INDICE GENERALE WEB SITE ASCESA E CADUTA DEL TERZO STATO DIGITALE
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RECENSIONE di Chiara Somajni
IL SOLE 24 ORE CULTURA 19 marzo 2000

L'avanzata del borghese telematico

Passione e impegno, un po' di utopia e un po' di disincanto.
E' con questo spirito che le pagine di Ascesa e caduta del terzo stato digitale sono state scritte. Il libro è frutto della collaborazione tra uno psichiatra residente a Genova e un partner di penna telematico, impegnato in giro per il mondo in programmi di Cooperazione internazionale a sostegno dei Paesi in via di sviluppo.
Ed è nato in Rete, in un fitto scambiarsi di messaggi, e della logica di internet è specchio terso, fin nell'aspetto: infatti il volume arricchisce il rigoroso dispiegarsi dei capitoli con un rigoglio di rimandi, note, manifesti, documenti, ed è persino cadenzato da alcuni brani in puro stile narrativo, pulsanti frammenti romanzati. La lettura può dunque procedere per livelli diversi, proprio come se si stesse navigando.

Fresco di un entusiasmo degno di un astronauta che per la prima volta veda la Terra da lontano e desideri raccontarla, il libro di Francesco Bollorino e Andrea Rubini è estremamente ricco di sollecitazioni.
Punto di partenza è innanzitutto la presa d'atto che sianmo nel bel mezzo di una rivoluzione, frutto dell'incontro tra la Rete e il pc. Protagonista di questa rivoluzione è un nuovo soggetto: il borghese digitale. Una classe trasversale, non più connotata geograficamente, che è accomunata da una competenza e da costumi simili: ovvero la capacità e l'abitudine di utilizzare la Rete in maniera qualificata, attingendovi per reperire informazione, ma anche contribuendo ad arricchirne i contenuti, il tutto in uno scambio proficuo con gli altri netcitizens, possibilmente mai visti prima. Il loro numero è in continua crescita, ma alcuni rischi ne minacciano l'avanzata.

Innanzitutto il problema delle risorse, distribuiti in maniera estremamente diseguale. » la questione pressante dei cosiddetti infopoveri rispetto agli inforicchi: come ebbe a riassumere Alvin Toffler su New Scientist (19 marzo 1994), "Stiamo passando da un'economia della forza bruta a un'economia della forza intellettuale (...). Oggi avere la conoscenza giusta al posto giusto e al momento giusto significa meno fatica, meno energia, meno capitali, meno materie prime, e meno tempo".
Inutile precisare che Internet rappresenta una straordinaria porta d'accesso a una conoscenza, che non è più cos fortemente come in passato determinata geograficamente e connotata culturalmente. E che dunque sia svantaggiato chi viva in un Paese in via di sviluppo, dove non solo i costi da sostenere per riuscire a navigare (dal computer al collegamento) sono in proporzione al costo della vita estremamente elevati, ma dove permangono problemi più stringenti, come le carenze nella fornitura dell'elettricità... Ma, come scrive ancora Toffler, conoscenza non significa solo dati, bens idee.
E il "borghese digitale" di un Paese in via di sviluppo, sottolineano i due autori, si trova per certi versi avvantaggiato rispetto per esempio a un collega americano, quanto meno dal punto di vista della motivazione personale. Comunque sia, il problema del gap tecnologico tra Paesi ricchi e Paesi poveri, degli inforicchi e degli infopoveri rimane indiscutibilmente centrale.

L'altro rischio è di natura più politica. Le potenzialità di Internet possono infatti essere pesantemente condizionate da scelte strategiche a vari livelli. Ci si riferisce al controllo dell'informazione, che può avvenire secondo modalità smaccatamente autoritarie o invece ó e forse più facilmente ó in maniera assai più subdola, incanalando abilmente l'utenza verso una sfera del futile, del ludico e del commerciale.

Bollorino e Rubini indicano alcuni punti inderogabili per salvaguardare la ricchezza di Internet. In primo luogo garantire a tutti adeguate connettività e formazione; quindi la difesa e la promozione di un accesso democratico e diffuso alla rete e alle sue risorse (ambiti quali la salute, l'istruzione, o beni culturali, le informazioni di pubblica utilità non possono essere "detenute privatamente"); terzo, una regolamentazione del ciberspazio a tutela della privacy. Un vero e proprio "promemoria politico per il terzo millennio" (cos recita il sottotiolo), che riassume i punti chiave dell'attuale, amplissimo dibattito sulla democrazia digitale.
Per chi volesse approfondire problematiche sulle quali questo libro apre uno squarcio, ma che certo non può nÈ esaurire nÈ risolvere, viene segnalato un buon numero di indirizzi utili. Indicazioni ulteriori si possono trovare nel sito internet ospitato presso Apogeo.com, dov'è stata attivata anche una mailing list.


RECENSIONE di Guido Bosticco
Universita'; degli Studi di Bari - Laboratorio di Epistemologia Informatica e Dipartimento di Scienze Filosofiche

Esiste veramente una seconda, nuova identita' per quanto latente, che tender‡ ad affermarsi in ognuno di noi?Questa potrebbe essere una domanda fondamentale a cui risponde, forse non direttamente, Ascesa e caduta del terzo stato digitale, il libro di Francesco Bollorino e Andrea Rubini, edito da Apogeo di Milano. Se Ë vero che "la ricchezza non si misura più a pane, a casa, a caldo, ma a quanto si comprende e si riesce a farsi comprendere", come recita la frase di Don Milani posta allíinizio del libro, allora questo volume diventa un vero e proprio manuale di sopravvivenza, con tutti i crismi della scientificit‡, per il mondo digitale, oggi perno dellíinformazione globale.

Così, non senza una buona dose di critica razionale e sociale, Bollorino, docente di Psicologia clinica a Genova ed esperto di comunicazione politica on line, ci conduce attraverso un cammino di rivelazione della realtà cibernetica attraverso luoghi del pianeta insospettabili, come quelli del cosiddetto Terzo Mondo.

Subito dallíintroduzione il segnale Ë chiaro: non c'è paese recondito della terra che non sia o non possa essere "connesso" con il resto del mondo, non cíË informazione che non possa essere alla portata di ogni uomo. La sperequazione è al livello dei consumi, Ë quella che genera un "mondo a due velocità", Ë la differenza di risorse a disposizione degli abitanti della terra, la differenza Ë nella ricchezza economica. Ma questa è insieme tecnologia, strumenti e cultura, una cultura che imperversa dall'Occidente e colonizza ogni forma di sapere. E allora sorgono le correnti sotterranee, le sottoculture, quelle che nascono al di sotto del sapere ufficiale e condiviso, fatte di codici deontologici e programmatici: un esempio su tutti, la cultura degli hackers, i "pirati" del ciberspazio di Internet. Una apposita scheda nel libro (costruito appunto per percorsi paralleli, autonomi, ma integrati, quasi come un ipertesto) spiega, attraverso le parole di un manifesto dei pirati, le finalit‡ di rivoluzione sociale degli hackers, che combattono il sistema deteriorato della gestione delle informazioni. Le grandi aziende trattengono le informazioni, nascondono la tecnologia e schiacciano il mercato con prodotti a basse prestazioni, mantenendo per sé la tecnologia più sviluppata, gestita di contro da personale spesso impreparato. Dunque la lotta è per la libertà, la lotta è perchÈ ognuno abbia accesso realmente alle informazioni che oggi sono ancora patrimonio di pochi. E su questo tono si lanciano attacchi alle istituzioni burocratizzate e vendute al controllo del mercato.

Di seguito, dopo la tecno-rivoluzione, si apre il capitolo forse più interessante dal punto di vista socio-psicologico, quello sul "borghese digitale". Da quando ha fatto la sua prima apparizione, Internet ha cambiato radicalmente il target di utenti, "prima della commercializzazione degli accessi era possibile entrare nella rete delle reti solo da punti di accesso privilegiati, Università, centri di ricerca; un uomo comune senza particolari interessi nel campo della tecnologia non solo non aveva alcuna possibilità di accedere, ma "letteralmente" non sapeva nulla delle potenzialità di un mezzo tanto lontano dalla quotidianità della sua vita". Oggi, grazie soprattutto alle interfacce cosiddette friendly, di facile approccio, e all'utilità che questo mezzo di comunicazione ricopre anche in settori di uso quotidiano, la tipologia sociale degli utilizzatori è sostanzialmente mutata. Oggi molti semplici cittadini curiosi e interessati alla novità, per lo più studenti e giovani di media cultura, accedono ogni giorno alla mole di dati presenti sulla rete, ne sfruttano con varia competenza le opportunità e qualcuno di essi addirittura ne trae guadagni a livello semi-professionale. Ecco dunque delinearsi una nuova figura sociale, quella del Netizen, termine nato dalla contrazione di "Net Citizen", colui che, a vario livello, abita la rete e in essa agisce, comunica, scambia merci e informazioni, gioca, si informa, in una parola, vive. Tra i Netizen esistono diversi livelli di classi: il "superconnesso", che possiede un computer portatile e uno da tavolo, un cellulare e un cercapersone, legge la sua posta elettronica almeno un giorno sÏ e uno no. I superconnessi sono circa il 2% della popolazione americana presa a campione. E così si scende al "connesso", al "semiconnesso", la maggior parte del campione, fino al "non connesso", che comunque si aggira attorno al trenta per cento. In conclusione, líaccesso a Internet anche negli Stati Uniti, patria della tecnologia, è limitato al dieci per cento della popolazione circa, al massimo quarantenni, maschi e femmine indistintamente, prevalentemente bianchi. Insomma, la middle-class americana. Ancora una volta è la borghesia a percorrere la strada della novità, una classe non fatta di potenti, ma che "cerca di costruirsi un futuro, avendo colto l'occasione propizia, consapevole peraltro del patrimonio positivo che si porta appresso, fatto di innovazione che nasce dal basso e cooperazione costruttiva, allíinterno di un contesto e di una temperie in cui la problematicità e il confronto possono e debbono prendere il posto dellíineluttabile crollo delle precedenti fragili certezze, figlie di rapporti di potere ancora proponibili e spesso tuttora in atto ma sempre più deboli se adeguatamente contrastati da una matura e rinnovata coscienza di classe. Il terzo stato digitale cerca di costruirsi un futuro e, mai come oggi, l'occasione Ë stata cosÏ propizia: vi è un vuoto da colmare, un nuovo equilibrio da trovare. E' un percorso difficile perchè implica la reificazione di nuove idealità, non utopistiche, allíinterno di una società che mercifica e agglutina tutto: è il recupero e il rispetto delle differenze la sfida epistemologica e politica che va colta e perseguita, da una nuova classe dirigente, realmente figlia del suo tempo".

Si scopre poi che anche il Terzo Mondo è popolato da cittadini della rete, certo in misura minore che nei paesi industrializzati, ma con un ritmo di crescita elevatissimo, addirittura superiore a quello americano. Restano i problemi dei costi della tecnologia, di un semplice personal computer, ma dal profondo della depressione dei paesi poveri, la Net avvicina e allontana realtà opposte, mettendo a disposizione dei suoi utenti la possibilità di socializzare, abbattendo al livello della comunicazione digitale le differenze di razza e cultura. "La piattaforma comune della Net non puÚ produrre il miracolo dell'eguaglianza per tutti e per tutto. Ma crea differenze strumentali e sostenibili, condivisibili e orientabili a rapporti costruttivi e non violenti. In fin dei conti è quello che tutti vorremmo in un mondo più giusto".

Solo dopo giungono gli scenari possibili, in cui, con tutta la buona volontà e l'ottimismo possibili, non si possono non prevedere i tentativi di creare una Rete "infopoveri" ben distinta da quella "inforicchi", ripetendo la stessa dicotomia del mondo reale, commettendo un errore gravissimo.


RECENSIONE di Michele Fabbri
IL SOLE 24 ORE SCUOLA 21 gennaio 2000

Cosmopolitismo digitale

E' una rivoluzione in senso proprio quella che investe la società caratterizzata da Internet. Per Francesco Bollorino — psichiatra alla Facoltà di medicina dell'Università di Genova— e Andrea Rubini — esperto di cooperazione internazionale — il cambiamento in atto riguarda i fondamenti stessi del modello con cui "guardiamo il mondo", e non solo i suoi aspetti superficiali.

E' noto che esiste un crescente divario economico - anche nel campo delle Nt - fra i Paesi ricchi e quelli poveri. Eppure, secondo gli autori, c'è un fenomeno a cui guardare con attenzione: la nascita di una "borghesia digitale" diffusa in tutto il pianeta, a San Francisco come a Katmandu, che è relativamente indipendente dal contesto economico sociale in cui vive. Figlia della globalizzazione telematica ed erede della cultura libertaria degli anni sessanta, la nuova borghesia è formata da "Netizen" (net-citizen) per i quali "le enormi differenze di stile e di condizione di vita, i retaggi di razza e cultura assomigilano a fantasmi di un altro presente".


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RECENSIONE di Luigi Dell'Aglio
TRATTA DA TELEMA 18/19 Estate-Autunno 1999

C'è una nuova classe,la "borghesia della rete"

Chi sono i 165 milioni di utenti di Internet, che nel 2005 saranno diventati 300 milioni? Le definizioni, più o meno immaginose sono tante, ma per la prima voltane arriva una con un concreto fondamento sociologico-politico.
Chi si connette alla rete, ci spiegano gli autori, è un "Borghese Digitale", cioè appartiene a unanuova classe media o nuovo Terzo Stato che si raccoglie attorno all'Information Society e le dà vita quotidianamente. Questa borghesia digitale è trasversale etransculturale, e si distingue in quanto soggetto sociale che «ha in mano la "penna per scrivere" del prossimo millennio».
Tante sono le prove del carattererivoluzionario di questa trasformazione; ma una è più convincente di tutte. Nel Bhutan, minuscolo e inaccessibile regno himalayano, Internet fa ingresso solo orae, per l'occasione, viene tolto il divieto alla tv. Il www è riuscito dove la tv aveva fallito: occorreva l'avvento della rete perché cadesse il muro entro il quale ilpaese si era rinchiuso.
Ora, ogni parte del globo entra nell'"era della conoscenza", quella che - secondo Toffler - «ha messo Marx a testa in giù» stabilendo che èla cultura a guidare tecnologia ed economia, e non viceversa. Stiamo passando da un'economia della forza bruta a un'economia della forza intellettuale. Ciò nonsignifica che la nuova società non ponga l'uomo di fronte a dilemmi cruciali. Eccone uno, fra i tanti: agire globalmente e pensare in termini locali, oppure agirelocalmente e pensare in termini globali?

Questo libro, nato "in rete", frutto di un dialogo virtuale fra gli autori (uno risiede a Genova e l'altro a Kathmandu), ha il merito di presentare al lettore tutte lequestioni che Internet fa nascere.
Il saggio offre anche il punto di vista di personaggi di prestigio come Stefano Rodotà, Domenico De Masi, Giuseppe Caravita.C'è chi vede in Internet «il luogo di una libertà pericolosa», invocando forme di censura. A questi critici Rodotà risponde che la rete non va demonizzata perchéattraverso di essa si possono perseguire più facilmente alcuni reati (si pensi alla pedofilia).
Prende forma però la proposta di salvaguardare il "pubblico dominio"in aree come l'educazione, la salute, la sicurezza sociale.
Questa formula, rilevano gli autori, permetterebbe di fronteggiare anche l'altra pressione che si esercitasulla rete: quella di chi vorrebbe farne uno sterminato luogo di vendita di prodotti e servizi.
(Luigi Dell'Aglio)


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RECENSIONE di Giacomo Papi
TRATTA DA DIARIO della settimana, Anno IV, numero 50

CITIZEN WEB

Sull'atto di nascita del Borghese Digitale

Raccontare le dinamiche sociali e politiche messe in moto da Internet è difficile come dipingere una valanga. Un anno nel mondo dei bit - ha scritto Nicholas Negroponte - ne vale dieci nel mondo degli atomi.

Così, quando gli autori scrivono che gli utenti collegatia Internet sono "circa 165 milioni in tutto il mondo", la storia li supera a destra. Secondo una delle più importanti. società di studi sulla rete, la Nua Internet Surveys (http://www.nua.ie/surveys/how_many_online), infatti, a navigare nel World Wide Web, in un paio di mesi, sono già 201 milioni di persone. Nonostante la difficoltà di restare al passo, però, questo saggio a più mani, costruito in modo ipertestuale e con un'architettura dichiaratamente musicale, era necessario. L'idea di partenza è semplice e intelligente. Capire se e come l'avvento di Internet abbia dato forma a una borghesia digitale mondiale, in grado di ereditare la funzione rivoluzionaria della classe sociale formatasi a partire dall'invenzione della stampa. "Che cos'era questa specie di classe media che, da New York a Katmandu, da Stoccolma a Johannesburg, accumunava profili umani dall'esperienza, dalla cultura e dalle disponibilità economiche così diverse, se non una borghesia digitale che si raccoglieva intorno all'emergente realtà dell'Information Technology?". Partendo da questo interrogativo ambizioso, Bollorino e Rubini costruiscono un viaggio spesso disordinato, ma a tratti appassionante e - per quanto possibile oggi - esaustivo, nella preistoria della Rete e nel suo presente e futuro. Una storia ancora in divenire, dall'esito assolutamente decisivo, per cui - secondo gli autori - vale la pena combattere.

Il libro è anche infarcito di note, spesso comprensibili anche ai non addetti ai lavori, che danno l'idea della rivoluzione in atto. Come quando si legge che il Buthan, "il più oscuro dei microscopici Paesi arrampicati sull'Himalaya (...), ha finalmente annunciato due vere e proprie rivoluzioni. Sarà finalmente permesso l'accesso a Internet e sarà introdotta la televisione". Ma le rivoluzioni sono quasi invisibili e camminano sempre in punta di piedi. La sera prima della Rivoluzione d'ottobre, la maggior parte della gente andò a letto presto. E in molti si svegliarono tardi.


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RECENSIONE di Stefano Cardini
TRATTA DA PC INTERACTIVE Gennaio 2000

Ascesa e caduta del terzo stato digitale

Internet e Rivoluzione

Un'ipotesi coraggiosa, di chi il coraggio se lo vuole dare: un nuovo strato sociale sta nascendo, un'inedita "borghesia", i cui proclami parlano il linguaggio della telematica e i cui Caffé si trovano su Internet. È questo il terzo stato digitale, idealmente erede di quell'ordine rivoluzionario che fu la borghesia francese alla vigilia della Rivoluzione del 1789. Come quello è cosmopolita, figlio in fondo dell'Illuminismo e della sua fiducia nelle virtù emancipative delle scienze applicate, ostile a una visione gerarchica e autoritaria della cultura e della società. Il suo potere non si fonda né sulla discendenza, né sulla proprietà, ma sul sapere e sul saper fare. Qui però le analogie si arrestano. Tanto per cominciare si precisa, il terzo stato digitale è "trasversalmente diffuso sul pianeta, sempre più disgiunto dalla realtà socio-economica in cui opera"; inoltre, lungi dal promuovere e avvantaggiarsi dello sviluppo di quella sfera pubblica in cui si parla "a viso aperto", "faccia a faccia" (come nelle piazze, come nei Caffé), è piuttosto espressione della sua crisi - indotta dalla televisione - e della necessità di una radicale ridefinizione. Ma tutto ciò non basta agli Autori per abbandonare quella loro prima suggestione. Guardiamolo più da vicino, allora, questo nuovo borghese, ribattezzato Netizen(contrazione di Net e citizen, cittadino della Rete). Egli usa Internet abitualmente, ma soprattutto contribuisce attivamente al suo sviluppo. Netizen sono perciò quelle persone che discutono in Rete in modo costruttivo, che inviano risposte per posta elettronica e aiutano i neofiti, che mantengono i file di Faq e le mailing list; che non pensano a Internet come a un servizio né primariamente a un modo per fare quattrini. Questo profilo, però, se poteva valere per i primi cybernauti, che alla Rete accedevano da punti d'accesso privilegiati (Università, centri di ricerca), stigmatizzando i nuovi arrivati con il benevolo nomignolo di newbie, non vale per il navigatore odierno: oggi, si potrebbe dire, la Rete è quasi interamente popolata da newbie, che nella loro inesperienza, sotto la spinta martellante del marketing pubblicitario, rischiano di inaridire le potenzialità di Internet come nuovo "spazio pubblico", facendone prevalentemente un veicolo votato al commercio e all'intrattenimento. Questo esito, tuttavia, è tutt'altro che necessario. Lontani dalla fede in stile Wired (www.hotwired.com) nelle virtù taumaturgiche della tecnologia, così come dalla tecnofobia del movimento neoluddista (ebbene sì, esiste, e sogna una società di mercato puro in cui ogni individuo, con il proprio Pc, sia una libera impresa!), gli Autori si fanno portatori di una posizione che chiamano "tecnorealista", che vede sì nella Rete un'opportunità di progresso umano, particolarmente per i Paesi poveri, ma solo a certe condizioni: che il potere pubblico vigili e operi affinché questa nascente "borghesia" digitale guadagni un ruolo culturalmente egemone in Internet, atto a contenere e anzi a guidare i processi sociali ed economici che l'attraversano. Gli strumenti atti a tal fine sono molteplici e coinvolgono tanto i Governi quanto i cittadini: dalle legislazioni antitrust, alla riduzione dei costi di accesso, alla riforma dei principi di tutela della proprietà intellettuale, alla lotta contro la censura, alla promozione di un utilizzo creativo e consapevole della Rete. Una questione resta tuttavia in sospeso: quale comune convinzione e interesse terrà insieme questo nuovo corpo sociale; chi sono i suoi nemicie i suoi alleati? Perché la borgesia francese ne aveva di ben precisi. Che cosa lega allora un Netizen di Roma, New York o Francoforte a uno di Bombay o di Bogotà? La risposta a questa domanda sembra tingersi dei colori dell'utopia.


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LA BUVETTE

Angelo Summa per "La Buvette" intervista Francesco Bollorino

"La rete è un territorio dove giochi di potere e opzioni di controllo possono agire e prendere, se non monitorati, il sopravvento su quegli spazi di libertà di espressione che al di là di utopismi ottimistici esistono realmente e come tali vanno preservati come beni preziosi di tutta la comunità on line e off line."


(Francesco Bollorino e Andrea Rubini)

Cos'è la "borghesia digitale" e quali sono i suoi tratti distintivi rispetto al resto degli utilizzatori della rete?

È una classe sociale emergente in via di definizione ed autodefinizione sia per quanto riguarda i connotati sociologici sia per quanto riguarda il suo ruolo all'interno della compagine sociale. Come tutti i fenomeni che discendono dalla rete e dalla globalizzazione il suo tratto più caratteristico è quello della delocalizzazione geografica che la differenzia dalle altre classi così come si sono manifestate e affermate in passato.
I Borghesi Digitali, in quest'accezione di utenti maturi della rete non possono essere identificati tout court con gli utilizzatori di Internet, semmai si può affermare che chi usa la rete e si sforza di "comprenderla" può divenire un Borghese Digitale. Il libro che ho scritto con Andrea Rubini, ha l'ambizione di porsi come momento di riflessione critica in questo decisivo momento di passaggio, utile, speriamo, alla costruzione di una "nuova coscienza di classe" di quello che abbiamo volutamente definito "il terzo stato digitale"

Uno dei problemi di Internet è discernere le informazioni attendibili da quelle "spazzatura", ed anche nel libro molta attenzione è dedicata a questa questione. Sarà possibile attuare una "scrematura" qualitativa senza incorrere nel rischio della censura?

È un punto nodale: noi siamo convinti e lo diciamo a chiare lettere nel testo che la sfida politica del prossimo millennio sia rappresentata dalla capacità di governare la postmodernità postindustriale che, tra le altre cose, significa la capacità di porre regole e riconoscere standard di qualità all'interno di processi necessariamente globalizzati. Le Istituzioni debbono avere un ruolo attivo, capire il contesto epocale ed attrezzarsi alla bisogna. È in questo equilibrio instabile ed in continua ridefinizione tra libertà e regolamentazione che si gioca buona parte delle prospettive di reale democrazia per il futuro.

Tra "tecnofili" e "tecnofobici" voi vi collocate in una posizione intermedia definendovi "tecnorealisti". Ma, dovendo prendere posizione, ci sono più rischi o opportunità nella società dell'Information Technology?

I rischi ci sono in entrambe le posizioni che essendo rigide ed apodittiche non portano a nulla perché prescindono dall'analisi critica e costruttiva della realtà. Occorre prima di tutto capire il fenomeno senza schieramenti aprioristici volti a ritenere la Rete una panacea per i mali del mondo, ma senza, per altro, fare "ostruzionismo" ad un fenomeno che si finirebbe poi per "subire" senza comprenderlo o da cui si rischierebbe di restare esclusi, in una sorta di analfabetismo sociale di ritorno molto pericoloso per chi lo pratica. Internet è, come il telefono, uno strumento (potentissimo), dipende da come lo usi...

Parliamo di politica. Da un lato c'è il rischio, del quale si parla nel libro, che la rete possa trasformare la democrazia in una sorta di sondaggio permanente; dall'altro c'è l'opportunità di facilitare la comunicazione tra cittadini e istituzioni. Quale finirà per prevalere?

Dipende. In una democrazia rappresentativa come la nostra non è immaginabile il ritorno fantasticato da alcuni alla mitica Agorà ateniese, il vero nodo è rappresentato dall'incontro tra cittadini sempre più consapevoli e pubbliche istituzioni sempre più necessariamente inserite in processi dialettici di confronto.
Non va infine trascurato il fatto che il governo della postmodernità implica un cambiamento radicale dei rapporti eletti elettori dove la variabile "informazione diffusa" rappresenta un elemento di diminuzione nei fatti del "potere" degli eletti che probabilmente non piacerà a chi è abituato alle vecchie logiche del potere, da questo nascono i rischi che noi nel testo paventiamo di una restaurazione che riduca la rete ad un luogo di fruizione passiva di informazione "cucinata" e selezionata per ben determinati scopi.


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INTERVISTA SU AFFARI ITALIANI di Jusy Accetta

ASCESA E CADUTA DEL TERZO STATO DIGITALE

Un libro nato in rete, un incontro virtuale tra due persone, una distanza geografica come quella che esiste tra Kathmandu e Genova (luoghi di residenza degli autori) completamente annullata grazie alla telematica: questi sono solo alcuni aspetti, sicuramente i piu' curiosi', che caratterizzano "Ascesa e caduta del Terzo Stato Digitale" (Ed. Apogeo - ), un'analisi approfondita della Borghesia digitale, la nuova classe sociale che si raccoglie attorno all'Information Society.
Gli autori sono Francesco Bollorino, docente universitario (insegna Psicologia Clinica nel Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia a Genova) ed Andrea Rubini, ingegnere (si occupa di tematiche relative ai Paesi in Via di Sviluppo e della Cooperazione Internazionale).
Due uomini, due esperienze professionali e culturali, all'apparenza totalmente diverse. Un loro incontro casuale avvenuto su Internet si è trasformato in un'amicizia ed in un rapporto di stima e fiducia tale da consentire a distanza la "scrittura a 4 mani" di un testo. Ma l'esperienza telematica non si e' fermata a questo: visitando il sito di presentazione del libro ci si rende conto che gli autori hanno interpretato il loro lavoro non come un processo di elaborazione di idee culminato con la pubblicazione di un testo ma come l'inizio di un progetto intellettuale e culturale "senza fine", dove cioe' il volume rappresenta "solo" un momento particolare di un percorso continuo alla ricerca di nuovi stimoli e nuovi orizzonti, una specie cio' di punto fermo dove raccogliere ed ordinare le idee, per poi ....andare avanti.
Del resto gli stessi autori, nella presentazione della mailing list, creata in occasione dell'uscita del volume, evidenziano a chiare lettere il loro atteggiamento telematico: "e' possibile iscriversi ad una specifica mailing list dove poter dibattere e discutere con gli autori, in totale libertà, le tematiche che abbiamo qui sviluppato e che consideriamo un punto di partenza più che un punto d'arrivo per lo sviluppo di un pensiero partecipato e cooperativo sugli sviluppi futuri della "vita sullo schermo."

Abbiamo posto alcune domande ad uno degli autori di "Ascesa e caduta del Terzo Stato Digitale", Francesco Bollorino:

D) Borghesia digitale, ovvero la nuova classe sociale del futuro. Chi é il "borghese digitale", come si muove all'interno della società dell'IT e come lo si puo' identificare?

R) Come abbiamo scritto nel libro il "borghese digitale" rappresenta solo una percentuale degli utilizzatori della rete, si tratta di una persona che usa gli strumenti dell'IT quotidianamente all'interno del suo operare, la massa non fa questo ma potenzialmente lo potrebbe fare. Il vero problema e' quello che manca ancora una "coscienza di classe", la situazione in Italia e' molto particolare, per rimanere nell'ambito nazionale: siamo arrivati tardi rispetto agli Stati Uniti operiamo "di botto" con strumenti molto sofisticati ci troviamo per cosi' dire ad un bivio, usare una Ferrari essendo dei neopatentati o sfruttare l'occasione per un significativo salto di qualita'. Il vero problema semmai e' rappresentato dai poteri forti che non hanno nessun interesse a perdere il potere di controllo che l'avvento dell'IT puo' causare loro.

D) Ritiene che l'utilizzo di Internet da parte di pochi caratterizzera' per i molti "il vivere quotidiano"?

R) L'utlizzo "avanzato" della rete non puo' essere patrimonio di tutti, anche perche' la rete e' specchio fedele della realta' e uno stupido resta tale anche se online. Dipende dalla volonta' degli utlizzatori avanzati a far ricadere sulla massa dei fruitori passivi quelle potenzialita' democratiche che esistono e vanno coltivate al di la' delle utopie di stampo americano che leggono in chiave ottimistica all'avvento della societa' dell'informazione; su questo tema nel libro c'e' un intero capitolo.

D) L'avvento della società dell'informazione post industriale lo definite come un "nuovo paradigma incompatibile con il precedente". In questo nuovo processo rivoluzionario cosa resterà e se resterà del passato della cultura dell'informazione?

R) Una rivoluzione secondo Kuhn si basa su un paradigma nuovo che in partica spazza via il precedente, il paradigma si deve affermare. Questo libro prova a mettere le basi per una presa di coscienza perche' cio' accada. Quello che cambiera', se cambiera', sara' il rapporto nuovo e diverso che i cittadini avranno tra loro e con le istituzioni, in un mondo in cui i confini fisici scompaiano e le distanze tra reale e virtuale si facciano sempre piu' sottili.

D) La fase rivoluzionaria che la nostra società sta vivendo arriverà inevitabilmente al termine, si stabilirà cioe' un nuovo modello di organizzazione sociale ben definito nei suoi aspetti statici: si possono gia' definire i connotati di questa società del terzo millennio ed immaginarne gli aspetti dinamici del dopo rivoluzione?

R) Il vero problema oggi e' quello del Governo della Postmodernita' dobbiamo oggi darci delle regole fluide di sviluppo su cui costruire la società del futuro: e' questo il tema forte su cui lavorare politicamente; abbiamo una classe politica nata e cresciuta nella societa' della macchina, che fondamentalmente "non capisce" il cambiamento, gioca su slogan, si occupa di frequenze e di bande, dimentica che il vero snodo e' rappresentato dai contenuti e dal modo con cui si usano gli strumenti non dalla qualita' degli stessi: la vera rivoluzione non e' il web ma la posta elettronica.

D) Un libro che nasce e viene scritto in rete, un' esperienza oggi rara e probabilmente domani comune a molti : come si digita un testo a 4 mani utilizzando internet come strumento di "incontro", che per l'occasione si trasforma in un luogo indefinito dove trovarsi insieme, raccogliere e sviluppare le proprie idee per poi tradurle su "carta"?

R) E' stata una esperienza molto bella soprattutto perche' ci ha permesso di scoprire il nostro comune sentire, ma credo onestamente che l'incontro fisico abbia aiutato molto a capirci a fondo permettendoci di sfruttare la meglio l'uso della rete. Semmai va sottolineato che dalla rete abbiamo tratto, scambiandocele, una massa enorme di informazioni riversate sul sito del libro, che consideriamo una continuazione del testo, attraverso la pagina dei link commentati che consideriamo molto utli al lettore per poter approfondire i temi che abbiamo sviluppato, in maniera necessariamente sintetica in alcuni aspetti. Al tempo stesso l'esperienza di lavoro on line ci ha spinto ad aprire una mailing-list, un luogo cioe' dove speriamo di incontrare i nostri lettori per roseguire il dibattito.

D) Dott. Bollorino, come ha incontrato Internet?

R) Ho cominciato ad usare INTERNET nel 1995 a luglio ho fondato POL.it Psychiatry on line Italia che e' divenuta la piu' letta rivista psichiatrica italaina con uan redazione di 20 colleghi. Abbiamo anche scritto un libro uscito il maggio scorso per Apogeo "PSICHIATRIA ONLINE". Nel febbraio 98 ho organizzato il congresso INTERNET & SALUTE MENTALE a Genova. dal 1995 mi occupo di comunicazione politica in rete : ho fondato la lista pro-prodi la prima mailing list politica italiana ed ho collaborato alla nascita delle attivita' in rete del Movimento dell'Ulivo.



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RECENSIONE SU DAILY BIT di Massimo Giordani

ASCESA E CADUTA DEL TERZO STATO DIGITALE, Un promemoria politico per il terzo millennio, di Francesco Bollorino e Andrea Rubini, è uno degli ultimi titoli pubblicati da Apogeo, nota casa editrice specializzata in tutto ciò che riguarda il mondo digitale.
Contrariamente a quanto il titolo lascia presagire, un tomo denso di paroloni e di difficile lettura, il testo di Bollorino e Rubini si rivela, sin dal primo approccio, dinamico e facile da assimilare.
Lucida analisi delle implicazioni che gli sviluppi delle tecnologie digitali comportano per tutti noi, aldilà delle barriere politiche e geografiche, Ascesa e caduta del terzo stato digitale è un libro nato in rete e da leggere su più livelli.
Nato in rete perchè gli autori si sono conosciuti grazie ad Internet quando Rubini era impegnato in un progetto di cooperazione internazionale a Kathmandu, in Nepal, e Bollorino collaboratore di Le Scienze, residente a Genova. Dal loro fitto scambio di e-mail è nato il progetto di questo libro, ancor prima di un incontro "fisico", avvenuto solo in seguito.
Da leggere su più livelli perchè, accanto al testo principale, si affiancano altri due livelli di approfondimento, le note in calce alle pagine e le schede in fondo ai capitoli. A questi si aggiungono le citazioni a capo di ogni capitolo.
In sintesi, un'opera realmente "ipertestuale" e "interattiva" che ha per soggetto quella "borghesia digitale" che oggi dispone di eccezionali strumenti di conoscenza e di libertà e alla quale, citando gli autori: -"spetterà un compito importante nel futuro prossimo: costruire un ponte tra reale e virtuale, proporsi, se ne sarà capace, come nuova classe dirigente di un mondo, che mai come ora, ha bisogno di un Governo e non di una amministrazione dell'innovazione tecnologica"-.
Un libro di siffatta natura non poteva concludersi con la stampa su carta, infatti, Apogeo ha pubblicato all'indirizzo www.apogeonline.com/terzo_stato/indice.htm una nutrita serie di informazioni fra le quali spiccano i rimandi verso i siti utilizzati come fonti dagli autori.


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RECENSIONE SU STRADA NOVE di Matteo Summaruga

Ascesa e caduta del terzo stato digitale
di Francesco Bollorino e Andrea Rubini: su formato cartaceo la nascita della borghesia digitale

L'IDEA DI DEDICARE UN LIBRO ALLA NASCITA E ALLA FORMAZIONE di una nuova classe sociale che, indipendentemente dalle condizioni economiche e dalla provenienza, condivide l'esperienza di un uso intenso delle forme di comunicazione di cui l'informatica è la madre, si sviluppa sulla rete.

Andrea Rubini, ingegnere romano classe 1956, con alle spalle una fitta attività in progetti di cooperazione con i paesi in via di sviluppo, trovandosi in Nepal si rivolge alla redazione de Le Scienze per sapere se fosse possibile ricevere la rivista via Iternet. La richiesta attrae l'attenzione di Francesco Bollorino, collaboratore di autorevoli pubblicazioni scientifiche e delle più diffuse testate nazionali, ricercatore del Dipartimento di Scienze Psichiatriche dell'Università di Genova e docente di Psicologia Clinica nel corso di laurea in medicina. Segue un fitto scambio di corrispondenza via web, oltre a alcune occasioni di incontro più tradizionali, da cui prende forma Ascesa e caduta del terzo stato digitale.

Edito da Apogeo, casa editrice particolarmente brillante che negli ultimi anni ha saputo guadagnare una posizione di rilievo nella manualistica e nella divulgazione scientifica, il saggio segue una struttura molto simile agli ipertesti delle pagine telematiche presentando al lettore tre livelli di approfondimento.
Uno schema già di per se interessante, ma che gli autori hanno voluto rendere particolarmente interessante inserendo fra i capitoli un breve racconto con aspetti autobiografici e ripartito in ouverture, intermedio e finale, come un pezzo musicale.

Individuato il borghese digitale medio con un identikit dove il superconnesso e il connesso rappresentato meno del 10% della popolazione, gli interrogativi rivolti al futuro della rete sono indirizzati principalmente a problematiche civili. Soprattutto il grado di regolamentazione cui verrà sottoposto l'accesso alle informazioni.

Un volume molto utile per chi vuole comprendere l'evoluzione della nostra società nel prossimo decennio, cui va il merito di affrontare interrogativi complessi come il divario tra i paesi in via di sviluppo e i ricchi paesi postindustriali senza eccessi e inutili allarmismi.

Matteo F.M.Sommaruga 25 novembre 1999


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RECENSIONE SU AIUTA@MICI di Paola Pandolfini

Com'è nata e come si è sviluppata la rivoluzione sociale scaturita dal cambiamento delle strategie di comunicazione sul nostro pianeta?

Quali possibili scenari ne scaturiranno? Come si pongono i paesi in via di sviluppo di fronte a questo rinnovamento? In quale modo può essere usato questo mezzo da quei popoli che vivono in situazioni di mancanza di democrazia o di privazioni? Come si può usare la rete per crescere e svilupparci, contribuendovi in maniera attiva e non passiva ? Ed infine, in quale misura verrà massificato questo fenomeno?

Leggendo questo libro, si possono chiarire molte visioni distorte o apocalittiche della rete: la storia e l'origine delle BBS, i primi hackers, il passaggio da uno strumento riservato solo a pochi eletti a un veicolo di comunicazione e di accesso alle informazioni aperto a molti, lo scenario sociale in cui si colloca il borghese digitale, simbolo di una nuova classe sociale, che partecipa contribuendo in prima persona allo sfruttamento ed al miglioramento della rete, divulgando idee, organizzando gruppi di discussione, comunicando via e-mail con il resto del mondo.

In effetti avevo spesso riflettuto sul concetto di rete visto come una comunità che interagisce senza confini, scambiandosi dati e informazioni, ma soprattutto idee. Questa è un'esigenza che è sempre stata propria dell'essere umano e che si è sviluppata nel tempo attraverso svariati canali. Adesso che abbiamo a disposizione la comunità virtuale, cerchiamo di farne l'uso migliore!

Gli autori di questo libro si sono conosciuti in rete: ne è nato un lungo scambio di opinioni che li ha condotti a collaborare a questo progetto.
Il volume è strutturato secondo una logica prettamente ipertestuale: in ogni capitolo troviamo delle schede informative alle quali il lettore è rimandato per l'approfondimento di certi concetti-chiave.
Deliziosa la fiaba finale.
Chi lo desidera, non deve fare altro che andare all'indirizzo http://www.apogeonline.com/terzo_stato/indice.htm ; da lì è possibile ( e questo è veramente notevole! ) trovare link verso siti dai quali gli autori hanno ricavato le informazioni per la costruzione del loro saggio. Ma non è finita qui: non poteva mancare una mailing list, iscrivendosi alla quale si può discutere degli argomenti relativi al libro direttamente con gli autori e con chi ne è rimasto affascinato.

L'indirizzo è http://www.apogeonline.com/terzo_stato/mailing.htm. Uno degli intenti degli autori è, infatti, quello di sviluppare un vero e proprio dibattito consapevole sugli sviluppi futuri della "vita sullo schermo", anche e soprattutto secondo una visione di democratica partecipazione alla vita sociale e politica.

Un libro che arricchisce, che fa riflettere, che stimola ad andare oltre il semplice click del tasto dei nostri mouse.


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PRESENTAZIONE NELLA LIBRERIA DI PEGACITY



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La Provincia di Cremona, domenica 3 ottobre 1999, pag. 54 Cultura

IL LIBRO.

Francesco Bollorino e il cremonese Andrea Rubini hanno scritto via e-mail un volume a due mani

"Internet, tutti nella Rete" di Nicola Arrigoni

Cremona.

Internet, che lo si voglia o meno, e' destinato a cambiarci la vita. Senza sposare necessariamente fazioni pro o contro la Rete, la pubblicistica sulla comunicazione informatica si ingrossa sempre più, segue le mode e più raramente si affaccia alla realtà in movimento della comunicazione on line in modo critico e documentato.

A questo approccio critico ma anche frutto di esperienza diretta nel mondo del virtuale si rifà invece il volume Ascesa e caduta del terzo stato digitale, frutto di collaborazione, via e-mail, di Andrea Rubini, romano di nascita e cremonese di adozione, e di Francesco Bollorino, genovese e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Psichiatriche. La curiosità del volume e' data dal fatto che i materiali raccolti sono frutto di un intenso scambio epistolare via e-mail fra i due curatori. L'impostazione del volume, pubblicato dalla casa editrice Apogeo, ha mantenuto fede al luogo di nascita dell'opera: il Web. L'idea di fondo e' quella di analizzare come, in che tempo e con che prerogative, il linguaggio on line, le connessioni alla Rete stiano cambiando il volto non solo dei Paesi industrializzati, ma anche quelli in via di sviluppo.

A differenza di quanto si possa credere, sottolineano i due autori, Paesi come la Cambogia, si affacciano con prepotenza alla Rete, grazie ad una serie di scuole dedicate all'alfabetizzazione informatica. Oggi secondo le stime della Nua Internet Surveys, una società che cura ricerche su Internet, il numero degli utenti connessi e' di circa 165 milioni e le previsioni parlano di 300 milioni entro il 2005, con una prevalenza delle nuove connessioni in Asia e Sud America. E' questo uno dei dati da cui partono e su cui riflettono i due autori nel tentativo di leggere gli scenari della comunicazione in rete, messi in rapporto con le popolazioni in via di sviluppo.

Ascesa e caduta del terzo stato digitale, non solo si interroga sul mondo Web ma adotta l'organizzazione degli argomenti rifacendosi allo schema dell'ipertesto. A un testo principale si affiancano altri due livelli di riflessione rappresentati dalle note in calce alla pagina e da una serie di schede "didattiche" finalizzate a porre l'attenzione su aspetti specifici e termini tecnici, necessari per orientarsi nel mondo del digitale. Forse per cogliere lo spirito di servizio con cui i due autori hanno deciso di assemblare le loro ricerche via e-mail sulla pagina scritta, e' giusto citare quanto scrive Don Milani: << La ricchezza non si misura più a pane, a casa, a caldo, ma a quanto si comprende e si riesce a farsi comprendere>>.

Questo avvertimento attraversa l'intero volume, nella consapevolezza che l'universalità di Internet può essere contemporaneamente uno strumento di progresso, ma anche un nuovo mezzo di discriminazione fra chi potrà accedere al sapere della Rete e chi ne sarà escluso, come un tempo quanti non sapevano leggere e scrivere.



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