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Il nuovo progetto per la rivista

di Fabrizio Asioli

La Rivista sperimentale di Freniatria cambia formato e veste grafica, ma anche la sua struttura, le sue finalità, i collaboratori e l’Editore, rimanendo la testata di proprietà dell’Azienda USL. Si tratta di una decisione impegnativa che modifica una tradizione lungamente consolidatasi a partire dal 1875, data della sua fondazione.

La rivista di Freniatria e Medicina Legale delle alienazioni mentali è nata infatti come rivista di un Ospedale psichiatrico (in questo caso il S. Lazzaro di Reggio Emilia) e, analogamente ad altre riviste coeve, ha rappresentato uno strumento di riflessione, di dibattito, di costruzione della psichiatria manicomiale italiana.

Nel corso del tempo, in particolare negli ultimi anni, la RSF ha progressivamente spostato la sua attenzione dall’Ospedale psichiatrico ai cambiamenti e alle novità recepite e consolidate dalla legge di Riforma del 1978.

Una prima ragione che supporta la decisione di modificare la rivista e la sua linea editoriale è rappresentata dai profondi mutamenti e dalle aspirazioni della psichiatria italiana: in particolare quella di volere essere una psichiatria senza manicomi.

Oggi questa ambizione e questa utopia che costituivano l’elemento fondante della legge 180 (passata nel linguaggio comune, giustamente, come Legge Basaglia) sono vicine ad una loro piena realizzazione. Con questa affermazione non voglio sottovalutare né la eterogeneità dell’applicazione della Legge di Riforma sul territorio nazionale, né le difficoltà e le resistenze al superamento e alla chiusura definitiva dei manicomi, né ai problemi che abbiamo davanti a noi. Tuttavia è un fatto che i Servizi psichiatrici di comunità costituiscano in Italia una rete assistenziale capillare seppure non completamente realizzata dappertutto, così come costituisce una realtà la qualità assistenziale offerta da molti Servizi di Salute mentale, lo sviluppo e la originalità di nuovi modelli di cura, l’impegno nel campo della ricerca non solo da parte della psichiatria universitaria e, viceversa, la partecipazione qualitativa di alcune Università alla impresa italiana di una psichiatria tutta comunitaria.

Questo elemento di rottura rispetto al passato si accompagna ad altre novità, determinate, in particolare, da una parte dalla continua crescita della domanda e, dall’altra, dalla necessità di riformulare i criteri di distribuzioni delle risorse in questo periodo di restrizione econimica. I tagli agli investimenti e i controlli sui budget devono accompagnarsi ad un miglioramento dell’efficienza, all’impegno di ridurre gli sprechi, alla capacità di organizzare o di riorganizzare i Servizi, alla introduzione di criteri per valutare le prestazioni, i programmi, il funzionamento dei Servizi Stessi (Piccione, 1996; Scapicchio, 1997; Berti Ceroni 1997).

Da questo punto di vista la psichiatria appare particolarmente vulnerabile e ancora poco attrezzata; gli operatori psichiatrici sono disorientati e preoccupati, temendo che alla diminuzione delle risorse debba corrispondere necessariamente una riduzione dell’accessibilità dei Servizi, un abbassamento delle qualità delle cure, quindi una penalizzazione per i pazienti più gravi e con minore contrattualità.

La attuale situazione di difficoltà economica e di trasformazione culturale si presenta sicuramente come una contingenza critica. tuttavia può rappresentare anche una occasione di crescita e di cambiamento, se esisterà la capacità di confrontarsi con queste novità, per potere garantire la sopravvivenza e la crescita qualitativa dei servizi. Tra l’altro, da più parti, non solo in Italia, si sollecita lo sviluppo una attenzione maggiore e di nuove strategie più orientate alla prevenzione di fronte al peggioramento delle condizioni della salute mentale della popolazione e alla limitazione delle risorse disponibili (Desjarlais et al., 1995).

Dunque una missione complessa per la psichiatria comunitaria.

La RSF intende qualificarsi con decisione come la Rivista dei nuovi Servizi e dei Dipartimenti di Salute mentale, focalizzando la sua attenzione sulle teorie, le pratiche, i problemi della psichiatria comunitaria italiana.

In anni relativamente recenti il mercato delle Riviste italiane specializzate nel settore si è modificato: molte riviste sono scomparse , altre sono nate e, fra queste, non poche hanno avuto vita breve. Se ne sono affermate alcune qualificate con forte specializzazione tematica: è il caso certamente, per citare le più importanti, di Epidemiologia e Psichiatria Sociale, ma anche di Psicoterapia e Scienze Umane e di Prospettive psicoanalitiche nel lavoro istituzionale.

Come garantire contemporaneamente la tempestività riguardo alle grandi questioni in gioco, la qualità scientifica, un numero di lettori (e di abbonamenti) adeguati, quindi l’autosufficienza economica della RSF?

E’ stato creato un Comitato Editoriale di cui fanno parte persone che appartengono a Servizi, Università e Istituti di ricerca, rappresentative di realtà di lavoro e geografiche diverse, che sono attori di esperienze significative nel campo della psichiatria di comunità. A questi colleghi è stata richiesta una collaborazione attiva sia impostazione della linea editoriale, sia nella valutazione dei lavori che giungono in Redazione. Al Comitato Editoriale verrà presto affiancato un Board internazionale.

C’è accordo su una necessità che viene giudicata prioritaria: quella di garantire un informazione di qualità, facendo circolare notizie scientificamente attendibili, favorendo un confronto sui temi più controversi. Commenti e interventi brevi accompagneranno articoli o editoriali che sollevino questioni particolarmente problematiche o discusse.

La produzione di editoriali e di reviews della letteratura sui temi specifici e la traduzione di lavori di colleghi stranieri particolarmente interessanti per la psichiatria italiana affiancheranno sistematicamente la pubblicazione dei lavori scientifici originali. Infatti per come appare dall’osservatorio di quanto viene pubblicato, la cultura psichiatrica "media" degli operatori italiani, sebbene appaia orientata all’interesse per la sanità pubblica e sia portatrice di novità, tuttavia presenta troppo spesso aspetti di genericità e indeterminatezza, con un’impronta localistica troppo marcata e viceversa una competenza tecnica non sempre adeguata. (Saraceno, 1996)

Per garantire qualità ad una rivista scientifica esiste un passaggio metodologico obbligato che si concretizza nella collaborazione di referee per la lettura e la valutazione in anonimo dei lavori inviati per la pubblicazione. Come sostiene giustamente Tansella, sarebbe inutile sottolineare i vantaggi di questa pratica editoriale, se essa non fosse così poco utilizzata in Italia. (Tansella, 1997) e spesso, quando utilizzata, non venisse interpretata con distorsioni sia da parte dell’autore del lavoro che del valutatore. L’attenta lettura dei lavori, che potrà esitare in critiche e in suggerimenti migliorativi, costituisce un punto fermo della Rivista, così come il rispetto delle norme editoriali.

La RSF prevede sezioni tematiche alle quali gli articoli inviati devono fare riferimento. Queste sezioni, che compaiono tra le norme editoriali, sono: Trasformazioni istituzionali; Qualità-formazione; Organizzazione-costi; Psichiatria e altre agenzie; Modelli e protocolli di trattamento; Psicopatologia e casi clinici; Internazionale.

Tali sezioni sono state individuate sia perché si è ritenuto che costituiscano o rappresentino le aree critiche teoriche e pratiche più importanti e più attuali della Psichiatria comunitaria, sia per fornire un indirizzo ma anche una limitazione ai temi di cui la Rivista intende occuparsi. Non vi è dubbio che fino ad ora la RSF si è caratterizzata per una ecletticità troppo generica e la eterogeneità dei contributi pubblicati frequentemente è risultata dispersiva e fattore di scadimento della qualità.

La RSF tenderà a non occupare aree tematiche già ben coperte da alcune riviste specializzate in settori specifici, anche se non rinuncerà a trattare temi specialistici (per esempio: epidemiologia, psicofarmacoterapia) che abbiano una forte ricaduta sui Servizi, attraverso review, aggiornamenti o la pubblicazione di contributi particolarmente originali e che abbiano la capacità di prospettare la connessione con l’operatività della psichiatria comunitaria.

Infine, vi è un ultimo aspetto, che merita un commento. Seppure con una certa riluttanza anche da parte dell’Editore e con il consenso non unanime di coloro che hanno partecipato direttamente a mettere a punto il nuovo progetto, la RSF continuerà a porre il vincolo dell’abbonamento a chi pubblicherà i suoi lavori.

Da un certo punto di vista questa regola appare senza dubbio, se non iniqua, assai poco premiante verso i reali collaboratori della rivista. E’ nelle intenzioni, una misura destinata ad essere provvisoria. Rappresenta una scelta obbligata per garantire almeno l’attuale numero di abbonati e quindi la capacità di autofinanziamento della rivista. La RSF non è infatti l’espressione di una Società scientifica, né di un gruppo organizzato e non gode pertanto dei finanziamenti che derivano da quote societarie di iscrizione. Questo è un punto di debolezza, ma potrebbe costituire un suo punto di forza.

Mi auguro infatti che la RSF possa diventare l’espressione significativa di un gruppo, magari numeroso, di persone che semplicemente appartengono alla comunità degli psichiatri italiani: eterogenee e diverse per formazione, propensioni culturali, appartenenza (o no) a diverse società scientifiche del nostro mondo professionale, che siano accomunate dall’interesse a partecipare, con rigore e senza settarismi, allo sviluppo della cultura della psichiatria italiana di comunità.

Lo spostamento della psichiatria dall’Ospedale psichiatrico alla comunità ha, come evidente, provocato enormi cambiamenti nella assistenza, ma ha anche generato interrogativi, evidenziando tutti i limiti dell’impianto teorico della nostra disciplina. Non ho dubbi nel ritenere che la sfida che la psichiatria si trova ad affrontare nei prossimi anni stia nella capacità di fornire risposte più certe: sia nel campo della teoria che in quelli della cura e della prevenzione.

BIBLIOGRAFIA

Berti Ceroni G., Paltrinieri E. (1997) Contrattualità, equità ed etica nel rapporto medico-paziente nelle istituzioni psichiatriche: un triangolo di contraddizioni. In Di Marco G:, a cura di (1997). Esercizi di psichiatria italiana. Castelvecchi: Roma.

Desjarlais R. Eisenberg L., Good B., Kleinman A. (1995).Wordl Mental Health, Problems and priorities in low-income countries, Oxford University Press: New York-Oxford.

Piccione R., a cura di (1996). Il processo di valutazione nel DSM Roma E. Laziografik: Roma.

Saraceno B. (1996). Psichiatria comunitaria in Italia. Epidemioloogia e Psichiatria Sociale 5,2,96-102.

Scapicchio P.L., (1997), I servizi territoriali psichiatrici. Tendenze nuove 2,3-5

Tansella M. (1997). Epidemiologia e Psichiatria sociale cinque anni dopo. Epidemiologia e psichiatria sociale 6,1,1-3

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