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Dal fascicolo 13 volume 2 2007

Sarah Galvani*

Salvaguardare i bambini: il lavoro con i genitori che hanno problemi di alcol e di abuso domestico

Traduzione e commenti a cura di U. Nizzoli** e F. Montali***

Questo articolo trae spunto principalmente dalla traduzione del recente contributo "Safeguarding children: working with parental alcohol problems and domestic abuse", pubblicato da Alcohol Concern all’interno del progetto The Parenting & Alcohol Project (Galvani, 2006).

Si ringrazia Alcohol Concern per la autorizzazione all’utilizzo del testo.

Con questo lavoro Galvani ha proposto alcune linee guida utili per introdurre cambiamenti sia all’interno della prassi clinica che all’interno del management dei servizi che lavorano per le dipendenze patologiche (e/o per i servizi di alcologia) ed in particolare che hanno contatti con i genitori e con le famiglie nelle quali vi sono situazioni di abuso domestico.

Questo articolo descrive inoltre gli effetti sui bambini dovuti sia all’esposizione ai problemi di dipendenza da alcol dei genitori che all’abuso e alla violenza intrafamiliare (frequentemente associata all’abuso di sostanze).

In sintesi esso offre alcune basi per costruire risposte nella prassi clinica.

Si ritiene che questa proposta operativa sia un utile spunto anche per il contesto italiano, ed in particolare per tutti quei professionisti che lavorano all’interno dei servizi per le dipendenze patologiche (e/o per i servizi alcologici), i Sert e le CT, che hanno contatti diretti con i genitori e con le famiglie dove, oltre al problema di dipendenza o abuso da sostanze, si verifica anche il fenomeno di abuso fisico, psicologico o sessuale in ambito domestico.

La letteratura si sta concentrando sui problemi alcol-correlati stante gli effetti scatenanti di situazioni violente che il consumo di alcol favorisce; i dati epidemiologici lo confermano. Ma da qualche tempo è in larga diffusione il consumo di cocaina, voluttuario o di abuso. La cocaina si combina con le situazioni in cui si scatena la violenza. E’ probabile che nell’immediato futuro occorra porre la medesima attenzione che si pone agli effetti dell’abuso alcolico anche ai consumi di cocaina.

Inoltre siccome gli obiettivi di contrastare la violenza domestica alcol-correlata sono del tutto innovative stante che rarissimi sono gli episodi clinici in cui ci si è dedicati a queste finalità, il contrasto alla violenza domestica alcol e droghe correlata iniziano praticamente assieme. Tra gli sviluppi attesi della ricerca e della prassi clinica vi è l’estensione di queste linee-guida ai servizi per le tossicodipendenze.

Pubblico target

Questo articolo è indirizzato specificamente a:

  • Dirigenti, responsabili ed operatori dei servizi per le dipendenze patologiche e dei servizi di alcologia.

Inoltre può interessare:

  • Operatori dei Servizi Sociali (Comuni)
  • Operatori dei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM)
  • Operatori dei Dipartimenti di Cure Primarie (DCP)
  • Operatori delle Unità di Strada
  • Operatori dei Centri di Ascolto
  • Operatori dei Servizi a "bassa soglia"
  • SerT
  • Centri di Ascolto
  • Consultori familiari
  • Centri per le famiglie
  • Operatori del Privato Sociale (Cooperative Sociali, Comunità Terapeutiche, servizi di volontariato)
  • Dirigenti delle ASL
  • Amministratori
  • Responsabili politici

Punti essenziali

  • I minori che vivono con genitori che hanno problemi di dipendenza da alcol e che allo stesso tempo mettono in atto violenze ed abusi in famiglia sono soggetti ad un rischio di danno evolutivo molto più elevato.
  • La coesistenza di entrambi i problemi in almeno uno dei genitori (sia dipendenza da alcol che la perpetrazione di violenza) è associata ad effetti negativi più elevati. Gli effetti dovuti alla coesistenza delle due diverse problematiche spesso, oltre ad essere accresciuti, sono anche fra loro reciprocamente combinati.
  • I bambini membri di famiglie che appartengono a gruppi di minoranze etniche hanno necessità supplementari e specifiche: i servizi (non solo quelli di alcologia o i Sert) devono quindi essere in grado di raccogliere tali specificità in modo da garantire una presa in carico più efficace.
  • I professionisti, dandosi la priorità di proteggere il minore da violenze e abusi, devono giungere ad identificare sia i fattori di rischio che i fattori di protezione (detti "di resilienza") propri dell’ambiente relazionale familiare del minore.
  • Occorre considerare che a livello europeo, oltre che all’interno del Regno Unito, sono sempre più numerose le iniziative politico - sociali volte a guidare lo sviluppo della prassi clinica nei servizi a proposito del trattamento della dipendenza da alcol e della violenza alcol-correlata. In particolare si richiamano i progetti promossi dal network europeo ENCARE ed approvati e finanziati dalla Commissione Europea che consistono n CHALVI, TAVIM e ChAPAP’s.
  • Per riuscire a sviluppare pratiche operative efficaci (sia per la presa in carico del minore vittima di violenza che della sua famiglia) è utile approfondire quattro tematiche essenziali: 1) La violenza domestica 2) La protezione del bambino 3) La protezione di altri adulti vulnerabili appartenenti allo stesso nucleo familiare 4) La riservatezza dei dati e la condivisione di informazioni fra diversi operatori
  • All’interno della prassi clinica dei servizi (ed in particolare di quelli che si occupano della presa in carico del paziente adulto) occorre definire esplicitamente che la sicurezza delle vittime di abuso domestico (in particolare dei bambini) deve essere il criterio prioritario che orienta l’intervento di tutti gli operatori, compresi quelli che si occupano degli adulti. In altri termini anche i servizi di psichiatria e per le tossicodipendenze hanno come soggetto prioritario da proteggere il minore presente nelle situazioni con cui lavorano e non il loro paziente diretto.
  • Per gli operatori deve essere prioritaria la sicurezza delle vittime di abuso domestico.

  • I professionisti che operano nel settore alcologico, oltre ad essere orientati unicamente alla presa in carico del soggetto adulto con problemi di dipendenza da alcol, dovrebbero iniziare ad integrare la prassi clinica in modo da lavorare anche sull’abuso domestico (come fenomeno spesso correlato e concomitante che si verifica frequentemente all’interno della famiglia del paziente). In particolare è importante che quei servizi possano iniziare a comprendere il proprio ruolo sia nella fase di individuazione di tali problemi che nella fase dell’intervento.
  • I servizi ed i loro operatori necessitano di informazioni più chiare riguardo a come occuparsi di abuso domestico in modo appropriato (ad esempio come rivolgersi ad una fascia di utenza infantile oltre che a quella degli altri adulti vulnerabili implicati). Si pone una questione di aggiornamento e formazione.
  • E’ necessario che durante l’assessment gli operatori possano avvalersi di pratiche consolidate per approcciarsi adeguatamente al problema dell’abuso e della violenza domestica (non solo subita ma anche agita). L’utilizzo di domande di routine, ad esempio, potrebbe rivelarsi un metodo in grado di rilevare e di valutare la presenza di abuso domestico. A tale scopo si dovrebbe iniziare a pensare alla formazione degli operatori attraverso training specifici.
  • La ricerca nel settore mostra che i bambini sono disposti a parlare delle proprie esperienze di abuso e/o maltrattamento e che necessitano perciò di professionisti adeguatamente formati e competenti in grado di affrontare con loro tali problematiche.

Incidenza del fenomeno: alcune stime provenienti dal contesto inglese

Grazie ad alcune ricerche svolte nel contesto inglese si sa che in Inghilterra il numero di bambini che vivono con almeno un genitore con problemi di alcolismo è stato stimato compreso tra 300.000 e 2.5 milioni (Cleaver et al. 1999, Tunnard 2002, Templeton et al. 2006): si può pertanto dichiarare che, anche in Inghilterra, una stima ufficiale dei bambini che potrebbero essere vittime di violenza domestica alcol — correlata non esiste e che il problema sia ancora in larga parte sommerso.

In Italia EUROCARE & COFACE, 1998 stima tra i 602.000 e 1.032.000 i casi di figli di alcolisti. Se ad essi si aggiungono i figli dei tossicodipendenti si arriva a 750.000 — 1.200.000.

Tuttavia grazie ad alcune ricerche è noto che, sempre nel Regno Unito, più di un quarto delle donne ha subito o subisce violenza domestica e che le donne con bambini, rispetto alle donne senza figli, sono esposte ad un rischio doppio di subire abuso (Walby e Allen, 2004); a più alto rischio di violenza sono le donne single con figli, specie se recentemente separate da un partner abusante (Walby e Allen 2004).

Uno studio inglese su 2969 giovani volto ad approfondire l’incidenza dell’abuso domestico all’interno della fascia di popolazione giovanile ha rilevato che il 26% del campione dichiara di aver assistito almeno una volta ad episodi di violenza tra i propri genitori, mentre il 5% dei soggetti ha riportato di aver assistito ad episodi di violenza domestica con una certa frequenza (Cawson, 2002). Si può pertanto concludere che assistere ad episodi di violenza fra i propri genitori è un’esperienza piuttosto comune per i giovani inglesi.

Altre ricerche svolte nel Regno Unito su soggetti in trattamento per la dipendenza da alcol mostrano che il 60-80% delle donne che si rivolge ai servizi alcologici dichiara di aver subito abuso domestico almeno una volta negli ultimi 6 -12 mesi (Chase et al. 2003, Downs et al. 1998): per quanto riguarda invece la popolazione maschile circa il 50% degli uomini seguiti dai servizi alcologici ammette di aver perpetrato violenza all’interno delle mura domestiche (Schumacher et al. 2003, Brown et al. 1998): è molto probabile che un numero significativo di questi uomini e donne siano genitori e che i loro figli stiano perciò vivendo in un ambiente domestico ad alto rischio evolutivo (sia per quanto riguarda le conseguenze legate ai problemi di alcol dei genitori che per le conseguenze correlate all’abuso intrafamiliare).

Nonostante i dati sul numero preciso dei bambini che vivono con genitori sia alcolisti che abusanti siano poco esplorati, a partire dalla ricerca e dalle esperienze dei professionisti a contatto con gli utenti emerge che i comportamenti di abuso di alcol e di violenza domestica si verificano spesso in modo concomitante e sono perciò da considerarsi fortemente correlati fra loro.

Tutte le ricerche sopraccitate, nonché le esperienze provenienti dalla pratica professionale degli operatori, suggeriscono perciò che il numero di minori che vive in situazioni ad alto rischio evolutivo è tuttaltro che ridotto. Questi bambini possono subire sia gli effetti dei problemi legati alla dipendenza da alcol dei genitori che le conseguenze negative dell’abuso domestico: tale combinazione di problematiche li rende perciò esposti ad un rischio più elevato di danno evolutivo (Cleaver et al. 1999, Galvani 2005, Templeton et al. 2006).

Si può pertanto concludere che, all’interno dei servizi, esiste un urgente bisogno di offrire una risposta efficace volta a minimizzare i danni (fisici, psicologici e relazionali) dei bambini figli di genitori alcolisti e maltrattanti: occorre quindi dare una nuova definizione di "presa in carico" dei servizi che devono rivolgersi non più solo ai problemi dell’ alcolista adulto ma anche e soprattutto quelli della sua famiglia.

Avere genitori alcolisti e subire violenze domestiche: gli effetti sui bambini

Prese singolarmente, sia le problematiche legate alla convivenza con genitori violenti e abusanti che i problemi di alcoldipendenza dei genitori possono avere un impatto a lungo termine profondamente negativo sui bambini di tutte le età. E’ logico considerare che il rischio di danno evolutivo dei bambini cresca all’aumentare della complessità dei problemi di alcoldipendenza dei genitori e di abuso domestico: in particolare se il bambino vive in un contesto familiare dove è presente una combinazione delle due problematiche il rischio evolutivo si eleva in modo particolarmente spiccato.

Per quanto riguarda i danni evolutivi Sarah Galvani (2006) ha rinvenuto stretti parallelismi fra i rischi che corrono i figli di genitori con problemi di alcolismo ed i rischi cui sono esposti bambini soggetti ad abuso domestico (vedi Tabella 1). La Tabella 1 descrive le conseguenze immediate sui bambini che sono esposti all’abuso domestico e all’etilismo di almeno uno dei genitori: in questa tabella Galvani si focalizza sugli effetti negativi che si possono manifestare sui minori nel breve periodo; tuttavia occorre sottolineare che i rischi più gravi, associati alle problematiche in questione, si riscontrano lungo tutto l’arco della vita del soggetto (life - span) in quanto l’esposizione a tali problematiche in età evolutiva, come mostrano numerose ricerche, può mettere a repentaglio l’intera salute psicologica e lo stato relazionale del soggetto adulto.

Infatti, all’interno degli studi sull’alcoldipendenza, da molti anni è risaputo che esiste un’associazione fra l’abuso subito da bambini e la perpetrazione dell’abuso in età adulta (Morley e Mullender 1994, Hester et al. 2000) e che sono state anche rinvenute correlazioni significative fra il fenomeno dell’abuso infantile e problemi legati all’abuso di sostanze in età adulta (Bear et al. 2000, Clark e Foy 2000, Downs et al. 2004, Galaif et al. 2001, Hartley et al. 2004, Kantor e Asdigan 1997, Miller et al. 1993, Pedersen e Skrondal 1996, Wall et al. 2000).

Tabella 1: Somiglianze e differenze fra le possibili conseguenze sui bambini legate all’esposizione ai problemi di alcolismo dei genitori e all’ abuso domestico

Problemi di alcol nei genitori

Abuso domestico

Isolamento sociale, "stigma" sociale e necessità di mantenere il "segreto" familiare

Isolamento sociale, "stigma" sociale e necessità di mantenere il "segreto" familiare

Trascuratezza emozionale e/o abuso/maltrattamento psicologico (attuati da parte dei genitori)

Trascuratezza emozionale e/o abuso/maltrattamento psicologico (attuati da parte dei genitori)

Cambiamenti comportamentali e/o problemi nella condotta manifestati nei contesti sia intra che extra familiari

Cambiamenti comportamentali e/o problemi nella condotta manifestati nei contesti sia intra che extra familiari

Ritardi nello sviluppo (incluso lo sviluppo intra —uterino)

Ritardi nello sviluppo

Danni potenziali nel feto derivati dall’abuso di alcol (Foetal Alcohol Spectrum Disorder - FASD)

Danni al feto o aborto causati dalle violenze fisiche rivolte al ventre

Problemi psicologici e/o psichiatrici

Problemi psicologici e/o psichiatrici

Cure parentali di scarsa qualità o inesistenti

Cure parentali di scarsa qualità o inesistenti

Disciplina genitoriale esageratamente punitiva

Disciplina genitoriale esageratamente punitiva

Sentimenti di paura, senso di colpa e di responsabilità nel bambino

Sentimenti di paura, senso di colpa e di responsabilità nel bambino

Manifestazioni di disagio nel gioco e nel tempo libero

Manifestazioni di disagio nel gioco e nel tempo libero

Manifestazioni di disagio nelle attività di routine (ad es. nella frequenza scolastica)

Manifestazioni di disagio nelle attività di routine (ad es. nella frequenza scolastica)

Scarsa autostima e fiducia in se stesso

Scarsa autostima e fiducia in se stesso

Abuso fisico e sessuale

Difficoltà nelle relazioni adulte future

Difficoltà nelle relazioni adulte future

Bambini appartenenti a gruppi di minoranze etniche

I bambini appartenenti a gruppi di minoranze etniche possono essere portatori di bisogni peculiari legati al proprio ambiente culturale e familiare anche per quanto concerne i problemi di etilismo di uno dei due genitori. Infatti all’interno di alcune culture e religioni, persino un consumo sporadico di alcol può essere considerato fonte di vergogna.

Per quanto concerne invece l’abuso domestico, all’interno di alcune culture tale fenomeno può essere ignorato: all’interno di una famiglia possono non solo verificarsi collusioni fra membri (fra chi agisce l’abuso e chi sa ma non interviene o addirittura lo considera giustificato) ma anche ulteriori perpetrazioni dell’abuso (anche attraverso il coinvolgimento di altri membri familiari), secondo specifiche credenze culturali legate ai ruoli di genere ed aspettative della famiglia. Per esempio le famiglie appartenenti alle comunità "izzat", provenienti dal Sud dell’Asia, ritengono la protezione dell’onore della famiglia un concetto fondamentale e sono in grado di mettere in atto molte pratiche volte a preservarne a tutti i costi lo status: la responsabilità di tale onore familiare spesso ricade proprio sulle donne e sulle ragazze, nonostante tale concezione sia applicabile ad entrambi i sessi (Mullender et al., 2002). Occorre nondimeno considerare che per i bambini che appartengono a gruppi di minoranza etnica la casa è spesso considerata come un’oasi dalla persecuzione razziale: Mullender e collaboratori (ibidem) hanno puntualizzato che spesso lasciare la propria casa, e così la violenza domestica in essa perpetrata, per molti minori ed adulti vulnerabili può significare dover incorrere in altre violenze razziali esterne.

Queste brevi considerazioni, su come le diversità culturali possano influenzare i problemi di violenza intrafamiliare e di alcolismo, mostrano quale complessità possa caratterizzare la presa in carico da parte dei servizi di un’utenza non più solo individuale ma familiare.

Gli operatori devono accrescere la propria consapevolezza rispetto a tale complessità in modo da poter rispondere efficacemente alla molteplicità delle esperienze di sofferenza riportate sia da parte dei bambini che dai loro genitori.

A loro volta i committenti ed i responsabili del management dei servizi dovrebbero finalmente esplicitare che l’erogazione del trattamento deve rivolgersi non più solo agli adulti dipendenti da sostanze ma anche e primariamente ai bisogni dei bambini di cui questi adulti si occupano: l’offerta da parte dei servizi dovrebbe innanzitutto essere tesa a dare una risposta ai bisogni dei bambini (e degli adulti vulnerabili membri della stessa famiglia) sia in modo diretto che attraverso l’erogazione di servizi che incontrino i bisogni di quei genitori che soffrono di problemi di alcol e che agiscono violenza.

Occorre considerare che attualmente, in Italia, le necessità di questa particolare fascia di utenza (bambini che subiscono violenza alcol-correlata e che convivono con genitori etilisti), possono essere raccolte solo da parte di servizi rivolti in modo preferenziale ad una fascia di utenza adulta (come sono ad es. i servizi di alcologia e i Sert).

Fattori di rischio e fattori di protezione dei bambini nei casi di abuso ed esposizione a problemi di alcoldipendenza dei genitori

Ogni bambino vittima di abuso domestico ed esposto ai problemi di alcoldipendenza dei genitori risponde a tale rischio evolutivo in modo assolutamente unico. Anche all’interno della stessa famiglia le reazioni all’abuso di bambini diversi possono essere anche molto differenti fra loro: ciò può dipendere, oltre che dall’età e dalla comprensione reale di cosa sta accadendo, anche dalla gravità del danno subito (vedi Cleaver et al. 1999 per maggiori dettagli).

Tuttavia oltre alla gravità dei fattori di rischio occorre considerare tutta la pluralità dei fattori di resilienza a disposizione dei minori utili a controbilanciare l’impatto negativo iniziale. Tali fattori protettivi possono essere sia interni (come avere progetti positivi per il futuro, avere interessi fuori casa) che esterni al bambino (come poter disporre di relazioni di supporto con adulti o con pari).

Saper costruire risposte di aiuto a partire da questi fattori di resilienza e di supporto è la chiave per poter davvero aiutare i bambini a far fronte alle proprie esperienze minimizzando il danno potenziale in modo efficace.

Nonostante i bisogni dei genitori problematici debbano trovare risposte di cura efficaci, gli operatori non dovrebbero mai esitare nel portare avanti la messa in protezione del bambino dai genitori abusanti/maltrattanti a contatto con i servizi.

Gli operatori dovrebbero essere capaci di offrire risorse utili per allontanare tempestivamente i bambini dalla violenza e dall’abuso visto che le prove desunte dalla ricerca dimostrano che gli effetti negativi dell’abuso domestico sui bambini (e gli altri problemi di cui essi soffrono a causa di esso), migliorano significativamente una volta che essi sono — finalmente - lontani da chi perpetua l’abuso stesso.

Per i professionisti che lavorano a diretto contatto con i bambini la questione chiave è trovare il modo migliore per poter lavorare con la sofferenza del bambino.

Tuttavia, prima di affrontare questioni concernenti le buone pratiche cliniche da attuare nei servizi, occorre definire meglio il contesto politico, soprattutto per ciò che riguarda chi commissionerà e gestirà il framework indispensabile per dar vita ad una qualsivoglia risposta pratica. Infatti dobbiamo imparare a coinvolgere di più le direzioni delle ASL nella vita dei servizi e non lasciarle fuori immaginando che la gestione deis servizi per le dipendenze rappresenti una specie di riserva indiana.

Linee guida per il cambiamento della pratica di intervento nei servizi

Secondo Sarah Galvani (2006) le direzioni che si occupano del management dei servizi pubblici e privati dovrebbero approfondire per lo meno quattro procedure volte a supportare gli interventi diretti attuati all’interno dei servizi:

  1. Politiche rivolte alla violenza domestica (con relative procedure);
  2. Politiche rivolte alla protezione dei minori (con relative procedure);
  3. Politiche rivolte agli adulti vulnerabili (con relative procedure);
  4. Politiche volte alla condivisione delle informazioni e confidenze (con relative procedure).

Tali politiche dovrebbero poi essere rivisitate regolarmente (a cadenze convenute), in modo che ciascuna area si sviluppi in base alle prove di efficacia clinica e cioè all’interno di una modalità di lavoro evidence - based.

La condivisione delle informazioni

E’ l’ultima delle quattro politiche sopraindicate che spesso causa problemi ai professionisti che, pur appartenendo a diversi servizi, si trovano a dover lavorare congiuntamente. Molte agenzie e servizi, che necessitano di condividere informazioni, spesso necessitano di scambiarsi dati riservati riguardanti servizi specifici o riguardanti persone a contatto con essi. Questa questione è stata portata avanti in modo più approfondito da Alchool Concern’s Guidance, un documento guida volto a identificare sei punti chiave in riguardo alla condivisione di informazioni. Tale documento in sintesi propone i seguenti criteri di intervento:

1. E’ necessario chiarire apertamente ed onestamente con gli utenti fin da subito quali informazioni saranno - o potranno eventualmente essere - oggetto di condivisione fra i servizi e le motivazioni di tale necessità di condivisione, ricercando il loro consenso scritto (eccetto quando ciò mette a rischio il bambino o altri soggetti);

2. E’ fondamentale tenere presente che la sicurezza ed il benessere del bambino devono avere la più alta considerazione sia quando si prendono decisioni che quando si condividono informazioni che lo riguardano;

3. Generalmente è opportuno rispettare il desiderio del bambino e della sua famiglia di non condividere informazioni confidenziali con altri servizi e/o operatori (a meno che a vostro giudizio non vi sia una ragione sufficiente per andare oltre la mancanza di tale consenso);

4. Si consiglia di cercare consigli di altri esperti in caso di dubbi;

5. E’ indispensabile assicurarsi che l’informazione da condividere sia accurata e aggiornata riguardo allo scopo per cui la si condivide (condividendo solo ciò che è necessario in modo sicuro);

6. E’ opportuno lasciare sempre una traccia scritta riguardo al motivo della propria decisione (di condividere o meno informazioni riservate).

Tratto da Making it happen: working together for children, young people and families, (DfES 2006, p. 3). Disponibile online sul sito www.ecm.gov.uk/informationsharing

Risposte pratiche

L’elemento basilare che emerge sia all’interno della letteratura specialistica inglese che più in generale della letteratura europea è la priorità data alla protezione del minore ed alla sua sicurezza all’interno della pratica clinica dei servizi. Per quelle agenzie orientate principalmente ad una fascia di utenza adulta, con problemi di abuso di alcol o di altre sostanze, il solo fatto di mettere al centro del proprio operare la sicurezza del minore può già di per sé rappresentare uno sforzo significativo.

Occorre specificare che, nonostante la priorità della tutela dei minori sembri un concetto teoricamente già parte della cultura condivisa e del senso comune, nella pratica quotidiana di lavoro di equipe potrebbero in più occasioni rendersi necessarie precisazioni volte a ridefinire perché i bisogni dei bambini vengano prima dei bisogni degli adulti: ciò può verificarsi, per esempio, nel caso in cui ci si trovi a scegliere fra la possibile rottura di una relazione terapeutica con l’adulto e la protezione stessa del bambino.

Il solo modo per evitare di ritrovarsi a scegliere fra la presa in carico del minore e l’interruzione della cura dell’utente adulto stesso è assicurarsi vi siano procedure di rete attivabili da parte delle varie agenzie specializzate per tutti gli utenti in questione (supportate da partnership consolidate e funzionali fra servizi).

In tal modo sia il genitore che il bambino potrebbero ottenere un supporto simultaneo. Per ulteriori informazioni si veda Alcohol Concern’s 2006, Guidance on multi — agency working.

Il lavoro con le coppie

Una volta che è stato identificato un caso di sospetto abuso domestico i partner della coppia in questione avranno bisogno di essere seguiti separatamente. Una vittima infatti non si apre facilmente riguardo alla propria sofferenza e a quella dei propri figli, quando il perpetratore dell’abuso è vicino a lei (a causa della paura delle ritorsioni e abusi ulteriori).

In Italia, come anche nel Regno Unito, è poco frequente che i problemi di abuso di alcol e quelli di violenza domestica trovino una risposta unitaria all’interno del medesimo servizio: nella fase di identificazione del fenomeno ed in quella di intervento sono spesso coinvolti servizi diversi che hanno fra loro scambi limitati. Di conseguenza gli adulti (e soprattutto i loro figli) non ricevono un supporto capace di rispondere ai propri bisogni in modo adeguato. Va segnalata l’esperienza della AUSL di Reggio Emilia che dal 2000 ha attivato il Progetto per la Prevenzione e la Cura delle situazioni di Abuso ai Minori facendovi confluire tutti i servizi per l’adulto e per l’infanzia.

Nel miglioramento della pratica dei servizi occorre distinguere fra i servizi di alcologia che intendono lavorare con un’utenza di bambini e famiglie e quelli che invece intendono lavorare solo con un’utenza adulta (vedi tabella 2). Tuttavia sia i professionisti a contatto con le famiglie che quelli direttamente coinvolti nel trattamento di pazienti adulti per abuso di alcol devono considerare l’identificazione del fenomeno dell’abuso domestico (ed il tempestivo intervento nel caso in cui un minore sia vittima di abuso o ne sia a rischio) una parte fondamentale del proprio lavoro.

Tutti gli operatori devono giungere a considerare la sicurezza dell’utente e della sua famiglia l’obiettivo prioritario del proprio operare: tale scopo è da ritenersi più importante persino di quello dell’astinenza stessa dell’utente alcolista.

Se gli operatori dei servizi ritengono (anche in modo implicito) che il solo fatto di affrontare con i propri utenti il tema dell’abuso domestico possa farli allontanare dal servizio allora il conseguimento di tale obiettivo è da considerarsi assai critico. Se il tema del fenomeno della violenza domestica e dell’abuso diventasse invece una parte integrante dell’ assessment di routine (posto quindi fra altre domande personali comunque facenti parte del normale processo di assessment), sarebbe certamente più realistico porsi come obiettivo prioritario la sicurezza della famiglia dell’utente.

E’ importante che tutti gli operatori dei servizi di alcologia si impegnino ad inviare i familiari ed i bambini figli di alcolisti e vittime di violenze agli specialisti dell’abuso domestico, impegnandosi così attivamente nel monitoraggio di tale fenomeno. Va notato che il trattamento dell’abuso domestico non è solo questione di pertinenza dei servizi sociali essendo rilevante la dimensione sanitaria dell’esperienza di abuso e la conseguente esigenza di competenze cliniche.

I professionisti impegnati nel trattamento dei problemi di abuso di alcol dovrebbero inoltre garantire il proprio supporto a quegli operatori che lavorano all’interno di servizi che si occupano in modo preferenziale di abuso domestico (che potrebbero ignorare come si lavori con soggetti che hanno problemi di dipendenza da alcol). E’ utile considerare che, una volta che è stata garantita la sicurezza sia dei figli che degli altri familiari, è più facile che anche gli utenti alcolisti stessi si sentano in grado di affrontare il tema dei legami fra abuso domestico ed uso di alcol (nonché dei legami fra pensieri, sentimenti e comportamenti).

Tabella 2: Servizi di alcologia con interventi per soli adulti o orientati alle famiglie

Interventi per soli adulti

Interventi per famiglie e bambini

  1. Essere consapevoli dell’eventualità dell’abuso domestico ed identificare il rischio sia per il coniuge che per i figli del paziente
  1. Essere consapevoli dell’eventualità dell’abuso domestico ed identificare il rischio sia per il coniuge che per i figli del paziente
  • Supportare nel cambiamento il genitore con problema di alcol (in modo che deve variare nel caso egli sia vittima o perpetratore)
    1. Supportare nel cambiamento il genitore con problema di alcol (in modo che deve variare nel caso egli sia vittima o perpetratore)
  • Valutare ed esplorare l’eventualità dell’abuso domestico e la consapevolezza stessa dei genitori sull’impatto di esso su loro stessi, sulla loro genitorialità e sui loro figli (approfondendo in particolare cosa essi vorrebbero potesse cambiare a tale riguardo)
    1. Valutare ed esplorare l’eventualità dell’abuso domestico e la consapevolezza stessa dei genitori sull’impatto di esso su loro stessi, sulla loro genitorialità e sui loro figli (approfondendo in particolare cosa essi vorrebbero potesse cambiare a tale riguardo)

    3a. esplorare e valutare la consapevolezza del bambino riguardo al fenomeno dell’abuso domestico e del suo impatto su s stesso e sui suoi genitori (approfondendo in particolare cosa vorrebbe cambiare a tale riguardo)

    1. Approfondire dettagliatamente la questione della messa in protezione dei minori (ricercando consigli di esperti, se necessario) e consultare le procedure standard esistenti nel servizio utilizzate solitamente nel caso in cui il bambino sia valutato come "a rischio" di abuso
    1. Approfondire dettagliatamente la questione della messa in protezione dei minori (ricercando consigli di esperti, se necessario) e consultare le procedure standard esistenti nel servizio utilizzate solitamente nel caso in cui il bambino sia valutato come "a rischio" di abuso
    1. Inviare il caso alle agenzie specialistiche pertinenti (con o senza il consenso se necessario), offrendo supporto sia all’agenzia specialistica che al genitore durante la fase di invio e durante il processo stesso di intervento
    1. Inviare il caso alle agenzie specialistiche pertinenti (con o senza il consenso se necessario), offrendo supporto sia all’agenzia specialistica che al bambino durante la fase di invio e durante il processo stesso di intervento
  • Offrire supporto psicologico all’adulto, affrontando il tema dell’associazione fra abuso di alcol e sofferenza / perpetrazione di violenza: in particolare è utile approfondire come entrambi i comportamenti colpiscano i loro figli (questo garantisce un’opportunità educativa per dissolvere alcune possibili credenze irrazionali circa la relazione tra alcol ed abuso domestico).
  • Offrire supporto psicologico all’adulto, affrontando il tema dell’associazione fra abuso di alcol e sofferenza / perpetrazione di violenza: in particolare è utile approfondire come entrambi i comportamenti colpiscano i loro figli (questo garantisce un’opportunità educativa utile a dissolvere alcune possibili credenze irrazionali circa la relazione tra alcol ed abuso domestico).
  • 6a Supportare il bambino coinvolgendolo nelle discussioni (se l’età è appropriata) riguardanti la correlazione fra l’uso di alcol dei suoi genitori e l’abuso domestico. E’ importante che possa emergere come ciò si rifletta su di loro (questo garantisce un’opportunità educativa per genitore/i e figli per dissolvere alcune possibili credenze irrazionali circa la relazione tra alcol ed abuso domestico).

    1. Discutere sia con il genitore alcolista che con il genitore sobrio la pianificazione della messa in protezione del figlio.
    1. Discutere sia con i genitori (separatamente) che con il figlio la questione della sicurezza in relazione all’abuso domestico e all’uso di alcol.
    1. Fornire informazioni rilevanti (come ad esempio numeri telefonici utili per le emergenze, siti web informativi, ecc.)
    1. Fornire informazioni rilevanti (come ad esempio numeri telefonici utili per le emergenze, siti web informativi, ecc.)

    8a Assicurarsi che siano fornite informazioni

    anche ai figli attraverso un linguaggio comprensibile appropriato all’età (ad es. anche attraverso video)

     

    NB: perché gli interventi possano essere efficaci e sicuri è necessario che siano preceduti da un training adeguato sia degli operatori: staff e manager, (seguito da incontri regolari di supervisione e lavorando in concerto con tutte le altre agenzie partner).

    Quando intervenire

    Qualsiasi intervento di contrasto all’abuso prende il via da una segnalazione di sospetto di abuso. Il sospetto "caso" di abuso spesso giunge all’attenzione dell’operatore parlando con messaggi mascherati e poco chiari che è necessario comprendere: per poter passare dal sospetto ad una vera e propria valutazione di rischio occorre ottenere la fiducia necessaria utile a chiarire frasi come ad esempio "papà può diventare davvero arrabbiato". Ci vuole una grande sensibilità ed una notevole perspicacia per cogliere e decodificare quei segnali. Una adeguata formazione mira a ciò. Dato che la perpetrazione di abuso è un fenomeno estremamente frequente per i soggetti che giungono a contatto con i servizi per problemi di alcoldipendenza, è alquanto comune che i casi di sospetto abuso rilevati in questi particolari contesti trovino un riscontro nella realtà.

    E’ importante considerare che ogni intervento ha lo scopo di limitare i danni potenziali sui bambini quanto più precocemente possibile (anche se la massima "meglio tardi che mai" si può applicare anche in queste circostanze in relazione sia ai bambini che agli adulti che soffrono a causa di danni o che potrebbero ancora soffrirne). La tipologia e la qualità dell’intervento su un caso di abuso domestico dipenderanno certamente dalla tipologia di servizio di trattamento per l’alcoldipendenza cui l’utente è entrato in contatto ma anche e soprattutto dall’efficienza della rete dei servizi di trattamento presenti sul territorio.

    L’intervento erogato da parte del servizio specifico per l’abuso domestico dipenderà inoltre dalle informazioni erogate da parte del servizio inviante (che ha rilevato per primo il sospetto), dall’assessment già eventualmente compiuto sul caso nonché dalle procedure di intervento già attuate anche senza il coinvolgimento di uno specialista dei servizi specifici per l’abuso domestico. Non è da ritenersi scontato che gli operatori invianti (ad esempio all’interno di servizi alcologici) abbiano affrontato direttamente il tema dell’abuso domestico con i propri utenti prima di inviare il caso di sospetto al servizio specifico per l’abuso domestico.

    Come valutare (gli adulti)

    E’ importante che le alcune domande utili a monitorare il fenomeno dell’abuso domestico entrino a far parte dello screening e nelle procedure di assessment di routine proprie di tutti i servizi di trattamento per alcoldipendenza. Non esiste un profilo specifico a disposizione degli operatori che possa servire ad identificare chi sia o meno una probabile vittima di abuso e non esiste neppure un profilo utile ad identificare i soggetti che perpetrano abuso domestico. Ciò che si sa è che le donne ed i bambini hanno più spesso il ruolo di vittime e che gli uomini invece assumono con maggiore facilità il ruolo di perpetratori. Tuttavia è importante porre agli utenti dei servizi alcologici domande sulla violenza agita ed essere preparati a discutere con loro di tali tematiche. Ad oggi non esiste uno standard ottimale per le domande di assessment cui fare riferimento, tuttavia Galvani (2006) propone alcuni esempi che possono essere di aiuto:

    Tabella 3. Alcune domande volte a valutare l’abuso domestico nei servizi di trattamento per problemi di alcoldipendenza (sviluppate da Sheila Raby, Aquarius e da Sarah Galvani, Università di Birmingham)

    Domande rivolte alle donne

    Molte persone con problemi di alcol e droga hanno riportato situazioni di conflitto nelle loro relazioni.

    1. Ha mai vissuto conflitti nelle sue relazioni attuali o passate?

    2. Questi conflitti hanno mai lasciato in lei sentimenti di abbattimento o di paura di:

    a) un partner (questo succede con il suo partner attuale)?

    (fermarsi ed attendere la risposta)

    b) un membro della sua famiglia?

    3. E’ mai stata ferita fisicamente da:

    a) un partner (questo succede con il suo partner attuale)?

    b) un membro della sua famiglia?

    4. E’ mai stata forzata ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà con:

    a) il partner attuale o precedente

    b) un membro della sua famiglia

    5. E’stata mai chiamata la polizia a seguito di discussioni da lei avute con il suo partner o con un

    altro membro della famiglia?

    6. Attualmente è preoccupata per la sua sicurezza?

    7. Attualmente è preoccupata per la sicurezza dei suoi figli?

    8. In che modo lei pensa che tali esperienze siano associate al suo comportamento di consumo di

    alcol/droga?

    Occasionalmente anche le donne possono essere violente ed abusanti con i partner della propria famiglia.

    1. Le è mai capitato di fare del male ad un partner o ad un altro membro della sua famiglia?

    2. Ha mai danneggiato il suo partner attuale o precedente oppure un membro della sua famiglia?

    3. Come lei pensa che tali esperienze siano associate al suo consumo di alcol/droga?

    Domande rivolte agli uomini

    Molte persone con problemi di alcol e droga hanno riportato situazioni di conflitto nelle loro relazioni.

    1. Le è mai capitato di fare del male ad un partner o ad un altro membro della sua famiglia?

    2. Ha mai danneggiato il suo partner attuale oppure un membro della sua famiglia?

    (NB: se la risposta è "sì" è opportuno chiedere altre informazioni circa tali eventi e riguardo al coinvolgimento del partner o di un altro membro della famiglia).

    3. E’ mai stata chiamata la polizia a seguito di discussioni con un partner o con un altro membro

    della sua famiglia?

    4. Come lei pensa che tali esperienze siano associate al suo consumo di alcol/droga?

    Alcuni uomini subiscono abusi o violenze da parte di partner o di altri membri della famiglia.

    1. Ha mai provato sentimenti di abbattimento o si è mai sentito intimorito da:

    a) una partner (fermarsi ed attendere la risposta, se la risposta è "sì" chiedere "è la sua partner attuale?")

    b) un membro della famiglia?

    2. E’ mai stato ferito fisicamente da:

    a) un partner

    b) un membro della famiglia?

    3. E’ mai stato forzato ad avere rapporti sessuale con:

    a) una partner (è la sua partner attuale?)

    b) altro membro della famiglia?

    4. Attualmente è preoccupato per la sua sicurezza?

    5. Attualmente è preoccupato per la sicurezza dei suoi figli?

    E’ importante che le domande riguardanti la sicurezza non siano formulate come domande chiuse e che invece richiedano una risposta su cui gli operatori possano impostare una discussione se necessario.

    Parlare ai bambini

    Un elemento che accomuna i genitori con problemi di alcoldipendenza ed i genitori che sono vittime di abusi domestici e di violenze è che entrambi ritengono che i propri figli non siano consapevoli del problema. Inoltre entrambi affermano di cercare di proteggere il figlio da tale verità. Una ricerca inglese invece ha dimostrato che non solo i figli sanno ciò che sta accadendo ma che hanno anche bisogno di parlarne apertamente. Mullender et al. (2002), nelle loro ricerche specifiche sul punto di vista dei bambini relativamente al fenomeno della violenza domestica, hanno scoperto che i bambini sono disponibili a parlare delle proprie esperienze di sofferenza anche solo allo scopo di collaborare per gli scopi di ricerca.

    A partire da queste ricerche sono emersi due messaggi chiari:

    1. I bambini hanno bisogno di sentirsi sicuri (sia emotivamente che fisicamente)
    2. Essi hanno bisogno di qualcuno con cui parlare per affrontare i propri vissuti e le proprie esperienze

    Mullender et al. (2002) hanno anche scoperto che i bambini spesso sono in grado di ricordare specifici eventi e che in tali occasioni sono stati capaci di attivare un range di strategie utili a far fronte all’abuso. E’ emerso inoltre che i bambini vorrebbero che le proprie madri parlassero con loro e li aiutassero a capire meglio le esperienze vissute.

    Dalla ricerca di Mullender e dei suoi collaboratori è inoltre emerso il bisogno, vissuto da parte dei professionisti coinvolti nella ricerca, di imparare ad aiutare i bambini ad esprimere i loro vissuti. I bambini hanno infatti affermato di non riuscire sempre a trovare le parole giuste o l’opportunità per esprimersi. E’ importante considerare che i bambini hanno bisogno di aprirsi seguendo il proprio ritmo personale ed è fondamentale che non subiscano pressioni da parte dei professionisti coinvolti.

    Per concludere, la sicurezza dei bambini deve essere la priorità di tutti i servizi e di tutti gli operatori che si occupano del trattamento dell’alcoldipendenza. I bambini che vivono in situazioni di abuso domestico e con genitori con problemi di alcol sono a rischio di danno evolutivo ed i professionisti che lavorano con i loro genitori (o con gli stessi bambini) hanno bisogno di essere preparati, disponibili e capaci di rispondere appropriatamente a tali bisogni.

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    *Sarah Galvani è Lecturer in Social Work, University of Birmingham

    ** Responsabile del Progetto aziendale Prevenzione e Cura dell’Abuso ai Minori, AUSL di Reggio Emilia

    *** Psicologa ricercatrice, AUSL di Reggio Emilia

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