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Orazio La Rocca, Maririna Tuccinardi

" I giorni di Antonia. La sfida di una famiglia alle prese con una nonna malata." Ed.Ancora pp.128

 

Orazio La Rocca, giornalista di "La Repubblica" e Maririna Tuccinardi, sua moglie e medico, sono gli autori di questo libro che può essere letto sotto tre aspetti: di denuncia, di diario e di sfida, come dice il titolo.

E’ un libro scritto "a quattro mani", di lettura scorrevole, veloce e piacevole, ma che suscita domande, denunce e interrogativi, provocando qualche turbamento.

Il tema affrontato non è solo quello dell’esperienza personale di avere un familiare affetto da una malattia mentale, ma anche il tema dell’assistenza, dei servizi territoriali e del loro lavoro, della classe medica, della figura dello psichiatra, delle strutture assistenziali, dalle case di cura al Pronto Soccorso,dalle assistenze domiciliari delle colf extracomunitarie alla solitudine del paziente, ma anche ,e soprattutto, del malato di mente: del diverso, del folle che spaventa, di colui che la gente non vorrebbe aver"sott’occhio", ma tenuto relegato e nascosto, perché rappresenta forze interne incontrollabili e mostri devastanti, che trasmette un senso di discontrollo, perché portatore di una patologia non tangibile e non oggettivabile, ma che può cogliere alla sprovvista qualsiasi famiglia, come quella del libro.

Ma questo libro documenta , pagina per pagina, il difficile cammino di una famiglia alle prese con una persona affetta da malattia mentale ( per di più una nonna!), e la forza interiore che ciascun componente riesce a trovare in sé per riuscire ad affrontare questo arduo compito: ognuno a modo suo, a seconde dell’età e del ruolo all’interno del nucleo familiare, chi con umorismo ( copiando gli atteggiamenti "bizzarri" della nonna), chi a piccoli passi e in modo più sofferto, chi , come il figlio di Antonia, sobbarcandosi non solo le responsabilità della malata , ma anche gli effetti che tale malattia e convivenza può scatenare negli altri componenti del nucleo famigliare; quello che colpisce di diverso e particolare è la presenza della cagnolina Sweet che sembra darci uno splendido esempio di vera e proprio "Pet Therapy", riuscendo a consolare la nonna e a diventare, da animale temuto e odiato in passato (Atonia aveva paura dei cani) a dolce compagna di lunghi riposi.

Il romanzo inizia con un momento di caos e frastuono, il momento in cui Orazio scopre le precarie situazione della madre, trovata sola in casa abbandonata, per così dire, dalla colf che provvedeva alla sua assistenza, e la decisione di accudirla in casa propria.

Ed ecco la novità che turba , un nuovo membro si aggiunge alla famiglia minandone l’equilibrio, non è la nonna che accudisce e che coccola, in realtà è una mamma che diventa "figlia di suo figlio", è un nuovo fratello, una nuova sorella che crea qualche scompiglio, che focalizza su di sé tutte le attenzioni, e che, almeno inizialmente, chiede solo e sembra incapace di trasmettere affetto.Ma con l’andar del tempo si riesce a raggiungere un "menage" familiare adeguato, grazie alla volontà e all’amore che ogni componente prova nei confronti della nonna, un equilibrio molto delicato, che può essere rotto da una dose di farmaco sbagliata per errore o un gesto inconsueto, ma proprio in questa atmosfera di amore e contenimento Antonia riacquista una maggiore autonomia, una propria dignità, una maggiore autosufficienza, e pur nella sua malattia riesce a trasmettere qualcosa, riesce a ad essere di nuovo "la nonna"e " la mamma ".

L’amore tra i componenti della famiglia pervade costantemente ogni pagina del libro, è il motore principale di ogni decisione e di ogni azione: ogni capitolo rappresenta una delle tante situazioni che si possono presentare all’interno di una famiglia che decide di prendersi cura di una nonna malata, e quindi il problema del cenare insieme, il dormire nella stessa casa, gli orari , le feste , le vacanze.

I sentimenti d’amore e l’attaccamento sono il lato più bello e commuovente del libro, ma nascondono una dura realtà: cioè che spesso sono i medici i primi a discriminare i pazienti gravi e cronici o addirittura a rifiutarli, i Pronto Soccorso i primi a non accogliere il malato, i SSM che non riescono a svolgere la loro funzione, e che non tutte la famiglie sono come quelle del libro, non tutte si possono permettere un menage del genere, non tutte hanno una stanza in più, i soldi per le terapia, un medico in casa, dei componenti con tale sensibilità, maturità e capacità di adattamento.

La realtà è costituita anche da tante "Antonie" sole in case di cura dove sono lavate e cambiate da estranei, le cui giornate sono scandite solo dalle terapie e dai pasti. Dove è la dignità dell’individuo? Se ci si chiede il perché non solo è difficile trovare una risposta, ma cresce anche la rabbia e l’interrogativo del perché non possa essere garantita a tutti una assistenza minima , ma dignitosa.

Questo sentimento dovrebbe farci riflettere, insegnarci ad aprire gli occhi, ad evitare assurde discriminazioni o nascondere l’evidenza, accettare con coraggio il fatto che in molti casi "….non possiamo farci niente, possiamo solo stare con lei , evitare che si faccia male, che si ferisca durante le sue lotte con i suoi "fantasmi" e attendere che la terapia faccia effetto……", non lo dico solo come lettrice, come figlia e nipote, ma soprattutto come futura psichiatra.

Marta Pardini

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