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Un progetto per obiettivi di salute mentale
di
Giuseppe Messina

 

Si va, ed era ora, verso un nuovo "Progetto-Obiettivo per la Tutela della Salute Mentale: era nel programma dell’Ulivo presentato dal Presidente Prodi la determinazione a dettare indirizzi sulla salute mentale ed è nell’intenzione del Ministro Livia Turco giungere alla promulgazione dell’atto normativo.

Per fare questo il Ministero si è attivato con la realizzazione di un certo numero di simposi, per così dire, "pilota" cui sono stati invitati due rappresentanti per ogni regione. La metodologia mi sembra discutibile, meglio sarebbe stato organizzare tre Conferenze interregionali, un po’ come era stato fatto prima del P.O. 94/96: la strada intrapresa invece appare più artificiosa e meno "penetrante", soprattutto per la ristrettezza dei tempi (alcuni seminari sono già stati effettuati) e per la limitatezza del "campione", fatto, quest’ultimo che necessiterebbe di propedeutici incontri regionali affinché gli "eletti" possano rapportare ai seminari il "pensiero" della regione che andranno a rappresentare.

E’ comunque da apprezzare lo sforzo del Ministero di rendere quanto più possibile "partecipata" la stesura del nuovo P.O., salvo poi a verificare quale potrà essere l’effettiva valenza di tali incontri e delle conclusioni che da essi scaturiranno, anche perché le tematiche dei simposi sembrano solo marginalmente collegate alle questioni di maggiore rilievo, per le quali occorrerebbe un approfondimento rispetto al precedente decreto.

Io credo che nella stesura del nuovo P.O. poco o nulla debba essere modificato della struttura organizzativa del DSM che, ormai, salvo qualche "distinguo" locale, può considerarsi standardizzata sul territorio, se non forse per l’ obbligatoria conferma della ricaduta dei DSM (e di tutti i servizi dello stesso) nelle Aziende Territoriali e non in quelle Ospedaliere.

La struttura del progetto, a mio avviso, dovrebbe essere realizzata per obiettivi, attraverso un modello che, partendo dai fabbisogni organizzativi (finalizzati allo snellimento ed alla deburocratizzazione delle strutture), si sviluppi per processi (in un contesto dove il prodotto finale sia la "salute mentale" del territorio), con approccio proattivo e creativo al cambiamento.

Un Progetto che si snodi per Obiettivi, perché abbia sufficiente penetranza, è necessario che sia condiviso, partecipato, scientificamente ed economicamente sostenibile, al fine di evitare il rischio che l’"opinione" divenga scienza, l’osservazione "attraverso gli occhi" criterio di valutazione e le dinamiche settoriali sempre prevalenti sull’organizzazione, finendo per negativamente sulla concreta fattibilità dello stesso.

Obiettivi dunque, reali, concreti, fattibili, valutabili nei risultati: la tematica è vasta e risulta difficile raggruppare tutti i vettori che un’organizzazione complessa dovrebbe essere capace di seguire per raggiungere lo scopo finale.

Su alcuni temi, però, è possibile indicare tracce di riflessione.

OBIETTIVI DI CURA:

presa in carico con risposta all’intera domanda di salute mentale: su questo tema ha legiferato opportunamente la Regione Veneto con la LR 4080 del 22.12.00. ("Le persone con disturbi psichici, le loro famiglie e le associazioni di tutela nel P.O.R.").

la risposta all’urgenza-emergenza: l’inserimento nel P.O. delle procedure per garantire una risposta reale e sostenibile alle urgenze ed emergenze psichiatriche nelle 24 ore da parte del DSM, con protocolli definiti con gli altri servizi sanitari (SUEM 118, continuità assistenziale, etc.) mi pare necessaria.

la riabilitazione ed il trattamento prolungato: la generalizzazione del concetto di riabilitazione psicosociale mi pare non sia più sostenibile. Il problema del superamento dell’istituzione manicomiale ha concentrato, per oltre un ventennio, tutte le attenzioni (e non sempre a torto) sul paventato rischio di riproposizione, sotto altra veste, di modelli istituzionali. Ciò ha comportato l’emarginazione culturale della medicina psichiatrica rispetto alla psichiatria sociale, determinando una confusione tra cura e riabilitazione.

gli studi quali-quantitativi dei drop-out e degli insuccessi terapeutici: scelte operative volte ad impedire i "drop out" e l’abbandono. Progetti finalizzati sono di grande importanza ai fini preventivi ed assistenziali, soprattutto se indirizzati a creare uno schema operativo globale e tale da "prevenire il danno", con una impostazione del servizio intesa come "andare verso" il paziente non solo in senso spaziale ma anche come avvicinamento concreto ai suoi bisogni.

OBIETTIVI DI SALUTE:

la prevenzione: su questo argomento molto si è discusso e il riproporlo come obiettivo di salute ha senso per superare la naturale reticenza dei professionisti della salute mentale a dedicarvisi fattivamente, la tendenza a lavorare a compartimenti stagni ed in un’ottica individuale e settoriale, la difficoltà di un approccio unitario alla persona, la discontinuità dei rapporti con i MMG, le agenzie sociali e gli altri organismi istituzionali.

l’analisi del sommerso: fa parte della prevenzione, ma necessita, a mio avviso, di particolare attenzione, per la possibilità/necessità di attivare progetti specifici da inserire a pieno regime nell’operatività dei DSM

i centri di ascolto: sono stati certamente una risorsa ad es. nel settore delle tossicodipendenze e lo possono diventare in psichiatria. L’utilizzo delle tecnologie telefoniche e multimediali, la possibilità di garantire il massimo della riservatezza e l’accesso ad un consulente senza afferire ai servizi, possono costituire una risorsa ulteriore da realizzarsi con progetti finalizzati anche con il sostegno di associazioni e ONLUS, assieme alle banche dati, alle iniziative di informazione, etc.

OBIETTIVI DI QUALITA’:,

l’accreditamento istituzionale: andrebbe inserito tra gli obiettivi prioritari del Piano, sia per quanto riguarda i requisiti strutturali, che per quanto attiene gli aspetti professionali, i processi diagnostico-teraputici ed assistenziali, nonchè il monitoraggio nell’erogazione dei servizi, la valutazione delle performances, la definizione degli indicatori, etc.

la carta dei servizi: già presente nel precedente P.O. non può mancare tra gli obiettivi di qualità per migliorare il rapporto con i cittadini e gli utenti e per confermare gli impegni di tipo operativo, professionale e assistenziale

gli indicatori: l’inserimento di uno specifico capitolo sugli indicatori di attività del DSM mi pare necessario soprattutto assemblando la varie esperienze che in questo ultimo decennio sono state realizzate in questo settore. L’obiettivo di validare un sistema complesso come il DSM non può essere raggiunto senza la definizione di un modello capace di monitorizzare l’attività ai fini di una obiettiva valutazione della stessa tramite strumenti validati e riproponibili su scala nazionale.

la formazione permanente: andrebbe sostenuta e rivalutata quella "intramoenia", intradipartimentale ed interdipartimentale, tramite specifici progetti "a tema" che valorizzino la formazione interdisciplinare, soprattutto in relazione allo specifico indirizzo operativo che un DSM dovrebbe darsi.

OBIETTIVI DI ECONOMICITA’:

la valutazione della sostenibilità organizzativa di programmi e progetti: l’obiettivo di migliorare l’appropriatezza degli interventi (siano essi farmacologici, terapeutici, riabilitativi o sociali), può essere raggiunto con specifici progetti finalizzati alla valutazione dei risultati in termini di salute, di qualità di vita del paziente e della famiglia nonchè di compatibilità economica ed organizzativa degli stessi.

il razionale utilizzo delle risorse umane e strutturali: è questo un problema che non può essere affrontato in termini genericamente numerici (ad es. in rapporto alla popolazione generale). Studi legati all’orografia del territorio, alle vie di comunicazione ed alla fruibilità di mezzi pubblici, alla tipologia dei servizi erogati, alle modalità di accesso agli stessi, etc., possono consentire di valutare con sufficiente approssimazione i bisogni in termini di risorse umane e strutturali, evitando sprechi o sottovalutazioni, che si ripercuotono inevitabilmente sulla qualità dell’assistenza.

E’ evidente che la presente disamina è frutto di riflessioni personali, non ha la presunzione di esaurire tutte le problematiche relative alla realizzazione di un progetto-obiettivo, ma può costituire, forse, uno spunto per un approfondimento della complessa tematica.

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