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GARY TAYLOR,

Castration. An abbreviated history of western manhood

Routledge, London - New York, 2000

Che cos'è la virilità? Cosa significa essere uomini?

Questo è il quesito di fondo che ha spinto l'autore ad intraprendere la sua ricerca: what does manhood mean?

Per rispondere ad una simile domanda, Gary Taylor ha scelto di interrogarsi innanzitutto sul significato della castrazione, sul significato dell'essere evirati. Per giustificare questa sua scelta, egli cita addirittura il giovane Platone, che faceva affermare a Socrate: "Ciò che voglio dire posso spiegarlo attraverso l'illustrazione di ciò che non voglio dire".

Per la nostra civiltà, da Agostino a Freud, la castrazione produce "non-uomini" (e-virati, per l'appunto). Data la vastità della categoria di "uomo", il ricorso alla più ristretta categoria di "eunuco" può quindi aiutare a chiarificare la prima, mediante l'identificazione di ciò che un uomo non è.

Quello di Taylor, dunque, si presenta come un libro sui significati. Esso avrebbe, tra l'altro, lo scopo di far fronte alla crisi d'identità, alla confusione, alla depressione che affliggono il genere maschile nella nostra epoca.

"Come può un uomo sapere come dovrebbe agire, senza sapere cosa dovrebbe essere?"

Il fatto è che, nel corso dell'ultimo mezzo secolo, qualcosa è radicalmente cambiato nei rapporti trai sessi: anche la donna pretende soddisfazione, anche la donna può e vuole scegliere un partner che la sappia appagare, possibilmente senza alcun rischio di gravidanza.

Cosa vogliono le donne di oggi? La risposta dell'autore è: un eunuco. Non certo nel senso di un uomo privo di fallo, bensì nel senso di un uomo sterile, che sia in grado di procurar loro tutti i piaceri della carne, senza alcun pericolo che rimangano incinte. Nel contesto di quella che Taylor chiama "caduta dello scroto" (un evento, a suo avviso, molto più importante della caduta del muro di Berlino), "l'antica alleanza tra testicoli e ovaie non tiene più, e allora il clitoride pretende gli stessi diritti del pene".

Tutto ciò disorienta i "real men", che per millenni hanno guardato con disprezzo gli "unreal men" (ovvero i castrati), non riuscendo nemmeno a dar loro una definizione adeguata (sono ancora maschi? sono ancora umani?).

Eppure, dice l'autore (che rivendica con orgoglio il fatto di essersi sottoposto ad un intervento di vasectomia), un uomo è più dei suoi genitali. Non serve essere fertili per essere sessualmente potenti; un eunuco ha a disposizione molti strumenti di piacere, oltre al proprio membro sterile ma funzionante (nel testo si legge "dildo-dick", ovvero, letteralmente, "cazzo-vibratore"): egli ha pur sempre due mani e una bocca, muscoli e pelle, occhi, lacrime, risate, una voce, una mente. La virilità sessuale consiste nell'abilità di disporre di tutti questi mezzi per rendersi "più attraenti di un vibratore e di tutte le altre opzioni erotiche disponibili per qualunque partner sessuale desiderabile". Si tratta di liberarsi dalle richieste biologiche dei propri testicoli, che limitano l'identità o l'immaginazione sessuale alla distribuzione di sperma, per poter creare e sostenere spirali di eccitazione, vortici di coinvolgimento reciproco. E tutto questo, dice Taylor, "non è impotenza, ma potere".

      Ecco, dunque, da dove nasce l'esigenza di un ripensamento del concetto di virilità nella storia dell'occidente, attraverso un confronto con la figura dell'eunuco, del castrato.

La castrazione non è un'antica pratica degradante e selvaggia, ma un fatto squisitamente umano, un corollario della civilizzazione che ci distingue dagli animali, nonché "una prima e presciente tecnologia per trascendere le nostre limitazioni genetiche".

L'evidenza di queste proposizioni risiede negli ambiti più disparati: dalla fisiologia della pubertà alla storia dell'agricoltura, dalla censura al cannibalismo e alla cura del cancro, dall'eugenetica nazista alla mappatura del genoma umano, dagli harem islamici ai cori papali, dalle operazioni eseguite sul corpo di John Wayne Bobbit alla carne che compriamo nel negozio di alimentari sotto casa, dai racconti di Hemingway e Faulkner, di Rabelais e de Sade, ai London plays e all'opera italiana, dalla satira latina agli storici greci all'arte paleolitica… In altre parole, è indispensabile uscire da qualunque singola disciplina accademica, per rivolgersi a quello che l'autore chiama uno spazio intellettuale "federale".

L'eunuco, infatti, sfugge alle categorie ereditate e non può essere definito da un'indagine che le rispetti. Per comprendere la castrazione è necessario mettere tra loro in relazione tutte le aree concettuali in cui essa compare (per esempio la cristianità e la psicoanalisi), e per far questo bisogna costruire "una topografia storica multidisciplinare della sessualità maschile".

Tuttavia, anche la storia dell'eunuco — sebbene più limitata rispetto a quella dell'uomo — dischiude un dominio di ampiezza disarmante. È per questo che Taylor ha deciso di articolare la propria ricerca intorno ad alcuni autori, che hanno scritto ciascuno in una diversa lingua europea: si tratta del latino Agostino d'Ippona (come rappresentante del Cristianesimo che predomina nell'Europa occidentale e nelle Americhe ), del tedesco Freud (come rappresentante della psicoanalisi), del sottovalutato drammaturgo inglese Thomas Middleton (come rappresentante della letteratura), e infine di San Matteo, con il suo Vangelo scritto in greco.

In questo modo vengono indagate le tre sfere del divino, del sé e del sociale. Il libro di Gary Taylor si presenta come un lavoro decisamente provocatorio, sia per il linguaggio utilizzato (oltre ad espressioni tipo "dildo-dick" e "fallen of the scrotum", è possibile leggere frasi come "un orgasmo clitorideo con la fica piena è meglio di un orgasmo clitorideo con la fica vuota"), sia per l'eterogeneità delle fonti (si va dall'ultimo hit di Cristina Aguilera al Vangelo secondo Matteo, dai testi di Tori Amos e Alanis Morrissette a sant'Agostino e Sigmund Freud…), sia per le tesi di fondo, che tendono a ricollegare la castrazione alle attuali pratiche di ingegneria genetica e chirurgia plastica, ovvero alla possibilità (tratteggiata con entusiasmo) di modificare tecnicamente i nostri corpi per superare i limiti ad essi imposti dall'eredità biologica.

Il recensore, fin qui, si è limitato a "riferire": prima di concludere, vuole solo manifestare la sua divertita perplessità, sia di fronte all'insostenibile e paradossale confronto tra la caduta dello scroto e la caduta del muro di Berlino, sia di fronte alla pretesa di poter svelare l'arcano del desiderio femminile (per Taylor le donne, come si diceva, vogliono un eunuco!). Al nostro autore vasectomizzato — molto preoccupato di épater le bourgeois — paternità e maternità, a quanto sembra, appaiono come dimensioni completamente estranee alla logica del desiderio.

MAURO SEMENZATO

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