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PSICOPATOLOGIA CLINICA DI UN'ESPERIENZA MANIACALE

Maria Teresa Ferla, Chiara Guglielmetti

Servizio di Psichiatria dell'Azienda Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara

(Il lavoro si deve ai due autori in parti uguali)

 

 

 

Premessa psicopatologica

Retroscena

La storia

La sua famiglia

Temperamento e personalità premorbosa

La storia clinica

Atto secondo

Discussione

Bibliografia

Discussione

Eleonora si pone di fronte a chi desidera ascoltare la sua storia con una ricchezza di sintomi e di sfaccettature che affascinano irrimediabilmente: non si può non cogliere la leggerezza dei suoi passi, la gioia nelle parole che scorrono veloci dalle sue labbra, l'eccitazione che ne pervade il corpo e i pensieri. Intorno a lei si crea una simpatia immediata, come se il nucleo vitale acceso dalla malattia illuminasse tutto intorno di una luce iridescente che può coinvolgere chiunque.

Questo aspetto della personalità di Eleonora non si perde del tutto fuori dal periodo di scompenso maniacale, anzi ne residua una predisposizione ai rapporti umani, una facilità estrema nel cogliere i pensieri di chi incontra, che ci permette di stabilire un rapporto autentico e saldo, attraverso cui giungere alla gestione di una terapia in primo luogo preventiva del disturbo maniacale.

In un caso come questo, infatti, a fronte di una diagnosi che balza agli occhi attraverso la specificità e la ricchezza dei sintomi presentati, si configura la difficoltà di istituire una terapia che possa evitare gli scompensi e la sofferenza, senza frantumare l'originalità e la creatività dell'animo di Eleonora.

Ci siamo chiesti se sia necessario che il teatro nel quale la vita di Eleonora si trasforma quando la coglie la malattia venga del tutto distrutto, spazzato via con la violenza del farmaco: forse una parte dei paramenti colorati, dei suoni, degli odori che vengono messi in scena nel teatro di Eleonora sono la sua ricchezza, il suo modo di creare una esistenza.

D'altra parte trasformare la vita in un "grande gioco", dilatando lo spazio e il tempo fino a cristallizzarsi, sorvolare l'esistenza senza compenetrarla in pieno, restare alla superficie, sono modalità che trascinano con sé il fantasma di una solitudine agghiacciante e temibile, che una donna come Eleonora non può sopportare.

Se infatti l'essenza della Lebenswelt maniacale si esprime in questa gioia smisurata e dionisiaca, si intravedono nondimeno in essa i segni di una esperienza antitetica a questa: di una esperienza di dolore e di morte.

Dalla comune conoscenza delle cose quotidiane noi sappiamo come alla vertigine della esistenza, alla frenesia del gioco, del canto e della danza, si accompagni un elemento "demoniaco"; e questo significa che, quando la vita celebra i suoi trionfi, le sue feste inebrianti ed effimere, la morte è vicina: "Nella misura in cui la vita ascendente si fa selvaggia e febbricitante essa è lambita dalla morte e dal presagio della morte" (Borgna).

La terapia che abbiamo attuato, frutto del legame intimo e autentico con la paziente, sembra avere permesso allora di riprendere i legami con la propria esistenza che la malattia aveva tanto indebolito, senza però dissolvere del tutto il palcoscenico infinito e nascosto delle sue possibilità umane.



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