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L'ESPERIENZA SCHIZOFRENICA NELLA SUA DIMENSIONE PSICOPATOLOGICA E FENOMENOLOGICA

Eugenio Borgna

 

Servizio di Psichiatria della Azienda Ospedaliera "Maggiore della Carità" di Novara

 

LA SOGLIA

LA FENOMENOLOGIA COME ORIZZONTE DI COMPRENSIONE DELLA ESPERIENZA SCHIZOFRENICA

LE STRUTTURE PROFONDE COSTITUTIVE DELLA ESPERIENZA SCHIZOFRENICA

COME SI VIVE NELL'AUTRE MONDE

LA FENOMENOLOGIA DELLA VITA EMOZIONALE SCHIZOFRENICA

L'ANGOSCIA COME STRUTTURA PORTANTE DELLA ESPERIENZA DELIRANTE SCHIZOFRENICA

LE CATEGORIE FENOMENOLOGICHE DELLA DISTANZA E DELLA VICINANZA VISSUTE

QUALCHE CONCLUSIONE

BIBLIOGRAFIA

 

Le categorie fenomenologiche della distanza e della vicinanza vissute

La comprensione dell'universo di discorso schizofrenico non può non tenere presenti, da una parte, le strutture costitutive della (nuova) forma di vita psicotica nella loro originalità (20) e nella loro interna (non mai caotica) articolazione e, dall'altra, le modalità con cui ogni nostro gesto e ogni nostra espressione emozionale possano essere accettate, o rifiutate.

In questo senso, non è possibile non sottolineare come nella schizofrenia sia la vicinanza eccessiva sia la eccessiva lontananza siano vissute come terrificante incombenza di pericolo e di aggressione. Ogni paziente anela al contatto interumano, alla comprensione, alla fiducia: come Alfred Storch, ancora, ha indicato in pagine alte e commosse; ma non può sopportare una vicinanza che non sia adeguata alla sua vertiginosa fragilità e alla sua indifesa sensibilità (11) e che si trasformi in esperienza di gelida oppressione. Negandosi a questa vicinanza insostenibile, ogni paziente si allontana e si chiude nella sua condizione (autistica) di radicale isolamento.

Il groviglio delle contraddizioni e delle lacerazioni non si ferma qui: nel senso che il paziente schizofrenico, se non può accettare l'esperienza di una vicinanza incombente, non può nemmeno tollerare quella della lontananza: nella misura in cui essa implica il venire-meno di ogni reciprocità, anche se ambigua e distorta, di comunicazione e il dilagare di una desertica esperienza di solitudine.

La grande importanza di queste alternanze nella esperienza della distanza vissuta si coglie con radicale evidenza in ogni discorso terapeutico e, in particolare, psicoterapeutico. Nel contesto di questo problema (essenziale) della distanza non è nemmeno possibile dimenticare come l'indagine psicopatologica, nella sua ovvia esigenza di conoscere quelle che sono le esperienze vissute psicotiche, e non-psicotiche, possa destare nel paziente la sensazione di una implacabile sopraffazione e di una insostenibile violenza (24).

Questa alternanza inquietante e straziante di apertura e di chiusura, di desiderio di vicinanza e di desiderio di distanza, costituisce una connotazione essenziale della Lebenswelt schizofrenica.

Ne discende, certo, la esigenza umana e clinica di sapere cogliere, al di là di ogni apparente radicalità di rifiuto, la disperata nostalgia di incontro e di comunità che è presente e luminosa nella schizofrenia. Come Manfred Bleuler ha drasticamente sottolineato (7), ci sono pazienti che, uscendo-fuori da una scompensazione psicotica, parlano di questa profonda nostalgia di comunità e di umana solidarietà: riemergente anche quando annegavano nella stupefazione catatonica, o nelle irrealtà fantasmatiche del delirare e dell'allucinare.

La farmacopsichiatria, che è strumento ovviamente indispensabile nell'arginare una esperienza schizofrenica in scompensazione acuta, non può nondimeno fare a meno di una conoscenza articolata e radicale dei modi con cui ciascuna esperienza psicotica è rivissuta, e non può fare a meno delle aree di comprensione del senso (delle fondazioni di senso) di ogni esistenza psicotica che nascano dalle categorie fenomenologiche e psicopatologiche del tempo e dello spazio, della distanza e della vicinanza, della solitudine e della nostalgia di comunicazione.

Il nostro atteggiamento interiore dinanzi alle esperienze psicotiche cambia fatalmente, e radicalmente, nella misura in cui si abbia a viverle nella loro donazione di senso, o nella loro (presunta) destituzione di senso.



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