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L'ESPERIENZA SCHIZOFRENICA NELLA SUA DIMENSIONE PSICOPATOLOGICA E FENOMENOLOGICA

Eugenio Borgna

 

Servizio di Psichiatria della Azienda Ospedaliera "Maggiore della Carità" di Novara

 

LA SOGLIA

LA FENOMENOLOGIA COME ORIZZONTE DI COMPRENSIONE DELLA ESPERIENZA SCHIZOFRENICA

LE STRUTTURE PROFONDE COSTITUTIVE DELLA ESPERIENZA SCHIZOFRENICA

COME SI VIVE NELL'AUTRE MONDE

LA FENOMENOLOGIA DELLA VITA EMOZIONALE SCHIZOFRENICA

L'ANGOSCIA COME STRUTTURA PORTANTE DELLA ESPERIENZA DELIRANTE SCHIZOFRENICA

LE CATEGORIE FENOMENOLOGICHE DELLA DISTANZA E DELLA VICINANZA VISSUTE

QUALCHE CONCLUSIONE

BIBLIOGRAFIA

 

 

Come si vive nell'autre monde

Nella Lebenswelt (nel mondo-della-vita) schizofrenica si assiste (si può assistere) alla emergenza di esperienze psicotiche contrassegnate da una grande ricchezza di contenuti e da una insondabile capacità di espressione che sconfinano nella creazione di un autre monde fantasmatico e dereistico nel quale esperienze allucinatorie ed esperienze deliranti, esperienze di lacerazione della coscienza dell'io ed esperienze di estraneità, coagulano in una Gestalt unitaria e dotata di un senso.

In una giovane paziente schizofrenica, descritta in un suo splendido lavoro (lontano nel tempo ma di una rovente attualità) da G.E. Morselli (19), questa condizione di distacco dal mondo e di immersione in un mondo radicalmente altro dal nostro (in un mondo divorato dall'immaginario e dalla irruzione del sogno) riemerge con il fascino stregato e misterioso delle esperienze (psicotiche) creative.

La paziente, italiana, viveva, ed esprimeva, le sue esperienze vissute ora in italiano ora in francese. Dai suoi discorsi (da quelli in francese) stralciamo alcuni frammenti emblematici che testimoniano della trasformazione psicotica (schizofrenica) dell'io e del mondo che consentono di cogliere la profondità abissale della dissoluzione psicotica e della ri-costituzione di un autre monde: echeggiante di dolore e di strazianti metafore.

"Maintenant je suis dans l'autre vie, dans laquelle je vois parfois même les anges et j'entends la musique. Ma je sens que ce n'est pas juste, que c'est un peu aussi le monde de la folie; tout change alentours, vous aussi me semblez détaché, éloigné de moi...".

Le connotazioni stregate e atroci dell'altro mondo si osservano in questi altri frammenti di discorso: "C'est vrai que dans "ce monde" je suis plus proche de l'âme, du paradis dantesque, mais on est trop petit, trop petit"; e ancora: "Je préfère tant l'autre monde; vous y êtes aussi, et là, avec vous, je puis réjoindre la sommets de l'âme. Ici je suis diminuée. Pourquoi vous laissez qu'on m'entraîne, qu'on m'abatte, qu'on m'enfonce?".

Quando esce dalla "condizione" francese, la paziente ricorda solo oscuramente quelli che sono stati i suoi vissuti psicotici; ma il distacco dal reale, e lo sprofondare nella solitudine autistica, continuano a tematizzarne la forma di vita.

Con i modi di vivere la schizofrenia di Elena, la paziente di G.E. Morselli, mi sembra che abbia analogie non tanto cliniche quanto invece psicopatologiche e atmosferiche la schizofrenia di Claudia, una paziente che ho in altra sede (10) illustrata. Le esperienze allucinatorie sono, qui, continue e insistenti: esaurendo ogni orizzonte di significato della esistenza della paziente. Come Elena viveva la sua esperienza psicotica immersa nel mondo fantasmatico della musica e degli angeli, così Claudia ha come nucleo tematico della sua dolce follia (della sua follia shakespeareanamente ofelica) schegge musicali, canzoni, che la sommergono con la loro divampante sensorialità e la allontanano da ogni evento vitale: facendola così precipitare in un mondo ugualmente altro dal nostro e contrassegnato da esperienze deliranti e da esperienze di estraneità che si intrecciano con quelle allucinatorie.

Qualche breve stralcio dalle autodescrizioni di Claudia: "Non riesco a capire se sono all'inizio o alla fine, ma non riesco ad essere qui e ora. Sono tutta confusa: non riesco ad avere un punto fermo su niente. Qualsiasi cosa io senta, o io veda, fa partire dentro di me una serie di possibili interpretazioni che si susseguono incessantemente; e nulla più mi sembra chiaro e semplice". Nel discorso psicotico si inseriscono, talora, fulminee e improvvise modificazioni della coscienza della realtà: nel senso che Claudia ha, acutissima, la percezione della irrealtà crudele ed evanescente delle fantasie (psicotiche); come in queste parole: "Lasciatemi almeno le mie fantasie: con la fantasia posso avere un figlio. Questo è il mio sogno. Forse credete che io non capisco la realtà: ma io la capisco. Per questo ho bisogno della fantasia".

Sia in Elena come in Claudia, ma emblematicamente in ogni radicale esperienza schizofrenica (acuta), si vive in un altro mondo (in questo autre monde) contrassegnato dalla frattura della intersoggettività, dalle modificazioni spaziotemporali, dal dilagare della irrealtà dell'immaginario e dalla immersione nella solitudine autistica, dalla dissolvenza della identità e della unità dell'io, dalle controrealtà psicopatologiche ed esistenziali del delirare e dell'allucinare; e nondimeno da questo mondo altro si guarda al nostro mondo con angoscia ma anche con disperata speranza e con lacerante nostalgia. Certo, ciascuno di noi, quando si confronta con i "mondi" psicotici, intravede in essi (anche) l'emergere di questioni radicalmente umane che nella banale vita di ogni giorno tendiamo fatalmente a rimuovere e a dimenticare. Come ha sottolineato in particolare Alfred Storch (24), nell'immaginario dei mondi autistici, nei temi del delirare e dell'allucinare, si coglie l'ombra di interrogazioni angosciate e temerarie sul senso della condizione umana, sulla vita e sulla morte, sulla morte e sull'al di là della morte, sulle antinomie del bene e del male, sulla presenza di Dio e sulla assenza di Dio. Ma è necessario, ovviamente, mettersi in atteggiamento di apertura dialogica radicale e di ascolto infinito e temerario.



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