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L'ESPERIENZA SCHIZOFRENICA NELLA SUA DIMENSIONE PSICOPATOLOGICA E FENOMENOLOGICA

Eugenio Borgna

 

Servizio di Psichiatria della Azienda Ospedaliera "Maggiore della Carità" di Novara

 

LA SOGLIA

LA FENOMENOLOGIA COME ORIZZONTE DI COMPRENSIONE DELLA ESPERIENZA SCHIZOFRENICA

LE STRUTTURE PROFONDE COSTITUTIVE DELLA ESPERIENZA SCHIZOFRENICA

COME SI VIVE NELL'AUTRE MONDE

LA FENOMENOLOGIA DELLA VITA EMOZIONALE SCHIZOFRENICA

L'ANGOSCIA COME STRUTTURA PORTANTE DELLA ESPERIENZA DELIRANTE SCHIZOFRENICA

LE CATEGORIE FENOMENOLOGICHE DELLA DISTANZA E DELLA VICINANZA VISSUTE

QUALCHE CONCLUSIONE

BIBLIOGRAFIA

 


Qualche conclusione

Un discorso fenomenologico e psicopatologico, come questo che ho cercato di tematizzare ora, ha in sé la speranza, o la illusione (certo), di potere indicare come la esperienza schizofrenica si costituisca non come una esperienza svuotata di senso e anarchica, ma come una esperienza dotata di senso e animata da una nostalgia disperata di intersoggettività e di comunicazione (anche se distorta e frammentata).

Nell'orizzonte di una riflessione fenomenologica la schizofrenia si costituisce insomma nella sua radicale trasformazione della comunicazione e delle strutture spaziotemporali (del tempo e dello spazio vissuti), e nella sua emblematica ri-fondazione in un mondo altro (in un autre monde) nel quale si coglie una indecifrata molteplicità di significati, e una aspirazione dilemmatica alla ricerca di solitudine e di comunicazione (di dialogo che non può se non essere dialogo ermeneutico). Ma, anche, nell'orizzonte di una radicale riconsiderazione fenomenologica, che è sempre intrisa di psicopatologia del resto, riemerge nella sua significazione umana e clinica l'importanza della vita emozionale, che si configura come struttura portante delle esperienze schizofreniche.

Certo, questa non è se non una delle possibili immagini della schizofrenia: una delle possibili sue interpretazioni; ma, al di fuori di ogni insostenibile assolutizzazione, o trionfalizzazione, del discorso gli orizzonti di comprensione e di conoscenze, a cui conduce la fenomenologia che non è, del resto, se non radicale psicopatologia (nel senso, direi proprio, di Kurt Schneider (23)), non rappresentano specchi illusionali, o elitarie acrobazie linguistiche, ma si inseriscono nel contesto degli altri indirizzi di ricerca in psichiatria con una loro fondazione scientifica e con un loro rigore metodologico. In ogni caso, in Aurélia, straordinario testo di una metamorfosi schizofrenica della esistenza, Gérard de Nerval coglie fino in fondo, e rivive con immagini di una leggerezza atroce e trasognata, il senso della esperienza psicotica, di questa Vita nuova come egli la chiama, in cui sta precipitando.

"Il sogno è una seconda vita. Non ho potuto varcare le porte d'avorio o di corno che ci separano dal mondo invisibile senza rabbrividire. I primi istanti del sonno sono l'immagine della morte: un annebbiato torpore afferra il nostro pensiero, e non è possibile determinare l'istante preciso in cui l'io, sotto altra forma, continua l'opera della esistenza" (21).



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