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URGENZA IN PSICHIATRIA. VALUTAZIONE CLINICO-EPIDEMIOLOGICA DELLE VISITE EFFETTUATE PRESSO IL PRONTO SOCCORSO DELL'OSPEDALE MAGGIORE DI NOVARA NEL 1993

M.T. Ferla, F. Mittino, B. Boca, S. Morelli

Servizio di Psichiatria, Novara. Primario: Prof. Eugenio Borgna.

INTRODUZIONE

MATERIALI E METODO

ESPOSIZIONE DEI DATI E CONSIDERAZIONI

CONCLUSIONI

BIBLIOGRAFIA

INTRODUZIONE

Definire l'"urgenza" in campo psichiatrico non è affatto agevole.

Nel campo della Medicina il problema è indubbiamente più chiaro: si ha urgenza quando ci si trova di fronte ad una situazione in cui l'insorgenza di sintomi acuti comporta un pericolo per la salute e/o la vita del paziente.

Le prime descrizioni di crisi e di urgenza psichiatrica risalgono alla definizione di "nostalgie" da parte dei medici dell'armata napoleonica.

K. Jaspers delinea situazioni di "crisi" in domestiche provenienti da un ambiente contadino incolto (13).

Il concetto di crisi non ha mutato fondamentalmente da allora i propri parametri descrittivi.

A complicare la definizione pratica dell'area dei problemi di competenza dell'urgenza psichiatrica è l'ambiguità della domanda, ambiguità insita nel contesto sociale in cui il paziente è inserito e nella richiesta di consulenza posta allo psichiatra per problemi clinici di dubbia pertinenza psichiatrica: l'anziano disorientato, l'etilista, il paziente confuso su base metabolica od organica, o ancora, problemi di natura non clinica ma che richiamano ad una funzione della Psichiatria più vicina al controllo sociale che all'assistenza ed alla cura (2).

Non sembra quindi il quadro clinico in sé a caratterizzare la richiesta di un intervento urgente, ma una serie di variabili correlate al ruolo dei famigliari ed alla tolleranza dell'ambiente sociale nei confronti di comportamenti che si discostano dalla norma.

EWAtt definisce l'urgenza dal fatto che "un individuo si trova, in un momento, di fronte ad una situazione che oltrepassa le sue capacità individuali di adattamento (2). Casacchia e Sconci preferiscono spostare l'accento sulla "situazione urgente", situazione in cui è necessario prendere una decisione adottando un intervento terapeutico tempestivo a causa della perentorietà della richiesta del paziente sia per la perdita di tolleranza dell'ambiente, sia per un'interpretazione soggettiva del medico anche in condizioni di apparente tranquillità clinica (9).

La richiesta quindi di un intervento psichiatrico urgente non vale di per sé a definire l'urgenza psichiatrica. Occorre una ridefinizione da parte del medico della situazione urgente in termini prevalentamente medici o socio-ambientali o propriamente psichiatrici.

Anche i concetti di "emergenza" o "crisi", spesso sinonimi di urgenza, necessitano di un chiarimento.

Secondo Casacchia l'emergenza rappresenta una situazione in cui il medico viene chiamato con urgenza ma nella quale l'intervento può essere rimandato a tempi successivi. Pertanto nell'emergenza l'elemento psicopatologico gioca un ruolo di secondo piano rispetto alle problematiche psicosociali. Per Spivek la vera emergenza non rappresenta più del 37% dei casi osservati (2).

Per quanto riguarda la crisi, essa può essere vista, secondo Minuchin, come una combinazione dell'elemento pericolo con l'elemento possibilità (14).

L'etimologia della parola crisi, separazione/scelta, presenta un aspetto vitale, la separazione, ed un aspetto maturativo che è quello della scelta.

Secondo Racamier il potenziale maturativo della crisi ha come sbocco un tipo di funzionamento psichico nuovo rispetto al precedente, con manifestazione di forze psicologiche prima latenti nel soggetto (14). Rappresenta quindi un momento in cui intervenire curando tempestivamente e, nello stesso tempo, un momento doloroso ma necessario per una successiva crescita dell'individuo.

Ogni rottura, anche la più drammatica, dell'equilibrio psichico, è preceduta da segnali o sintomi e dalla sofferenza.

L'evento scatenante può essere un fatto nuovo e grave ma anche una piccola provocazione. Durante la crisi il paziente si trova di fronte ad una situazione che oltrepassa la sua capacità di adattamento. Ne deriva quindi l'angoscia.

Il paziente in questa fase si trova ad esprimere sintomi aspecifici ma pregni di significato che esigono dal medico un approccio psicologico e fenomenologico che, se ben programmato, ha la possibilità di ottenere un significato terapeutico risolutivo (1).


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