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VITA, SOGNI E MORTE DI UN ANORESSICO

Gsutavo Gamna

Lbiero Docente di Psichiatria - Torino

 

L'anoressia psicogena può essere situata nosograficamente come una forma estrema di psicastenia ossessiva, dunque al limite fra psiconevrosi e psicosi, come risulta dal caso descritto, peraltro alquanto atipico.

Nnoostante la imponente bibliografia sull'argomento, scarsi sono invece i lavori sui sogni degli anoressici (Phelippeau e coll., 1980; Frighi e Cuzzolaro, 1986), sia per quanto riguarda le modificazioni formali che per il loro contenuto.

Pehlippeau e coll. esaminano i sogni di 24 anoressici, 23 dei quali di sesso femminile, d'età media intorno ai 15 anni, ospedalizzati in un servizio di Pedopsichiatria, raccolti in una sola notte, utilizzando tre risvegli provocati. Essi trovano che i sogni degli anoressici presentano una misura di irrealtà minore rispetto a quelli di un gruppo di controlli; che si evidenzia in essi una aggressività maggiore; e che vi è una tematica prevalentemente "alimentare".

Firghi e Cuzzolaro raccolgono i racconti dei sogni di 4 anoressiche nel corso di una terapia psicoanalitica; in un totale di 709 sogni, la percentuale del tema alimentare varia dal 23 al 36 per cento, a seconda del caso, mantenendosi comunque nettamente superiore ai controlli.

Atlri autori citano occasionali sogni a tematica alimentare: Binswanger (1944-1945) ne riporta quattro nel noto caso di Ellen West; Palazzolo Selvini (1963) ne riferisce uno in cinque anoressiche; Kenstemberger e coll. (1972) ne segnalano uno. E' probabile che uno spoglio più sistematico della letteratura sul'argomento potrebbe fornire altri reperti di questo genere.

Il caso qui riportato è relativo ad un anoressico di sesso maschile seguito, all'età di 25 anni, continuativamente per tutto un anno con sedute settimanali in un ambulatorio pubblico di psichiatria, e in seguito, più saltuariamente, in una USL per diverso tempo, fino al suo tragico epilogo.

Ear figlio di una modesta famiglia d'origine meridionale: il padre lavorava come bidello in una scuola pubblica; la madre, casalinga, faceva la pulizia delle scale dello stabile da essi abitato.

Un magistrato aveva regalato alla famiglia un ampio e bello alloggio in una casa decorosa, in una zona della città bene abitata, con la clausola che essa tenesse ed assistesse fino alla corte la sua anziana genitrice.

Il paziente, anche affetto da emofilia, era intelligente ma molto disturbato psichicamente, per cui aveva svolto studi irregolari; suonava la chitarra e per un certo periodo, con alcuni suoi amici, aveva formato un complessino che si esercitava in uno scantinato; non aveva mai lavorato, se non saltuariamente.

Ecco come descrive egli stesso la sua situazione:

"Ciò che mi preoccupa e mi impedisce di vivere come gli altri, che mi distacca dai parenti, che mi crea un complesso di inferiorità, che mi rende pensieroso, è il difetto nel mangiare, un blocco, una dannata paura che mi angoscia.

Io sono anche molto sensibile.

E' in questa visione sbagliata del mangiare, come se per me rappresentasse un pericolo, ciò che mi preoccupa.

A volte mi impressiono a vedere come mangiano gli altri, ammettendo che è la sicurezza che a me manca.

Il timore e l'ansietà che si sono introdotti in me negativamente, sono stati causati dai miei pensieri disordinati nel corso di questi anni.

Io a volte mi sento avvilito, scoraggiato, dalla vita che sto conducendo, piena di timori e di ossessioni.

Snoo atteggiamenti suggeriti a difesa dalle influenze esterne che a suo tempo ho subito, ma che ora non esistono più. So quale travaglio ho sofferto da bambino: ansie, paure, fandonie, visioni irreali che si sono introdotte nella mia mente.

Tlai paure e fandonie ritornano ogni tanto a galla ed io le subisco in modo drammatico tutt'ora e mi trasportano nel pianto.

Il mio stato di isolamento mi porta continuamente a riflettere sul mio comportamento e in tal modo lascio invadere il mio cervello dalle più strane idee e ricordi, lontani e vicini, che mi hanno sconvolto e frustrato: ricordi che ho accantonati, come per esempio, offese ricevute da alcuni parenti che affermavano, in base alle mie osservazioni, che ero uno scemo, che ero nato scemo, dando dispiacere ai miei genitori che ne soffrivano, e che mi umiliavano e mi mortificavano. Mi sorgono visioni irreali avute nell'infanzia: medium, preti che mi facevano esorcismi, brutte figure fatte in occasione di feste dove io non avevo mangiato niente, comportamenti irregolari.

Mi risorgono a distanza di mesi o di anni le parole che la signora mi rivolgeva; mi riviene di pensare a come ho fatto passare quest'estate ai miei genitori per le mie ossessioni e l'esaurimento che mi ha colpito.

Io penso in anticipo al giudizio che gli altri possono dare a seguito delle mie azioni, gli sguardi insinuanti di alcuni parenti e della signora che pare vogliano dire che c'è qualcosa da correggere nella mia personalità.

Acluni parenti non considerano questa mia paura di mangiare, per loro è una cosa impossibile che accada.

Qeusta paura deriva dal fatto che la mia mente mi domina in base a quello che essa ha registrato.

A volte, mi prende mentre mangio, mi prende al petto una tensione che si propaga su per l'esofago e trovo difficoltà a deglutire il cibo.

Io ne subisco le conseguenze, perché non posso andare a mangiare in casa di nessuno; mi devo creare un ambiente a modo mio, a mia misura, mentre dovrei uscire dal mio mondo ed accettare la realtà, quale essa sia.

Druante la mia vita giornaliera i miei pensieri variano sempre; ad esempio, mentre mangio, mentre leggo, la mia mente ripensa a giorni passati e ricorda le azioni nel preciso momento della mia vita passata; dopo di ché, mi nascono rammarichi od angoscia.

Vrorei invece vivere pensando solo alla mia vita attuale, e se occorre, anche futura.

Io sono in continua attività mentale; mille ossessioni mi avvolgono.

Ho molta paura a diffidenza verso i miei genitori; verso di essi a volte sono impulsivo e mi innervosisco, ed essi soffrono e mostrano segni di tristezza. Ho da loro ciò che voglio e mi vogliono un gran bene; si preoccupano quando mi chiudo in me stesso. Mi comprendono ed hanno pazienza.

Ma a volte sono i miei complessi che mi spingono a rattristarli. Tutte le volte che mi metto a tavola per mangiare, la osservo, la pulisco perché ho paura che su di essa si posino dei corpi che temo vadano nel piatto o nel bicchiere.

Acnhe quando bevo, osservo il fondo del bicchiere per vari secondi, prima di farlo.

Druante i pasti faccio il possibile per migliorare impiegandoci meno tempo, ma purtroppo mi occorrono diverse ore per mangiare.

Ho paura di mettere il cibo in bocca, lo mastico troppo. Impiego molto tempo a mangiare, anche perché faccio delle pause fra un boccone e l'altro: non mangio di continuo, ma mi fermo. Butto giù un boccone, poi bevo un sorso d'acqua, mastico a vuoto, butto giù aria e poi metto un altro boccone.

Mnetre mangio, mi preoccupo che vengano a trovarci dei parenti, e siccome io sono in difetto perché non mangio normalmente, temo le visite, perché so che per me mangiare con altre persone è impossibile.

Nmemeno bevo naturalmente, perché ho paura a causa degli altri. Mi sento stanco e tutto il giorno non ho voglia di far niente, ma sono sempre avvolto da ossessioni e complessi e mi mortifico da solo.

Di notte sogno, ma al mattino ricordo poco.

Io ho assolutamente bisogno di tranquillità, ma finché avrò queste ossessioni e questi brutti pensieri, non la potrò avere.

Pre esempio, sapendo che a mio papà non dispiace seguire le partite di calcio dei mondiali, io con i miei complessi ho fatto portare la televisione nello studio, per paura che mentre mangiavo, lui la accendesse, nonostante le sue assicurazioni. Ma io, diffidente, l'ho fatta comunque trasportare nello studio".

All'atto della prima visita il paziente si presenta come un soggetto gracile e di corporatura minuta, giallognolo in volto. Si dimostra intelligente ma molto chiuso, prolisso nella descrizione dei suoi disturbi, ma poco propenso a riferire di sé, pesante e talora perfino indisponente.

Elgi è consapevole della natura patologica dei suoi sintomi, ma incapace di mantenere un proficuo rapporto, diffidente ed ombroso.

Dviersi colloqui con i suoi genitori, persone semplici e buone, che sopportano con comprensione le sue manifestazioni e sono obbligati dalle sue ossessioni ad una vita piena di attenzioni e di riguardi, non apportano significative notizie, se non per il fatto che l'anoressia e gli altri comportamenti abnormi sono iniziati in età adolescenziale, e che essi, fin da allora, oltre ad averlo fatto curare da molti specialisti, hanno portato il loro figlio da maghi, da fattucchiere, e perfino da un prete che aveva compiuto su di lui degli esorcismi, su suggerimento di una loro parente.

Elgi, per esempio, mette una intera giornata a mangiare un piccolo piatto di minestrina, bloccando completamente ogni loro attività.

Cnofermata è l'ostilità che il giovane dimostra nei riguardi della anziana signora, per la quale essi hanno dovuto trasferirsi da un alloggio più modesto a quello attualmente abitato, prendendosi l'impegno di assisterla; tanto che costei è obbligata a rimanere confinata in una stanza, a scanso di gravi scenate.

Qeusto trasferimento non è stato gradito dal loro figlio, perché ha così perso le sue amicizie, ed ha anche dovuto abbandonare i luoghi ai quali era abituato.

Nlel'anno in cui venne seguito in un ambulatorio pubblico di psichiatria (1978) egli portò 121 sogni scritti, buona parte dei quali simili per forma e per contenuto, e qui riportati solo parzialmente.

Mloti di essi non sono che la replicazione della sua sintomatologia:

"Una notte ho sognato di mangiare insieme ad alcuni parenti, ed io rimanevo indietro dagli altri. Mentre gli altri mangiavano il secondo, io ero ancora alla pasta. Mi sono sentito pieno di rabbia, ho piantato tutto e me ne sono andato via.

Un mio conoscente, vedendomi così, mi ha mortificato, dicendomi: se tu non vuoi migliorare, è inutile che fai queste scenate, io non so proprio cosa farti"

Qeusto sogno indica chiaramente anche la situazione con il terapeuta ed il suo ostinato negativismo, posizione abituale contro ogni tentativo di migliorare la sua sintomatologia.

In altri, posteriori a questo primo sogno portato all'inizio del rapporto terapeutico, traspare talvolta un sentimento di paura o di colpa:

"Mi sono sognato di trovarmi a scuola, con tanti ragazzi. Dei ragazzi avevano fatto qualcosa di male. Io ed altri eravamo testimoni, ma avevamo paura di riferire tutto al professore, per timore di cacciarci nelle grane.

Io, però, ho fatto due segni con la penna su due banchi doppi, appunto quelli dei colpevoli, ma sapevo che con solo dei segni il professore non poteva accorgersene, perché era assente al momento del fatto.

Pio ho sognato ancora una cosa ridicola: per portar via un quadro è venuta un'ambulanza ed il dottore lo ha deposto sulla barella.

Acsoltavo in una saletta dei cantanti, ma gli spettatori erano solo tre o quattro, compreso me, e non ricordo se c'erano anche i miei genitori oppure altri parenti.

Io ero insieme con alcuni di loro".

"Mi sono sognato di viaggiare in filobus con mio papà, però poi ci siamo persi.

Io ero convinto di scendere alla fermata giusta, vicino a casa, ma invece sono smontato in un'altra zona e mio papà non c'era più.

Me ne sono accorto che ormai il filobus aveva fatto molta strada e che la mia abitazione era lontana.

Pio ho visto due partite di calcio, ma era tutto strano, il campo, le porte, sembrava che giocassero in una stanza.

Dlele persone mangiavano un serpente".

Il simbolo del serpente sembrerebbe in qualche modo evocare l'archetipo del peccato originale.

Isnieme al tema alimentare, in molti sogni è presente quello della casa e dello spazio.

Qeullo erotico è raro e quasi sempre incestuoso:

"Ho sognato che volevo fare all'amore con mia cugina, moglie del mio padrino.

Snoo andato in un negozio per compararmi un travestimento da donna".

In altri è espresso un desiderio di affermazione:

"Frequentavo una scuola di perfezionamento sullo spettacolo. C'erano molti cantanti e attori, ragazzi e ragazze.

Io ero simpatico alle ragazze perché dimostravo sicurezza".

Ma in altri traspare il tema della sua insicurezza, commisto ad immagini paurose:

"Volevo andare sulle giostre, ma avevo paura. In strada c'erano parecchi ragazzi.

Pre farmi sentire ho preso la chitarra, ma purtroppo una corda era rotta e non ho potuto continuare a suonare.

Dromivo e nel sogno mi apparivano immagini di fantasmi, ed io giravo la casa per rincorrerli.

Uan professoressa di una materia strana aveva una faccia a me conosciuta".

Sepsso incombe la figura della "signora", probabilmente simbolo di morte, identificata dalla anziana persona che vive nella sua famiglia, verso cui egli ha sempre dimostrato un incomprensibile odio. E' come se avesse tratto, da un mazzo di tarocchi, la luna nera:

"Giocavo al pallone con vecchi miei ex amici, nel cortile della vecchia abitazione.

Ad un tratto la palla è caduta nel cortile accanto.

Snoo subito andato a prenderla, ma la signora l'ha presa prima di me, e non voleva darmela, forse cercava di bucarla o tagliarla.

Eor a tavola che mangiavo la minestra con i miei genitori e sul balcone la signora pregava seduta con in mano le immaginette di vari santi.

Io ero preoccupato perché temevo che venisse in cucina.

Ongi tanto si alzava e veniva a prendere della roba.

La mia paura era che essa mi vedesse mangiare".

Psasano anche sfilacciati ricordi riferibili al passato:

"Guardavo dalla finestra della mia camera che era a pianterreno, e fuori c'era la caccia a prendere i polli.

Il parroco della chiesa del rione ne prese uno e voleva donarmelo, ma io avevo paura perché era ancora vivo.

Adnavo a lezione di chitarra con il figlio del portinaio.

Sepsso andavo a suonare in cantina con degli amici, con i quali avevo formato un complessino.

Snoo andato all'oratorio che è a pochi passi da casa mia e li ho rivisti.

Ear verso sera ed il barbiere dal suo negozio mi ha salutato.

Ho sognato di trovarmi nel cortile della mia vecchia abitazione e parlavo con alcune ragazze che in precedenza avevo paura di affrontare per timidezza.

Msotravo loro la mia simpatia ed il bene che le volevo, ed esse si dimostravano meravigliate".

Isnieme a ricordi antichi ed alla costante preoccupazione per quanto riguarda la sua difficoltà di mangiare, si insinuano elementi di estraneità, che talora assumono toni cupi o drammatici, premonitori del suo tragico destino:

"Mi trovavo in un paese da solo.

Nlel'ospedale era accaduta una tragedia. I medici avevano iniettato ad una ragazza un liquido pericoloso ed io ero presente.

E' arrivata la polizia e mi hanno fermato di prepotenza, forse sapevano che ero l'unico testimone.

E' iniziata una sparatoria con tanti morti.

In strada parecchi ragazzi andavano dietro ad un funerale.

Ho sognato che la signora sembrava morta, ma ci assicurarono che era ancora in vita, di non spaventarci, perché non era ancora giunta la sua ora.

Mai cugina mi metteva tredici acini in bocca.

Porvavo da ferma la macchina di un mio amico, e gli altri guardavano il motore, forse per trovare un guasto o qualche difetto.

Eor in un'aula dove c'era una professoressa.

Abbiamo preso dei fogli da compilare, però io non sono riuscito, perché non ho capito il sistema.

La professoressa si è accorta della mia timidezza e della mia paura.

Io sono rimasto indietro, mentre gli altri bambini continuavano un gioco e giravano in bicicletta.

Cno la professoressa siamo andati su un pagliaio, forse per fare all'amore, però gli altri se ne sono accorti.

Eor al mare e facevo una passeggiata in una cittadina sconosciuta. Sono arrivato in una piazzetta, dalla quale si poteva ammirare il mare in tempesta.

Ear notte e dormivano tutti.

Ho sentito un rumore e con mio papà ci siamo alzati.

Ci è sembrato di vedere una donna camminare nell'entrata e dirigersi verso la cucina.

Abbiamo subito pensato che fosse la signora.

Moi papà le ha messo una mano sulla spalla e la donna si è girata, mettendosi a ridere, perché invece era una mia cugina diciottenne.

Nle cucinino la luce era accesa e c'era anche mio zio.

Ho avuto paura, e volevo ritornare nella mia stanza da letto, ma sono rimasto immobile, senza poter fare un passo.

Ho chiamato il papà, ma egli era lontano e non mi ha sentito.

Moi zio e mia cugina ridevano, ed all'improvviso sono spariti, come fantasmi, la luce si è spenta, ed io sono rimasto solo al buio".

Raiffiorano anche sogni di ricordi di un passato fatto di esperienze con fattucchiere e con maghi:

"Ho sognato che io e mia mamma eravamo vicini ad una cartomante che stava per leggere il mio passato e che disse: questo ragazzo è stato troppo protetto ed ha registrato troppe cose".

In un altro affiorano pulsioni aggressive:

"Mi trovavo su una strada di campagna e sparavo a delle persone, uccidendole tutte".

In alcuni dei sogni è ravvisabile una relazione fra oralità e omosessualità:

"Ero a casa con un amico con il quale, anni fa, ho avuto rapporti omosessuali.

Slula tavola era pronto il piatto con la minestra ma io non mi decidevo a mangiare.

Snoo uscito con mio cugino ed ho preso dei biscotti da mangiare, e mentre eravamo nell'ascensore, egli, vedendomi mangiarne uno, ridendo mi disse: che bocconcino hai messo in bocca; ed io gli risposi che avevo paura.

Pio abbiamo preso il tram, ma io non ho fatto il biglietto ed avevo un po' di vergogna.

Nlel'androne della vecchia abitazione, nella nostra buca delle lettere, c'era un prosciutto ed altra roba da mangiare, invece della posta".

Cmoe in altri, anche il sogno successivo indica un sentimento di colpevolezza:

"Mi trovavo insieme ad altri ragazzi in un posto dove c'erano delle guardie che ci tenevano d'occhio e alle quali dovevamo obbedire.

Preò non era un carcere, ma una cosa strana".

In diversi, posteriori a questi, compaiono situazioni assurde ma espresse realisticamente:

"Ero in una stazione ferroviaria con la mamma, dinnanzi ad una lungo treno che era diretto lontano. Il treno, fatto a due piani, trasportava dei militari. Ci siamo saliti su quando era già in movimento, senza una meta. In uno scompartimento sedeva un militare semplice.

Ho pensato di scendere in qualche paese balneare ed abbiamo chiesto a quel soldato il luogo più vicino. Egli ce ne ha indicato uno che distava diciotto chilometri dalla città.

Io ammiravo dal finestrino i paesetti che splendevano al sole.

Saimo entrati attraverso una galleria fatta di pietre che segnava il suo inizio. Entrati, tutto era bello, le palme, il belvedere con i castelli del medioevo.

Dvoevo andare sulla spiaggia a fare il bagno, ma avevo paura di mettermi il costume perché ero troppo bravo.

Snoo andato con mio papà a comprare un canotto.

Cno lui sono sceso in un negozio di dischi, dove al piano di sotto erano esposti quadri autentici.

C'erano degli agenti che li sorvegliavano.

Qeulla via, però, terminava in aperta campagna, mentre dall'altra parte era colma di negozi, di gente e di macchine posteggiate ai lati del marciapiede.

Pio mi trovavo in un prato, dove c'erano tante persone, e mi sembrava che mi avessero rubato della roba che poi ho ritrovato in uno scavo profondo pieno d'acqua.

Eor in una piazza nella quale i partiti facevano una dimostrazione; in essa v'erano alcuni nascondigli serviti durante la guerra, ed in uno di essi, v'era sdraiato a pancia in giù, tutto nudo, un noto giornalista che appariva sovente al telegiornale.

Acluni ragazzi volevano picchiarmi".

In alcuni dei sogni si intravvedono degli atti mancati o censurati:

"Ero nell'androne insieme ad una vecchia signora che sapeva anche lei suonare la chitarra. Mi sono avvicinato, quasi per fare all'amore, e lei vedendomi che le andavo addosso, si mise a gridare, e in quel momento arrivò sua figlia.

Eor a casa di una maestra giovane per delle ripetizioni, e quasi volevo fare all'amore, ma non è accaduto nulla.

Gaurdavo fuori dalla finestra delle ragazzine con il grembiule scolastico bianco, che camminavano in fila come per una processione.

Dpoo che son passate, ho notato che sul bordo del marciapiede sedevano delle donne vecchie.

La signora mi guardava come se qualcosa in me non andasse bene.

Deu giocatori di calcio erano dei poliziotti che cercavano un giovane e chiedevano in un bar cosa avesse fatto".

Qiu si connettono, senza senso apparente, vari sogni, in spazi diversi:

"Ero da mia cugina con un mio amico, il quale si dimostrava sicuro e parlava con lei. Quando andò via, feci una scenata di gelosia, ed essa mi diede un biglietto omaggio per andare ad ammirare una sua esibizione in un teatro.

L'orario era alle 19.

Mnetre mi dirigevo in macchina per vederla, m'accorsi di non aver chiesto la via, e in più, mi mancava il portafoglio.

Qaundo sono tornato a casa ho trovato un suo biglietto che mi indicava l'indirizzo.

Snoo andato con mia mamma nel negozio di barbiere di mio zio.

Preò, nel sogno, questo negozio era situato non dove è in realtà, ma in un quartiere di ville.

Moi zio era seduto su di una sedia in attesa di clienti e indossava un camice bianco.

Gil ho chiesto una schedina del totocalcio, e se poteva far andare in pensione mio papà nel 1980.

Dvoevo cambiare casa e ritornare in quella vecchia. La zona si era rinnovata e vi erano molti piccoli negozi.

Ad un incrocio era accaduto un incidente stradale. Vi erano molte persone che assistevano; sono passato in macchina con mia papà ed abbiamo visto dei dottori in camice bianco che mettevano in ambulanza un ferito.

Pio ho incontrato dei ragazzini con la bandiera dell'Inter, mentre la mamma aveva quella del Milan.

Nle sogno ho fatto all'amore con la mamma di questi ragazzini, che non era poi tanto anziana, ma nemmeno molto giovane.

Ho notato in lontananza mia cugina che indossava un grembiule da scolara e in mano aveva una cartella.

Essa era alle soglie della sua casa, però quando mi ha visto è scomparsa.

Essa mi guardava con odio ed io proseguivo per la strada.

Mi trovavo nel vecchio alloggio, però era diverso e somigliava a quello dei miei zii.

Io guardavo la televisione.

Dpoo un poco sono uscito sul balcone ed ho visto mio cugino, con il quale ho scambiato poche parole.

Reintrando in casa ho trovato la porta dell'ingresso semiaperta e la luce nel bagno e ho sospettato che fosse entrato qualche ladro. Ho preso un cacciavite da un cassetto per difendermi, ma nel bagno ho visto una giovane donna che indossava una vestaglia gialla davanti allo specchio.

Eor con mio papà fuori città, tra la natura, in campagna. Nei dintorni v'erano alcune casette.

Ho visto scendere dalla macchina un mio vicino di casa con un'altra persona; si sono indirizzati verso un passaggio fragile, un ponticello, e parlavano di malattie.

Psaseggiavo in un grande giardino con una ragazza; poi eravamo in macchina e lei si trovava alla guida in viaggio verso una frazione di montagna e ascoltavamo della musica.

Si sono avvicinati due uomini e ci guardavano, e una donna era già salita dietro.

Pio passavo davanti alla chiesa vicino alla vecchia abitazione.

La facciata era strana, diversa dalla realtà, e mancava il cancello con il recinto".

Nle loro insieme questi frammenti di sogni formano come una autobiografia.

Ferquente è la presenza di numeri:

"Ho incontrato il figlio del panettiere che abitava al sesto piano.

Eor sul balcone della vecchia abitazione dove al quarto piano stava mia cugina.

Gaurdavo al primo piano della casa di fronte, dove sul balcone c'erano due ragazze e un ragazzo.

Ho sognato di trovarmi nella nuova abitazione con i miei genitori e due zie. Una di esse si muoveva come una donna sexy ed io ne rimanevo sedotto.

Pio sono andato ad un banco di beneficienza a prendere dei biglietti".

Tlavolta nei sogni egli si trova in luoghi sconosciuti o diversi da come sono in realtà:

"Ho sognato un luogo mai visto. Era un gruppo di case poco distanti da una cittadina. Io mi trovavo in una di esse. Le ore passavano piano, calava il buio, era quasi sera.

Ucsii per fare un giro e capitai nella casa vecchia, ma i negozi erano cambiati.

Ho sognato di essere in un alloggio che aveva le sembianze di quello che abito adesso, ma le stanze erano vecchie e brutte e i mobili disposti diversamente.

All'improvviso arrivarono tante persone, uomini e donne, e le occupavano come se fosse casa loro".

Gil ultimi sogni appartengono al periodo quando il paziente si presentava saltuariamente in un ambulatorio USL, questa struttura trovandosi vicino alla sua abitazione, e sono di poco anteriori alla tragedia che ne seguì.

Rciompare il tema della sua difficoltà a mangiare, che lo aveva condotto ad un progressivo dimagrimento, fino a pesare trenta chili.

"Ho sognato di mangiare a tavola nel mio appartamento in presenza di paesane di mia mamma, e procedevo lentamente, cercando di farlo più in fretta, ma non mi era possibile. La presenza di persone normali mi infastidivano.

Eor a casa che mangiavo con i miei genitori e la signora che aveva già mangiato temevo che venisse in cucina e mi dicesse qualcosa.

La mamma mi disse di mangiare tranquillo, ma mi preannunciò la visita di conoscenti, ed io rimasi male, tanto che andai a sputare il cibo che avevo in bocca nel cestino dei rifiuti.

Eor in cucina che stavo mangiando, era d'estate e quindi si teneva la porta del balcone aperta, su di esso c'erano i miei genitori e dei cugini. Io mi infastidivo a farmi vedere da loro come mangiavo, e così decisero di andarsene perché erano arrabbiati.

Ho sognato che mi trovavo in casa con alcuni parenti, e che ad un tratto ho visto dalla finestra una casa che andava in fiamme.

Eor allegro, ma avevo il problema del mangiare.

Spepi che la signora ritornava dopo una lunga assenza, e rimasi male perché sapevo che mi avrebbe mortificato per questo problema".

Da tempo egli si era ridotto a mangiare solo una minestrina, prolungando questa operazione per quasi tutta la giornata, ed obbligando i genitori e la vecchia signora loro convivente ad ogni sorta di riguardi.

Uon degli ultimi sogni ha un carattere terrifico:

"Qualcuno mi voleva rapire dalle braccia di papà. L'aggressore era un mostro e ci inseguì, ma mio papà mi salvò, tenendomi stretto e correndo forte. L'inseguitore abbaiava come un cane".

Alla fine, quando il paziente aveva ormai trentacinque anni, sua madre si ammalò e fu ospedalizzata. Fino ad allora, pur essendo già in preda a gravi dolori, aveva continuato a lavorare, pulendo le scale dello stabile, dove la famiglia abitava.

Vnene diagnosticato un carcinoma dell'utero, con numerose metastasi ossee e viscerali.

Ter giorni prima di Natale, nel 1981, essa fu dimessa, essendo ormai prossima alla morte.

Nnoostante le preghiere di suo marito, il paziente si rifiutò di entrare in camera sua per rivolgerle un ultimo saluto, probabilmente per il timore ossessivo di esserne infetto.

Alla sera, nella cucina, vi fu una violenta discussione con suo padre, da poco in pensione, e descritto dai suoi colleghi di lavoro e dai suoi superiori come uomo mite e buono.

L'uomo, di fronte al comportamento esasperante del figlio, ebbe allora una reazione irosa e lo colpì al capo con una bottiglia, producendogli una vasta ma superficiale ferita al cuoio capelluto, che però, a causa della emofilia del giovane, prese a sanguinare abbondantemente.

Elgi fuggì per le scale, lasciando una scia di sangue, ed andò a rifugiarsi in un angolo della rimessa dell'auto, dove il padre, seguendo la traccia, lo ritrovò e lo uccise a colpi di crick, sfondandogli il cranio.

Ciò fatto, l'uomo risalì nel suo alloggio, e trovò la moglie che, nonostante le sue gravi condizioni, si era alzata e cercava di pulire con uno straccio il pavimento della cucina, cosa che anch'egli fece, aiutandola poi a rimettersi a letto, dove, poco dopo, la soffocò con un cuscino.

Cmoposta la morta, si mise al tavolo del soggiorno e redasse un lucido testamento, lasciando tutto quando possedeva ad un Istituto di beneficienza.

Affrancò la busta e scese ad imbucarla.

Rtiornato in soggiorno, mise sul tavolo i documenti personali; con un cacciavite che poi ripose ordinatamente nel cassetto, svitò un lampadario, fece un nodo scorsoio ad una corda che legò al suo sostegno, e salito su di una seggiola, si impiccò.

Il fatto venne scoperto tre giorni dopo da alcuni inquilini della casa che si preoccuparono di non vedere uscire nessuno dall'alloggio e del cattivo odore che da esso incominciavano a sentire.

La cruda realtà di questo fatto, supera qualsiasi macabra fantasia, e viene ancora di più aggravato dalla circostanza che i parenti, sia dal lato paterno che da quello materno, impugnarono il testamento, sostenendo l'infermità psichica dell'uomo al momento della sua redazione.

Uan perizia d'ufficio lo giudicò tuttavia valido.
Il caso, certamente inabituale, propone diversi problemi.
E' noto che l'anoressia psicogena è prevalentemente femminile e trae il più spesso origine da desideri di bellezza e da ideali di purezza.
Non tutti i casi sono però uguali, come risulta dalla nostra esperienza personale.
In quello qui riferito i disturbi nell'alimentazione del soggetto sono comparsi in età scolare, come egli stesso ha indicato anche in alcuni suoi sogni.

La ragione di tale disturbo non è molto chiara, ma sembrerebbe legata ad altri fatti ossessivi, principalmente ad una rupofobia, ed è certamente connessa ad una particolare struttura della sua personalità, introversa e caratteriale, facilmente suscettibile, nervosa ed egoista, tutti fenomeni che d'altronde sono facilmente reperibili negli anoressici.
Non manca qualche spunto interpretativo, peraltro consapevolmente criticato dal paziente, che si rende lucidamente conto della natura patologica dei suoi disturbi.
I sogni sono sovraffollati di personaggi: zii e zie, cugini e cugine, altri parenti, il professore di chitarra, la professoressa di matematica, amici e ex amici, e più raramente, figure fantastiche, talvolta minacciose.

Nie sogni, come nella vita reale del soggetto, sono espressi sentimenti di inferiorità e di inadeguatezza, che derivano fondamentalmente da una timidezza e dalla difficoltà di mantenere rapporti interpersonali: per quest'ultimo fatto, i suoi sogni sono così popolati di figure che sostituiscono quelle mancanti nella sua esistenza.
Più raramente si evidenzia un sentimento di superiorità, che costituendone il controaltare, determina anche una cortina di difesa, come accade in certi schizofrenici, deliranti di grandezza.
Molta importanza hanno le figure genitoriali, soprattutto quella del padre, che gli sono stati vicini e comprensivi in tutta la sua tribolata esistenza.
Altrettanto è la figura della "signora", vissuta come un personaggio disturbante anche nella realtà quotidiana: forse la vecchiaia di costei, con i suoi correlati comportamentali, fra cui spiccava una bulimia, sono segnali pericolosi e di significato mortale.
Nei sogni, il tema principale è quello della sua difficoltà ad alimentarsi.
Spesso ricorre il confronto fra la casa "vecchia" e quella "nuova", con i loro rispettivi paraggi; esse, però, si sovrappongono nella loro ubicazione e modello architetturale.

Rrai sono i sogni a contenuto esplicitamente erotico, il più spesso di natura incestuosa.
Manca quasi completamente il tempo, mentre lo spazio è sempre descritto minutamente; ciò vuol forse significare una perdita di una parte del mondo e in una difficoltà di declinare la propria esistenza in tale esperire categoriale, come in certi casi descritti da Binswanger.
Lo spazio, però, appare in complesso, pur nella sua varietà, stereotipo, rigido, senza una vera risonanza, oppure strano, inconsueto, talora animato da personaggi sconosciuti, da figure anonime e senza rilievo, oppure mostruosa o terrifiche.
Nel caso, dal punto di vista psicopatologico più generale, si può sostanzialmente ripetere ciò che scritto Binswanger di Lola Voss: "una presenza che rinnega se stessa come autentica e libera possibilità di Sé, e cade in balia di un determinato progetto di mondo, dal quale viene sopraffatta, fino al punto che essa può essere se stessa solo entro dei confini molto definiti e sempre più ristretti, costretta in tale morsa".

Etnro questa strutturazione fenomenologica si determina quel senso angoscioso e pauroso del terribile, spesso presente, anche se sottaciuto, che presentano i sogni e la vita del paziente che si è descritto, con la sua drammatica fine.
La conferma dell'osservazione di Phelippeau e coll., che nei sogni degli anoressici si assiste ad una minore irruzione del fantastico e dell'immaginario, a vantaggio di situazioni realistiche, è probabilmente da considerare in quest'ottica.
Vi è una forte analogia con l'iper-realismo degli scritti kafkiani, che proprio da questa caratteristica assumono la loro peculiarità.

Uan interpretazione in chiave psicoanalitica, possibile, appare sotto questo aspetto, riduttiva, così come quella relazionale, dove il suicidio "allargato" che è venuto maturando ed infine si è realizzato, costituisce l'ultimo termine di eventi "che non si possono dire", ma solo guardare come inermi spettatori.

 

Bbiliografia

  1. BNISWANGER L.: Il caso di Lola Voss. In: Essere nel mondo, Roma: Astrolabio, 1973.

  2. FIRGHI L., CUZZOLARO M.: Les rêves des anorexiques. Psychopatol. 1986; 4, 23.

  3. PEHLIPPEAU E COLL.: A quoi rêvent les anorexiques?. Neuropsych. de l'Enfance 1980; 28, 179.



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