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"Sorvegliare e punire-Nascita della prigione"

Michel Foucault

Einaudi Tascabili EURO 10,50

 

Questo è un saggio suddiviso in quattro parti: la prima prende in esame il condannato e il mutamento che la pratica del supplizio del suo corpo ha subito nei secoli.

Durante il XIX secolo in seguito ad un sistema industriale che esige il libero mercato della manodopera, l’incidenza del lavoro obbligatorio va diminuendo, così come i meccanismi di punizione vengono sostituiti dalla detenzione a scopo correttivo.

Tuttavia anche quando si utilizzano metodi "dolci" che rinchiudono e correggono è pur sempre del corpo che si tratta e delle sue forze, delle loro utilità e docilità, della loro ripartizione e sottomissione.

Il corpo è direttamente immerso in campo politico, viene investito da rapporti di potere e dominio, ma in cambio, diventa forza "utile" solo quando è contemporaneamente corpo produttivo e corpo assoggettato.

Può esserci un "sapere" del corpo che non è esattamente la scienza del suo funzionamento, e che potremmo chiamare la tecnologia politica del corpo: da questo derivano sia la punizione che la prigione che la "tecnologia dell’anima"-quella degli educatori, dei filosofi, degli psichiatri- non riesce né a mascherare né a compensare.

Il supplizio, pena corporale, dolorosa, più o meno atroce, fa parte della sofferenza, e viene utilizzato per il suo carattere "marchiante", lascia "la cicatrice" per rendere infame la vittima.Il corpo del suppliziato si inserisce prima di tutto nel cerimoniale giudiziario che deve produrre la verità del crimine, il solo modo perché la verità eserciti tutto il suo potere è che il criminale "prenda su di sé" il proprio delitto.

In seguito Foucault analizza accuratamente l’evoluzione che la politica del supplizio ha subito nei secoli insieme ai cambiamenti in tema di procedura penale.

La seconda parte studia la riforma del sistema penale che ha portato ad una nuova strategia per l’esercizio del potere di castigare,"…non punire meno, ma punire meglio….", il diritto di punire viene spostato dalla vendetta del sovrano alla difesa della società: il potere di punire alla fine del secolo XVIII continua ad appoggiarsi al diritto monarchico da un lato, e dall’altro si modifica secondo una concezione preventiva nuova.

Nella terza parte viene affrontato il tema della disciplina che procede, prima di tutto, dalla ripartizione degli individui nello spazio, esigendo la loro clausura e determinando luoghi per rispondere non solo alla necessità di sorvegliare, ma anche di creare nuovi spazi e di suddividere lo stesso con un certo rigore.

La figura architettonica che meglio rappresenta lo schema disciplinare che veniva ricercato in questo periodo, con il bisogno di sorvegliare e di controllare è il Panopticon di J. Bentham, il cui effetto è quello di indurre nel detenuto uno stato cosciente di visibilità che assicuri il funzionamento automatico del potere.Per Bentham quindi il potere doveva essere visibile e inverificabile: di continuo il detenuto avrà davanti agli occhi l’alta sagoma della torre centrale da dove è spiato e non deve mai sapere quando è guardato.

Il principio generale è quindi quello di una torre centrale tagliata da larghe finestre che si aprono verso la faccia interna di una costruzione ad anello alla sua periferia.basta un sorvegliante nella torre centrale e, per effetto del controluce, si possono cogliere dalla torre le piccole silhouettes prigioniere nelle celle della periferia.

Viene poi offerto al lettore un excursus storico sulla nascita e l’evoluzione della disciplina, di come questa derivi così radicalmente dalle regole che i gesuiti praticavano nelle loro scuole e istituti nell’educazione dei ragazzi.

Questo non è certo un libro facile, ma offre uno spunto di riflessione su come cambi nel tempo il pensiero dell’uomo e la modalità con cui vengono modificate le leggi, inoltre offre l’occasione di arivare alle radici dei criteri di detenzione e di educazione che si applicano nelle carceri e nelle scuole.

MARTA PARDINI
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