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RILEGGENDO FREUD..........


IX VOLUME DELLE OPERE.. Un bambino viene picchiato

Nell’opera "Un bambino viene picchiato", Freud si domandava: perchè l’aspetto sado-masochista è così interno nella sessualità che quasi non se ne può fare a meno?, perché lo vediamo negli animali, dappertutto.. dovunque l’atteggiamento di impositività sadica sia presente?.

Un bambino viene picchiato è l’opera prima del 1917-19

Freud parte dall’osservazione della fantasia di questo bambini di essere stato picchiato, situazione assai frequente in analisi, alla quale vengono associate sensazioni voluttuose e, infine, quasi sempre un soddisfacimento masturbatorio, all’inizio in accordo con la volontà, e col tempo assume caratteristiche di imposizione coatta.

Affrontare il problema del sadomasochismo non è facile.

Il termine deriva da De Sade, il quale ha passato metà della sua vita in prigione, scrivendo di questo argomento. Queste fantasie sessuali erano molto diffuse nell’ambiente aristocratico del tempo.

Il masochismo fu descritto da Leopold von Sacher-Masoch, ma la trattazione completa venne fatta da psichiatri (Von Kraft Ebing, ed Evelock Ellis).

C’era tutta una letteratura su tale argomento, ma era considerata narrativa pornografica.

Freud è molto prudente, e comincia dai bambini, dalle fantasie infantili.

E’ uno studio clinico che nasce dalle osservazioni dei suoi pazienti, con lo scopo di definire l’origine delle perversioni, in particolare del masochismo. All’inizio c’è qualche cenno, rispetto ai racconti del paziente, di questa fantasia, in cui il ricordo era molto incerto, definita con caratteristiche piuttosto vaghe, proprio perché durante il trattamento psicoanalitico il paziente, al ricordo di questa fantasia, incontra una resistenza, nascono vergogne e senso di colpa . Comunque, l’inizio di questa fantasia viene fatta risalire al 5-6 anno di vita, quando ricorre la prima fantasia, ridestata probabilmente da esperienze scolastiche personali o dall’aver assistito alla scena di qualche bambino che veniva picchiato dal maestro, o con letture come ‘La capanna dello zio Tom’.

Quando questa fantasia veniva ridestata nasceva una situazione particolare che in realtà portava alla repulsione, fin quasi alla intollerabilità di questa fantasia, anche se comunque mai i bambini ne venivano danneggiati .

Freud si chiede che relazione ci sia fra la fantasia e le reali punizioni subite nell’educazione, perché il paziente, nei casi clinici che presenta, non racconta particolari episodi traumatici. Freud si chiede perché queste esperienze da bambini siano state così traumatiche, e facendo cenno alla costituzione congenita, cerca di capire le caratteristiche della fantasia: chi è il bambino che viene picchiato, se c’è una relazione tra il sesso del bambino picchiato e il sesso del paziente che fantastica, chi è che picchia, se è un bambino o un adulto, e qual è il tipo di piacere connesso alla fantasia; fantasia che viene considerata come un tratto primario di perversione del bambino, che può essere sottoposta a rimozione o a formazione reattiva, o che determinerà una fissazione e quindi la perversione sessuale adulta; se viene fissata non è detto che ci sia necessariamente un identificabile evento drammatico, possono essere state cause vaghe, non identificabili, ma anche cause banali.

Dei sei casi analizzati, tre sono nevrosi ossessivi, uno è un caso di isteria, e uno è un caso di psicoastenia. Nella prima parte Freud analizza casi femminili e suddivide la fantasia in tre parti: nella prima parte la fantasia non viene definita propriamente sadica, ma la descrive: "Mio padre picchia il bambino", viene spiegato come "Mio padre ama me e picchia il bambino da me odiato".

Qui Freud compie due operazioni:

  • una è un’operazione di grande prudenza; se viene una signora e mi dice che ha tanti ricordi infantili che il padre la picchiava e picchiava i fratellini, e insiste su questi ricordi, immediatamente uno psicoanalista pensa: qui c’è una istanza sadomasochista attuale che non vuol dire e la riferisce all’infanzia. Freud sa benissimo tutto questo, soltanto che lui l’accetta, per poter discutere il problema così come farebbe l’analista di oggi. Egli non parla del sadomasochismo, ma del bambino che ha delle fantasie sadomasochiste. E’ vero che in qualche modo le de-erotizza un po’, rendendo il contesto più accettabile alla classe borghese di pazienti e lettori.
  • Freud vive in un’epoca di sadomasochismo estremo. E’ un mondo in cui tutti i soldati tedeschi che avevano astenia o febbre o depressione nelle trincee, ricevevano l’applicazione di correnti faradiche ad alto voltaggio che davano dolori intensi, questo teorizzato dai medici militari. Freud parla di questo, adoperando una finezza che è una metatesi di questo immenso mondo sadomasochistico. Quando il sadomasochismo perde l’erotizzazione insorge il problema: finchè il sadomasochismo rimane erotico no. A basso livello quando c’è l’omicidio brutale: non prova godimento chi ammazza la donna per la strada. Per il piacere ci deve essere un elemento simbolico fantastico di grande livello, senza erotizzazione, così come chi si riempie di esplosivo e si fa saltare per aria è un masochista che ha perduto completamente l’elemento erotizzante. Se l’erotizzazione si perde, diventa cattiveria e brutalità. Tutte le relazioni sadomasochiste si basano su una immensa fiducia di base.

La prima fase della fantasia è "mio padre picchia il bambino da me odiato", la seconda fase diventa masochistica "io vengo picchiata da mio padre" e nella terza fase la bambina diventa spettatrice "assisto alla scena di un adulto, il maestro, mio padre che picchia un bambino, che poi diventa tanti bambini". A questa fase viene associato il soddisfacimento masturbatorio. Qui Freud prende lo spunto per spiegare come nasce la fantasia, e rappresenta il caso di altri bambini e quindi di fratellini per affermare che la prima parte della fantasia nasce da un sentimento di odio e gelosia.

Non si creda che Freud stia dicendo qualcosa di nuovo. Sul piano della psichiatria è qualcosa di nuovo, come anche sul piano della psicologia. Freud scrive questo nel 1919, anno in cui Musil scrisse "L’uomo senza qualità", centrato attorno al personaggio che è l’assassino di donne, vi erano poi Proust ed una quantità di letteratura, in quest’epoca, basata sulla scoperta di questi elementi. Freud si inserisce quindi nella corrente culturale del tempo. Tutta la letteratura di allora si incentra su queste cose, come anche la pittura, per esempio Klimt ed Eson Schiele.

La fantasia nasce dalla gelosia nei confronti del fratellino e quindi dalla fantasia incestuosa nei confronti del padre, che poi sarà sottoposta a rimozione. In questa fase nasce il senso di colpa per la fantasia incestuosa e si passa alla seconda fase, quella della fantasia che diventa masochista, determinata da sensi di colpa, quella di essere picchiati, non solo senso di colpa ma anche regressione alla fase sadico-anale.

La scena primaria è vissuta come oscura. Cosa fanno i genitori? si picchiano, l’uno picchia l’altro, non è chiaro al bambino, è una condizione percettivamente poco netta nell’infanzia.

Nella terza fase la fantasia è quella di essere spettatore del padre o del maestro che picchia il bambino o i bambini

Allora i maestri avevano le verghe, picchiavano spesso i bambini; dietro tutto questo c’era l’aspetto perverso, sadico, voyeuristico dei bambini che guardavano il maestro che picchiava per sua soddisfazione, sessuale chiaramente. Nella tradizione letteraria inglese si ritrova tutto questo; all’epoca vittoriana appartiene Alice nel paese delle meraviglie: Carol era, oltre che un matematico di prima categoria, un fotografo che fotografava le bambine nude.

A questa fase è associato il soddisfacimento, perché vi è trattenuto l’investimento della precedente fase. In pratica la rimozione della fantasia incestuosa determina, in un’organizzazione genitale comunque fragile, una regressione allo stadio sadico-anale: quindi il sadismo per senso di colpa diventa masochismo.

Si vede la difficoltà che ha Freud, uomo del suo tempo, di liberarsi da una concezione di ‘norma sessuale’ che è una concezione canonica.

Gli scrittori non consegnano i loro scritti alla società per farne delle regole, ma li compongono per la gente che li legga e nel loro intimo li elabori.

Per Freud il concetto di costituzionale non è quello dei giorni nostri: si tratta di una fragilità, di un errore di costituzione.

Freud è alla continua ricerca di eventuali cause che possano avere determinato, nel progetto evolutivo del complesso edipico, questa organizzazione costituzionale fragile

Il senso di colpa di cui parla viene collegato ad un’istanza che è molto simile al SuperIo, ma qui ancora non parla di SuperIo ma di un’istanza.

Quelle istanze che nel delirio riescono a distaccarsi dall’Io.

La perversione viene messa in rapporto con il complesso edipico, che si trascina dietro il carico libidico e quindi il senso di colpa. Definisce queste come cicatrici del processo evolutivo del complesso edipico.

Sottolinea poi alla fine il fatto che nel racconto delle bambine vengono picchiati solo i maschi.

Considerazione in realtà erronea, legata forse ad un certo, diremmo oggi, maschilismo.

Freud passa poi ad analizzare il materiale derivato da pazienti maschi, nei quali la fantasia è quella di essere picchiati dalla madre; tale fantasia può anche rimanere cosciente, può essere una fantasia senza alterazioni dell’attività sessuale, o, in masochisti autentici, può essere legata a masturbazione o ad attività genitale, oppure la perversione può essere legata a ossessioni.

Nelle fantasie dei maschi, il maschio mantiene sempre un atteggiamento femmineo, viene sempre punito da femmine.

La fantasia primaria è "vengo amato da mio padre e quindi vengo picchiato da mia madre".

Per i maschi la fantasia viene collegata all’appagamento

Freud comincia a sistematizzare la sua teoria:

Questo schema dice: attaccamento al padre- la madre picchia, attaccamento alla madre- il padre picchia. Da qui nasce il maschilismo. E’ uno schema fondamentalmente vero, che non tiene però conto di tutte le complesse evoluzioni.

Nelle bambine il sadismo originale viene trasformato in masochismo, e poi la bambina rimane spettatrice di una scena di percosse fantasticandosi maschio: sono sempre i bambini maschi ad essere picchiati. Nei bambini la situazione è relegata a fantasie incestuose dell’attaccamento al padre e quindi all’edipo rovesciato, all’inizio picchia il padre e poi la madre: il bambino picchiato è sempre il bambino stesso. La rimozione determina l’esclusione dell’omosessualità ma la permanenza dell’atteggiamento femmineo, e quindi non cambia niente nella perversione, mentre la regressione della bambina cambia nel masochismo. Questi dati clinici vengono poi utilizzati da Freud per confutare le teorie che collegano la rimozione con il carattere sessuale. La prima teoria viene attribuita a Fliess, secondo cui in ogni individuo c’è una lotta tra caratteri sessuali dominanti e soccombenti, ed è proprio questa lotta il motivo della rimozione, e quindi in pratica l’inconscio è rimosso in ogni individuo, e sostituito dall’elemento sessuale soccombente antitetico presente.

In seguito, nel 1920, Freud giunge ad accettare l’idea che esista in ciascuno una fondamentale bisessualità, e che una parte della bisessualità sia al servizio dell’istinto di morte.

Questo è ciò che sostiene fino al ‘36, anno in cui scrive una sua opera teorica, Analisi terminabile e interminabile. Nel capitolo VI, dopo aver ricordato Empedocle di Agrigento, fondatore della medicina empedoclea, che contrastava la medicina ippocratica, dice come in realtà l’uomo rinuncia ad una grande parte delle sue possibilità di piacere: l’uomo avrebbe la possibilità, essendo bisessuale, di godere del proprio sesso e del sesso opposto. Accantona metà delle sue possibilità di correlazioni, in funzione dell’istinto di morte. Sarà il concetto della bisessualità che Freud accetterà anni dopo, ma che per ora fa fatica ad accettare. L’idea che anche negli eterosessuali vi sia un istanza omosessuale è a quei tempi difficile da accettare…

La seconda teoria era quella di Adler, che stabiliva che in entrambi in sessi ci sarebbe uno sforzo a non rimanere nella linea femminile, considerata inferiore, ed entrambi i sessi tenderebbero alla linea maschile.

Questa teoria è basata sul concetto di predominanza. Adler aveva l’idea che ci fosse sempre questo grande desiderio di prevalere, movimento fondamentale della psiche umana La teoria adleriana fu ben accetta da quegli aspetti, soprattutto americani e anche tedeschi, che riguardavano il prevalere razziale ed il prevalere economico.

Secondo questa teoria l’elemento rimovente sarebbe sempre un moto pulsionale maschile e il rimosso un elemento pulsionale femminile. Freud non accetta questa teoria, sostenendo che in realtà la rimozione, ciò che viene rimosso, e quindi l’inconscio, in realtà non può essere sempre sessualizzato, perché l’inconscio comprende tutto ciò che nel processo di sviluppo, nel processo evolutivo, dovrebbe essere abbandonato perché inconciliabile, inutilizzabile con ciò che appare.

Qui emerge l’idea dell’istinto di morte. Per Freud nell’inconscio deve esserci qualche altra cosa. Egli si domanda perché si tende a ripetere l’esperienza che già si sa essere stata negativa? Ad esempio: perché l’innamorato deluso è sempre un multi-innamorato deluso? perché l’uomo fa la guerra pur sapendo che alla fine tutto quello che si voleva ottenere non ci sarà più? perché questa coazione a ripetere?. E’ interessante la lettura di "Perché la guerra", una lunga lettera di Einstein a Freud e una sua altrettanto lunga risposta ad Einstein, che era un suo grande ammiratore. In questa lettera Einstein dice che secondo lui non ci saranno più guerre, perché la gente si accorge che le guerre sono tanto negative, Freud risponde di non essered’accordo, le guerre ci saranno sempre. Einstein si accorgeva delle conseguenze delle piccole energie, come l’energia atomica, e Freud diceva che c’era qualcosa d’altro. Quando parla di istinto di morte, Freud non crede che si debba morire davvero: tutti moriamo prima o poi, ma non è detto che bisogna morire.

La morte non è poi così sicura: se c’è un istinto, vuol dire che qualcosa che dovrebbe accadere può non accadere, e l’istinto tende verso quello.

E’ interessante notare che oggi i biologi tendono a sostenere qualcosa di simile, inerente al funzionamento del DNA.

In conclusione Freud sostiene che ciò che è rimosso non viene necessariamente sessualizzato, ma le pulsioni sessuali riescono in qualche modo a influenzare la rimozione, riuscendo a perdurare e a farsi rappresentare in qualche modo da sostituti che sono poi i sintomi, e collega la sessualità infantile ai sintomi nevrotici, il nucleo centrale delle nevrosi.

Cosa è la perversione? Il negativo delle nevrosi. Nella perversione, se si ha l’istanza, la spinta sadica, si ha la pulsione diretta, negativo. Se si ha la nevrosi, la pulsione diretta si trasforma, ad esempio in paura dei coltelli, paura delle punte, che è il positivo. Dove c’è la pulsione c’è la perversione, dove c’è la difesa c’è la nevrosi.

Freud si fa promotore del primato della perversione, perché la nevrosi è la difesa. Socialmente è sì importante, ma sul piano ideologico è una difesa, una degradazione. Freud sostiene: "io vengo picchiata, non io vengo picchiata ma il mio fratellino, quindi è la parte fratellino di me che viene picchiata e io me la godo perché il mio papà picchia il fratellino che è in me e ama la sorellina che è in me", o " io vengo picchiato perché è la mamma che mi picchia è la parte femminile che si avvicina al padre". Il risultato è che l’unico modo per essere amato è essere picchiato, perché se io vengo amato rischio che sia amato il fratellino al mio posto, ed essere picchiati è l’unico modo vero intenso di essere amati.

Se io rovescio la situazione, mi faccio attore del processo, io picchio.

Freud sentiva che c’è qualcosa d’altro, che ci sono pulsioni particolari, legami insoddisfatti. Egli osserva la coazione a ripetere, e si accorge che le nevrosi di guerra non sono vere e proprie nevrosi, sono forme particolari, sono il ripetersi di esperienze traumatiche che potrebbero essere allontanate, e da questa intuizione arriva all’opera successiva, ‘Al di la del principio del piacere’, titolo che, stranamente non si accorge aver quasi ripetuto da Nietzsche. Come è stato possibile che Freud non si fosse accorto del titolo? Non poteva che essere una cancellazione. Freud era un lettore molto attento di tutti i filosofi, e Nietzsche era l’unico filosofo che diceva le stesse cose che diceva lui, sulle pulsioni.

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