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L'uomo dei ragni Ovvero una storia di una straordinaria follia

Maria Teresa Ferla

Professore a contratto di Psicopatologia (Facoltà di Scienze dell'Educazione), Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano

Psichiatra, Servizio di Psichiatria Azienda Ospedaliera "Maggiore della Carità", Novara (Direttore: Professor Eugenio Borgna)

 

 

 

La storia clinica

Dalla poesia alla prosa

Delirio a due?

Epilogo

Discussione

Bibliografia

 

 

La storia clinica

Il signore, che chiameremo Luigi, giunge in reparto preceduto da una telefonata dei colleghi del servizio territoriale: "Avete un posto in reparto perché dobbiamo uscire per vedere un tipo che pare siano 20 anni che non esce di casa?"

Modalità e linguaggio gergale con cui purtroppo, troppo spesso, in Psichiatria si trattano le persone e le loro esistenze.

Di fatto dopo circa tre ore giunge dal Pronto Soccorso la chiamata per il medico reperibile: "C'è un paziente in trattamento sanitario obbligatorio (TSO)". Il collega che lo ricovera scrive in cartella: "Si ricovera in data odierna in TSO per psicosi paranoide.

Dai colleghi dell'ambulatorio si apprende che il paziente da circa trent'anni vive una condizione di isolamento totale, alimentandosi in modo incongruo in una casa ingombra di immondizia di ogni genere. Ha una parente che ogni tanto gli procura generi di prima necessità. I carabinieri hanno aperto un'inchiesta su tale parente per abbandono di incapace.

Il paziente, chiuso nel suo delirio lucido e ben strutturato, rifiuta ogni approccio, urlando e col volto coperto: Voi violate la legge, io stavo attendendo ai miei studi e ai miei esperimenti e voi entrate di prepotenza nel mio mondo; chi siete? Usurpatori! Qui sento rumori, urla, grida…In quale girone infernale sono segregato?"

Il mattino dopo incontro per la prima volta il paziente durante il giro visita.

È seduto nel letto, il corpo avvolto da una serie di maglioni che ha intrecciato con maestria tra di loro e che utilizza come schermo insieme con un paio di pantaloni che invece gli servono come cappuccio per coprirsi il volto; da questo cappuccio si vede spuntare una barba bianca incolta ma pulita e si sente uscire una voce un po' stridula ma ben modulata: Io me ne stavo a casa mia…non davo fastidio a nessuno…non capisco perché mi abbiano portato qui…Non ho bisogno di fare alcun esame: sono medico anch'io e so riconoscere i sintomi. Mi sono sempre alimentato adeguatamente e non ho alcun disturbo.

Nonostante la sua non collaborazione, che si limita comunque a una protesta verbale, effettuiamo un prelievo per esami di routine.

Dall'esame psichico di quel mattino si evidenziava: " Il paziente appare trascurato nell'aspetto anche se la persona appare pulita. Interrogato sul motivo di un vestiario così bizzarro (i diversi maglioni avvolti intorno al tronco) risponde di essere libero di vestirsi e di scegliere stili e modi di vita come qualsiasi altro libero cittadino . L'attenzione è pronta, libera: risponde alle domande postegli con prontezza e con un linguaggio molto corretto. L'eloquio è fluido, grammaticalmente ricco, non bizzarro né estroso. Il tono di voce è variamente modulato: quando affronta argomenti più "personali" la voce si fa più acuta e stridente: normalmente il tono di voce è pacato. I contenuti dell'eloquio sono polarizzati sulla protesta per il "sopruso" di cui si ritiene vittima.

Fornisce dati corretti sulla sua anamnesi e le sue generalità: Sono medico anch'io, ho conseguito la specializzazione in ematologia e in endocrinologia; conosco il codice deontologico: non avrei mai fatto ad alcuno dei miei pazienti ciò che state facendo a me…Sto bene: vorrei solo vedere la mia parente. Spero che sia stata informata di quanto mi è accaduto.

Gil aspetti formali del discorso non denotano slabbrature o lacerazioni. Il pensiero è finalizzato ad una Obervorstellung. Non sembrano emergere esperienze dispercettive".

In mattinata avevamo incrociato la parente che ci faceva presente di dovere presentarsi al magistrato perché convocata in Tribunale.

Vestita con eleganza e colori vivaci che non coprono del tutto, però, una nota di disordine e di trascuratezza.

Ci dice: "Ogni fine settimana venivo al paese natio, soprattutto negli ultimi quattro anni, da quando cioè è morta la mamma di Luigi; non usciva mai di casa: io il fine settimana gli portavo da mangiare ( una dieta molto curata e particolareggiata: yogurt, marmellate selezionate, latte in polvere con integratori) e gli procuravo anche delle salviettine speciali prese in Svizzera imbevute di alcool che lui usa per la sua pulizia personale. Spesso mi fermavo da lui il fine settimana insieme al mio compagno".

L'impatto con lei suscita in me l'impressione di una stranezza, di una rigidità nell'incontro: gli occhi inquieti e inquietanti, un sorriso di facciata del tutto inadeguato alla situazione e stridente con quanto sta succedendo. "Eravamo in procinto di traslocare; non capisco perché si sia dovuti ricorrere a tali provvedimenti".

A questo punto chiedo lumi ai colleghi chi sono entrati nell'abitazione del paziente e che hanno messo in atto il TSO.

I colleghi riferiscono di essere stati chiamati sul posto quando già le forze dell'ordine erano entrate per un sopralluogo ordinato dalla Autorità Giudiziaria accompagnati dai medici dell'Igiene pubblica. "Abbiamo trovato una situazione allucinante: la casa appariva invasa da una serie di stratificazioni dei più svariati materiali: sacchetti di plastica contenenti residui alimentari, materiale già andato a male, mobili ricoperti di questi materiali e in estremo stato di trascuratezza; perfino la struttura portante della casa appariva alquanto precaria: soffitti cadenti, finestre che al posto dei vetri avevano cartoni, infissi rotti. Per arrivare alla "camera" ove si trovava il paziente sono state "abbattute" alcune muraglie di queste stratificazioni finchè non si è notato una specie di "avvallamento" dal quale si notava un movimento: si trattava della testa del paziente che ricoperto da uno straccio chiedeva chi mai fosse entrato in casa sua".

Il collega sosteneva, a fatica per l'olezzo regnante nella casa, un colloquio con il paziente che ha continuato a contrapporre il proprio punto di vista adducendo di non far del male a nessuno, di essere solo intento alle sue osservazioni. Viene anche riferito che il paziente non era rivestito di alcunchè, e di apparire alquanto magro.

Il terzo giorno di ricovero il paziente ci informa di non avere intenzione di alimentarsi e di iniziare lo sciopero della fame come protesta per questo suo ricovero e per il fatto di non avere ancora incontrato la parente (peraltro vero anche perché il magistrato ha richiesto che ella vedesse il paziente in momenti prestabiliti e sempre alla presenza di qualcuno di noi).

Il paziente è a conoscenza delle indagini in corso perché un altro degente gli ha portato il giornale locale che riporta in rilievo la notizia del suo ricovero: Ma cosa si permettono di scrivere questi giornalisti! Quella era la mia casa e il luogo ove io non solo vivevo ma riempivo la mia vita e coltivavo i miei interessi: certo non riportava la scritta Istituto Superiore di Fisica e Biologia molecolare ma io vi conducevo i miei studi e i miei esperimenti da più di venti anni. L'hanno descritta come un immondezzaio: in realtà molte di quelle carte erano la documentazione dei miei lavori. Utilizzavo un sistema di scrittura tipo stenografia e avevo dei piccoli rotoli sui quali trascrivevo i risultati delle mie osservazioni. E poi che cos'è l'ordine, la pulizia? Voi dite che vivevo in condizioni di apparente disgusto, di cartacce, di spazzatura. Ma c'era un grande ordine dietro, una grande bellezza: tutto ciò che accade in natura è sottoposto a regole che rispondono alla perfezione della matematica; così l'estetica è come la matematica o la biologia molecolare; io sono una realizzazione estetica che la biologia ha realizzato anche se superficialmente a voi fa solo disgusto…Mamma, se tu fossi qui, moriresti una seconda volta, ma di crepacuore…

E poi qui parlano di un avvallamento nel quale sarei stato sepolto. In realtà quella era la posizione migliore per l'osservazione dei ragni e delle loro ragnatele: negli ultimi mesi mi stavo proprio occupando del comportamento di questi definiti ultimi nel regno animale che invece dimostrano con il loro comportamento di seguire anch'essi sempre un senso, un significato: quindi anch'essi sono dotati di pensiero.

Seppur elementare la loro neuroanatomia e neurofisiologia essi hanno un'attività mentale e se hanno un'attività mentale hanno forse una volontà, un libero arbitrio? Vedete quanti suggerimenti ci vengono dalla attenta osservazione: io avevo notato come i ragni a gamba lunga si comportino diversamente dai ragni a gamba corta con le loro prede. In questo periodo anche le condizioni della casa costituivano un habitat ottimale (c'erano tantissimi ragni e ragnatele). Li osservavo soprattutto di notte quando avviene un abbraccio meraviglioso tra il ragno e la sua preda…Non avevo bisogno del sole e della sua luce…Quindi voglio ritornare a casa mia!

La posizione di rifiuto del cibo si mantiene per l'intera giornata, anche se dopo la visita della parente qualcosa sembra incrinarsi più che altro nel senso di una fiducia nei nostri confronti anche con sentimenti di gratitudine, forse per aver permesso questo incontro.

Il giorno seguente si decide in maniera perentoria di rimuoverlo dello schermo di stracci che ancora ricoprono il suo corpo e di procedere al taglio dei suoi lunghi capelli e la lunga barba, almeno quel minimo necessario per la presentabilità. Questo gesto "autoritario" ha drasticamente cambiato le modalità relazionali del paziente nel senso di un'accettazione e di una fiducia data a chi in realtà si era preoccupato realmente di lui e con lui aveva trascorso molte ore della giornata e ne era diventato un interlocutore.

Lei è in fondo un burbero amico… dice al primario che aveva imposto tale condizione.

La trasformazione radicale a cui assistiamo da quel giorno che rafforza l'impressione iniziale è quella di trovarsi di fronte ad un uomo dalla grande capacità di incontro e di empatia, dalla gentilezza estrema senza alcuna sbavatura nel senso della seduttività o del narcisismo esasperato, senza ostentazione di sé o delle proprie doti, ma che espone con estrema naturalezza le sue convinzioni e le sue riflessioni soprattutto di tipo filosofico: Mi chiedete se io sono molto legato alla mia parente? Come si può misurare, quantificare un affetto? È un controsenso. Lei si è occupata di me in tutti questi anni: quando veniva a trovarmi parlavamo di tutto, mi teneva informato degli avvenimenti più importanti.

A tal riguardo effettivamente appare ben informato sugli avvenimenti di politica internazionale: Anch'io come Bill Clinton ogni mattina vorrei fare un po' di footing; ha un patrimonio di studi letterari alquanto elevato: Se conosco Leopardi? Sa che l'ultima strofa de L'infinito l'ha presa da una mistica che aveva espresso questo naufragar dell'essere forse ancor meglio di lui? Anche il patrimonio filosofico non è da poco: Schopenauer: grande nel suo nichilismo. Io sono religioso non nel senso delle religioni rivelate o di quelle che vorrebbero farci credere che un Dio si sia reso simile agli uomini: impossibile contaminazione tra la purezza primaria e la nostra bruttura. La natura è la grande fonte a cui guardare e ispirarsi: le mie ricerche sono state incentrate su una triade: la filosofia, la poesia e la scienza. La scienza non può essere fatta senza metafisica. I processi, le dinamiche della natura rispecchiano un modello di perfezione matematica assoluta.

Sempre più questi spazi extrapsicotici prendono il posto del delirio: il paziente non ci parla quasi più delle sue ricerche o comunque tende a minimizzarle e a ironizzarle: Non facevo niente di speciale: erano semplici osservazioni, preludio di valutazioni e calcoli che avrei effettuato con gli strumenti adeguati come in ogni laboratorio che si rispetti.

Si fanno invece più evidenti le preoccupazioni realistiche circa la sua problematica situazione ambientale e abitativa: Ma ora dove andrò a vivere? Perché tutte queste indagini? Io posso spiegare il senso di tutto quello che è stato interpretato come disordine e poi l'ho già ripetuto più volte, eravamo in procinto di fare un trasloco e la casa così mal messa ce l'avevano lasciata gli operai che non avevano terminato i lavori.

Anche riguardo alla perizia richiesta dal magistrato appare informato: Certo so che stanno vedendo se ho tutte le rotelle a posto!.

Diversamente da altri pazienti con un delirio lucido e strutturato ci colpisce la mobilità, l'elasticità mentale con cui passa da un argomento all'altro, in genere proposto da noi, così come la capacità di ambientarsi all'interno del reparto.

Dopo il quarto giorno infatti esce dalla camera per pranzare insieme agli altri degenti nella sala comune, mangiando normalmente i cibi proposti, se sostenuto cammina fino alla cucina. Alla domanda da quanto tempo non passeggiasse più o non vedesse più la luce del sole: Facevo solo qualche passetto in stanza, per sgranchirmi le gambe; non uscivo più da molti anni. Della luce del sole poi non ne avevo bisogno: sa ci sono molti soli e lei sa a cosa mi riferisco… Le nostre idee si accendono nella nostra testa come soli, lampadine in una stanza. E poi io non ho bisogno della luce del sole: il buio, il nero è la perfezione. Se solo c'è qualche disegno, tutto cambia.

Alla domanda se non si annoiasse del tipo di vita condotto: La noia: io non so come ci si possa annoiare: ogni parola, ogni pensiero sono una novità, rappresentano un dialogo, un cambiamento ogni giorno…Qui continuo ad avere nostalgia e nello stesso tempo a provare stupore per il trattamento e per le persone che ci sono e non lo dico per accattivarmi qualcuno: è solo il lato burocratico che è aggressivo; infatti io sono come un sequestrato.

L'esperienza del tempo è vissuta in maniera alquanto "altra": il tentativo di ricostruire un'anamnesi frana più volte per l'impossibilità a datare le principali vicende della vita e non per deficit mnesici poiché è precisissimo nel fornirmi le date di nascita e di morte dei genitori; anche della propria vita professionale passata non vuole parlare. Si ha l'impressione di una difesa del proprio mondo interiore intimo e privato di fronte a interlocutori ancora comunque estranei e altri da sé: Come può pretendere che io le risponda su argomenti così personali (la relazione con mia madre o la mia vita sentimentale)? Lei entra in parti troppo riservate e che non intendo mettere in piazza. Lei è troppo storica, avrebbe dovuto studiare storia, si vede ne ha il pallino (colpendo in realtà uno degli interessi più vivaci della sottoscritta) e vuole datare tutto: ma non si è mai chiesta cosa sia la storia? Non esiste una storia, la possibilità di una oggettivazione storica: per lo più si costruiscono romanzi. Non mi chieda la biografia: ciò che lei scriverà su quella cartella è incomparabile con ciò che io ho realmente vissuto e non perché io sia chissà chi, ma perché è così per ogni uomo.

In realtà in un successivo incontro è lui stesso che ritorna sull'argomento anamnesi: A proposito di quella domanda se fossi nato a termine mi sono ricordato, perché io ho una memoria fetale: ricordo benissimo quando ero nel liquido amniotico: sono nato dopo il termine, ho stentato ad uscire, stavo troppo bene là; era come una specie di paradiso… con mia madre c'era un'armonia in tutto; lei condivideva i miei studi, anzi mi spronava.

Con il passare dei giorni gli incontri con lui si fanno sempre più spontanei; l'atteggiamento rivendicativo e di protesta lascia il posto a un desiderio comunicativo per cui sia durante il giro visita condotto dall'intera équipe, ma soprattutto negli incontri personali si apre al racconto della propria storia, dei propri ricordi di infanzia e della giovinezza: La mia famiglia, l'affetto e la stima che vivevano l'un per l'altro i miei genitori è una delle cose più preziose che porto con me: mio padre era pilota dell'aeronautica ma poi, una volta fatta famiglia, ha voluto lavorare in banca ( dirigente di una importante banca); stimava e rispettava mia madre. Non ricordo di avere mai sentito o notato uno screzio, un litigio tra loro. Mia madre era insegnante elementare ma avrebbe potuto insegnare all'università per la cultura e la preparazione che aveva. Di loro ricordo come erano apprezzati in paese perché sempre attenti a tutti; negli anni del fascismo non fu facile per loro… Anche degli anni della guerra ricordo, soprattutto dal 1943 al '45, i bombardamenti, le fughe mentre si andava a scuola… La mia scuola è stata il Liceo classico. Senza questa formazione classica sarei molto meno vivo di ora.

Noi abbiamo nel sangue, nel cuore, senza che ce ne accorgiamo, la cultura greca, siamo profondamente intrisi di quella mentalità, dei suoi poeti, dei suoi filosofi. Poi gli studi di Medicina: veramente non c'è nessuno nella mia famiglia che sia stato medico, ma io fin da quando andavo all'asilo volevo diventare medico: capire e vedere la persona, le sue ossa, la sua anatomia ma soprattutto l'istologia. Mi sono appassionato all'endocrinologia perché è meraviglioso conoscere i meccanismi di regolazione di feedback, di autocontrollo del nostro corpo. All'Università vivevo da solo ma poi mi ha raggiunto la mia parente… Poi morì il docente a cui ero legato e io feci alcuni viaggi (ricorda con commozione la sua permanenza a Parigi e a Saint-Malo) e poi decisi di continuare gli studi a casa mia.

I giorni di degenza trascorrono e il dottor Luigi continua a sorprenderci per la sua amabilità, la sua finezza, la sua cortesia nel rispondere alle nostre domande e nel raccontarci la sua vita; ormai ricorda senza particolari resistenze la sua giovinezza, la sua famiglia, il carattere della madre e del padre. Anche la sua "mobilità" fisica aumenta: ormai oltre a uscire dalla propria stanza per pranzare insieme agli altri, passeggia anche da solo nel corridoio del reparto finchè una bella domenica di giugno accetta l'invito di un infermiere a fare due passi nel giardino dell'Ospedale.

Il giorno dopo così ci racconta: Si ieri ho visto e sentito il sole su di me dopo dodici anni che non lo sentivo; come ho già detto nessuno mi ha recluso: è stata una scelta mia; io non avevo bisogno del sole e tutte queste belle emozioni si possono provare con la propria mente o nella solitudine: il rumore, il frastuono della gente, quello ci schiaccia, non il parlare con sé stessi, anzi questo ci rimette in rapporto. La scienza, la poesia fanno il loro cammino, la società no: è capace di colpire e ferire un uomo nella sua dignità. Per questo ho rifiutato la società perché questa è una società arcaica e non merita neanche il mio voto.

Nel pomeriggio, approfittando di un'altra bella giornata di sole, il primario accompagna il signor/dottor Luigi per una passeggiata fino al bar dell'ospedale dove insieme prendono il caffè.

Li ho visti da lontano: un rispetto e un'attenzione reciproca, un portamento, quello del signor Luigi, elegante e signorile che non veniva alterato neppure dalla bianca e lunga barba e dai bianchi capelli che il vento di quel pomeriggio scompigliava dando ancor più un'aria di mistero al nostro dolce paziente.


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