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5 - I rapporti con ilprivato

Anche nel delicato settore dei rapporti con il privato, l'evoluzionenormativa del Ssn richiede un superamento della situazione attuale, siaper quanto riguarda le modalità della collaborazione con le strutture(che avrà luogo tramite la procedura dell'accreditamento) che perquanto concerne le dinamiche dei percorsi terapeutici e il ruolo stessodegli ex enti ausiliari. 

Occorre premettere che la piena applicazione del "disegno strategico"di riforma del Dgls 502/92 sul rapporto pubblico-privato (peraltro ancorain fase precoce di realizzazione, anche per le altre realtà delSsn), orientato alla concorrenzialità tra i produttori di servizi,appare particolarmente difficoltosa nel campo delle tossicodipendenze; 
ciò non solo per la complessità e specificità,più volte rimarcata di questo settore, ma, in maggior misura, peralcune peculiari caratteristiche dello sviluppo storico dell'offertadi assistenza nel nostro Paese:

a) la forte connotazione dell'offerta del settore privato, realizzata,nella quasi totalità dei casi, da enti "non profit" e improntata,almeno in larga parte (sia in relazione alle modalità di finanziamentodelle convenzioni che alla filosofica di intervento), al modello comunitarioclassico, con percorsi terapeutici "drug-free"; questo tipo di offertaha condizionato, ovviamente, la tipologia dei pazienti candidati a un trattamentopresso le strutture private e, conseguentemente, l'adozione di metodologiedi diagnosi e "selezione" specificamente orientate; 

b) il ruolo conseguentemente molto ampio svolto dal servizio pubblico,al quale da un lato il "mercato" ha fatto carico della responsabilitàassistenziali relativamente all'80-90% dei pazienti (inclusi i piùgravi e difficili), dall'altro la legge ha assegnato il compito di "filtroregolatore" dell'ingresso nel sistema privato, tanto dal punto di vistadella singola persona (valutazione diagnostica) che, più in generale,di verifica e controllo delle strutture e dei trattamenti; è superfluosottolineare la difficoltà di esercitare correttamente questo doppioruolo; 

c) la visione spesso differente del problema della tossicodipendenzae delle risposte da dare alle persone coinvolte, una situazione conseguente,in parte, alla strutturazione organizzativa ricordata, ma legata, soprattutto,ai differenti percorsi storico-culturali e, in particolare, formativi edesperienziali, degli operatori dei due settori, con le relative implicazioninegative. 

Occorre riconoscere che questa situazione è attualmente in notevoleevoluzione, per il percorso spontaneo di "professionalizzazione" compiuto,con grandi sforzi personali, dagli operatori di molte realtà, e,in alcune situazioni locali, dall'attuazione di politiche regionali e aziendalimirate a favorire la formazione comune e la integrazione nell'attivitàdi assistenza. 

È, pertanto, fortemente raccomandato che la revisione dell'organizzazionemiri a favorire e accelerare questa evoluzione positiva, definendo conchiarezza un obiettivo finale di parità piena fra i due settori,ma nel contempo stabilendo anche un percorso con numerose tappe intermedie,evitando "fughe in avanti" che, nell'attuale instabilità, verosimilmentecauserebbero solo incomprensioni, ritardando ulteriormente il conseguimentodi un risultato auspicato da tutti. 

Possibili misure nella corretta direzione potrebbero essere leseguenti: 

1) l'ampliamento delle tipologie di "pacchetti di prestazioni" privateacquistabili, non ristretto perciò, come attualmente avviene, allesole strutture comunitarie residenziali e semiresidenziali, porterebbeda un lato al riconoscimento delle numerose iniziative avviate dal privatosociale in questi anni (centri crisi, unità di stradà, progràmmibrevi, ecc.), e dall'altro a orientare le "nuove offerte" verso settoriprobabilmente più carenti piuttosto che verso le tipologie classiche,per le quali sussiste, al momento, un apparente "surplus" di offerta; 

2) la elaborazione di percorsi formativi comuni ai due settori,con particolare riguardo al problema della valutazione diagnostica e delladefinizione dei percorsi terapeutici, stabiliti sulla base degli oggettivibisogni della persona, piuttosto che orientati a una singola modalitàdi trattamento e, comunque, indipendenti dalla istituzione di appartenenzadell'operatore che accoglie il paziente; 

3) l'incentivazione (tramite, ad esempio, la semplificazionedelle procedure burocratiche) di esperienze di integrazione territorialebasate sulla accettazione di un sistema di regole condiviso dal pubblicoe dal privato e sull'adozione di strumenti e metodologie comuni per ladefinizione dei percorsi terapeutici. 

È opportuno che un'ulteriore riflessione successiva affrontiil problema della separazione del ruolo "di controllo" del pubblico daquello di "produttore di servizi", un aspetto particolarmente delicato,anche perché non è pensabile l'esercizio di una funzionedi verifica senza l'apporto di precise competenze tecniche, al momentoriscontrabili quasi esclusivamente all'interno del Sert. 

È fortemente raccomandato che le Regioni, in sede di recepimentodi questo documento, indichino chiaramente il percorso e la modalitàpropria, scelti per una diversa e più avanzata definizione del rapportopubblico-privato.



PROSSIMO PARAGRAFO (6)
 
 
 
 
 
 
 

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