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"Outsideof a dog, a book is a man's best friend.
Inside of a dog, it's too dark to read."
GROUCHO MARX


Autore:HowardRheingold
Titolo: The Virtual community, 1993
trad.it.: Comunità virtuali. Parlare, incontrarsi, vivere nelciberspazio, Milano, Sperling & Kupfer Editori, 1994, pp. 340,£ 34.000

L'autore,noto giornalista americano esperto della comunicazione multimediale, ricordanella prefazione del libro:

ìDall'estatedel 1985 ho l'abitudine di collegare il mio computer alla rete telefonicae ogni giorno per un paio d'ore sto in contatto con un sistema di teleconferenzeche permette a persone di qualsiasi parte del mondo di partecipare a dibattitipubblici e di scambiarsi messaggi privati per mezzo della posta elettronica.Al primo impatto, l'idea di una comunità accessibile solo attraversolo schermo del computer mi dava un senso di freddezza, ma mi sono prestoreso conto che la posta elettronica e le conferenze telematiche possonoessere talvolta anche veicolo di passioni. Gli utenti delle comunitàvirtuali si scambiano sullo schermo parole gentili, discutono accendonodibattiti intellettuali, effettuano transazioni, si scambiano conoscenze:più o meno tutto quello che succede nella vita reale, ma lasciandosidietro il corpo. Non si può baciare nessuno, né ricevereun cazzotto sul naso, ma entro questi limiti ne possono succedere di tuttii coloriî.

Per milionidi persone oggi questo sistema decisamente nuovo di comunicare non èsolo legato alle necessità di lavoro, ma diviene un'attivitàgradevole e a volte appassionante, che produce addirittura dipendenza (fenomenonoto come Internet addiction). Inoltre nel mondo delle comunitàtelematiche non esiste una cultura monolitica; si tratta di un sistemaeterogeneo di culture, alcune frivole, altre serie. E oggi sempre piùspesso il dibattito scientifico di punta si svolge nelle comunitàvirtuali. Nello stesso tempo, attivisti e riformatori usano questo mezzodi comunicazione come strumento politico, altri ancora come forma di psicoterapiaësui generis'. Allo stesso modo le conferenze telematiche sono nate, inmodo altrettanto inatteso, sperimentando l'applicazione delle funzionalitàdi connessione in rete a relazioni sociali svincolate sul piano spazio-temporale.
L'autore racconta poi l'esperienza della comunità virtualeWELL che ha contribuito a fondare con altri pionieri dell'informatica.

ìMicapita regolarmente di incontrare persone che ho virtualmente conosciutomesi o anni prima: ecco perché oggi il mio mondo è diversoda quello che vivevo prima dell'avvento dei modem. I luoghi che visitocon la mente e le persone con cui comunico all'istante hanno sconvoltole mie concezioni antecedenti alla frequentazioni delle comunitàvirtualiî.

Nelle comunicazionitelematiche ci sono dunque tre i livelli da analizzare. Il primo strettamenteindividuale, poiché consente di soddisfare anche bisogni soggettivi(emozionali, relazionali, di apprendimento, ecc...). Il secondo di consentireun'interazione sociale a partire dal territorio di appartenenza (esempioitaliano delle ëreti civiche') utile per riorganizzare o rafforzare unambito comunitario già esistente (che rafforza secondo l'analisidi Smith il concetto di ëbene collettivo'). Il terzo livello di cambiamentopossibile attraverso la comunicazione in rete è quello politico,che è in funzione del livello medio sociale della comunitàdi appartenenza. L'idea della democrazia rappresentativa moderna giàdall'origine implicava il riconoscimento di un tessuto vivente di comunicazionicittadino-cittadino, altrimenti nota come società civile o ësferapubblica' (Habermas), tutte riferite al concetto classico di ëagorà'.L'importanza sociale delle comunicazioni telematiche sta infatti nellacapacità di mettere in crisi l'esistente monopolio della gerarchiapolitica sui mezzi di comunicazione unidirezionali (comunicazione ëuno-tutti')rivitalizzando in tal modo la partecipazione democratica del cittadino.La concezione di una rete mondiale di comunicazione progettata dai cittadinie controllata dai cittadini rappresenta una versione dell'utopia tecnologicache possiamo chiamare ìagorà elettronicaî.

Bisogna peròricordare la differenza sostanziale tra la struttura della democrazia dellasocietà statunitense, basata sul concetto di associazionismo e quellaitaliana. L'altra faccia della medaglia è che quanto è statoappena descritto possa risultare, alla prova dei fatti, una pura illusione.Ad esempio le bacheche elettroniche e le reti del volontariato rappresentanosolo una parte della nascente comunicazione sociale. Le agenzie di marketinge divulgazione propagandistica di stampo pubblicitario che basano il lorooperato sul concetto ìcliente come beneî possono servirsi degli utentinella rete per carpire e indirizzare i loro gusti, violando anche le normeelementari della privacy (problema molto sentito negli Stati Uniti in questomomento): sicuramente la prospettiva di una rete velocissima e diffusaovunque, in mano a pochi interessi commerciali, avrebbe conseguenze politichenefaste. Siamo tutti consapevoli che chiunque metta le mani su questa tecnologia,se ne potrà servire per consolidare il proprio potere.
Ancora tre punti sui rischi che si profilano nella strada che portaal futuro. Il primo storico-metodologico, relativo alla crescente mercificazionedella sfera pubblica: la trasformazione dello spazio dei mass mediain spazio pubblicitario. Il secondo punto riguarda la critica basata sulmodello del ëPanopticon' che evidenzia il potenziale impiego delle retiinterattive come strumento per sorvegliare, controllare e disinformaregli utenti. La terza critica della ëscuola iperrealista' sostiene infineche le tecnologie informative hanno già trasformato la realtàin una simulazione elettronica. Rheingold, meno ëapocalittico' di Maldonadoci lascia davanti ad un bivio aperto: e la risposta al problema sta soprattuttoin ciò che accadrà nel mondo reale e nella costante verificadi quanto le acquisizioni o conoscenze sviluppate nel mondo ëvirtuale'dei bit riusciranno a modificare concretamente e rendere più vivibileil mondo ëreale' degli atomi.


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