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titolo elzeviro

La malattia si chiama presenzialismo.
E' un comportamento di massa che fa si' che tutti coloro che distinguono a malapena Matisse da Cezanne corrano come lemmings a vederne le mostre, sopportandosi viaggi e lunghe code.
Molto spesso queste esposizioni sono mostre elaborate e difficili che non lasciano spazio a chi non abbia un'adeguata preparazione culturale.
Eppure chi ci va fa lunghe code e paga fior di biglietti per uscire appesantito da cataloghi ponderosi che non leggeranno mai anche perché scritti in un italiano dotto e convoluto che scoraggia il lettore comune.
E', pero', una gratificazione culturale che ha le sue ricadute nelle verbalizzazioni salottiere e di conviti ove , dopo i pettegolezzi e le maldicenze (almeno cosi' accade ritualmente a Venezia in tutte le classi sociali), uno dei passaggi obbligati sono i viaggi e le mostre.
Chi non ha visto l'ultima mostra il "dernier cri", tace ammutolito e perde il gioco.
Ma, tutto sommato, non credo che le buone massaie o gli irrequieti e maleducati ragazzini delle scolaresche vadano alle mostre per poterne poi fare oggetto di dotte discettazioni.
Ci vanno come comperano un prodotto pubblicizzato e diffuso, come la minerale "pelissima, burissima, lefissima ", non dissimile (la legislazione italiana lo permette) dall'acqua di rubinetto.
E quanto a pubblicita' lasciate fare ai giornali ed ai critici.
Ogni volta che ne aprono una mostra od un'esposizione fuoriescono rutilanti articoli -immagino ben pagati - sull'attualita' e l'importanza dei Daci, dei Fenici, dei Proci, di Salvator Rosa, del Sodoma e di Medardo Rosso.
A quando una mostra sulle mostre?
Una industria benemerita d'Italia da qualche anno, comperato e distrutto un palazzo veneziano grazie agli ingegnosi artifizi di un'architetta arredatrice, nota per le sue predilizioni per il kitsch e per il rosa pastello, allestisce mostre a spron battuto.
Non dimentica della sua vocazione educatrice, inauguratasi con un'incudine gigante da cui parlo' il Duce nell'anteguerra, arricchisce le sue mostre con pannelli didattici che hanno lo scopo di avvilire vieppiu' lo stato di inferiorita' culturale di chi ingenuamente vi accede.
Ma, delicatezza e finesse, assieme ai pannelli ed alle diascopie, ha allestito a piano terra uno shop di magliette, cravatte, swatch e cartoline : chi non puo' parlarne dia pure la dimostrazione agli altri che c'e' stato, che diamine, anche questo e' uno status symbol.
Chi va alla mostra spesso ne esce trasformato in mostro, mostro di cattivo gusto, s'intende, dacche' indossare una maglietta od una cravatta con la riproduzione dell'Arcimboldo non e' il massimo.
Anche perche', sia chiaro, i prezzi di questi mirabolanti articoli sono almeno il doppio di quelli che si vedono nei negozi comuni.
Ma il presenzialista ne gode, come ha goduto della lunga attesa sotto il sole, dei rabbuffi dei giovinastri all'entrata, del biglietto esorbitante, dell'incomprensibilita' degli oggetti esposti, che, fuori di li', egli non degnerebbe di uno sguardo e che, invece, l'hanno tenuto incollato alle vetrine.
Il presenzialismo e' quindi un un comportamento di massa contrassegnato dall'adesione al pensiero comune, dalla mancanza di critica, dal banale esibizionismo e dalla compulsivita', ma, soprattutto, da un provocato ed indomito masochismo.
Come voi sapete il masochismo fu introdotto da Kraft-Ebbing e ben descritto da von Sternberg (1931) ne "L'angelo azzurro", storia infelice del professor Unrath (noto romanzo di Heinrich Mann) [ il fim e' notissimo per l'interpretazione di Marlene Dietrich e ed Emil Jannings] ed ha connotazione di godimento sessuale.
Il DSM-IV, che e' prude, l'ha ribattezzato "Self Defeating Personality Disorder" e, fino ad ora, aveva sapore di diagnosi clinica.
L'attitudine di passivita', di grido di dolore, la storia di continui e inevitabili maltrattamenti portano l'individuo a scegliere questa strada, che, pare, porterebbe alla liberazione di endorfine (e, quindi, ad una sensazione di piacere).
Il masochismo e' pero' condizionato ad una struttura narcisista, tanto e' vero che si e' perfino coniato il termine "Disturbo Narcisista-Masochista di Personalita'", come sanno tutti coloro che hanno tentato di curare dei masochisti.
Questi comportamenti quasi rituali, in maniera non dissimile da quanto avviene nei Disturbi di Personalita', costituiscono una tale corazza, un tale "gesso", per cui ogni possibilita' di discussione o messa in gioco della validita' dei comportamenti ha un elevato livello di fallimento.
Non è senza significato, come accennavo sopra, che a queste mostre siano regolarmente accompagnati i ragazzini, vuoi dalle scuole, vuoi dalle amorose famiglie, con il pretesto di curarne l'educazione al bello (sara'!), ma con il malcelato intento di nascondersi dietro a loro in una regressione infantile.
La mostra e' dunque un luogo regressivo ove vengono rinforzate le strutture (e le deviazioni) di personalita'.
Ma, accanto al masochismo di chi frequenta le mostre a' la page, trascurando il piccolo Museo cittadino che magari custodisce quadri dell'Urbinate (in Italia succede anche questo !) non può sfuggire il sadismo di chi le inventa e le sfrutta.
Gli e' che le mostre - come i Convegni scientifici - costituiscono un ottimo affare per chi le fa e le sponsorizza.
Si calcola che un Convegno Scientifico ben organizzato e pubblicizzato renda, a chi lo organizza, da uno a due miliardi.
Ignoro quanto renda una mostra, ne' mai nessuno me lo dira', che, anzi, si faranno dei bilanci dai quali sara' evidente che l'Esposizione e' stata in perdita e che necessita di solidi contributi dello Stato.
Le mostre, come i pelati Cirio, hanno un ottimo mercato, ma a differenza dei pelati non hanno un consumo ripetitivo.
Ragione per la quale l'ingegnoso e speculativo sadismo dei mostraioli deve cercare motivi di curiosita' e sollecitazione in continuazione, cosi' come il sadico inventa in continuazione macchine e strumenti di tortura, afflizioni psicologiche e fisiche.
Dal mistero dell'Eucarestia (Bologna) ai Dogi (Venezia), al Dio Giaguaro (Genova) alla Lingua degli specchi (Milano) a Ludwig Kirchner (Amburgo, e come faranno che fanno gli Espressionisti a Venezia?) a Hiroshige (Londra) fino all'immancabile impressionista, questa volta Pissarro, esposto a New York.
Un campionario di oggetti triti, conditi in salsapariglia e serviti sul piatto dei mass media.
L'arte, in tutto questo, il suo sviluppo ed il suo significato restano ben fuori, cosi' come ne resta fuori il messaggio dell'artista.
Chi potra' capire il dolore di Mark Rothko o di Jackson Pollock mentre rimane impalato davanti a metri di tela che si snodano su lucide superfici e viene avvolto in una massa frusciante di presenzialisti ?
Che significato avranno per l'italiano a Palazzo Grassi le urla drammatiche di un popolo tra due guerre espresse nelle tele del gruppo "Die Brücke" ?
E chi di voi, amici, non ha peccato di presenzialismo ?

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