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Il padre e la figlia. Misteri e divieti. 
di  Laura Pigozzi


    Di rado capita di sfiorare un mistero: proprio in quel punto si erge, pericolosamente, un divieto. Là dove il vivere si fa meno ovvio c'è sempre una norma che cattura: occorre pagare per il coraggio di lasciarsi rapire.

A volte non è neppure coraggio ma semplice ineluttabilità.

Difficile per un padre non vedere nella figlia qualcosa di magicamente annientante, così vicino e così `suo'. A volte una irresistibile attrazione.

Che suscita orrore.

Una madre e un figlio. L'incesto declinato al femminile sembra meno disgustoso. Pare quasi il prolungamento di un rapporto fatto di effusioni e tenerezze. Qualcosa di lieve, di profondo ma delicato. Qualcosa che richiama non le tinte della violenza ma piuttosto i tenui colori del gioco.

Un gioco, una parentesi una sorta di iniziazione.

Qualcosa che non distrugge l'asse familiare.

La proibizione dell'incesto pare non tutelare altro che un principio d'ordine radicato nell'integrità della famiglia. Allora è tanto più grave che un uomo possa distruggere quest'ordine, perché è l'uomo che, da sempre, lo deve garantire.

Se un padre compie un incesto non pensiamo mai al gioco. Ne percepiamo solo la coercizione.

Anche l'incesto di fratello e sorella non ci pare tanto brutale.

Il padre è sempre l'imputato preferito.


    Forse non è l'incesto ad essere intrinsecamente brutale ma i comportamenti assimilati. Immaginiamo un padre che ha il coraggio di presentarsi alla figlia così com'è, come un uomo di fronte a una donna.

Che mette in conto l'eventualità di essere respinto. O amato.

Per l'occhio della legge costui sarebbe ancor più di un mostro, un vero malato. Violentare la figlia è un eccesso inaccettabile, ma almeno si resta all'interno dell'idea di proprietà. Amarla sarebbe un intollerabile scardinamento delle regole. Del tutto inconcepibile un padre che perde la testa, che si piega alla figlia, che diventa suo schiavo d'amore.

Il rapporto d'amore tra padre e figlia non si dà.
E' tanto più facile pensare alla sopraffazione. Dove c'è una vittima, c'è un carnefice: due figure distinte e definite che ci rendono agevole lo schieramento.

Pensare che un rapporto incestuoso tra un padre e la figlia sia sempre violento e repellente è anche una scappatoia della mente che rifugge da qualcosa che fatica a comprendere.

Un padre ama la figlia perché è sua figlia o perché è una giovane donna?
Un giorno un padre seppe che la figlia che lo attraeva così tanto, non era per nulla sua figlia; così racconta ciò che fece dopo la sconcertante scoperta:
“Un attimo di vuoto del corpo e della mente. Non persi però il controllo, né la lucidità, o almeno così credetti allora. Il mio senso pratico recitava: meglio così, meno complicazioni. Arrivai in ritardo all'appuntamento con `mia figlia'. Lei era già lì, serena ma impaziente, morbida e piena di energia. Un paio di jeans e una casacca scollata. Si vedeva che era felice. In me accadde qualcosa di strano, di muto, di ineluttabile. Mi fermai ad una cinquantina di metri da lei. Il mio cuore taceva. Avvertita da non so quale animalesco istinto vidi che stava per volgere lo sguardo nella mia direzione. Un attimo prima di sentirmi i suoi occhi addosso, mi voltai e infilai velocemente uno stretto vicolo laterale.”

L'incesto è un enigma. Un mistero.
E la nostra vuole essere una società senza misteri. Accetta al più quelli trascendenti e codificati, quelli che hanno comandamenti. Quelli che non sono più tali, che si sono trasformati in legge.

L'incesto è uno dei più grandi misteri del mondo. Ma per incontrarlo l'abito sacerdotale, di qualunque chiesa, anche laica, è d'impaccio. Alla verità si accede nudi.






Pubblicato in Legenda. Il Padre e la Figlia. Ottobre 1989, Tranchida Editori. Milano.
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