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L'ESPERIENZA SCHIZOFRENICA NELLA SUA DIMENSIONE PSICOPATOLOGICA E FENOMENOLOGICA

Eugenio Borgna

 

Servizio di Psichiatria della Azienda Ospedaliera "Maggiore della Carità" di Novara

 

LA SOGLIA

LA FENOMENOLOGIA COME ORIZZONTE DI COMPRENSIONE DELLA ESPERIENZA SCHIZOFRENICA

LE STRUTTURE PROFONDE COSTITUTIVE DELLA ESPERIENZA SCHIZOFRENICA

COME SI VIVE NELL'AUTRE MONDE

LA FENOMENOLOGIA DELLA VITA EMOZIONALE SCHIZOFRENICA

L'ANGOSCIA COME STRUTTURA PORTANTE DELLA ESPERIENZA DELIRANTE SCHIZOFRENICA

LE CATEGORIE FENOMENOLOGICHE DELLA DISTANZA E DELLA VICINANZA VISSUTE

QUALCHE CONCLUSIONE

BIBLIOGRAFIA

 

La soglia

Cosa è la schizofrenia: un insieme, indifferenziato e anarchico, di sintomi o una forma di vita dotata di senso? Le interpretazioni (le ipotesi) si intrecciano e si contraddicono in vortici problematici e anche inconciliabili: senza che sia possibile, oggi, giungere ad una concreta possibilità di mediazione se si rimane schierati, e bloccati, nel contesto di rigide (assolutizzate) articolazioni concettuali (ideologiche).

La definizione della schizofrenia come scandalo nel senso di Kurt Schneider (23), o come oracolo delfico nel senso di Kurt Kolle (15), o come sfinge nel senso di H.C. Rümke (22), indicava, ma le cose non sono cambiate nemmeno oggi, la problematicità di ogni ricerca sulle fondazioni causali della esperienza schizofrenica.

Sono immagini, queste, che riflettono la diserzione e la impossibilità di ogni decifrazione assoluta e definitiva della cosa ma non chiudono la strada ad ogni tentativo che, consapevole dei limiti e delle contraddizioni del conoscere in psichiatria, abbia a cogliere qualche indizio e qualche traccia di una realtà enigmatica e dilemmatica: mai svelata fino in fondo e nondimeno dialetticamente rintracciabile nel suo limite e nel suo inconoscibile, e (anche) nel suo senso e nel suo alone semantico. La schizofrenia come "sfinge" (certo) non si lascia imprigionare, ed esaurire, in una univoca formulazione concettuale e in una omogenea (riconoscibile) fondazione genetica. L'andare alla ricerca, disperata e temeraria, di una causalità lineare nel contesto della schizofrenia è, allo stato attuale delle conoscenze, cosa destinata allo scacco fatale e alla inconcludenza radicale: nel gioco inebriante, ma crudele, di illusioni fragili e futili. Solo (forse) nel solco, umile ma fecondo, di una multifattorialità genetica, acutamente prospettata da Manfred Bleuler (7), è possibile avvicinarsi non alle ragioni d'essere enigmatiche della schizofrenia ma ai modi concreti di accostarsi ad essa.

Gli elementi psicologici, quelli biologici e quelli sociali si costituiscono come elementi che contestualmente, benché in misura diversa e con diverse articolazioni evolutive in ciascuna esperienza schizofrenica, concorrono alla sua insorgenza e alla tendenza, accelerata o frenata, alla riaccensione della sua sintomatologia.

Nel confronto lacerante, ma radicale, con i confini della esperienza schizofrenica, con le sue realtà enigmatiche e dolorose, la psichiatria non può non configurarsi nella molteplicità dei suoi indirizzi e delle sue impostazioni metodologiche: che hanno in ogni caso orizzonti di significato diversi e campi di applicazioni diversi. Solo, ovviamente, nella distinzione delle conoscenze e delle articolazioni teoriche si sfugge, in psichiatria, al rischio fatale della contaminazione eclettica delle cose. Sono considerazioni, queste, già sviluppate in altri miei lavori (8) (9) (10), ai quali rimando; non intendendo qui se non riflettere su alcuni aspetti psicopatologici e fenomenologici della esperienza schizofrenica solo sfiorati negli altri lavori, che sono venuto scrivendo, e sottolineare in particolare l'importanza dell'ansia (dell'angoscia) nella insorgenza della esperienza schizofrenica.

Al di là degli aspetti clinici e farmacopsichiatrici del discorso sulla schizofrenia, estranei ora alla mia riflessione, vorrei solo delineare quella che è l'immagine della esperienza schizofrenica quando sia fatta riemergere nella sua immediatezza antepredicativa e, cioè, nella sua radicalità fenomenologica e psicopatologia. Senza entrare nel groviglio di interpretazioni inarrestabili non posso se non dire che, nell'orizzonte conoscitivo di Karl Jaspers (14), fenomenologia e psicopatologica si identificano; mentre nell'orizzonte conoscitivo di Ludwig Binswanger (6), fenomenologia e psicopatologia sono distinte e tenute separate. Come in altri contesti ho sostenuto, fenomenologia soggettiva (quella jaspersiana) e fenomenologia obiettiva (quella binswangeriana) hanno, certo, scansioni metodologiche diverse; ma l'una e l'altra non si escludono e possono integrarsi (10).

In ogni caso, mi sembra di potere ribadire come le indagini fenomenologiche abbiano contribuito a cogliere gli aspetti umani delle esperienze psicotiche, e abbiano condotto ad una più articolata e consapevole conoscenza delle strutture portanti (almeno di alcune di esse) delle esperienze schizofreniche e di quelle depressive, e maniacali.

Come ci appare una schizofrenia alla luce di una impostazione fenomenologica di discorso?



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