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RECENSIONE
Riconoscere l’abuso ai minori, a cura di U. Nizzoli e R. Barozzi, Azienda Sanitaria di Reggio Emilia, Regione Emilia-Romagna, Provincia di Reggio Emilia, Tipolito coop l’Olmo, pp. 94, sip.

L’abuso ai minori è il precursore più frequente nelle storie cliniche di abuso — attenzione al ripetersi dei termini — di sostanze e delle condotte di dipendenza. Questo elemento prognostico non è sempre chiaro nella mente dei decisori né, purtroppo, in quella di molti operatori della sanità o della scuola. Per questo è molto utile il doppio manuale che l’Usl di Reggio Emilia, col contributo della Regione Emilia-Romagna e della Provincia, sempre di Reggio, adesso offre a costoro.

Infatti all’interno del Progetto interistituzionale per la Prevenzione e la Cura dell’Abuso ai minori sorto per opera di Nizzoli nell’Usl nei primi giorni del 2000 è apparso fin da subito chiaro che solo un forte e continuo coinvolgimento delle figure che vivono parte del giorno coi bambini e coi ragazzi o che li incontrano nel tessuto della comunità, in un ambulatorio, nel quartiere o nella scuola o nel centro della parrocchia, poteva mettere in contatto i servizi con chi subisce abuso o violenza spesso tra le mura domestiche. Senza una interfaccia vicina, e perciò appetibile, conosciuta e fiduciaria, sarebbero state veramente poche le situazioni rilevabili.

Eppure nonostante la progressiva attenzione data al tema dell’abuso con seminari, gruppi di studio e corsi di formazione, la capacità delle persone che operano "in frontiera" di agire attivamente nella rivelazione delle situazioni stenta a dispiegarsi. Molte sono le resistenze opposte, non ultima una specie di incertezza che, di fronte alle paventate tragiche conseguenze giudiziarie cui il minore, ma anche l’adulto che ne ha raccolto la rivelazione, potrebbe andare incontro, spinge molti a fingere di non vedere o a paralizzarsi. Non facciamocene meraviglia: la pressione emotiva di fronte ad una situazione di abuso diventa così forte, che anche operatori esperti a volte paiono non conoscere bene quali siano le giuste procedure da seguire; spesso tenendo loro un momento di formazione sembra di dovere ripartire da zero con le nozioni sui diritti e sugli obblighi da seguire.

L’idea di redigere questi manuali è sorta dal bisogno di rassicurare e di ingaggiare il personale della scuola di vario ordine e grado e dei servizi di base sanitari e sociali; una versione è per il personale della scuola, l’altra versione è pensata per gli operatori dei servizi di aiuto alla persona.

L’intervento su minori vittime di abuso è molto complesso; schematicamente esso si articola in differenti fasi tra loro inter-relate lungo un continuum, che ha il suo avvio col momento della prima rivelazione che. Se colta, attiva l’individuazione-riconoscimento della vittima di abuso: una o più persone presenti nella sua realtà, ristretta e/o allargata, entrano a conoscenza della problematica esistente. Da lì si entra in una fase delicatissima: la "fase della segnalazione", in cui la o le persone informate dei fatti, anche, in molti casi, in base ai doveri imposti loro dal ruolo professionale rivestito (es. medici, psicologi, insegnanti, pubblici ufficiali), informano della presunta situazione, oltre al Magistrato, i servizi competenti (Forze dell’ordine, Servizi sociali comunali). Tocca poi a loro condurre le fasi successive: la "fase di valutazione" della presunta situazione di abuso ed in seguito la decisione sui possibili percorsi assistenziali e di cura, sempre ben coordinati con l’iter giudiziario.

Dalla nascita del Progetto Abuso, l’Usl di Reggio ha diffuso una relazione annuale che fotografa l’evoluzione epidemiologica e qualitativa del fenomeno. Reggio è una delle realtà, se non la realtà, che più di ogni altra intercetta le situazioni di abuso ai minori. Se però osserviamo i dati di letteratura e prendiamo in mano le Relazioni ci si accorge subito che c’è una discrepanza consistente tra stime di diffusione del fenomeno e situazioni rilevate.

Spesso, infatti, a causa dei processi di rimozione, vergogna, temuto stigma i fatti restano nel silenzio (sommerso); la maggior parte delle vittime arriva ai servizi dopo aver subito per molti anni ripetuti abusi o dopo che la situazione problematica si è già interrotta da molto tempo (ad es. persone ormai maggiorenni che presentano storie di abusi da loro subiti nella prima decade di vita).

Eppure si sa che l’abuso è la causa principale nel formarsi delle malattie mentali e dnei disturbi relazionali: tutti avremmo interesse a ridurne la portata.

Poiché è estremamente raro per molteplici motivi (ad es. l’età, le dinamiche legate all’abuso intra-familiare; senso di colpa e di vergogna, impossibilità concrete di denuncia legate all’età) che un minore vittima di un abuso si renda visibile da solo ai servizi competenti al fine di risolvere la situazione e per ottenere un aiuto, diviene fondamentale la fase del percorso dell’intervento di "individuazione-riconoscimento precoce della vittima e conseguente segnalazione".

Spesso sono gli insegnanti che svolgono una funzione così importante; più spesso dovrebbero essere gli operatori di base della sanità dei servizi sociali e dei servizi di prossimità (educatori, polizia locale)

Ma, per quanto sia indubbio il valore di questa possibilità, molto spesso esistono diversi fattori in gioco (ad es. mancanza di informazione in materia, paura di essere di fronte ad una falsa segnalazione, timore di imbarcarsi in un’avventura dai contorni incerti e non rassicuranti) per cui solo pochi di costoro hanno le competenze necessarie a riconoscere nel bambino "che si comporta stranamente" la vittima di un abuso, e il coraggio (segnalare un abuso vuol dire esporsi in prima persona) di effettuare, di conseguenza, una segnalazione della situazione alle autorità competenti.

Contemporaneamente è altrettanto importante evidenziare l’importanza di arrivare ad arginare il fenomeno delle "false segnalazioni" in cui possono cadere, tra gli altri, anche gli insegnati e gli operatori a causa di scarse informazioni o poca formazione; le "false segnalazioni" hanno ripercussioni negative sul mondo del bambino e sul suo ambiente circostante.

Da qui l’esigenza di promuovere Corsi di formazione rivolti ad operatori della scuola e dei servizi. Ma ci vuole un manuale da tenere sulla scrivania e consultare nei momenti difficili e di incertezza: questi manuali.

Alla sua redazione ha partecipato tutto il personale esperto che opera nel territorio della provincia: medici, psicologi, assistenti sociali dell’Ausl, dei Comuni, degli ospedali, dei servizi pubblici come di quelli privati.

La storia dell’abuso invoca al raccordo fra diverse istituzioni, servizi, professioni; questo fin da subito è stato l’obiettivo del Tavolo interistituzionale sull’Abuso.

La Redazione

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