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Psicoanalisidella colpa e colpe della psicoanalisi   
intervistaa Roberto Speziale-Bagliacca 
 

 Lalogica della colpa  

A. G.:Mi sembra di capire che per lei il tema della colpa è un elementocentrale della teoria e della pratica psicoanalitica: potremmo iniziarecon il riprendere la sua descrizione della dialettica della logica dellacolpa  e della logica che trascende la colpa. Quest'ultima ricordamolto il concetto della "compassione" secondo il buddismo, da distinguereinvece dal concetto cattolico di "misericordia". Vuole dirci qualcosa inproposito?  

R.S.-B.:Io credo che la colpa sia centrale nella teoria e nella pratica psicoanaliticaperché lo è nella vita di tutti i giorni d'ognuno di noi.La colpa, intesa come logica della colpa, è qualcosa chesi può cogliere come una filigrana che sottende molti dei nostricomportamenti, dei nostri pensieri, dei nostri atteggiamenti.  
Si inserisceun po' ovunque, molto al di là di quanto si potrebbe pensare inun primo tempo. Dove entra in gioco il senso di colpa, la colpa e la responsabilità,si giudica, si condanna, si assolve, si punisce o si perdona - oppure cisi vendica. Questa logica partorisce nobili tentativi di regolare la vitacivile dei popoli con leggi e codici morali, ma, allo stesso tempo, partoriscementalità moralistiche di basso profilo Le cronache ci fornisconoquotidianamente spunti in questo senso: è di qualche giorno fa lacostituzione del gruppo la "Spada di Cristo" che, in seguito alle notevicende di Giuseppina Barbieri (la donna sieropositiva accusata di averavuto migliaia di rapporti non protetti), dichiara guerra alle prostitutein quanto portatrici di morte, affermando che sono streghe e che occorreun ritorno all'inquisizione: la stampa su fenomeni di questo tipo insistecon cinismo malsano, ma, allo stesso tempo, fa a tratti osservazioni chefanno trapelare giudizi che trascendono la logica della colpa.  
Da un puntodi vista etico o giuridico, questa logica della colpa è stata dasempre "sfidata" dai determinismi, da quelle teorie cioè che sostengonoun condizionamento degli esseri umani, sia in senso metafisico, sia insenso fisico, biologico, morale o psicologico, come è il caso dellapsicoanalisi di Freud che sostiene un determinismo psichico; sebbene Freudsia un determinista molto particolare, giacché costruisce un sistemadi cura sulla base dell'idea che esistono gradi diversi di libertà(altrimenti a che scopo analizzarsi?).  
Il determinismofreudiano, in ogni caso, si basa essenzialmente sulla scoperta dell'inconsciodinamico, per il quale l'individuo non sarebbe padrone in casa sua.Mi è venuto da chiamare quello di Freud "determinismo relativo".Altro determinista relativo è certamente stato Karl Marx. Il determinismorelativo mi sembra sia stato un'ipotesi che in questo secolo si èandata diffondendo. Ne esistono di tipi diversi. Mi viene alla mente unafrase da Lo stato mondiale di Ernst Jünger (per citare un soloautore di cui s'è di recente parlato e che non mi sembra un deterministaradicale): "...l'uomo...si trova in movimento, e precisamentein un movimento che non solo lo attraversa, ma che si compie nonostantee contro di lui...". 
Èuna frase con cui non mi sento in sintonia. A pensarci bene, l'essere umano è l'unico animale che si interrogasulle proprie colpe ed è anche l'unico che si continua a chiederese è libero o condizionato. 
Quanto allalogica della colpa, esiste anche un modo di pensare che se ne distacca:ciò che conta diventa allora la comprensione delle "cause" in gioco.Ma questa comprensione vede soprattutto trasformata la qualità delleemozioni che proviamo. Io penso che non si debba dimenticare questo punto.Si tratta di una logica che, pur riconoscendo che una persona ha violatouna norma (per esempio ha commesso un crimine uccidendo brutalmente unaltro essere umano), vede attraverso e intorno a questa colpevolezza equindi non solo non è interessata, ma non è neppure portataad accusare, quanto a capire.  
Da questaprospettiva ci accorgiamo che gli accadimenti che fanno sorgere la colpa(il senso di colpa, il bisogno di incolpare) sono il risultato di un insiemedi cause, di ordine ereditario (quindi anche istintuale), di ordine famigliare,biologico, economico, sociale e altro ancora che non conosciamo, ma intuiamo.Questo non essere legati alla logica della colpa non significa non saperepiù cosa è bene e cosa è male: questo è ilpunto che riesce più ostico da accettare da parte di chi àncoraogni istanza etica, ogni necessità morale, alla colpa-responsabilità.Ma questo andrebbe spiegato più a fondo. 
La comprensionequasi mai viene per prima; la risposta immediata a qualcosa di spiacevole,a una minaccia, a un'aggressione, spesso può essere violenta e manichea.Quando una pantera della polizia, montata a grande velocità sulmarciapiede, ha sfiorato la porta del negozio da cui stava uscendo unamia paziente e non l'ha sfracellata per centesimi di secondo, la sua reazione,non ancora passata la paura, non è stata di comprensione per l'autista.  
Puòsembrare abbastanza logico che alcune delle concause che determinano ilcomportamento umano potranno apparire chiare (l'educazione ricevuta, peresempio), che dell'esistenza di altre si potrà avere solo una vagaintuizione incerta (i tratti della personalità ereditati), e cheinfine di altre cause si può avere l'impressione che restino sconosciute(l'influenza dei fattori alimentari, dei condizionamenti che operano sottola soglia della coscienza): quello che diventa evidente per chi prova questaesperienza è invece il fatto che i princìpi "morali" chesono propri della logica della colpa perdono, se così si puòdire, la loro pregnanza morale a favore dei valori di un'etica diversa.Una volta accettato il fatto che esiste un inconscio sul quale agisconopressioni e imprinting diversi, l'intenzionalità dell'individuonon può non venire ripensata e ridefinita. 
Questa logicache trascende la colpa è una logica antica; certamente, come ricordalei, fa parte integrante del patrimonio del buddismo (nel libro parlo dellecomunità buddiste sherpa del Nepal), anzi potremmo dire che ne èl'elemento costitutivo. È espressa in una certa misura anche neltaoismo.  Non credo si tratti di una prospettiva solo orientale, però,anche se in Oriente ha forse sviluppato maggiormente le sue potenzialità.Se ne trovano tracce - per rimanere solo nell'antichità mediterranea- nel pensiero stoico, così come nel "chi è senza peccatoscagli la prima pietra" di Gesù Cristo. Un filosofo le saprebbecitare un quadro assai più vasto che va dall'antichità aitempi nostri. Io nel libro mi sono limitato a citare Galeno di Pergamo,perché fu innanzi tutto un medico (uno dei maggiori dell'antichità,come sappiamo) e perché si chiese, in maniera molto semplice, conquale animo si può curare un paziente approvandolo, biasimandolo,odiandolo o amandolo, ovvero incolpandolo per i suoi delitti. Una persona,si rispose, è cattiva o buona non di per sé ma per iltemperamento che deriva chiaramente da altre cause. 


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