente vincolate alle dimensioni spazio-temporali che caratterizzano i possibili setting di lavoro:

  1. lo psicologo e il consultante comunicano via UMTS da postazioni protette, ovvero da una stanza di consultazione ad un’altra stanza;
  2. lo psicologo comunica dalla propria stanza di consultazione mentre il consultante da un luogo non protetto, ovvero da un ambiente situato all’aria aperta;
  3. il consultante comunica da una stanza mentre il consulente si trova in un luogo all’aperto;
  4. entrambi comunicano tra loro da due luoghi remoti in ambienti esterni.

La prima situazione appare quella più indicata per la realizzazione di una consulenza genericamente orientata alla promozione della salute psicologica, sessuale e relazionale a favore del consultante. Questa modalità è del tutto simile a quella realizzabile via Internet in collegamento diretto audio-video (Ronconi A., 2001), fatta eccezione della differenza legata alla qualità della comunicazione ed ai suoi costi. I costi di attivazione degli UMTS in modalità "videoconferenza" sono, nel momento in cui scrivo, maggiori rispetto a quelli spesi per una videoconsulenza realizzata attraverso Internet. Rispetto alla qualità della comunicazione è importante sottolineare come essa sia condizionata dal tipo di connessione digitale impiegata. Mentre una comunicazione diretta audio-video via Internet, attraverso due personal computer, può realizzarsi a una velocità di trasmissione fino a 360 bit/ps con una connessione ADSL a banda larga; con gli UMTS la stessa trasmissione di dati audio-video può avvenire a una velocità fino a 2 Mbit al secondo. È vero che con la connessione HDSL o meglio ancora, con la fibra ottica la valutazione comparativa sulla qualità della comunicazione sarebbe diversa ma, al momento attuale, i costi di implementazione della fibra ottica e la limitata copertura geografica in Italia sembrano mettere al primo posto l’utilizzabilità degli UMTS per un futuro uso comunitario. La tecnologia dei sistemi UMTS sembra migliorare significativamente la qualità audio-video, quindi le sue potenzialità comunicative.

La metodologia di conduzione di un colloquio realizzato tramite UMTS è la stessa di quella adottata on line in collegamento audio-video ma attraverso due personal computer; pertanto, di seguito, riporto una sezione di un mio contributo (Ronconi A., 2001) sulla metodologia d’intervento a distanza.

Il corpus teorico-metodologico dal quale prende forma e si dispiega il processo di videoconsulenza è una trasformazione adattiva di quello impiegato nell'incontro vis a vis. Il riferirsi a teorie, modelli e tecniche già esistenti in letteratura rimane un'esigenza metodologica giustificata dalla natura intrinseca delle differenze che appaiono dal confronto fra la consulenza psicologica tradizionale e quella  on line. In altre parole, le differenze fra le due forme di lavoro ci sono, ma sono perlopiù di natura "meta" perché essenzialmente di ordine metodologico e strumentale. Le diversità fra i due strumenti di lavoro sono riconducibili, perlopiù, alle diverse marche di contesto che rispettivamente li caratterizzano. In particolare, esse sembrano essere legate alle dimensioni contestuali e di settings nei quali si organizzano e si dispiegano i processi comunicativi e relazionali che sostanziano le due tipologie di consulenza. I vincoli e le possibilità tecnico-metodologiche del contesto on line limitano ma, allo stesso tempo, rendono possibile, l'organizzarsi e lo svilupparsi di temi e di contenuti attraverso un processo di consultazione ogni volta unico ed irripetibile. Questo perché, come in tutte le modalità di intervento psicologico che sono rivolte alle persone, risulta necessario rispettare le differenze individuali portate dai pazienti attraverso la narrazione delle loro storie di vita. Relativizzare l'andamento del processo di consulenza in ogni nuova occasione d'incontro on line, non significa però realizzare una libera conversazione. Ogni seduta on line, alla stessa stregua di qualsivoglia colloquio clinico realizzato faccia a faccia, si articola e si sostanzia a partire da un'epistemologia che vincola imprescindibilmente, attraverso il contesto in cui si dispiega, uno schema tecnico-metodologico di riferimento per il professionista e grazie al quale è possibile la gestione dell'incontro stesso. Considerando l'atipicità del contesto che caratterizza la videoconsulenza sembra opportuno condurre il colloquio clinico in maniera semi-strutturata e per temi. Un colloquio di consulenza semi-strutturato per temi appare rispondere meglio all'esigenza del professionista, che lavora on line, di maturare, momento per momento, gli obiettivi di una consultazione psicologicamente o sessuologicamente orientata. A mio modo di pensare e lavorare, il processo (comunicativo e relazionale) di consulenza on line in collegamento diretto audio-video è più facilmente gestibile da parte del clinico adottando uno stile di conduzione "semi-direttivo". Nel repertorio delle diverse modalità di stili di conduzione del colloquio quello "semi-direttivo" sembra essere infatti quello meglio indicato per la videoconsulenza a distanza. Non si esclude però che il professionista, di fronte a situazioni di consulenza particolari o in un preciso momento nel divenire di una medesima consultazione, possa avvalersi di altri atteggiamenti comunicativo-relazionali ovvero di differenti stili di conduzione del colloquio. Pertanto, lo stile semi-direttivo accompagnato da un colloquio clinico semi-strutturato, sembrano rappresentare, più frequentemente, la combinazione metodologica maggiormente funzionale a un intervento a distanza che è, per definizione, breve. La consulenza on line in collegamento diretto audio video è un intervento "breve" perché ciascuna sessione o seduta on line ha una durata di 30-45 minuti mentre l'intero percorso nel tempo può durare, da un minimo di uno a un massimo di  4-5 incontri. Non trattandosi di un protocollo manualizzato, la gestione del tempo per l’intervento a distanza è legato alla negoziazione degli obiettivi delle sedute on line fra il tele-psicologo e il paziente. Per quanto riguarda la dimensione temporale, il professionista dopo aver posto una preliminare attenzione, a scopo anamnestico e "diagnostico", alla storia passata del consultante e al suo mondo relazionale, sarà prevalentemente orientato a considerare la situazione attuale e gli sviluppi che essa potrebbe avere sul futuro prossimo della sua vita. La gestione, da parte del professionista, del percorso di consulenza on line in collegamento diretto audio-video può essere descritto come un processo comunicativo-relazionale in divenire, nel quale si  fa riferimento, passo dopo passo, sostanzialmente a 4 obiettivi intermedi di lavoro che ricapitolano lo scopo comune di ogni consulenza:

    1. identificare la natura della richiesta di consultazione, le motivazioni e le aspettative del consultante, attraverso l'assessment e l’analisi della domanda;
    2. raccogliere le informazioni clinico-anamnestiche della storia di vita del consultante e inquadrare lo specifico problema/bisogno e/o sintomatologia prevalente;
    3. individuare le risorse interne ed esterne al paziente funzionali al miglioramento della situazione di disagio psicologico, sessuologico e relazionale;
    4. formulare e comunicare la restituzione contenente le alternative possibili per perseguire gli scopi di risoluzione, soddisfazione o miglioramento del problema, bisogno, sintomatologia o situazione per cui il paziente aveva richiesto una consulenza; considerando anche l'opportunità di poter indirizzare il consultante ad altri professionisti.

Sostanzialmente, la situazione in cui entrambi gli interlocutori, lo psicologo e il consultante, siano seduti in due stanze silenziose, luminose e senza che ci siano altre persone che possano distrarre o violare la loro privacy, sembra costituire il setting più indicato e opportuno per realizzare una consulenza finalizzata alla promozione della salute psicologica, sessuologia e relazionale.

La seconda ipotesi di modalità d’uso (b) clinico degli UMTS è caratterizzata dal fatto che, il professionista comunica dalla propria stanza di consultazione ed il consultante da un luogo non protetto, ovvero in ambiente esterno. Questa situazione costituisce una possibilità legata ad interventi a scopo prevalentemente riabilitativo e terapeutico, piuttosto che di consulenza in senso stretto. In questa cornice operativa, un’ipotesi applicativa dello strumento UMTS potrebbe essere quella di "accompagnare" il paziente, in diretta audio-video, nelle situazioni di vita da lui valutate e vissute in modo tanto ansiogeno da limitarne la realizzazione, fino al loro evitamento. Mi riferisco all’idea di proporre un programma riabilitativo o terapeutico per i disturbi d’ansia con condotte di evitamento. L’ipotesi si sostanzierebbe in programmi per la modificazione comportamentale, (estinzione, desensibilizzazione sistematica, ecc.) guidata ed "accompagnata" da graduali esposizioni a situazioni ansiogene evitate dal paziente. Appare chiaro ed opportuno che le premesse epistemologiche e metodologiche di questo programma di trattamento siano cognitivo-comportamentali. L’ipotesi di sperimentare un simile programma terapeutico o riabilitativo viene pensato all’interno di un percorso psicoterapeutico tradizionale, realizzato vis a vis in ambulatorio o in stanza di consultazione. Pertanto, l’uso degli UMTS viene concepito come strumento integrativo dell’approccio psicoterapeutico e riabilitativo tradizionalmente adottato in queste specifiche situazioni cliniche. In pratica, in un determinato momento del percorso psicologico, si potrebbe proporre al paziente di attraversare esperienze via via sempre più ansiogene evitate da diverso tempo, essendo però "virtualmente accompagnato" dal proprio psicoterapeuta che viene visualizzato sul display dell’UMTS, insieme a parti della stanza dove si sono svolte e continueranno a svolgersi le sedute di trattamento. Ciò implicherebbe che lo psicoterapeuta e il paziente fissassero un vero e proprio appuntamento, realizzabile in "telepresenza" in un momento-altro rispetto al setting usuale che lo precede e lo completa nella continuazione del suo processo. Esemplificando: a un paziente in trattamento per una fobia sociale, si potrebbe proporgli di affrontare l’ansia esponendolo gradualmente, nel tempo, ad una serie di situazioni e luoghi da lui frequentemente evitati. In questa prospettiva si concorderebbe con il paziente il giorno e l’orario di questa esperienza "teleguidata"; allo scopo di garantire al paziente un supporto nel hic et nunc. Il telesostegno dovrebbe essere programmato in modo tale da permettere alla persona di liberarsi, piano piano, anche di questo contatto con il terapeuta ed estinguere l’ansia o la fobia. In altri termini, questo passaggio da un setting tradizionale ad uno sperimentale può essere concettualizzato come prescrizione comportamentale o compito da parte dello psicoterapeuta. Il programma, in questa ottica, risulterebbe un’azione strategica a scopo terapeutico o riabilitativo che impiegherebbe, in maniera organizzata e cadenzata nel tempo, una serie di specifiche prescrizioni monitorabili sui canali audio-video a distanza attraverso l’UMTS, la possibilità di registrali su un file. La possibilità di poterli rivedere con la registrazione una volta rincontrato il paziente in ambulatorio, potrebbe costituire un momento importante per la ristrutturazione cognitiva dell’esperienza di esposizione.

Il programma proposto al paziente potrà differenziarsi per vari aspetti, innanzitutto per il suo fine che può avere fondamentalmente una valenza riabilitativa o prettamente terapeutica. Sottolineo, ancora un volta, che sia per i programmi a scopo prevalentemente riabilitativo che per quelli finalizzati alla terapia considero l’impiego degli UMTS come risorsa integrativa da utilizzare, eventualmente e non necessariamente, per il periodo di tempo relativo alla sua opportunità ed utilità.

La terza (c) e la quarta possibilità o modalità d’uso (d), in cui, rispettivamente, il consultante comunica da un luogo chiuso mentre il consulente si trova all’aperto e; dove entrambi comunicano tra loro da due luoghi esterni, rappresentano situazioni nelle quali è il paziente ad attivare la comunicazione in modalità "videoconferenza" tramite il proprio UMTS.

Questo significa che, potenzialmente, è la nostra privacy di professionisti ad essere violata senza alcun preavviso ma conservando, comunque, la possibilità tecnica di rifiutare l’invito del paziente a stabilire una connessione diretta in audio-video. A mio avviso, un uso così "intrusivo" dell’UMTS da parte di un paziente potrebbe essere accettato solo se implicasse un importante vissuto di crisi, come può verificarsi nella ricezione, senza preavviso, di telefonate da parte dei nostri pazienti. Di fronte a situazioni cliniche estremamente difficili queste ipotesi di utilizzo degli UMTS potrebbero essere se non giustificate, motivate. Per fare solo due esempi, ci si potrebbe riferire a pazienti che hanno tentativi di suicidio alle spalle e che, al momento, potrebbero presentare un alto rischio di recidiva; oppure ai pazienti con problemi nel controllo dei loro impulsi e comportamenti, le cui conseguenze per se stessi e gli altri sono state e potrebbero essere potenzialmente nocive e pericolose.

Analogamente a quanto già osservato per quanto concerne l’utilizzo del telefono negli interventi psicologi con pazienti in stato di crisi, l’UMTS potrebbe essere impiegato in simili situazioni. L’UMTS infatti, negli interventi a distanza sulla gestione di una crisi in atto, sia essa caratterizzata prevalentemente da ansia o da un disagio legato a vissuti affettivi, di fatto potenzierebbe la comunicazione accompagnando in tempo reale, la percezione dinamica dell’immagine del professionista durante il collegamento. E’ inoltre probabile che, la possibilità da parte del paziente in crisi di vedere ed ascoltare il proprio terapeuta di fiducia, possa incrementare la funzione supportiva e di sostegno altrimenti limitata alla solo comunicazione vocale.

Infine un utilizzo in ambienti aperti dell’UMTS come strumento d’intervento psicologico a distanza può essere pensato in tutte quelle situazioni d’emergenza naturali e/o sociali. Per esempio, con le vittime di catastrofi naturali, incidenti stradali, persone che sono impossibilitate a muoversi nell’ambiente circostante, isolate dal resto del mondo poiché costrette da calamità naturali o da decisioni prese da terzi. Anche nel campo della psicologia d’emergenza, l’intervento via UMTS viene ipotizzato come completamento di quello realizzabile tramite telefono o cellulare.

La scelta del setting o modalità d’uso dell’UMTS come strumento attraverso il quale si realizza una videoconsulenza psicologica a distanza è senza dubbio vincolata alla situazione in cui si trovano entrambi gli interlocutori, il professionista e il consultante.

Ritengo che l’uso degli UMTS in psicologia e sessuologia clinica in questa fase "protosperimentale" sia da testare innanzitutto nella modalità in cui lo psicologo e il consultante comunicano da postazioni protette, ovvero da una stanza di consultazione ad un’altra stanza. Questo per il semplice fatto che in una simile situazione, il colloquio in collegamento diretto audio-video appare meglio monitorabile, quindi emotivamente e cognitivamente gestibile da parte di entrambi gli interlocutori (Ronconi A., 2002).

Dalla regolamentazione deontologica alla valutazione dell’efficacia

Il tema dell’efficacia dei trattamenti psicologici è di basilare importanza specialmente in un campo come questo, dove vengono ipotizzate applicazioni cliniche di strumenti costruiti dall’uomo, originalmente, per facilitare una comunicazione multimediale a scopo sociale. Parlando di applicazioni cliniche si fa riferimento specifico al lavoro svolto con delle persone. La gestione dell’uso che le persone, insieme ai professionisti, potranno fare di questi sistemi di telecomunicazione multimediale non può non farci riflettere su questioni di ordine etico (Stricker G., 1996). Gli UMTS sono sistemi di comunicazione tecnologicamente tanto versatili da impegnarci sin da ora, in un confronto e un dibattito che è solo al suo inizio, per giungere a un’auspicabile regolamentazione (Foxhall K., 2000) di un loro eventuale impiego nel lavoro clinico da parte degli psicologi. L’impiego degli UMTS e delle videoconsulenze on line tramite PC, seppur ipotetico e in via sperimentale, in situazioni che richiedono interventi di promozione della salute o di tipo riabilitativo/terapeutico, accentra l’attenzione sugli aspetti deontologici prima e, in un secondo momento, sui miglioramenti determinabili dall’utilizzo di questi stessi strumenti di trattamento.

L’eventuale integrazione dell’attuale repertorio di strumenti tradizionalmente impiegati in psicologia e sessuologia può essere considerata solo in seguito a una valutazione scientificamente fondata della sua efficacia. Tale valutazione descrittivo-processuale (Ghosh, G. J., Mc Laren, P. M. & Watson, J. P. 1997) e rispetto agli esiti dei trattamenti potrà essere realizzata una volta affrontati i delicatissimi aspetti etici e professionali coinvolti in questo nuova modalità di lavoro a distanza. Ovviamente, per quanto concerne la metodologia della ricerca sugli esiti di questi trattamenti integrati, evidenzio la necessità di poter osservare e registrare risultati misurabili e quindi comparabili con altri, ottenuti attraverso le modalità d’intervento più tradizionali. La valutazione degli esiti applicativi della videoconsulenza finalizzata alla promozione della salute psicologica, sessuologia e relazionale, implica la raccolta e l’elaborazione di dati non oggettivi poiché rappresentati da dimensioni legate al vissuto delle persone che ne fanno richiesta. Misure soggettive legate al vissuto di queste persone, sono infatti ottenibili attraverso la somministrazione dei questionari di autovalutazione. Mentre sul versante riabilitativo e terapeutico, le procedure di osservazione, elaborazione e valutazione degli esiti appaiono promettere l’ottenimento di misure scientificamente più valide. Per queste misure infatti è possibile applicare disegni di ricerca e metodologie di elaborazione dei dati sperimentali in senso stretto.

Conclusioni

Le argomentazioni contenute in questo articolo costituiscono ipotesi di applicazione in psicologia e sessuologia clinica dei nuovi sistemi di telecomunicazione UMTS. L’applicazione sperimentale di strumenti ad alta tecnologia nella storia della psicologia clinica, ha segnato un percorso in continua evoluzione. La sperimentazione delle tecnologie come risorse strumentali nel lavoro dello psicologo si sviluppa attraverso setting e contesti operativi diversi; dalla consulenza on line in collegamento diretto audio-video, realizzata attraverso i PC da due postazioni remote e fisse, alla videoconsulenza psicologica effettuata mediante gli UMTS. Ritengo che l’avvento di questi nuovi sistemi di telecomunicazione e il loro utilizzo a livello di massa, stia segnando l’avvio di una rivoluzione digitale che andrà a modificare radicalmente le nostre abitudini di comunicazione. Ciò potrebbe comportare lo sviluppo di nuovi servizi vincolati ai limiti e alle possibilità delle tecnologie del domani. La "telepsicologia clinica", intesa come psicologia applicata in un setting caratterizzato dalla distanza fisica/geografica fra lo psicologo e il paziente, è concettualizzata come una trasformazione derivante dalla psicologia clinica tradizionale. Essa costituirebbe una risorsa in più, eventualmente proponibile alle persone che si rivolgono a noi con un disagio o un bisogno di natura psicologica, sessuale e relazionale. Probabilmente in un futuro, quando i tempi saranno maturi per fare della "telepsicologia" clinica validata scientificamente, vedremo nascere nuovi modelli teorici e metodologie d’intervento, al momento non auspicabili.

Gli studi in corso sull’uso clinico della realtà virtuale (Molinari E., Riva G., et al.,1998) e delle nuove tecnologie, sembrano aprire nuovi e promettenti scenari di sviluppo. Ritengo che la telepsicologia possa essere considerata, anche in Italia, un’opportunità importante, della nostra giovane disciplina nata in Europa, a Lipsia, poco più di un secolo fa. Accanto alla videoconsulenza psicologica realizzata tramite personal computer e/o mediante UMTS, potremmo sperimentare forme differenti di fare attività clinica, ma ancora una volta nel pieno rispetto delle persone coinvolte in simili progetti (Probabilmente un giorno si potrà realizzare la presentificazione, in ambienti remoti, di immagini olografiche che possano, in tempo reale, proiettare la nostra immagine in movimento. L’immagine di noi stessi potrebbe essere accompagnata dalla nostra voce, annullando virtualmente e in un attimo ogni limite fisico legato allo spazio e alle sue distanze geografiche. La consulenza, così fantasticata, potrebbe dispiegarsi attraverso questi ipotetici dispositivi tecnologici basati sulla riproduzione olografica di noi stessi). Infine sottolineo i potenziali abusi degli strumenti ad alta tecnologia, UMTS inclusi, che potrebbero essere attuati anche da parte di professionisti della salute mentale. Un rischio che necessita affrontare nel tentativo di ridurlo al minimo, attraverso un dibattito epistemologicamente critico ma sufficientemente aperto alle differenze che contraddistinguono ciascuno di noi nelle nostre premesse teoriche e modalità di intervento clinico.

 

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